• Non ci sono risultati.

1. La Questione Cisalpina

1.2. L’area emiliana nel dominio cisalpino

1.2.7. Evoluzione del vocalismo nei dialetti emiliani

La varietà di Lizzano in Belvedere, come detto (§ 1.2.5.), dimostra di possedere aspetti molto conservativi nel quadro dei dialetti emiliani. Ricostruiamo, prendendo le mosse dal lavoro di Malagoli (1930), un quadro sinottico del vocalismo di questo dialetto al netto di eccezioni e casi particolari65

tip

o

Ā,Ă Ĕ Ŏ Ē,Ĭ Ō,Ŭ Ī Ū

Parossitoni etimologici in sillaba aperta a: e: o: e: o: i: u: Parossitoni etimologici con vocale tonica

seguita da muta cum liquida a: e: o: e: o: i: u:

1a

Ossitoni secondari in sillaba aperta66 a: e: o: e: o: i: u:

Ossitoni primari in sillaba aperta a e o e o i u

Proparossitoni etimologici in sillaba aperta a e o e o i u 1b

Vocale tonica seguita da -m- (>-mm-)67 a e o e o i u

2 Vocale tonica seguita da -n-, -n#, nasale + cons sorda,

nasale + cons sonora ã: ẽ: õ: ẽ: õ: ĩ: ũ:

Ossitoni primari in sillaba chiusa a E ç e o i u

Parossitoni etimologici in sillaba chiusa a E ç e o i u 3a

Proparossitoni etimologici in sillaba chiusa a E ç e o i u Parossitoni etimologici con vocale tonica

seguita da liquida cum muta68 a: E: ç: e: o: i: u:

vo ca lis m o to ni co 3b

Proparossitoni etimologici con vocale tonica

seguita da liquida cum muta a: E: ç: e: o: i: u:

Vocale A E I O U Finale a e i o o Postonica mediana - - - - - Protonica iniziale a - - o - vo c. a to no

Protonica iniziale nel corpo di parola a sincope in sill. libera i sincope in sill. libera u Tabella 6

65 Quali, per esempio, i casi anafonetici di chiusura di [e:] e [o:] davanti a nesso di nasale + palatale riportati da Malagoli (1930, p. 142), e che riguardano anche le altre parlate prese in esame.

66 Definiamo ossitoni secondari in sillaba apertaquelli formatisi, nei verbi, per caduta di -re finale di infinito, di -di desinenziale di seconda persona plurale; nei sostantivi, nei pronomi e negli aggettivi per caduta di -i# primario o secondario (< -li#) in iato con la vocale tonica; definiamo ossitoni primari in sillaba aperta, oltre a quelli ereditati direttamente dal latino, quelli derivati dal troncamento dell’ultima sillaba delle parole terminanti in -ATU, -ITU, -UTU, ecc..., che restituisce, secondo Malagoli (1930, pp. 139ss.), una vocale breve.

67 Per Lizzano, Malagoli (1930, p. 131) ricorda che -m- «dopo sillaba libera accentata si rafforza e abbrevia la tonica che lo precede, analogamente a ciò che avviene soltanto dopo determinate vocali nell’Emilia» (cfr. § 1.2.5.).

68 Usiamo da qui in poi questa definizione, mutuata da Bertoni (1905, p. 17), per indicare i nessi r,l + consonante, pur riconoscendone l’inesattezza, ma ritenendola efficace nell’ottica semplificatrice della classificazione. «La causa fonetica del processo potrebbe essere stata quella indicata dallo Schürr, cioè un indebolimento nell’articolazione delle liquide e delle nasali seguite da altra consonante (1954, p. 478). Una interpretazione strutturale è stata prospettata dal Weinrich (1958, pp. 238ss.), che collega il fenomeno della riduzione di questi nessi consonantici al fenomeno dell’abbreviamento delle geminate: l’analogia consiste nella tendenza alla consonante breve» (Uguzzoni 1975, p. 60).

