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IL SUCCESSO DELLE ARTISTE DONNE CONTEMPORANEE

4.2 CINDY SHERMAN: LO SPECCHIO DELLA SOCIETÀ

4.2.3 ESSERE CINDY SHERMAN

“Quando andavo a scuola, stavo cominciando a essere disgustata dalla considerazione religiosa e sacrale dell'arte, e volevo fare qualcosa...che chiunque per strada potesse apprezzare...Ecco perché volevo imitare qualcosa di appartenente alla cultura, e nel contempo prendermi gioco di quella stessa cultura. Quando non ero al lavoro ero cosi' ossessionata dal cambiare la mia identità che lo facevo anche senza predisporre prima la macchina fotografica, e anche se non c'era nessuno a guardarmi, lo facevo per andare in giro”.164

Sono queste le parole che Cindy Sherman ha usato per descrivere e confessare il suo essere artistico, che indaga il corpo e la sua trasformazione in un ambito principalmente comunicativo, allo scopo di esprimere i processi culturali e i mutamenti d'identità che si verificano nella società americana, caratterizzata da tendenze al cattivo gusto e da un moralismo apparente. Il suo lavoro è incentrato sullo sguardo della donna, sui ruoli del genere, tanto che viene considerata dalla rivista Flash Art come “la grande imitatrice del femminile”165; lei tuttavia

non si definisce una fotografa, ma piuttosto un'artista performativa, le sue opere nascono per essere catturate dal mezzo fotografico e sono totalmente condizionate da esso.166

164 Da Puglisi, Lo specchio incerto. Tra immagine e parola, in www.wordpress.com

165 Saltz, Cindy Sherman, in Flash Art n. 305, ottobre 2012. www.flashartonline.it

L'artista si inserisce perfettamente nelle tendenze delle neoavanguardie diffuse negli anni Settanta, anni considerati importanti per lo sviluppo di numerosi orientamenti teorici, alcuni presenti ancora oggi; post-modernismo167 e femminismo

rientrano in questa categoria, in cui le artiste affermano la necessità di trovare nuovi spazi per l'arte al femminile, un tipo di arte caratterizzato da corpi, ma soprattutto relazioni con esso; in questo clima si crea il percorso di Cindy Sherman. L'uso della fotografia poi, come indagine metalinguistica inerente alla cultura popolare, ha permesso che potesse diventare un'artista fondamentale per il peso artistico assunto in questo contesto. La sua esperienza artistica primaria consiste nel mezzo espressivo e nella sua trasversalità, oltre che nella costante ricerca verso la trasgressione e verso la creatività, che spesso risulta molto irriverente.168 Ma è proprio quella creatività che la salva in un

certo qual modo da un mondo artistico principalmente maschile, sfociando in un'immaginazione molto forte e nella mortificazione dell'essere. Le sue foto non sono autoritratti; infatti, afferma l'artista stessa: “io non credo veramente che si tratti di me”, una frase in cui si coglie tutta la raffinatezza nel lavoro svolto.

Volutamente la fotografa denomina quasi tutte le sue opere “Untitled”, attribuendo a ciascuna un numero progressivo, come segno di provocazione e rifiuto di interpretazioni uniche e pure di

fotografica, ossia la composizione, l'uso espressivo di luci e ombre, l'inquadratura, il formato e il colore. Carnevale, Tutti i volti di Cindy Sherman, in Artribune, 25 gennaio 2013.

167 Concetto enunciato per la prima volta da Douglas Crimp nel saggio introduttivo della mostra Pictures del 1977, con cui si designava la presenza di un numero di giovani, che con le loro idee, hanno preso le distanze dall'auto-riflessività e dal formalismo dell'arte, sposando,invece, un arte maggiormente libera nell'appropriazione delle immagini e dei simboli della società.

168 Cucco, Cindy Sherman: il ritratto dell'artista da giovane, in Artribune, 3 aprile 2013.

significato. Proprio per tal motivo, non si riesce mai a comprendere pienamente chi siano i soggetti delle sue opere o le azioni che vengono catturate; lei crea somiglianze e varie esistenze, per esprimere al meglio un concetto a lei caro: l'ambiguità, è compito poi dello spettatore che osserva, ricreare una storia e i suoi particolari.169

Le sue opere sono ipnotiche e a volte inquietanti per ciò che vuole raccontare, alterna dame della società, attrici del cinema, a cortigiane di altri tempi e a clown minacciosi, quasi da film horror; il suo viso e il suo corpo, irriconoscibili sotto il trucco, le parrucche e i vari travestimenti, vengono usati per dissacrare stereotipi della cultura visiva; sono stati centinaia i personaggi rappresentati da lei negli ultimi 35 anni di carriera, e tutti ricchi di tantissime piccole sfumature e significati creati per lo spettatore, ma soprattutto per attrarlo completamente nella foto e rapirlo nell'interpretazione che ne viene data.170

