• Non ci sono risultati.

La famiglia Barovier (1200-1866): creare la tradizione artigianale di un territorio 20

spazio-temporale

2.2 Il caso aziendale Barovier&Toso

2.2.1 La famiglia Barovier (1200-1866): creare la tradizione artigianale di un territorio 20

I Barovier21 sono fra le famiglie di vetrai che più hanno contribuito alla creazione e allo sviluppo della tradizione artigianale nella lavo-razione del vetro artistico veneziano e muranese. Sebbene le origini di questa famiglia in terra veneta si perdano nei meandri della sto-ria, l’attività vetraria della famiglia Barovier nell’isola di Murano è attestata sin dal XIII secolo (Mariacher 1964).22 Fra tutte le possibi-li versioni di albero genealogico pubbpossibi-licate in precedenti contribu-ti, viene di seguito riportata l’immagine dell’albero genealogico del-la famiglia Barovier conservata a Murano, presso del-la sede del Museo Barovier&Toso e riportata a pagina 3 dell’opuscolo dal titolo Il Segno della Storia, prodotto nel 2011 da Barovier&Toso.

Il più antico membro della famiglia Barovier di cui si abbia noti-zia in terra muranese è Jacobellus Beroerius, che compare in uno de-gli Atti del Podestà di Murano del 1324 (Barovier&Toso 2011, 2). Ja-cobellus sposò Donata, che gli diede due figli: Antonio e Bartolomeo,

19 Estratto da Barovier J. (2013). «Jacopo Barovier&Toso, a Company between past and future» (0′18″-0′36″). https://www.youtube.com/watch?v=Mq_yDNGx4ck.

20 Ove non diversamente indicato, le fonti informative dei primi tre paragra-fi sono basate principalmente su Barovier 1990; Lorenzetti 1930; Mariacher 1964 e Barovier&Toso 2011.

21 Il nome può derivare da ‘beroviere’, termine che indicava forse i provenienti dalla regione francese del Berry che forniva soldati di ventura (Mariacher 1964, 1).

22 Non sono molto chiare le vicende che portarono i Barovier in terra veneta, tutta-via nella sua monografia I Barovier vetrai di Murano. Storia di una dinastia di vetrai dal secolo XIV ad oggi, Angelo Barovier (1990) riporta due ipotesi plausibili. La prima vuo-le che i Barovier si siano trasferiti a Castelfranco Veneto, intorno al XIII secolo, con al-tre quaranta famiglie di notabili al-trevigiani per presidiare il castello da poco divenuto parte dei domini di Treviso. La seconda, invece, vede i Barovier scendere in Italia dal-le Terre Imperiali, al servizio di Ezzelino da Romano.

Figura 14 Albero genealogico famiglia Barovier riprodotto da Barovier&Toso, Il segno della Storia (p. 3)

Ercole e Nicolò Barovier entrano nell’ impresa

da Zuan Domenego (1535ca – 1610ca) a Giuseppe (1790 – 1849)

1866: Barovier Maestri Vetrai per la ditta «Salviati dott. Antonio» : Antonio (1822 – 1896) e Giovanni (1839 – 1908)

1797: Caduta della

Repubblica di Venezia 1866: Annessione al Regno d’Italia 1859: Antonio Salviati (1816-1890) inizia a Murano una produzione di mosaici.

1878: Giovanni e Antonio Barovier fondano la ditta

«Fratelli Barovier» - vi fanno parte anche i nipoti Giuseppe, Benedetto e Benvenuto

1932: Ercole e Nicolò, fondano

1949: Entra in impresa Angelo Barovier

Oikia 3’ acquista il 95% di Barovier&Toso

Figura 13 Linea del tempo famiglia Barovier

entrambi vetrai menzionati come «phiolarius» in un atto podestari-le del 1348.23 A sua volta, Bartolomeo ebbe cinque figli,24 di cui tre esercitarono il mestiere del vetraio. Fra essi, Jacopo è l’unico che por-terà avanti la discendenza, sposandosi e avendo ben otto figli,25 che sarebbero divenuti, a loro volta, maestri e padroni di fornace. Tra il 1416 e il 1423 Jacopo divenne titolare della fornace che gestì fino al 145226 e che vide muovere i primi passi nell’arte vetraria al più cele-bre non solo fra i suoi figli, ma anche fra i membri della famiglia Ba-rovier: Angelo,27 «imprenditore, vetraio e tecnico» (Barovier Menta-sti 2019, 332). Allievo di Paolo da Pergola,28 Angelo Barovier (1405 ca.-1460) creò verso la metà del 1400 il ‘vetro cristallino’ o ‘cristallo veneziano’: il primo vetro incolore e terso caratterizzato da una pu-rezza e sottigliezza di gran lunga superiori a ogni tipo di vetro fino ad allora prodotto.29 Come spiega il Lorenzetti (1930):

La fama e l’abilità di Angelo Barovier non appaiono esclusivamen-te limitaesclusivamen-te nel campo della esclusivamen-tecnica vetraria, il brano tratto dal De Architectura del Filarete tende altresì a mettere in rilievo la peri-zia e l’eccellenza del Barovier, oltre che nella composizione di pa-ste vitree, e nella creazione di «bei lavori christallini», come au-tore d’intarsi vitrei e di mosaici.

