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L’età della «seconda modernità» e i nuovi «rischi globali»

Secondo Beck, viviamo ormai da tempo in quella ch’egli indivi- dua come l’età della «seconda modernità»18. Con tale definizione,

si intende un periodo in cui il progresso tecnologico, economico, sociale e politico della «prima età moderna» (tra Cinquecento e prima metà del Novecento) ha ormai raggiunto – anche se in modo non uniforme – una dimensione planetaria. Questo svilup- po, in profondità e in estensione, ha prodotto non solo beni (mag- gior benessere per larghe fasce della popolazione, maggior facilità di vita, maggior libertà individuale, maggior democrazia), ma ha dispiegato anche «effetti collaterali indesiderati» che si sono rive- lati alla lunga dei mali. Si pensi all’inquinamento, ai mutamenti climatici dovuti al global warming, all’instabilità economica glo- bale, alle crescenti diseguaglianze e ai conseguenti spostamenti in massa di popolazioni che, se non governati, producono reazioni di rigetto, chiusura e violenza19. A questi fenomeni già preoccu-

panti si aggiungono altri «effetti indesiderati», connessi allo svi- luppo sempre più rapido della società digitale e dell’intelligenza artificiale. La deriva demagogica e autoritaria della democrazia e il rischio di un controllo totalitario dei dati sono solo alcuni di questi pericoli.

Anche l’indipendenza nazionale, in principio strumento di progresso dei popoli e di sviluppo della democrazia nell’orbita dello Stato-Nazione, ha prodotto a sua volta dei mali, tuttora in-

17. Lyotard J.F., 1981, La condizione postmoderna: rapporto sul sapere, Milano (prima ed. francese, 1979).

18. Beck U., 2017, La metamorfosi del mondo. Roma-Bari: Laterza. Dello stesso autore si vedano anche: 2003, La società cosmopolita. Bologna: Il Mulino; 2006, L’Europa

cosmopolita. Roma: Carocci; 2012, La crisi dell’Europa. Bologna: Il Mulino.

19. Per un’analisi del fenomeno migratorio attuale e delle politiche di accoglienza e inclusione si veda Allievi S., 2018, Migrazioni. Cambiare tutto. Roma-Bari: Laterza.

III - La crisi dello Stato-Nazione 67 curati, che ostacolano il potenziamento della civiltà umana. Basti pensare che, ancora oggi in Europa, i confini degli Stati nazionali corrispondono alle epoche in cui il più rapido mezzo di trasporto era il cavallo o, nei paesi più evoluti, il treno a vapore. Nell’era dei voli low cost, dell’alta velocità, di Internet e del global warming, tali limiti sono divenuti vani e anacronistici. Eppure resistono, come steccati fisici e mentali, a danno dei popoli che vi si rinchiu- dono in nome di un nazionalismo identitario ed etnocentrico.

Il vizio d’origine del nazionalismo – ossia la pretesa di far coin- cidere i confini dello Stato con la dimora di una nazione etni- camente e/o culturalmente omogenea – ha generato nel tempo repressione di minoranze, pulizia etnica, razzismo, guerre impe- rialiste e totalitarismi sino alla catastrofe dei due conflitti mon- diali20. Benché temporaneamente arginato, il nazionalismo è però

sopravvissuto alla sconfitta del 1945 ed è rimasto come un germe nefasto difficile da debellare. Sotto forma di micro-nazionalismo, ha dilaniato la Jugoslavia negli anni Novanta e continua a in- fiammare alcuni territori in Europa (si pensi al caso catalano21)

e a generare conflitti negli altri continenti22. Presentandosi come

«sovranismo», costituisce oggi il più potente limite allo sviluppo di una democrazia matura e adeguata ai tempi sul piano sovrana- zionale, europeo e globale. Chiusa entro i confini asfittici dello Stato-Nazione, la democrazia nazionale si isterilisce, favorendo il ritorno di movimenti populisti e autoritari23.

Questi mali, data la dimensione globale delle interrelazioni, si configurano ormai come «rischi globali» che, se non gestiti,

20. Sul nazionalismo, oltre ai testi già citati, rinvio alla vasta bibliografia richiamata in

Nazione democrazia e pace fra Ottocento e Novecento, a cura di Angelini G., 2012.

Milano: FrancoAngeli. In particolare, si veda anche Merker N., 2001, Il sangue e la

terra. Due secoli di idee sulla nazione. Roma: Editori Riuniti.

21. Per farsi un’idea sulla questione catalana, si può leggere Savater F., 2017, Contro il

separatismo. Roma-Bari: Laterza.

22. Sulla chiusura identitaria, che è alla base di molti conflitti contemporanei, è sempre attuale il testo di Sen A., 2006, Identità e violenza. Roma-Bari: Laterza.

23. Sulla crisi della democrazia si vedano i recenti volumi di Diamanti I., Lazar M., 2018,

Popolocrazia. La metamorfosi delle nostre democrazie. Bari-Roma: Laterza; Revelli M.,

2017, Populismo 2.0. Torino: Einaudi; Snyder T., 2017, Venti lezioni. Per salvare la

Ripensare l’“Europa”

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rischiano di condurre a catastrofi planetarie già prevedibili. La progressiva consapevolezza di questi pericoli è, forse, la sola pos- sibilità di salvezza, in quanto alla percezione di vivere in una «so- cietà globale del rischio» può seguire una reazione positiva, che Beck definisce come «catastrofismo emancipativo». La «visione apocalittica incombente» potrebbe, infatti, spingere verso una prospettiva cosmopolitica al fine di democratizzare gli spazi glo- bali d’azione e governare così i rischi.

Tale esito (interpretabile come un possibile «effetto collaterale

positivo dei mali») non è, però, garantito. Presuppone un lavoro

culturale attivo e una politica di cooperazione tra tanti attori di- versi, al momento solo agli inizi e di difficile attuazione. La paura generata dalla rapida metamorfosi del mondo produce, infatti, anche resistenze violente e “retrotopie”24, ossia utopie rovesciate

che, invece di immaginare il futuro, viaggiano a ritroso in un passato mitizzato, come se si potesse (e fosse auspicabile) tornare al tempo dei cavalli e dei primi treni a vapore.

Per tornare a progettare il futuro, si deve invece guardare avan- ti, partendo dalla constatazione che il mondo – come insegnano le catastrofi nucleari di Chernobyl nel 1986 e di Fukushima del 2011 – è ormai diventato una «comunità di destino» ed è attra- versato da un processo di metamorfosi sempre più rapido e da rischi sempre più globali.

4. La metamorfosi del mondo: tolemaici in un mondo