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sempre influenzate dagli spostamenti ed innalzamenti dell’alveo fluviale, che da una giacitura in posizione più centrale in periodo romano, si è progressivamente localizzato verso il piede della collina. Questo fatto consente di evidenziare come l’attuale trasgressione marina, ri- spetto al litorale sabbioso, abbia condot- to a complementari e drastiche conse- guenze sul patrimonio ambientale.

Gli elementi che caratterizzano la linea di costa sono: il fiume, le sue sponde, gli attracchi, la partizione agricola della pia- na compresa tra Fiumaretta e il viale XXV Aprile, il tridente formato dai torrenti San Lazzaro-Bettigna-Canal degli Orti, la piana di Ameglia-Cafaggio e l’abitato di Fiumaretta.

La rete idrografica è caratterizzata prin- cipalmente dal fiume Magra, che scende sinuoso fino al mare, incontrando in de- stra corti canali e piccoli torrenti, mentre in sinistra accoglie le acque della piana di nale ampia e dolce che si apre alle spiagge

di sabbia della toscana.

La foce del fiume oltre a dividere fisica- mente due sponde, in questo caso rap- presenta anche un confine di carattere geomorfologico. Infatti scendendo verso la foce ed osservando la sponda destra del fiume si rimane affascinati e protetti dalla vista dell’alto promontorio di Mon- temarcello, cuneo che separa la valle del Magra dal Golfo di La Spezia, e che incar- na perfettamente il territorio ligure con le sue tipiche coste frastagliate diretta- mente a picco sul mare. Dall’altro lato del fiume si assiste ad un cambiamento re- pentino del territorio, con ampie e dolci vallate che si aprono ed estendono sino al territorio versiliese, protette a nord dalle bianche Alpi Apuane.

L’aspetto attuale è frutto di notevoli va- riazioni che nel corso dei secoli ha in- teressato l’area. Infatti la linea di costa marina e quella fluviale sono state da

Morfologia

tra due confini regionali principali, tra la costa e le creste apuane e appenniniche, tra il fiume e le due sponde, il territorio offre un panorama straordinariamente vario e differente.

Chi osserva il territorio della valle del fiume Magra non può non essere attira- to dagli aspetti peculiari di un paesaggio così caratteristico. Questa ampia valle è caratterizzata da precisi caratteri morfo- logici, ambientali ed economici che con- vivono e interagiscono con le molteplici funzioni agricole, industriali, terziarie e turistiche che qui si sono insediate nel corso del tempo.

Nello specifico anche negli ultimi trat- ti del fiume il territorio presenta degli aspetti peculiari e differenti tra loro: da un lato un territorio caratterizzato da aspre e brusche scogliere tipiche della costa ligure, dall’altro una piana alluvio-

74 Ameglia, trasportate da lunghi e rettilinei

canali artificiali, creati in seguito alla bo- nifica della piana.

Il torrente Parmignola divide i territori spezzino e massese-carrarino; il Canal degli Orti confluisce nel torrente Betti- gna abbandonando il fianco della tenuta di Marinella e portando le acque solo nel sottostante Fosso di Minale. Il torrente Bettigna e il torrente San Lazzaro, con il Canal degli Orti, formano il tipico triden- te poco prima di immergersi nel Magra, in corrispondenza prossima alla foce.

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di Marina di Carrara con Marinella, indi- catore dei movimenti della linea di costa, mentre su tutto il territorio della bassa valle si delineano nuovi assi, che seguono alle opere d bonifica del territorio e com- plessivamente costituiscono l’aspetto at- tuale dei tracciati stradali.

È infatti solo negli ultimi 50-60 anni che questo territorio è stato inglobato nel si- stema delle grandi direttrici infrastruttu- rali, grazie all’insediamento e occupazio- ne delle aree costiere e focive.

Il tratto fluviale di Ameglia infatti, privo di insediamenti, presentava pochi trac- ciati poderali e non vi erano ponti o attra- versamenti stabili, lasciando intuire una funzione marginale delle infrastrutture viarie. I passaggi del fiume avvenivano tramite traghettamenti, il più importante dei quali era svolto dagli uomini di Lerici in località “Senato”.