La situazione fotografata nella Tabella 6 è quella di un sistema galloitalico estremamente conservativo: il quadro del vocalismo tonico permette di raggruppare gli esiti in tre gruppi principali, che possiamo descrivere alla luce di quanto detto nei paragrafi precedenti. Il primo gruppo (1a, 1b) raccoglie tutti i casi in cui il trattamento originario della vocale tonica è stato, al momento della “Silbenkammnormierung”, quello di sillaba aperta. Il terzo gruppo (3a, 3b) raccoglie tutti i casi in cui il trattamento originario della vocale tonica è stato, nella stessa fase, quello di sillaba chiusa. La cartina di tornasole che permette questa suddivisione è il trattamento di Ĕ, Ŏ > E, ç l.v. Nel primo caso, infatti, osserviamo che esse hanno acquisito un

timbro medioalto ([e], [o]), innovazione tipica di parte dell’Italia settentrionale (Rohlfs 1966, §§ 93 e 114) conseguente all’allungamento di vocale tonica in sillaba libera69; nel secondo caso

esse hanno mantenuto il timbro mediobasso ([E], [ç]). Diverso è il caso del secondo gruppo, che mostra che davanti a nasale implicata tutte le vocali si sono allungate70; ma l’allineamento del

timbro di timbro di E, ç l.v. (< Ĕ, Ŏ)a quello di e, o è qui dovuto con ogni probabilità all’influsso della nasale (Rohlfs 1966, §§ 98 e 119).

Veniamo ai sottogruppi. In 1a si raccolgono tutte le occorrenze in cui si è conservata la situazione scaturita dall’allungamento di vocale tonica in sillaba libera. Tra queste, il mantenimento della lunghezza vocalica negli ossitoni secondari, che, come si è visto (§ 1.2.5.), è dirimente per decretare la pertinenza fonologica della quantità vocalica. Il sottogruppo 1b ci dovrebbe indicare che la compensazione ritmica non ha bloccato l’allungamento di vocale tonica in sillaba libera, ma ha contratto la quantità vocalica dopo che l’allungamento aveva già fatto sentire il suo effetto; dunque la situazione attuale non dovrebbe corrispondere a quella ab

origine dei dialetti gallo-italici (cfr. Loporcaro 2005b in § 1.2.3.), a meno che non si supponga

che l’innalzamento timbrico [E] > [e] si verifichi anche in sillabe aperte con vocale tonica breve; la stessa considerazione vale per l’esclusione parametrica delle vocali lunghe in ossitonia primaria. Il sottogruppo 3a ci mostra la regolare conservazione del timbro delle vocali in sillaba chiusa originaria, non sottoposta ad allungamento. Quello 3b, da ultimo, presenta vocali di condizioni originarie analoghe seguite dal nesso liquida cum muta che solo in un secondo momento ha avuto l’effetto di allungare la vocale tonica precedente.

I raggruppamenti descritti in questa tabella sono molto importanti, perché riflettono le diverse condizioni di partenza da cui prendono le mosse le successive innovazioni, non attestate nel lizzanese, che ci indica soltanto l’altezza cronologica dell’allungamento della vocale tonica davanti a liquida cum muta71.

69 Come si vedrà, avremo modo di tornare spesso sulla tipologia di questa innovazione; per un bilancio, ancorché provvisorio, si veda il § 3.2.4.

70 In virtù, probabilmente, di una articolazione molto debole della nasale, che ha proiettato il tratto di nasalità sulla vocale precedente (cfr. Tuttle 1991).

71 Circa il timbro delle vocali Malagoli (1930, p. 127) aggiunge che «le sette vocali fondamentali [...] sono più aperte e pronunziate più avanti che le toscane», e, più specificamente, «le vocali strette brevi sono un

Anche il vocalismo atono è estremamente conservativo: alla presenza della sincope non si accompagna quella dell’apocope; le vocali protoniche tendono a cadere con moltissimi fenomeni di resistenza e conservazione, che sono totali per la vocale a.

Veniamo ora a vedere come queste condizioni di partenza si sono evolute in un dialetto del medio Appennino modenese, ovvero del medio Frignano: si tratta della parlata di Benedello, la cui evoluzione è descritta in Uguzzoni (1975). Come si vedrà, la tabella presenta delle asimmetrie con quella estratta per il lizzanese72, frutto della diversa impostazione teorica del

lavoro di descrizione e di spiegazione; ciò non impedisce però di cogliere gli aspetti principali dello sviluppo diacronico

tip

o

Frignanese (da Uguzzoni 1975) Ā,Ă Ĕ Ŏ Ē,Ĭ Ō,Ŭ Ī Ū

Parossitoni etimologici in sillaba aperta E: e: ø: e: u: i: y: Parossitoni etimologici con vocale tonica

seguita da muta cum liquida E: e: ø: e: u: i: y:

1a

1b

Vocale tonica seguita da -m- (>-mm-) a: a ç a ç e ø 2a Vocale tonica seguita da nasale + cons

sorda E: e: u: e: u: i: y:

2b Vocale tonica seguita da nasale + cons

sonora a: a ç a ç e ø

Parossitoni etimologici in sillaba chiusa a: E: ç: a ç e ø 3a

Parossitoni etimologici con vocale tonica

seguita da liquida cum muta E: e: o: e: u: i: y:

vo ca lis m o to ni co 3b Vocale A E I O U Finale a - - - - Postonica mediana - - - - - vo c. a to no Tabella 7 po’ meno strette delle lunghe corrispondenti, e le vocali aperte lunghe sono un po’ più aperte delle brevi. [...] Ma sono, come abbiam detto, sfumature di colore, le quali però hanno importanza perché rappresentano i primi inizi dei mutamenti che si riscontrano poi chiaramente sviluppati nella pianura emiliana». Le osservazioni dello studioso arrivano a toccare il problema complessivo della qualità della voce (p. 131): «già nel lizzanese, come poi in più larga misura nei dialetti emiliani del piano, operano le tendenze fisiologiche alla rattrazione, all’attività del velo palatino e all’allentamento dell’articolazione con appianamento e spinta in avanti della lingua».

72 Qui non si fa riferimento agli ossitoni primari e secondari, per i quali postuliamo un profilo evolutivo solidale con quello prospettato per il Lizzanese, fatte salve le innovazioni timbriche frignanesi qui tabulate in 1a (per gli ossitoni secondari) e 3a (per gli ossitoni primari, che però non sono stati interessati dall’allungamento secondario).

Le innovazioni sono consistenti; in 1a si osservano la palatalizzazione di a: e la ristrutturazione dell’intera serie posteriore; in 1b l’abbassamento del timbro di tutte le vocali tranne a, che si allunga; in 2 la differenziazione tra gli esiti di nasale + consonante sorda, che sono un’evoluzione di quelli del lizzanese, e quelli di nasale + consonante sonora, che testimoniano riduzione della quantità e abbassamento timbrico, tranne a, che si allunga; in 3a si osservano da una parte l’allungamento con mantenimento del timbro per le vocali basse e mediobasse, dall’altra l’abbassamento con mantenimento della quantità per le vocali alte e medioalte; in 3b, infine, è seguita l’evoluzione osservabile in 1a, con differenze (la non- anteriorizzazione di o:) determinate dalle differenti condizioni di partenza.

Il vocalismo atono tende nettamente a essere cancellato, anche se viene ricordata (Uguzzoni 1975, n. 28, p. 55) la tendenza dei dialetti di quest’area a sviluppare la vocale anaptittica e in presenza di nessi consonantici secondari.

Le innovazioni qui rilevate vengono inserite da Arianna Uguzzoni in uno schema diacronico73. Dopo l’allungamento di vocale tonica di sillaba libera74, l’allungamento vocalico di

fronte a r,l + consonante, la fonologizzazione della quantità vocalica, secondo la dinamica descritta nei §§ 1.2.1.ss. (fenomeni tutti comuni anche al lizzanese), si registrano per il medio frignanese

1) Una reazione a catena, tipica di questo dialetto, per cui la monottongazione di aj>/E:/ e aw>/ç:/ (p. 65) innesca un processo di ristrutturazione della serie posteriore, con l’anteriorizzazione di /u:/, /u/ (>/y:/, /y/)75 e l’innalzamento di /o:/, /o/ (> /u:/, /u/)

73 Un capitolo preliminare è quello dell’analisi dei fenomeni metafonetici, «largamente presenti nei dialetti dell’Italia Settentrionale», che si collocano in cronologia molto alta «per la [loro] indipendenza dalla struttura sillabica» (Uguzzoni 1975, p. 49). La metafonesi avrebbe interessato i fonemi vocalici del secondo (/E/, /ç/) e terzo (/e/, /o/) grado di apertura, dittongando i primi e chiudendo i secondi. Dell’impatto dei fenomeni metafonetici non tratteremo oltre, salvo un accenno alla formazione del plurale in § 2.3.5. Sull’effetto della metafonesi nei proparossitoni etimologici Arianna Uguzzoni aggiunge (1975, n. 12 p. 51) che «L’altro tipo di metafonesi che portò alle realizzazioni [e], [o] di /E/, /ç/ non è attestato in questo dialetto, a meno che non si considerino relitti di questo fenomeno tăved, năvla, sădla, tūrel, tūSeg,

sviluppi di per sé aberranti dei proparossitoni tĕpĭdu, nĕbŭla, saetŭla, tŏrŭlu, tŏxĭcu [...]. Si presumerà allora che le varianti metafonetiche [e], [o] si siano poi fuse con [e], [o] normali realizzazioni dei fonemi /e/, /o/, seguendone gli ulteriori sviluppi». Il fatto che che [e] ed [o] (< Ĕ, Ŏ) nei proparossitoni etimologici siano effettivamente varianti metafonetiche andrà rianalizzato alla luce del rapporto cronologico tra allungamento di vocale tonica in sillaba libera e compensazione ritmica (cfr. §§ 2.2.9, 2.2.10, 2.2.15. 3.2.1.).

