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Famiglia, patrimonio e relazioni social

Nel documento Artigiani a Genova nei secoli XII-XIII (pagine 144-178)

L’indagine storica finalizzata allo studio delle strutture familiari e degli assetti patrimoniali si è concentrata prevalentemente sulle famiglie dei ceti eminenti, con l’intento di rilevarne le dinamiche e le strategie orientate al mantenimento del potere1. In parte motivati dalla mancanza di fonti, gli stori-

ci si sono raramente interessati ai gruppi sociali che non hanno accesso al po- tere: gli studi sulla famiglia artigiana nei secoli qui in oggetto si sono dunque ritagliati uno spazio marginale nella storiografia2. In un ambito di ricerca che

è rimasto tutto sommato povero, hanno avuto grande impatto sulle indagini successive che hanno trattato lo stesso tema proprio gli studi che affrontano l’ambito genovese pubblicati verso la fine degli anni Settanta del secolo scor- so3. Nel parlare della famiglia artigiana a Genova si deve dunque necessaria-

mente proporre una costante dialettica con la storiografia esistente, al fine di arricchire di sfumature i caratteri salienti della vita familiare artigiana così come sono stati definiti in tali studi.

1 A questo proposito rimangono tuttora fondamentali gli studi portati avanti a fine anni Settan- ta del secolo scorso e riuniti nel numero monografico della rivista «Quaderni storici» dedicato a Famiglia e comunità. Di eguale importanza restano i saggi raccolti in Famiglia e parentela

nell’Italia medievale. Più recenti e di taglio prosopografico gli studi in Le médiéviste et la mono- graphie familiale; per il contesto italiano si rimanda a Cammarosano, Strutture documentarie e strutture familiari, nello stesso volume.

2 Hughes, Sviluppo urbano e struttura familiare; Hughes, Kinsmen and neighbors; Hughes,

Ideali domestici e comportamento sociale; Hughes, Famiglia e successione ereditaria. Alcune

elaborazioni di Hughes sono state riproposte nel capitolo che tratta le strutture delle famiglie artigiane a Vercelli in Degrandi, Artigiani nel Vercellese, pp. 81-96.

3 A parte gli appena citati studi di Diane Owen Hughes, il rimando è a Epstein, Wills and we-

alth. Epstein ha studiato la prassi successoria della famiglia tramite la disamina di un ampio

Il tema della famiglia è stato anche, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, terreno di incontro fra il filone di ricerca storico e quello antropologi- co4. Gli studi elaborati nel campo dell’antropologia storica, in modo particolare

quelli portati avanti dai social historians dalla scuola di Cambridge a partire dagli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, hanno fornito modelli sulla base dei quali è stata successivamente elaborata molta riflessione storiografica5.

Famiglia e non solo: troppo a lungo le famiglie artigiane sono state viste come un nucleo isolato, in cui le azioni che dominano la vita e l’economia della famiglia ruotano prevalentemente attorno al vincolo fra marito e moglie, con una certa esclusione degli altri componenti. In realtà queste unità familiari non sono spazi isolati, ma sono influenzate da un complesso intreccio di re- lazioni frutto delle interazioni interne e esterne della famiglia, siano esse di carattere solidale oppure conflittuale.

1. La famiglia artigiana: formazione del nucleo familiare e lavoro

Gli studi condotti da Diane Owen Hughes6, che costituiscono il nostro

punto di partenza, sono stati basati su un campione piuttosto limitato di do- cumenti e diretti a mostrare due settori della società in contrapposizione: la componente aristocratica e la componente artigiana (a cui occorre riconosce- re che è riservato decisamente minor spazio). In questo modo negli scritti di Hughes si polarizzano due schemi analitici in cui sono incanalati due modelli familiari opposti: quello aristocratico, caratterizzato da un modello familiare di tipo patrilineare e allargato, e quello artigiano in cui invece dominano i vincoli coniugali, mentre vengono esclusi gli elementi collaterali7.