Solo nel 1961 fu costruito il Ponte della

Infrastrutture

L’area della valle del Magra è attraversata dalla rete autostradale Genova-Pisa che attraversa il territorio quasi parallela- mente al corso del fiume Magra dopo la sua convergenza con il Vara fino alla foce. Il ramo più importante della rete viabili- stica statale è costituito dall’Aurelia, a cui si collega un’articolata rete viabilistica provinciale e comunale.

Rispetto alla situazione del 1938, la struttura viaria principale è decisamente modificata sia dall’inserimento autostra- dale sia dal completamento della Strada

Provinciale Barcola-Serra-Montemar-

cello-Ameglia e la Provinciale di Bocca di Magra, che insieme camminano lungo il promontorio di Montemarcello, nonché dalla Strada Provinciale Sarzana-Mari- nella, che invece attraversa la piana di Ameglia. È scomparsa definitivamente la via litoranea che un tempo univa la costa

Colombiera[24], che metteva in contatto

gli abitanti amegliesi siti nelle due spon- de.

L’asse principale che interessa l’ultimo tratto di territorio fino alla foce è quindi rappresentato dalla strada provinciale SP 432 e le sue diramazioni verso Bocca di Magra-Montemarcello ed Ameglia-Mon- temarcello-Lerici. Quella di maggior importanza è appunto il collegamento Sarzana-Marinella, dove si registrano le maggiori quote di traffico veicolare. Dalle strade principali si diramano poi reti minori, per lo più di servizio per la po- polazione locale. Negli abitati di Fiuma- retta e Bocca di Magra si sono creati dei micro-sistemi di infrastruttura minore, costituiti da tracciati regolari, perlopiù

[24] durante l’ultima pesante alluvione del 2011 lo stesso ponte è andato distrutto, provocando non po- chi disagi alla popolazione amegliese, in special modo agli abitanti di bocca di Magra. i lavori di ricostruzione si sono prolungati fino al 2015, anno di riapertura del nuovo ponte.

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transito agli abitati che popolano le due frazioni. Proseguendo verso il promon- torio, si nota come alla rete stradale si affianchi una modesta rete sentieristica che si addentra nella vegetazione. Diver- so è invece il contesto di Fiumaretta che, trascurando il centro cittadino, presenta pochi elementi lineari che attraversano gli ampi spazi riservati alla coltivazione. All’interno dell’abitato cittadino e lungo le rive del fiume non si trova traccia di piste ciclabili; anche per quanto riguarda l’attenzione ai posti auto si nota come la risposta, soprattutto nel periodo estivo, non sia adeguata in confronto alla neces- sità di fruire di maggiori spazi dedicati alla sosta macchine.

Il frutto della carenza di servizi urbanisti- ci adeguati (parcheggi, aree verdi, spazi pubblici ecc..) deriva dalla speculazione edilizia che dagli anni ’70-’80 ha interes- sato la Piana di Ameglia, reduce dalle bo-

nifiche del Fabbricotti e quindi resa appe- tibile dalla domanda del mercato edilizio. Per quanto riguarda Fiumaretta si tro- va un lotto all’inizio di via Baban e in via Luni e qualche parcheggio a pettine in via Ratti. Questi però non sono sufficienti a rispondere alla domanda di visitatori che, soprattutto durante l’estate vengono a visitare questi luoghi. A maggior ragio- ne a Bocca di Magra, dove la presenza di turisti e visitatori è ancor più marcata, le difficoltà dell’amministrazione nel poter dare una soluzione adeguata spinge i visi- tatori a dover parcheggiare le automobili spesso in spazi a loro non dedicati e non adeguati.

Vi sono spazi destinati a parcheggio in via Sans Facon ed in via Don Celsi dedi- cate, ma spesso risultano insufficienti e quindi il turista si vede costretto a dover parcheggiare in un lotto, compreso tra le suddette vie, che non è adibito a que- sta funzione. Per quanto riguarda la pas-

seggiata lungofiume, sempre a Bocca di Magra, è presente sì un’area con spazi ri- creativi e verde a giardino fino a raggiun- gere il pontile, ma si sviluppa in maniera organizzata soltanto nell’ultimo tratto, dall’incrocio di via Fabbricotti con vi Sans Facon, mentre nel tratto precedente non emerge una soluzione studiata ed ade- guata alla potenzialità del sito. È venuta a crearsi una sorta di passeggiata che si sviluppa parallelamente al fiume, ma si nota come il tratto a monte sia in difetto rispetto allo sviluppo e sistemazione del parco fluviale presente negli ultimissimi chilometri di costa.

