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E' noto che lo sviluppo della tecnica non rispecchi la rapidità di dare definizioni a tali recenti scoperte ed al tentativo, da parte del diritto, di regolarle.

La nozione di “persona” non è definita in modo univoco, né nella storia del pensiero filosofico, né nel contesto della cultura attuale. Per di più il concetto di “persona”, dal punto di vista giuridico, è cosa diversa (“persona giuridica” può essere anche una società o un'istituzione).

Per alcuni la qualità di persona/individuo è riconosciuta, come prima detto, dal possesso di determinati attributi psicologici o di certe funzioni mentali, discriminando quei casi in cui tali facoltà non si siano sviluppate o siano rimaste danneggiate. Ad esempio nel caso di bambini anencefalici, cioè affetti da una malformazione che comporta l'assenza del cervello, nei quali sono però attive le funzione del tronco cerebrale.

Secondo le tesi “separazioniste”, ad esempio, non tutti gli esseri umani possono essere definiti, considerati e di conseguenza trattati come persone umane. Tali teorie, come affermano Peter Singer e H.T. Engelhardt, tendono ad identificare l’origine della persona umana con il momento in cui l'essere umano è in grado di porre in essere quelle attività quali la razionalità, l’autocoscienza e l’autonomia. Pertanto non tutti gli esseri umani sono persone, in quanto per persone si intendono agenti morali che hanno obblighi e problemi morali: “…i feti, gli

infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma, costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità sono membri della specie umana”90.

Secondo le tesi personaliste, invece, “persona” è l'essere umano dal momento del concepimento fino alla morte – definita forse forzatamente – “naturale” e la vita è

sacra.

La Palazzani nel suo celebre lavoro “Il concetto di persona tra bioetica e diritto” ha efficacemente delineato il dibattito intorno al concetto di persona e di essere umano, analizzando le opere di diversi esponenti tra i quali esamineremo brevemente Ford, Singer, Tooley, Engelhardt.

Ford91, che fa un primo passo verso la scissione tra essere umano biologico ed essere umano personale92, pone a fondamento della propria concezione la definizione boeziana di “rationalis naturae individua substantia" sostenendo che il concetto di persona sia successivo a quello di essere umano, vale a dire dal 14° giorno dalla fecondazione, e sostiene inoltre che lo zigote possa essere configurato solamente in senso biologico. Secondo tale concezione interventi su questa entità prima del 14° giorno non lederebbero alcun soggetto di diritto93, in quanto solo se l'essere è in grado di mostrare il suo carattere individuale, ha la possibilità di vedersi considerato persona, ma al contempo:“il fatto che un individuo sia

biologicamente e geneticamente umano non significa che quell'individuo sia anche persona”94.

Riprendendo le concezioni separazioniste del quale Singer fu un esponente, pur accettando l'identificazione tra persona ed essere umano, si rinvia l'inizio dell'esistenza dal completamento del processo di fertilizzazione al momento o dell'instaurarsi della relazione fisica con la madre o quando diviene impossibile la gemellazione o l'ibridazione. Singer definisce il concetto di persona come “l'ente

autocosciente indipendentemente dalla sua natura” pertanto non tutti gli esseri

umani sono persone e specularmente non tutte le persone sono esseri umani,

91 FORD, When did I begin? Conception of the human individual in history, philosophy and science, Cambridge University Press, Cambridge 1988;

92 PALAZZANI, Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Milano, Giappichelli, 1996, p. 88;

93 “the preembryo is not yet a person, it cannot be the subject of human rights” in FORD, When did I begin? Conception of the human individual in history,

philosophy and science, Cambridge University Press, Cambridge 1988, p. 12;

ponendo come riferimento all'essere umano la coscienza e la sensibilità. In particolare Singer ritiene che siano meritevoli di tutela gli interessi di tutti i soggetti senzienti o sensibili, vale a dire di tutti coloro che sono in grado neurofisiologicamente di “percepire” cioè di provare piacere o dolore. Tale espressione è caratteristica dell'utilitarismo egualitario che mira al combattimento di ogni forma di discriminazione: il razzismo, il sessismo, lo schiavismo ed anche lo specismo. Lo specismo è una nuova forma di discriminazione nei confronti degli animali rispetto gli umani. Pertanto se la caratteristica moralmente e giuridicamente rilevante non è l'appartenenza biologica ad una specie, ma il possesso della capacità di avere interessi cade ogni distinzione tra umani ed animali. “Il limite della sensibilità (…) è il solo confine difendibile per il tenere