74 Cfr. Uguzzoni 1974, n. 7 p. 243: «È noto che questo principio [l’isocronismo sillabico] si realizzò soprattutto attraverso quell’allungamento delle vocali toniche di sillaba aperta che è tipico dell’area settentrionale della Romània occidentale e di un’area adriatica della Romània orientale» (Lüdtke 1956 e Weinrich 1958; Uguzzoni 1975, n. 5 p. 49).

75 Questa isòfona, presa sovente a dimostrazione dell’esistenza del sostrato celtico, si estende in effetti molto più a est sui rilievi che in pianura: non a caso il modenese è privo di questa serie di vocali. Partendo dal presupposto areale per cui le zone di montagna sono più conservative (ma cfr. sopra la nota 50), Parlangèli (1969) sosteneva che l’arretramento in pianura delle vocali anteriori arrotondate fosse da imputare all’estensione verso ovest del tipo romagnolo, in ossequio all’ipotesi generale per cui i dialetti emiliani sono in effetti una sorta di lombardo “romagnolizzato”.

2) La monottongazione di /jE/, /wç/, esito dell’allungamento di /E/, /ç/ tonici in sillaba libera76, in /e:/, /ø:/ 77 e la palatalizzazione di /a:/ tonica in sillaba libera (Uguzzoni 1975,

pp. 66ss.)78

3) L’allungamento secondario delle vocali basse e mediobasse brevi (p. 69).

4) L’abbassamento in posizione delle vocali brevi medioalte e alte in sillaba chiusa (p. 72). Veniamo al dialetto di Modena, descritto in due trattati da Giulio Bertoni (1905; 1925). Nel quadro sinottico degli esiti sincronici del vocalismo tonico e atono abbiamo modificato l’uso grafico dello studioso79: il quadro, così come lo si ricava dal testo, presenta numerosa

asimmetrie ed incoerenze, anche grafiche, e non dà indicazioni costanti circa la quantità vocalica. Per questo motivo la nostra è una vera e propria ricostruzione

76 Che si deve peraltro postulare anche per il lizzanes, secondo

Ĕ > jE > e. Di questo argomento cruciale torneremo più volte a trattare; per una discussione puntuale si veda il § 3.2.4.

77 Questa prima serie di innovazioni configura un sistema presente in sincronia, attestato da alcuni dialetti più conservativi dell’alto appennino Modenese, come Boccassuolo (Uguzzoni 1975, p. 67 e n. 78). In prossimità del crinale appenninico il limite a est dell’espansione dei sistemi con vocali anteriori arrotondate è il Rio Dardagna, non lontano da Lizzano (Malagoli 1930, p. 125).

78 Entrambi questi fenomeni potrebbero, secondo Arianna Uguzzoni (1975, pp. 67-68), essersi verificati attraverso il passaggio intermedio di un dittongo spontaneo discendente. Nel frignanese mancano invece elementi per stabilire l’esistenza di dittonghi discendenti derivanti da /e:/, /o:/ originari (p. 63).

79 A parte le vocali nasalizzate, trascritte da Bertoni con un punto sopra il grafo vocalico e in questa tabella con il più tradizionale segno di circonflesso, le altre corrispondenze sono [æ] = ä; [E4] = a e ; [E] = è, ê; [e] = e, ẹ; [ç4] = å; [ç] = ò; [o] = o, ọ.

tip

o

Modenese (da Bertoni 1905) Ā,Ă Ĕ Ŏ Ē,Ĭ Ō,Ŭ Ī Ū

Parossitoni etimologici in sillaba aperta æ: e: o: e: o: i: u: Parossitoni etimologici con vocale

tonica seguita da muta cum liquida æ: e: o: e: o: i: u: 1a

Ossitoni secondari in sillaba aperta æ: e: i: u:

Ossitoni primari in sillaba aperta a E ç E e o

Proparossitoni etimologici in sill. aperta (a:/ æ:) 1b

Vocale tonica seguita da -m- (>-mm-) a: E4 ç4 E4 ç4 e o 2a Vocale tonica seguita da -n-, -n# a: Ej çw Ej çw ej ou, u 2b Vocale tonica seguita da nasale + cons.

sorda Ej çw Ej çw i:

2c Vocale tonica seguita da nasale + cons.

