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2. Anomalie del pezzo principale della coda, che può essere:

1.3 Il fagiano (Phasianus colchicus mongolicus) 1 Distribuzione e sistematica

Figura 18: Fagiano (Phasianus colchicus )

Il fagiano comune (Phasianus colchicus – Linnaeus 1758), (Figura 18) è un galliforme selvatico appartenente all’ordine dei Galliformes (famiglia Phasianidae) originario dell’Asia. Ne esistono circa 30 sottospecie che sono state raggruppate in 5 gruppi distinti: A) gruppo “colchicus” (4 sottospecie); B) gruppo “principalis-chrysomelas” (6 sottospecie); C) gruppo “mongolicus” (2 sottospecie); D) gruppo “tarimensis” (1 sottospecie); E) gruppo “torquatus” (17 sottospecie) (Figura 19) (Cocchi et al., 1998). La sua ampia distribuzione geografica ha fatto sì che ad oggi il fagiano venga considerato una specie cosmopolita. È diffuso in quasi tutte le regioni temperate occidentali quali: Europa, America del Nord (Stati Uniti e Canada), America del Sud, Australia e Nuova Zelanda (Draghi, 2007) (Figura 19).

Tra i galliformi selvatici, è una delle specie maggiormente diffusa in Europa centrale e nelle regioni centro settentrionali dell’Italia dove è stato introdotto all’epoca dei Romani con scopi alimentari e ornamentali (Draghi, 2007).

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In Italia (Figura 20) occupa quasi tutti gli ambienti della penisola che si estendono dal livello del mare fino ad altitudini massime di 1500 m s.l.m. (Peraro, 2014; Draghi, 2007). Le sottospecie introdotte in Italia appartengono ai gruppi “colchicus”, “mongolicus”, “torquatus” (Meriggi, 1992).

Figura 20: Areale di distribuzione del fagiano (Cocchi et al., 1998) Figura 19: Area di origine e di introduzione dei gruppi sottospecifici di Phasianus colchicus (Cocchi et al., 1998)

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1.3.2 Descrizione della specie

Il fagiano comune è un’uccello di medie dimensioni con una lunga coda in entrambi i sessi, ed un elevato dimorfismo sessuale. I maschi presentano un piumaggio con colori molto vivaci (blu-verde-violaceo cangiante, fulvo-rossiccio brillante, bianco) mentre le femmine sono molto più piccole rispetto ai maschi e il loro piumaggio va dal beige al bruno (Figura 21).

Nei maschi adulti l’occhio è circondato da un’ampia area papillosa di colore rosso scarlatto, in parte erettile, che forma due pieghe più o meno accentuate che scendono posteriormente e lateralmente al becco. Tale area papillosa non è presente nelle femmine. Sia i maschi che le femmine adulte presentano il becco di colore avorio, tarsi e dita grigiastre e l’iride che varia dal giallo dorato al rosso-arancio-bruna (Meriggi, 1992).

Nei giovani il piumaggio è simile a quello della femmina adulta (Figura 22). La distinzione tra maschi e femmine diventa evidente dopo la muta post-giovanile che i piccoli iniziano dopo 23 giorni dalla nascita (Meriggi, 1992).

Figura 21: fagiano maschio e femmina in cui appare ben evidente il dimorfismo sessuale

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Figura 22: giovane di fagiano

1.3.3. Biologia ed ecologia

Il fagiano comune può essere considerato un generalista a livello di habitat. Lo si può trovare in diversi ambienti quali ad esempio campi coltivati (soprattutto a cereali), golene fluviali, boschi di limitata estensione, parchi, pioppeti e margini degli stagni (Bonora, 1994). Tuttavia, le sue condizioni ottimali sono gli ambienti con diverse tipologie di vegetazioni quali ad esempio aree coltivate alternate ad incolti, siepi e piccoli boschi cedui. Durante il periodo riproduttivo è stato osservato che le femmine preferiscono gli incolti e i campi in cui vengono coltivate specie erbaceee a rotazione (mais, cereali e foraggiere). I maschi invece durante la stagione degli amori preferiscono i boschi naturali e i pioppeti (Draghi, 2007).

Tra le coltivazioni predilige le foraggere come ad esempio l’erba medica e il trifoglio ed i cereali come frumento ed orzo. Queste ultime due coltivazioni assicurano al fagiano maggiore successo nella nidificazione dal momento che non vengono raccolte fino a fine giugno-inizio luglio, quando ormai la maggior parte delle uova sono schiuse. Negli erbai invece dal momento che i tagli iniziano nel mese di maggio e si protraggono per tutta l’estate, quindi per l’intero periodo in cui avviene l’incubazione delle uova, si ha un’elevata percentuale di insuccesso della nidificazione. Durante il periodo di deposizione e cova delle uova gli esemplari dei due sessi utilizzano aree più ristrette rispetto a quelle usate durante il resto dell’anno. Non appena nascono i pulcini l’area vitale del fagiano viene nuovamente allargata (Meriggi et al., 1996).