Ciò che è importante sottolineare, è che Cindy Sherman non incarna l'obiettivo di diffondere modelli spiccatamente marcati della società, ma si interessa per lo più alla gente comune e al come vengono assorbiti questi modelli; come dice l'artista, “quando preparo ogni personaggio devo considerare ciò contro cui sto lavorando; il fatto che la gente guarderà sotto il trucco e la parrucca in cerca del comune denominatore, del riconoscibile. Sto cercando di far riconoscere alle persone qualcosa di se stesse, non di me”; quindi soggetti creati per rappresentare altre identità, che nascono dalla sua idea del mondo.171 Personaggi di

169 Per tale argomento, risulta interessante l'articolo di Saltz, Cindy Sherman, in Flash Art, n.305, ottobre 2012. www.flashartonline.it

170 Riferimento all'articolo Cindy Sherman-Zelig della fotografia contemporanea al

MoMA di New York, in Zoe magazine, 21 ottobre 2013. www.zoemagazine.net

volta in volta camuffati, ma ciò che si nota principalmente nelle sue opere, è come lo sguardo, l'espressione del viso e la postura del corpo, cambino in modo considerevole; aspetto che comporta un aumento di quell'ambiguità descritta precedentemente e che porta alla creazione di un immaginario ispirato a ciò che la circonda.172

La strategia della Sherman è di riprodurre artificialmente il reale, allo scopo di raggiungere la massa, in modo che quest'ultima si rispecchi negli stereotipi che lei rappresenta; in quest'ottica, il corpo viene considerato come un artificio, un innesto, un'apparenza, una ricomposizione di un nuovo io; i ruoli assunti dall'artista sono, di volta in volta, inseriti in un gioco di ambiti, spesso anche in contesti rivoltanti, come si vedrà in seguito. La sua arte è uno spazio corporeo in cui lei si sente a proprio agio solo quando viene plagiato e costruito, compiendo delle metamorfosi per attuare la dissociazione dal suo io. Dove si trova Cindy Sherman nelle fotografie? La risposta è semplice: nelle opere lei traccia un'adeguata rappresentazione di sé, diventa un luogo pubblico, indossando le maschere che veste la società, allo scopo di esorcizzare i fantasmi del passato.173

È un'artista che ha segnato l'immaginario collettivo e la storia dell'arte, specie quella americana, e questo per un motivo puro e semplice, perché utilizza se stessa e la propria immagine, dalla quale si distacca per diventare una sorta di superficie riflettente, su cui raccontare il suo tempo.

172 Polveroni, Vi spiego perché oggi l'arte siete voi-Cindy Sherman, in D la repubblica delle donne, 23 maggio 2009. www.women.it

Come afferma Bonami, in un suo contributo:

“da che esiste, l'arte non è stata usata solo per descrivere gli aspetti esteriori e piacevoli dell'esistenza, ma soprattutto per raccontare l'intera realtà, nel bene e nel male. È servita alla religione, alla politica, all'amore, alla psicoanalisi, al potere, alla violenza per dar forma a idee, follie, sogni e realtà che senza di essa non avrebbero mai potuto trovare espressione.”174

Se consideriamo questo punto di vista, la Sherman interpreta con il suo modo originale il sogno americano, indossando maschere e simboli del mondo occidentale, creando al contempo un'espressione vuota.175

Il suo gioco si incentra sull'assenza o sulla presenza del significato e del significante, ponendo dei quesiti a se stessa e al pubblico sul senso dell'essere, ma soprattutto dell'apparire, di ciò che c'è e di ciò che si osserva, in quanto in un'immagine se ne cela sempre un'altra.

Quando le viene chiesto se l'arte ha una funzione sociale, lei risponde:

“dovrebbe insegnare alle persone a conoscere il mondo intorno, nonché loro stessi, renderli più consapevoli delle loro scelte, del perché agiscono e come agiscono. Il mio lavoro stimola domande, non dà risposte. Credo che tutto dipenda da come si interpreta l'opera. Certa gente pensa che la mia opera rinforzi gli stereotipi che uso, gettando la donna indietro di cinquant'anni.”176

Cindy Sherman è questa, in altre parole, è un'artista che prende la realtà dominante, ossia una realtà che non si può definire completamente tale, ma che rispecchia la sua immagine, con lo scopo unico di trasformarla in una finzione.177

174 Bonami 2007, 5.

175 Lichtenstein, Cindy Sherman, in Journal of Contemporary Art, www.jca- online.com

176 Tratto dall'intervista di Christov-Bakargiev in Flash Art 1985,

http://www.flashartonline.it/interno.php?

pagina=articolo_det&id_art=888&det=ok&titolo=ClNDY-SHERMAN