sonora E4 ç4 E4 ç4 e

Parossitoni etimologici in sillaba chiusa a: E: ç: E4 ç4 e o 3a

Parossitoni etimologici con vocale

tonica seguita da liquida cum muta æ: e: e: o:

vo ca lis m o to ni co 3b Vocale A E I O U Finale a - - - - Postonica mediana - - - - - Protonica iniziale a - - o -

Protonica iniziale nel corpo di parola a - - u u

vo c. a to no Protonica mediana a - - u - Tabella 8

Rispetto alle innovazioni del medio frignanese, osserviamo qui in 1a e in tutti gli altri sottogruppi l’assenza delle vocali anteriori arrotondate e una forte influenza delle nasali postoniche sul timbro di tutte le vocali a eccezione di a, ferma restando la separazione degli esiti di vocale tonica seguita da nasale + consonante sorda da quelli di vocale tonica seguita da nasale + consonante sonora. Per il resto, troviamo le stesse innovazioni che riguardano anche il frignanese, con esiti timbrici a volte leggermente differenti80.

Per quanto riguarda il vocalismo atono, si può facilmente desumere che il dialetto di Modena ha portato a compimento gli effetti della sincope e dell’apocope. In protonia resiste la serie posteriore, tuttavia innalzatasi a u.

Veniamo ora al quadro sinottico del bolognese, basato sullo studio di Francesco Coco81

80 Da imputare probabilmente anche al fatto che la descrizione di Bertoni precede di settanta anni quella di Arianna Uguzzoni. Differenze simili, specialmente nel grado di abbassamento di e, o in 1b e 3a (cfr. la Tabella 6), si ravvisano infatti anche tra le descrizioni del bolognese di Gaudenzi (1889), che trascrive ancora ä, å, e di Coco (1970), che trascrive sempre a.

81 Anche qui con qualche adattamento, in particolare con riferimento alla definizione di “ossitoni primari” e “ossitoni secondari” usata dallo studioso, e qui fusa semplicemente in “ossitoni primari” (cfr. le note 66 e 72).

tip

o

Bolognese (da Coco 1970) Ā,Ă Ĕ Ŏ Ē,Ĭ Ō,Ŭ Ī Ū

Parossitoni etimologici in sillaba aperta E: e: o: aj aw i: u: Parossitoni etimologici con vocale

tonica seguita da muta cum liquida E: e: o: aj aw i: u: 1a

Ossitoni primari in sillaba aperta a a a a a e o

Proparossitoni etimologici in sill. aperta E:/a: a a/o: a a/aw e o 1b

Vocale tonica seguita da -m- (>-mm-) a: a a a a e o 2 Vocale tonica seguita da -n-, -n#, nasale + cons sorda,

nasale + cons sonora a (E: se -n-) a a a a e o

Parossitoni etimologici in sillaba chiusa a: E: o: a a e o 3a

Proparossitoni etimologici in sillaba

chiusa a: E: a

Parossitoni etimologici con vocale

tonica seguita da liquida cum muta E: e: o: aj aw i: u:

vo ca lis m o to ni co 3b Vocale A E I O U Finale a - - - - Postonica mediana - - - - -

Protonica di sillaba iniziale a - i u u

vo

c.

a

to

no

Protonica di sillaba interna a (i) (i) u u

Tabella 9

Rispetto alle innovazioni del modenese, il dialetto di Bologna mostra il collasso in a di molte delle vocali sottoposte a processi di abbassamento timbrico (in particolare 1b); il trattamento nuovamente unitario, però come vocali brevi, delle vocali toniche seguite da consonante nasale (2), in virtù di un rafforzamento di quest’ultime (Hajek 1991a, 1991b; cfr. §

2.3.5.); la dittongazione di /e:/, /o:/ (<Ĕ, Ī e Ŏ, Ū); una certa quantità di esiti di proparossitoni in sillaba aperta con vocale lunga (cfr. §§ 2.2.5., 2.2.14., 2.2.15.)82.

La condizione del vocalismo atono ricalca quella già vista nel caso del modenese e del medio frignanese: una situazione gallo-italica avanzata, con sincope e apocope giunte a compimento e una parziale resistenza della serie posteriore nella protonia di sillaba iniziale. Più composita è la situazione della protonia di sillaba interna, in cui il triangolo vocalico cardinale è dato dalla tendenza all’innalzamento delle vocali medie, contrastata però da numerose restituzioni e anaptissi (solitamente a-) dovute al crearsi di nessi consonantici secondari troppo complessi.

82 Che in effetti vanno postulati almeno anche per il frignanese, ma si vedranno avere estensione ben maggiore (cfr. la nota 137 al § 2.2.14.).

1.2.8. Evoluzione del consonantismo e rapporto con la quantità vocalica nei dialetti

Documenti correlati