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Per quanto riguarda l’alimentazione il fagiano è una specie poco specializzata. A parte la necessità di nutrirsi di una notevole componente animale nelle prime settimane di vita, che varia dal 98% nelle prime tre settimane di vita all’8,5% alla dodicesima settimana (Johnsgard, 1986), è stato visto che le scelte alimentari del fagiano cambiano in base alla disponibilità delle varie specie vegetali presenti nelle diverse stagioni (Meriggi, 1992). Nei maschi di fagiano la stagione riproduttiva dura circa 5 mesi e solitamente ha inizio nella seconda metà di marzo. Tuttavia sono stati registrati dei cambiamenti legati all’andamento climatico. Normalmente l’attività riproduttiva del fagiano termina tra agosto e settembre, con dei picchi massimi rilevati tra aprile e maggio (Meriggi, 1992). E’ possibile distinguere la stagione riproduttiva del fagiano grazie al tipico canto territoriale del maschio che è strettamente legato alla disponibilità di femmine per l’accoppiamento, e quindi è molto più lungo nelle zone dove la deposizione delle uova e le schiuse sono distribuite in un periodo prolungato di tempo (Meriggi, 1992). Il sistema riproduttivo del fagiano può essere poliginico, in cui un solo maschio può accoppiarsi con più femmine (in genere da 2 fino ad un massimo di 10), o promiscuo in cui la femmina può avere diversi partners durante la stessa stagione riproduttiva (Meriggi, 1992).

Le prime uova vengono deposte nel mese di marzo con variazioni correlate alle condizioni meteo. Generalmente la stessa femmina può arrivare fino a 4 deposizioni nella stessa stagione, e solitamente negli ambienti dove vengono distrutti diversi nidi le femmine costruiscono anche un secondo ed un terzo nido. La dimensione della covata e le schiuse variano di anno in anno ed in base alle diverse zone; l’incubazione è di 23 giorni e la cova inizia subito dopo la deposizione dell’ultimo uovo, quindi i pulli nascono tutti in poche ore. Normalmente entro il mese di giugno si schiude circa il 50% delle covate ed entro la metà di luglio il 90%.

Con la schiusa delle uova la madre e i nuovi nati formano i cosiddetti “gruppi familiari” che sono più frequenti in agosto. Dopo l’allontanamento dal nido, che solitamente avviene tra settembre e ottobre, i giovani si uniscono agli individui adulti. È proprio in questo periodo che si osserva una ripresa dell’attività territoriale e che si definiscono le gerarchie che verranno poi rispettate nei gruppi invernali (Meriggi, 1992).

Al di fuori del periodo riproduttivo, quindi durante l’inverno, nel fagiano è stata osservata una fase gregaria durante la quale si formano dei gruppi sia eterosessuali sia monosessuali. Dal momento che non esistono legami stretti tra alcuni componenti della popolazione piuttosto che con altri questi gruppi sono altamente variabili sia nella composizione sia nel

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numero. Con l’avvicinarsi della primavera contemporaneamente al manifestarsi del periodo territoriale ha inizio una fase di dispersione. La scelta del territorio da occupare durante la stagione riproduttiva avviene in base all’ordine gerarchico definito durante il periodo autunno-invernale che in parte è legata all’età. Quindi ai maschi alla loro prima stagione riproduttiva, essendo subordinati a quelli più anziani, rimangono solamente zone di scarso valore.

1.3.4 Conservazione e gestione

Il fagiano, tra le specie stanziali, è la preda più comune per la maggior parte dei cacciatori. Infatti nonostante sia citato nell’Allegato III (specie protette) della Convenzione internazionale di Berna per questa specie non sono previsti particolari divieti venatori, e rientra tra quelle citate nella Direttiva “Uccelli” negli Allegati II/1 e III/1, in cui vengono elencate tutte le specie che possono essere oggetto di prelievo e commercio.

La sua distribuzione, nel territorio italiano, è caratterizzata da una notevole discontinuità e la sua presenza come specie naturalizzata è limitata alle zone dove vige il divieto assoluto di caccia.

Affinchè una popolazione sia in grado di auto sostenersi, senza che l’uomo intervenga con i ripopolamenti, il prelievo venatorio deve essere mantenuto al di sotto del 70% per i maschi e del 20% delle femmine rispetto al numero di individui censiti durante la stagione invernale (Cocchi et al., 1998). Spesso però, queste percentuali non vengono rispettate e comunque non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza della popolazione, quindi bisogna intervenire con ripopolamenti con esemplari allevati in cattività.

1.4 Conservazione delle specie in via d’estinzione: normativa di riferimento e