Alla luce della campionatura documentaria assai più ampia a disposizione per il presente studio, si intende verificare se i modelli proposti da Hughes trovano effettivo riscontro oppure se sono da sfumare. Al fine di tale indagine saranno utili gli strumenti dotali, i testamenti e gli arbitrati.

4 La bibliografia che riguarda lo studio della famiglia è amplissima. Rimane tutt’ora validissima l’introduzione di Peter Laslett a Household and family in past time (1972), sia per le definizioni del lessico sia per la sintesi dei caratteri salienti della ricerca che gravita attorno al tema della famiglia. Per una rassegna storiografica che giunge fino all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso si veda Manoukian, Introduzione. Per una sintesi che abbraccia un più ampio arco cro- nologico, Mitterauer, Sieder, The European family, e Goody, The development of the family and

marriage in Europe. Per quanto riguarda l’Italia il rimando è a Levi, Family and kin.

5 I lavori degli esponenti di questa scuola si sono concentrati sulla definizione e l’evoluzione delle strutture familiari, in special modo per quanto riguarda il passaggio da modelli familia- ri complessi verso una famiglia di tipo nucleare basata sul legame fra i coniugi. Le principali tappe della ricerca e le influenze che tali lavori hanno avuto sulle successive indagini storiche sono sintetizzate da Howell, The marriage exchange, pp. 11-13. Nel contesto della produzione della scuola di Cambridge, si segnalano i lavori di Peter Laslett e Jack Goody citati nella nota precedente.

6 Hughes, Sviluppo urbano e struttura familiare; Hughes, Kinsmen and neighbors; Hughes,

Ideali domestici e comportamento sociale.

Tabella 5.1. Il valore delle doti artigiane nei secoli XII-XIII valore della dote numero di documenti terra di valore non specificato 2

sotto le 10 lire 6 10-15 lire 29 16-20 lire 25 21-25 lire 30 26-30 lire 7 31-35 lire 16 36-40 lire 15 41-45 lire 3 46-50 lire 17 51-55 lire - 56-60 lire 6 61-65 lire - 66-70 lire 7 71-75 lire - 76-80 lire 2 81-85 lire - 86-90 lire 2 91-95 lire 1 96-100 lire 5 sopra le 100 lire 6

La stipula della dote e della donatio propter nuptias rappresenta l’atto co- stitutivo della nuova famiglia, di cui la somma dotale è sia la base patrimonia- le, sia la parte di eredità che spetta di diritto alla donna in caso di vedovanza8.

Va detto che l’istituto della dote a Genova subisce verso la metà del secolo XII un radicale cambiamento. Una norma fissata nel 1143 toglie alle donne il diritto a ricevere un terzo dei beni del marito alla morte di questi (tercia), e trova nella dote portata dalla donna e nell’antefactum (controdote) o donatio

propter nuptias – una somma che nei documenti genovesi è il più delle volte

equivalente alla dote – la base a cui la moglie attinge una volta entrata nello stato di vedovanza9.

8 A proposito rimangono fondamentali Hughes, From bride price to dowry, e per un inquadra- mento dell’aspetto squisitamente giuridico, Bellomo, Ricerche sui rapporti patrimoniali, pp. 27 sgg. Per quanto riguarda Genova si rimanda a Braccia, «Uxor gaudet de morte mariti». 9 Per una discussione generale sulle prassi matrimoniali in Liguria nei secoli XI-XIV si rimanda a Polonio, «Consentirono l’un l’altro», e Braccia, «Uxor gaudet de morte mariti». Per i cambia-