Lo stesso discorso vale per Fiumaretta che, dovendosi confrontare con la sponda oltrefiume, pecca di una mancata ed omo- genea organizzazione del tratto, frutto di una pianificazione urbanistica parziale e frammentaria che ha marginato gli spazi aperti, residuali, a scapito dell’espansio- ne residenziale venutasi a creare.

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la maggior parte di conifere), di oliveti e piccole aree destinate a coltivazioni se- minative. Scendendo sempre più verso la valle si incontrano scarsi insediamenti, caratterizzati da residenze sparse e di- scontinue, che restano in equilibrio con le caratteristiche naturali del paesaggio. Arrivando invece ai livelli del mare si con- centra la maggior parte del tessuto edili- zio, mediamente denso, definito da mo- deste case con giardini annessi. Le aree verdi pubbliche in prossimità del fiume si concentrano in piccoli spazi, si tratta di marginali giardini all’interno della pas- seggiata lungofiume, oppure di aree spor- tive o aree non più utilizzate per la colti- vazione, senza aver trovato ancora una specifica vocazione.

Differente invece risulta essere la situa- zione in sponda sinistra del fiume. Tutta l’area, formatasi in seguito all’interra- mento dell’ampio estuario del Magra ed oggi facente parte della Piana di Ameglia,

era fino a qualche decina di anni fa una palude.

La bonifica ha praticamente determinato la scomparsa del sistema di aree umide, che scaturivano dalla naturale evoluzio- ne della zona palustre originaria, dive- nendo oggi una piana adibita ad estese coltivazioni con uno scarso peso insedia- tivo. A Fiumaretta, dopo la bonifica della piana, inizia la sua fase di espansione resi- denziale incontrollata, occupando le aree comprese tra la provinciale SP42 ed il fiu- me, senza nessuna organizzazione urba- nistica e preoccupazione degli standard dei servizi quali parcheggi ed aree verdi. La presenza infatti di spazi verdi pubblici è pressoché assente: si tratta per lo più di aree interstiziali, non pianificate e non at- tente alle esigenze della popolazione, ma marginali spazi che separano le proprietà private.

Osservando la cartina dell’area si nota come la sponda destra del Magra nel

Spazi Aperti

Osservando l’area si può notare la netta contrapposizione che differenzia le due sponde. Sulla sponda destra del fiume, dopo pochi metri, le altezze del terreno iniziano ad essere importanti, arrivando fino a Montemarcello dove si registrano altimetrie intorno ai 270 metri sopra il li- vello del mare. A distanza quindi di pochi chilometri i livelli altimetrici cambiano drasticamente, determinando un ver- sante articolato, caratterizzato da ampie superfici boscate ricadenti nelle aree del Parco di Montemarcello Magra. Quest’a- rea infatti ricade all’interno di quei terri- tori di interesse comunitario (S.I.C.) dove si vogliono mantenere i valori paesistico ambientali presenti, senza alterare trop- po la natura e la bellezza di un luogo tanto suggestivo.

Il territorio quindi è caratterizzato da estesi boschi (nello specifico si tratta per

80 complesso risulti meno contaminata dalla

presenza dell’uomo, rimanendo sempre ben ancorata alla sua naturale bellezza paesaggistica. Un po’ più complesso risul- ta invece la lettura della sponda sinistra. La maggior parte dei terreni è destinata a coltivazioni e la restante parte risulta invece dedicata ad attività industriali e commerciali per la nautica. Molti spazi sono destinati al rimessaggio. Risalendo verso monte il fiume infatti questi spazi si fanno sempre più importanti ed ingom- branti, sino ad arrivare, a monte del ponte della Colombiera, ad estesi ettari dedica- ti appunto all’industria navale, quale ad esempio Intermarine.