conto degli interessi altrui”95. Singer, infatti, distingue due concetti di essere umano: in senso biologico ed in senso stretto. Con il primo concetto si riferisce all'organismo vivente appartenente alla specie Homo Sapiens, mentre con il secondo identifica l'organismo vivente che possiede determinate qualità (autocoscienza e razionalità)96; solo in quest'ultimo caso l'essere umano è anche persona. Di talché non tutti gli esseri umani sono persone: rimangono esclusi, come già detto, i bambini fino ad una certa soglia di sviluppo, i neonati, i feti, gli embrioni, come pure i cerebrolesi ed i ritardati. Paradossalmente, non tutte le persone sono esseri umani: ad esempio vi sono degli animali superiori che possono essere considerati persone in quanto esseri senzienti. Pertanto, secondo la concezione della sensitività, come si proverebbe orrore a sperimentazioni indiscriminate su umani che per nascita o malattia difettano di determinate caratteristiche e non sono capaci di autocoscienza, allo stesso modo si dovrebbe

95 SINGER, Etica Pratica, Liguori, Napoli, p. 58;

ritenere illecita la sperimentazione sugli animali, in quanto dotati dello stesso livello di sensibilità degli umani mancanti dell'autocoscienza97.

Tooley98, rappresentante delle teorie che posticipano l'inizio della persona ad un momento successivo al concepimento (o addirittura alla nascita), identifica il concetto di persona con quello di "soggetto titolare del diritto alla vita". Secondo tale visione si ha l'identificazione tra la persona e l'essere umano quando subentra la capacità di esercizio di autocoscienza. Il soggetto avente la capacità di avere interessi e desideri, definita proprietà conativa, sarà meritevole di considerazione giuridica. Tooley riconosce che l'espressione “persona” è poco opportuna ed infelice dato che crea ambiguità e fraintendimenti con il concetto di essere umano, inteso quale appartenente alla specie Homo sapiens.

Il pensiero di Engelhardt99, che posticipa ulteriormente l'inizio dello status di persona rispetto all'inizio della vita e ne anticipa la fine rispetto alla morte biologica, identifica la persona con il soggetto adulto normale e autonomo cioè capace di autodeterminarsi. Con la frase: “Only persons write or read books on

philosophy" afferma provocatoriamente che solo per coloro che scrivono o

leggono libri di filosofia, possiamo dire con assoluta certezza che siano persone, in quanto dimostrano di essere soggetti coscienti, razionali e liberi di scegliere. Ad essi, quindi, si addice pienamente il principio di autonomia. L'autonomia consiste nell'estrinsecare quei comportamenti che possono individuare l'essere come agente morale.

Nell'ambito bioetico vi è un'ulteriore approccio, quello della razionalità che a sua volta si distingue ulteriormente in un approccio minimale, che considera essenziale ai fini dell'attribuzione dello statuto personale:“la constatazione

97 PALAZZANI, Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Milano, Giappichelli, 1996, p. 99 ;

98 TOOLEY, Abortion and infanticide, Clarendon Press, Oxford, 1983;

empirica quantomeno della presenza e dello sviluppo delle condizioni fisiche e neurofisiologiche che costituiscono le condizioni di possibilità in un soggetto per l'esercizio della ragione.”100; ed un approccio massimale, che considera essenziale ai fini del riconoscimento dell'essere persona, l'esercizio attuale della razionalità. Per quanto riguarda l'approccio “minimale” per l'identificazione della persona secondo il criterio della razionalità, si possono individuare tre principali teorie: quella del parallelismo tra nascita e morte cerebrale, discusso in prevalenza nel contesto medico e scientifico, che tenta di ricercare una definizione biologica ed oggettiva di essere umano come quell'ente che possiede un certo sviluppo di corteccia cerebrale. Secondo tale teoria, formulata da Goldering101, la vita cerebrale coincide con la vita cerebrale corticale; l'inizio della vita coincide con l'apparire della vita cerebrale in utero e la fine con la constatazione della morte cerebrale superiore. Tuttavia tale teoria non fornisce una definizione di morte e pretende di oggettivizzare, mediante l'osservazione scientifica dei fatti, l'inizio e la fine dell'essere umano102.