La fama di Angelo Barovier, tuttavia, non era limitata al territorio muranese, dove ricoprì anche diverse cariche di rilievo,30 ma era ri-conosciuta anche al di fuori di Venezia e della Repubblica Serenissi-ma (Zecchin 2020). Come scriveva nel lontano 1696 Padre Coronelli,31 cosmografo della Repubblica Serenissima:

23 Archivio di Stato di Venezia, Atti del Podestà di Murano, busta 6 in Barovier An-gelo (1990).

24 Giuliano, Simone, Jacobo, Viviano e Lucia (Barovier 1990).

25 Salvatore, Cecilia, Nicolò, Giovanni, Andrea, Marco, Taddeo e Angelo (Barovier 1990, 21).

26 Successivamente la fornace del padre venne gestita Taddeo, in un primo tempo assieme a Marco e Giovanni che nel 1478 ne aprirono una propria (Barovier 1990, 25).

27 Nella prima metà del Quattrocento, dopo aver compiuto l’apprendistato da Don Pa-olo Godi da Pergola, Angelo aprì una sua fornace (Barovier 1990, 45).

28 Sul tema si veda Barovier Mentasti 2019; Zecchin 2020.

29 Per approfondimenti sul tema si vedano: Barovier&Toso 2011; 2019a; Barovier Mentsi 1997; Barovier Mentasti 2019; Lorenzetti 1930; Marchier 1964; Zecchin 2020;

Zecchin 1989.

30 Per ulteriori informazioni si veda Zecchin 1989, 2: 207-11.

31 Vincenzo Maria Coronelli (1650-1718), Padre dei Minori Coventuali, fu cartografo, geografo e enciclopedista della Repubblica di Venezia (Armao 1951).

Angelo Baroviero, doppo havere esercitata l’arte vetraria, perven-ne in questo mestiere a tanta eccellentia che si rese grato a mol-ti Principi. (Coronelli 1696, 39)

A tal proposito, nel 1453, dopo aver soggiornato a più riprese presso corti di principi italiani e stranieri, Angelo assunse la carica di Can-celliere del Patriarca di Venezia (Barovier 1990, 38). Angelo ebbe sei figli,32 anch’essi dediti all’arte della lavorazione del vetro. Fra essi, Marino assunse la direzione della bottega del padre, nel 1459, rile-vandone poi la proprietà alla sua morte, nel 1460. Marino fu dedito alla lavorazione del vetro artistico, ma anche degli smalti da mosai-co, dei vetri colorati e delle vetrate dipinte. Come il padre, Marino fu ricordato dal Filarete e fu gastaldo dell’arte nel 1462, 1468 e 1482, cavaliere del podestà, milite e giudice. Egli morì nel 1485 circa, la-sciando la bottega ai fratelli Giovanni e Maria (o Marietta). Il primo fu gastaldo dell’arte nel 1481 e nel 1506, e fece parte del consiglio che confermò lo statuto della comunità di Murano nel 1502 (Cicogna 1853). La seconda, Maria, cui il padre Angelo aveva affidato le tecni-che, le ricette e i segreti legati alla colorazione del vetro,33 si occupò della produzione dei vetri dipinti a smalto.34 A Maria sono attribuite molte delle coppe e tazze di circostanza in vetro colorato dipinte a smalti policromi realizzate dalla fornace (Crouzet-Pavan 2001). Ma-ria, il cui talento tecnico-artistico era riconosciuto dai contempora-nei, lavorò e diresse con i fratelli la bottega di famiglia (Lorenzetti 1930; Marchier 1964; Zecchin35 1989; Zecchin36 2020).

Fra i discendenti dei figli di Angelo, vanno ricordati come maestri vetrai anche Pietro, figlio di Giovanni, e Angelo il Giovane (o Anzo-letto), figlio di Alvise Ludovico, che fu gastaldo dell’arte nel 1508 e camerlengo e tesoriere al tempo del Doge Leonardo Loredan.37 La

32 Francesco, Giovanni, Alvise Ludovico, Niccolò, Maria e Marino (Barovier 1990, 60).

33 Per ulteriori informazioni si veda Zecchin 2020. Il tema viene trattato anche da Barovier 1990, 67).

34 Un documento del 1497 riporta la concessione speciale rilasciata dal doge Agosti-no Barbarigo per poter tener accesa, a suo uso esclusivo, una piccola fornace (una «muf-fola»), funzionale alla ricottura dei vetri decorati a smalto (Levi 1895).