Anche nella suddivisione ed utilizzo del territorio quindi le due sponde risultano antagoniste, evidenziando ancora una volta come il fiume rappresenti un limite, un margine, un punto dal quale il territo- rio muta e si differenzia.

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Spazi commerciali, turistici e pubblici

Nella valle del Magra inizialmente si sono insediate attività industriali ed artigianali connesse al polo spezzino, che hanno oc- cupato le aree pianeggianti prossime al fiume. Dalla metà degli anni ’70 ad oggi invece si sta assistendo ad una emancipa- zione di tali aree, da marginali e di servi- zio a realtà urbane policentriche. Lungo il percorso del Magra, da Romito fino alla foce si sono insediati cantieri navali o co- munque industrie legate al commercio portuale, facente riferimento al porto di La Spezia. Qualche chilometro prima del Ponte della Colombiera si trova la fabbri- ca Intermarine che progetta imbarcazio- ni marittime. Il commercio principale di questa zona gira soprattutto intorno ad attività legate al mare e al fiume. Imbar- cazioni, posti per l’ormeggio, attrezza- ture per attività sportive ecc., insomma il commercio più fruttifero giro intorno

all’elemento acqua. E così sulle sponde del fiume prossime alla foce molti spa- zi fungono da porticciolo o diporto, lotti interi sono stati adibiti ad aree riservate per ospitare le imbarcazioni che nel pe- riodo invernale sono meno utilizzate. Sul- la sponda destra infatti si trova il “Portic- ciolo di Bocca di Magra” che può ospitare fino a 250 posti barca; percorrendo tutta la sponda fino al ponte della Colombiera si trovano ormeggi in mare una quaran- tina di imbarcazioni ed infine la darsena a ridosso del ponte riesce a contenere fino ad 80 posti; per un totale di 370 po- sti barca soltanto nella frazione di Boc- ca di Magra. Cifre dimezzate invece per quanto riguarda gli ormeggi in mare che dal ponte della Colombiera si dispongo- no sulla sponda sinistra dal Magra. Cifre considerevoli anche per quanto riguarda il rimessaggio e il deposito su terra delle imbarcazioni. Vi sono infatti numerosi ettari di terreno a ridosso del fiume svol-

gono quest’attività. Più di 500 posti barca a secco si possono contare nel territorio focivo su entrambe le sponde. Queste cifre danno quindi un’idea del mercato e degli spazi che indubbiamente sono ne- cessari a queste attività.

L’area quindi vede nel turismo la sua at- tività principale. Infatti con un paesaggio così suggestivo e le spiagge che si apro- no sulla sponda sinistra dopo la foce del fiume, rendono queste località molto popolate nei periodi estivi. I visitatori in- fatti possono godere sia della vicinanza del mare attraverso le estese spiagge di Marinella e Fiumaretta, che delle piccole baie che invece si nascondono ai piedi del promontorio di Montemarcello.

I servizi però non sempre sono adeguati alla domanda. Sono presenti alberghi e ristoranti, ma manca uno studio attento su parcheggi, parchi ed attività per il pub- blico che possano promuovere il turismo. Gli unici spazi comprensoriali presenti a

83 Fiumaretta e Bocca di Magra infatti sono

due scuole dell’infanzia ed una primaria, luoghi di culto ed edifici amministrativi. Scarseggiano quindi gli spazi collettivi, all’aperto e non, dove la comunità possa svolgere eventi e manifestazioni locali.

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La furia dell’acqua

La Liguria ha una conformazione orogra- fica molto particolare: lungo l’arco regio- nale si trova una striscia costiera larga pochi chilometri, alle spalle della quale si elevano colline e montagne. Un terri- torio così strutturato di contro presen- ta un grave problema dal punto di vista meteorologico; esso infatti è da sempre oggetto di numerose precipitazioni che molto spesso si trasformano in nubifragi ed ingrossano i corsi d’acqua dando luogo alle alluvioni. La Provincia di La Spezia è talmente piovosa che è, in gergo volgare, è soprannominata il “pisciatoio d’Italia”. Contro questa situazione costante e na- turale l’uomo ha poche armi da sfodera- re: può giusto limitare i danni con appro- priate opere idrauliche o mettere in atto sistemi di prevenzione, uno dei quali ad esempio è quello di impedire che gli inse- diamenti abitativi sorgano troppo vicini

ai corsi d’acqua. La Liguria è piena di paesi che sono stati costruiti dentro quello che un tempo era l’alveo di un fiume o torren- te.