La seconda teoria si richiama all'animazione ritardata nata nell'ambito teologico e parte dalla concezione aristotelica dell'anima come atto del corpo organico fisico che ha la vita in potenza; pertanto l'embrione sarebbe animato e dunque vivo sin dal concepimento, ma l'anima sarebbe inizialmente vegetativa e sensitiva, solo successivamente razionale103.

A ben vedere già nel corpo ippocratico si sosteneva la coesistenza di anima e corpo fin dal momento del concepimento parlando di animazione immediata, mentre Aristotele, poi ripreso da San Tommaso d'Aquino, affermava invece che

100PALAZZANI, Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Milano, Giappichelli, 1996, p. 124;

101GOLDERING, The brain-life theory:towards a consistent biological definition of humanness, in Journal of Medical Ethics, 11, 1985 pp.198 e ss;

102PALAZZANI, Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Milano, Giappichelli, 1996, p. 130;

l’anima razionale (quella che caratterizza l’individuo come persona), giunge dall’esterno ad un determinato stadio dell’ontogenesi, dopo cioè che sull’embrione ha agito l’anima vegetale (quella delle piante) e quella sensitiva (che caratterizza gli animali), parlando di animazione ritardata.

Secondo l'interpretazione di Seidl anche se nell'embrione umano non vi fosse sin dal principio l'anima razionale, già le forze vegetative e sensitive che entrano nel corpo umano nella fase iniziale del suo sviluppo sono specificamente umane:“perché provengono dall'anima razionale dei genitori e identificano

nell'embrione un organismo umano che prepara strumentalmente l'entrata della nuova anima razionale”104; da ciò ne consegue che l'embrione sin dall'inizio del suo ciclo vitale ha diritto alla protezione che spetta a qualsiasi altro uomo.

Infine la teoria materialistica dell'emergentismo sviluppatasi nell'ambito della filosofia della mente ha argomentato in favore della rilevanza della fase della formazione della corteccia cerebrale nell'ambito dello sviluppo embrionale umano. Tale concezione ritiene che dalle combinazioni di più parti possano emergere nuove proprietà irriducibili quantitativamente alla somma delle parti materiali che le compongono. Mente e coscienza sono le proprietà emergenti dal livello della realtà fisica e naturale che caratterizzano la persona. Secondo tale prospettiva la razionalità è la caratteristica che qualifica la persona e la presenza della corteccia cerebrale è da considerarsi la condizione minimale indispensabile per il suo esercizio attuale.

Harris105, invece, propone una distinzione tra pre-persona e persona. Il termine pre-persona dovrebbe comprendere lo zigote, l’embrione e il feto (il concepito) fino a un certo momento. Lo stato di persona subentra quando compaiono

104 SEIDL, Sull'anima razionale nell'embrione umano secondo Aristotele, Alterto Magno e Tommaso d'Aquino. in Per la Filosofia, 25, 1992, p.72;

determinate caratteristiche come l’autocoscienza ed una forma di intelligenza. Anche se non è possibile determinare con certezza quando una persona acquisisca tali caratteristiche, Harris ritiene possibile distinguere un momento in cui i concepiti sono inequivocabilmente pre-persone, e un momento in cui sono persone.

La concezione gradualistica della persona e del suo diritto alla vita è stata sostenuta da Parfit che afferma: "L'ovulo fecondato non è un essere umano e una

persona fin dall'inizio ma lo diventa lentamente, (...) la distruzione di questo organismo all'inizio non è moralmente sbagliata, ma a poco a poco lo diventa. Mentre all'inizio non è per nulla moralmente sbagliata, in seguito diventa una mancanza non grave che sarebbe giustificata solo se, tenuto conto di tutto, la futura nascita del bambino fosse un'eventualità seriamente peggiore o per i suoi genitori o per gli altri. Quando l'organismo diventa un essere umano a pieno titolo, ossia una persona, la mancanza non grave si trasforma in un atto moralmente molto sbagliato"106.