35 Luigi Zecchin dedicò diversi saggi allo studio della famiglia Barovier. A tale pro-posito, riprodusse diversi alberi genealogici dei membri della faglia Barovier in perio-di specifici. I suoi numerosi stuperio-di sul vetro sono stati raccolti in tre volumi. In Vetro e Vetrai di Murano. Studi sulla storia del vetro, vol. 2, alle pagine 197-228 si trovano va-ri articoli dedicati alla famiglia Barovier.

36 Paolo Zecchin (2020) nel suo recente articolo riprende alcuni studi di Luigi Zec-chin, riportando e illustrando gli alberi genealogici da Jacobello (1285-1339) a Erco-le Barovier (1889-1974).

37 Ad Angelo, (o Angeletto) figlio di Alvise Ludovico, Angelo Barovier (1990) dedi-ca, come per l’illustre nonno Angelo (1405 ca.-1460), un intero capitolo del suo libro.

discendenza Barovier continua e, alla fine del 1500, tre fratelli del-la famiglia Barovier, figli di Pietro, erano proprietari di fornace con tre stemmi diversi: l’insegna originaria dell’Angelo, in capo ad Ange-lo (o AnzoAnge-lo); l’insegna della Campana, di proprietà di Zuanne detto

«Campana», che appare in un elenco del 1674 come «maestro perfe-to de cristali» (Mariacher 1964), e, infine, l’insegna con la Stella, di proprietà di Marco Antonio.38

Nemmeno durante il XVIII secolo,39 periodo di maggior decadi-mento dell’arte vetraria muranese, l’attività della famiglia Barovier s’interruppe (Lorenzetti 1930). Il momento storico sfavorevole cul-minò con lo scioglimento delle corporazioni delle arti e dei mestieri, a seguito della caduta della Serenissima Repubblica, e il passaggio di Venezia all’Austria, che comportò la perdita d’importanti compe-tenze produttive (Barovier Mentasti 1986; Panciera 1998). In quel periodo i membri della famiglia Barovier si dedicano «quasi esclusi-vamente alla produzione eletta del soffiato e dei vetri d’arte, prose-guono il loro lavoro, un poco in disparte, subendo anch’essi, come gli altri vetrai, il momento storico sfavorevole» (Barovier&Toso 2011, 6).

Fra i figli di Pietro, Zuan Domenego (1535 ca.-1610 ca.) fu colui che portò avanti la dinastia tramite il figlio Pietro Anastasio (nato nel 1588), il nipote Zuan Domenego (nato nel 1612) e il bisnipote Lo-renzo (1630-1690 ca.) (Barovier 1990, 104-6). Tuttavia, il Seicento e il Settecento sembrano essere secoli avari di informazioni sulla fa-miglia Barovier. Come spiega Angelo Barovier (1990, 109), la scarsità di informazioni è probabilmente legata alla crisi generale che il set-tore visse in quel periodo. La discendenza dei Barovier, però, non si perde, e fra i discendenti di Lorenzo, si ricordano: il figlio Giuseppe, il nipote Angelo, il bisnipote Giuseppe Agostino (1727-1790), ricorda-to come membro della Scuola dei vetrai, e il bis-bisnipote Gerolamo (1766-inizio 1800), che fu eletto fra i Decani dell’Arte Muranese.40 La crisi dell’industria artistica muranese non si placò nei primi decenni dell’Ottocento, con la conseguente perdita di tecniche e la chiusura di molte vetrerie muranesi (Barovier 1990, 110). Dovremo quindi aspet-tare la seconda metà dell’Ottocento perché coraggiosi ‘pionieri’ si fa-cessero promotori dell’arte muranese e del recupero delle tecniche smarrite influenzando così anche le vicende della famiglia Barovier.

38 Come ci spiegano Angelo Barovier (1990, 98) e Barovier&Toso (2011, 5) le tre in-segne di bottega, raggruppate in uno stemma, contraddistinguono tutt’ora l’attività artigianale della famiglia.

39 La concorrenza dei mercati internazionale in ambito vetrario fu fra le cause che determinarono un periodo di crisi per il settore muranese (Barovier Mentasti 1986).

40 Barovier 1990, 109. A proposito di Gerolamo, come spiega Angelo Barovier (109), il fatto che fosse stato eletto fra i Decani dell’Arte è segno che Gerolamo aveva raggiun-to considerevoli traguardi in ambiraggiun-to di arte vetraria.

2.2.2 Antonio Salviati (1866-1878): valorizzare la tradizione