I ripetuti eventi alluvionali che hanno in- teressato la regione e in special modo la provincia di La Spezia ed il bacino del Ma- gra negli ultimi anni hanno confermato la criticità e fragilità di questo territorio. Nel corso di questi ultimi anni sono stati molti i casi in cui si sono presentate situa- zioni d’emergenza, come l’ultima del 25 ottobre 2011. Quella mattina è iniziata una pioggia eccezionale nelle parti delle Cinque Terre e nelle valli del fiume Vara e Magra. Le precipitazioni sono perdura- te con la massima intensità per numero- se ore, in poco tempo i torrenti affluenti dei fiumi sono diventati incontrollabili ed hanno esondato, portando a valle ogni sorta di detrito. L’effetto onda di piena si è propagato ai maggiori fiumi, Vara e Ma- gra, che hanno straripato nelle rispettive

pianure, inondando i centri abitati, tra- sformato le strade in veri e propri fiumi in piena o bersaglio di colate di fango. Alla foce del fiume, dove nei tre anni pas- sati si erano già registrate ben quattro esondazioni, le case sono state totalmen- te invase dal fango, le macchine sono sta- te trascinate via della forza dell’acqua, il ponte della Colombiera che collegava le due sponde è andato distrutto.

Crolli di ponti, vite umane spezzate e fra- zioni letteralmente cancellate dalla furia

85 delle acque. Uno dei fattori di esaspera-

zione della cittadinanza colpita è stata la recidività di questi eventi sul territorio: l’alluvione del 25 ottobre ha segnato il punto massimo di tre anni catastrofici dove ad ogni pioggia sopra la media sono conseguiti disastri incalcolabili tra allu- vioni e frane.

Fin dal principio è evidente l’eccezionali- tà della variabile climatica, ma gli effetti disastrosi hanno aperto molte questioni sull’assetto idrogeologico del territorio, da anni colpito dalla violenza dell’acqua con impetuose e pericolose piene.

L’effetto combinato del riscaldamento globale e della modificazione dell’uso del suolo in tempi recenti[25], ha portato ad

una situazione di aumento del rischio al- luvionale, peggiorata dalla crescente pro- babilità di eventi di notevole intensità.

[25] la maggior parte dell’edificato nella pianura del basso Magra è stato costruito a partire dagli anni cinquanta in poi.

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Le basse arginature sul Magra

I ripetuti eventi alluvionali che hanno interessato il territorio negli ultimi anni hanno confermato la criticità e fragilità del tratto terminale del fiume Magra già evidenziata nel piano di bacino.

Recentemente sono stati eseguiti degli interventi di messa in sicurezza idraulica a breve-medio termine del tratto focivo del fiume Magra per conto della Regione Liguria; il progetto è stato sviluppato co- erentemente a quanto previsto nel Pro- getto Definitivo complessivo di Messa in sicurezza, approvato dalla Conferenza dei servizi in data 29/09/2009.

Il lavoro è stato suddiviso in stralci per rendere più facile la sua attuazione, in ragione dei finanziamenti e dei fondi con- cessi. Finora sono stati eseguiti i lavori del primo stralcio.

La porzione interessata è quella com-

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terle al fiume.

Con le ulteriori risorse assegnate dal- la Regione, seguiranno gli interventi di sistemazione del fiume con i successivi stralci: il secondo di essi prevede la rea- lizzazione delle opere di difesa idraulica in sponda destra in località Pantalè per circa 605 metri che si ricollegano a quel- li già esistenti del primo stralcio, il terzo invece interessa la sponda sinistra del fiume ed in particolare il tratto superiore del torrente Bettigna, ricollegandosi an- ch’esso ai lavori svolti nella prima esecu- zione del piano.

Nel progetto definitivo sono state ese- guite anche simulazioni idrauliche per i diversi scenari progettuali, mostran-

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