A NALISI S TRUTTURALE
3. ANALISI STRUTTURALE 1 INTRODUZIONE
3.4. DISCUSSIONE: EVOLUZIONE TETTONICA NEL SETTORE OCCIDENTALE DEL DUOMO METAMORFICO LEPONTINO
3.4.2. EVIDENZE DALLA TERMOCRONOLOGIA
Entrando nel dettaglio delle relazioni tra attività delle faglie e distribuzione dell'età, l'osservazione dei dati termocronologici mostra che gli insiemi di età, registrano spesso variazioni sostanziali tra età contigue. Tali "salti" di età sono particolarmente evidenti per i campioni di superficie con età delle tracce di fissione, che variano tra ~14 Ma e ~7 Ma, ed età (U‐Th)/He, che variano tra ~8 Ma e ~2 Ma, ma anche sui campioni del tunnel, relativamente alle età delle tracce di fissione, che variano tra ~7 Ma a ~ 3 Ma. In particolare le principali differenze sono state registrate tra campioni di rocce separati da zone di faglia e, pertanto, seguono la distribuzione spaziale di alcune faglie maggiori. Osservando i grafici di fig. 3.39 è possibile apprezzare tale corrispondenza e riconoscere una relazione inversa tra il verso del movimento delle faglie e lo sfasamento tra le età. Tale relazione soddisfa le aspettative teoriche. Infatti, lungo una faglia normale, le velocità di esumazione al letto differiscono da quelle al tetto, essendo maggiori le prime rispetto alle seconde (Ehlers et al., 2001; Stockli, 2005). Questo perché, anche nel caso esemplificativo di erosione e assetto termico in stato stazionario, le rocce a letto subiscono un sollevamento relativo rispetto a quelle di tetto. Ciò determina età più giovani per le prime rispetto alle seconde. Tale differenza di età risulta tanto più accentuata quanto maggiore è l'entità del rigetto verticale registrato durante o dopo la chiusura del sistema termocronometrico utilizzato. Per le distribuzioni di età più antiche,
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il disturbo prodotto dalla tettonica è diffuso a tutta l'area, poiché esse sono influenzate dall'attività di faglie relative sia alla fase A che alla fase B. In base a tali osservazioni è possibile aggiungere dei vincoli temporali all'evoluzione di tali strutture per le quali è registrata un'attività
iniziata tra 15 e 10 Ma e perdurata fino a circa 3 Ma.
Fig. 3.39: In figura sono riportate (a) le età AFT e (b) le età AHe, misurate su campioni di galleria (cerchi neri) e di superficie (triangoli grigi). Sono inserite anche le faglie principali, rappresentate con linee rosse continue e verso della dislocazione, quando esercitano influenza sui campioni circostanti, e con linee rosse tratteggiate quando non esercitano alcun effetto.
La distribuzione di età AHe su campioni del tunnel sono marcatamente più giovani, variando tra ~3.5 Ma e ~0.8 Ma, con un valore medio di ~2 Ma. Queste sono piuttosto omogenee lungo tutto il transetto e non registrano effetti significativi prodotti della tettonica. Solo due eccezioni sono evidenti, alle estremità del transetto. In particolare si è registrato un "salto" di età
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tra i campioni T1 e T2 posti all'estremità settentrionale della galleria. Questi documentano un'estensione verso NO compatibile con il movimento lungo la faglia con direzione ENE‐OSO descritta nel paragrafo 3.3.6, appartenente alla fase B di deformazione fragile. Un'altro salto significativo è dato dai campioni T21 e T22 posti all'estremità meridionale, che evidenziano un'estensione verso S, coerente con il verso del movimento lungo la faglia avente direzione ONO‐ ESE descritta nel paragrafo 3.3.1, attribuibile anch'essa alla fase B. Tali evidenze suggeriscono che dopo 2 Ma la deformazione fragile agisce unicamente attraverso strutture di fase B poste all'estremità del rilievo.
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3.5. CONCLUSIONI
Nell'area del massiccio del Sempione è stato possibile documentare e caratterizzare l'evoluzione della deformazione fragile, attiva al letto della faglia del Sempione, mediante l'applicazione di tecniche di telerilevamento e di analisi strutturale e cinematica, condotta su 16 stazioni di misura. Inoltre, la datazione di rocce raccolte in profondità, lungo il traforo del Sempione, e in superficie, lungo la sua traccia, ha permesso di aggiungere vincoli cronologici a tali fasi, attraverso la correlazione tra dati strutturali con la distribuzione delle età. L'analisi condotta ha evidenziato l'esistenza di due fasi di deformazione fragile (fase A e fase B), che agiscono principalmente attraverso la dislocazione lungo faglie ad alto angolo.
La prima di queste, la fase A, è legata principalmente all'attività di faglie normali immergenti a SO e NE e di faglie trascorrenti subverticali e dirette ENE. Queste sono responsabili dell'estensione in direzione NE‐SO, coerente e relazionabile con l'estensione parallela all'orogene attiva anche lungo la Linea del Sempione.
Diversamente, la fase B è legata all'attività di faglie normali immergenti principalmente verso NE e SO e di faglie trascorrenti sub‐verticali e dirette da NNO a ONO. A queste si aggiungono alcune strutture con direzione ENE‐OSO riattivate con cinematica distensiva sinistra. Tali strutture, nel loro insieme, sono responsabili dell'estensione in direzione NO‐SE, coerente e relazionabile con la fase estensione perpendicolare all'orogene.
Dal confronto tra rigetti e cinematica delle strutture osservate con la distribuzione di età misurate lungo il transetto è emerso che le strutture appartenenti alla fase A esercitano un'influenza significativa sugli insiemi di età più antiche, giustificando le variazioni di età tra i campioni raccolti attraverso le zone di faglia. Questo dimostra che, in quest'area, l'estensione parallela all'orogene è stata attiva dapprima attraverso meccanismi di deformazione duttile lungo la zona di shear del Sempione e successivamente attraverso meccanismi di deformazione fragile lungo la linea del Sempione e lungo faglie fragili poste a letto di quest'ultima. Nella sua evoluzione tale fase di deformazione ha avuto un'attività pressochè continua negli ultimi 20‐25 Ma che è perdurata fino a circa 3 Ma. Al contrario, le strutture responsabili dell'estensione perpendicolare all'orogene (Fase B), oltre ad influenzare gli insiemi di età più antiche, producono effetti sulle distribuzioni di età più giovani misurate nel tunnel (2 Ma di media), in particolar modo attraverso il
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movimento lungo faglie poste all'estremità del transetto. Ciò indica che tale fase di deformazione si è protratta oltre 2 Ma attraverso l'attività di strutture che delimitano il massiccio, e risulta, pertanto, successiva alla fase A. Tali evidenze documentano un significativo cambio nei campi di stress agenti in quest'area con il passaggio, negli ultimi 3 Ma da una tettonica di estensione parallela all'orogene, agente attraverso faglie a basso angolo (zona di faglia del Sempione) e faglie ad alto angolo, ad una tettonica di estensione perpendicolare all'orogene, agente esclusivamente attaverso la dislocazione di faglie ad alto angolo.
CAPITOLO 4
DISCUSSIONI E CONCLUSIONI
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ISCUSSIONE EC
ONCLUSIONI