Visto la fondamentale importanza della dote nella costituzione di una famiglia, lo strumento dotale è da ritenersi il documento che meglio si pre- sta per operare un carotaggio atto a verificare la stratificazione patrimoniale degli appartenenti alle categorie di mestiere poiché permette di tracciare un quadro economico delle unità domestiche appena costituite. Come si può ve- dere dalla tabella 5.1, a fronte di patrimoni così diversificati, parlare di una “somma media”10 che rappresenti la disponibilità economica artigiana11 ap-

pare assai riduttivo. Piuttosto occorre rilevare la presenza di diverse fasce costituite da somme dotali di entità molto diverse: una diversificazione che rispecchia sia il potenziale legato alle categorie di mestiere, sia la diversa en- tità delle ricchezze. In parallelo a quanto si è potuto riscontrare dalle somme investite dagli artigiani in altro genere di operazioni12, la consistenza della

dote non è così strettamente legata ai mestieri esercitati dal padre dei coniugi e dal futuro marito come ci si potrebbe aspettare: nel 1248 Rainaldo di Po- mario formaiarius riceve la somma di 110 lire come dote da Giovanni di Po- mario corrigiarius, padre di Giovanna, sua futura moglie13. Invece nel 1263,

Ugo Ganibono tinctor, un personaggio che pratica uno dei mestieri più umili, riceve la somma di 200 lire – che equivale alle doti che solitamente vengono stipulate per donne che provengono dal ceto dirigente – come dote di Simoni- na, sua futura sposa e figlia di Simone Frumento draperius, mentre può per- mettersi di costituire un antefactum di 100 lire14. All’altro estremo della scala

sociale, Amico pelliparius, che pratica un mestiere con discrete possibilità di guadagno, nel 1191 riceve solo 15 lire come dote della moglie Sibilla15. In effetti

i dati raccolti da questi documenti evidenziano la presenza di patrimoni con consistenze molto diversificate, che non necessariamente dipendono dalle po- tenzialità di accumulo di beni legate a determinate categorie lavorative, ma da casi individuali, illustrando come nell’ambito delle medesime categorie di mestiere ci possono essere livelli diversificati di accumulazione di beni.

La dote è anche un atto di redistribuzione di beni della famiglia. Il pas- saggio di beni alle figlie femmine assume particolare rilevanza quando i beni

menti nel sistema dotale anche Hughes, Ideali domestici e comportamento sociale, pp. 132-133, e Petti Balbi, «Donna et domina», pp. 161-162.

10 Parla di una «media aritmetica» che si aggira attorno alle 20-24 lire Hughes, Ideali dome-

stici e comportamento sociale, p. 132. Si rimanda anche alla voce nel Glossario in Appendice a

questo volume.

11 Se dobbiamo contrapporre le doti stipulate dai personaggi di maggior rilievo economico-po- litico a quelle stipulate da membri della compagine artigiana, si nota che almeno fino alla fine del secolo XII le somme dotali stipulate per le famiglie del ceto dirigente sono tendenzialmente più uniformi.

12 Nel capitolo 3, dedicato alle modalità di investimento, ho evidenziato quanto in realtà la qua- lità del mestiere esercitato costituisca solo un elemento relativamente marginale nell’accumulo di patrimoni.

13 ASG, Notai Antichi, notaio Bartolomeo Fornari, Cart. 26/II, c. 129r, 1248, giugno 24. 14 ASG, Notai Antichi, notaio Bartolomeo Fornari, Cart. 30/II, c. 131v, 1263, aprile 12. Per l’an-

tefactum si rimanda alla voce nel Glossario in Appendice a questo volume.

in questione sono proprietà fondiarie e immobili16, dal momento che sanci-

sce il passaggio di quella che è di fatto considerata come la risorsa primaria. L’azione acquista maggiormente rilevanza se il passaggio di proprietà viene fatto non già dalla sposa orfana di genitori – una sposa che stipula la dote può anche essere una vedova che ha acquisito i diritti sulla proprietà tramite successione del marito defunto – bensì dai suoi genitori, poiché stabilisce la trasmissione consapevole di beni fondiari al di fuori della famiglia di origine della sposa, cioè di beni che possono potenzialmente passare tramite succes- sione a un estraneo. Come si può evincere dalla tabella che illustra le somme dotali fissate per scritto, la documentazione conferma la tendenza di dotare le figlie con denaro liquido o al limite con masserizie per l’arredo della casa. Nei pochi casi attestati in cui si trasmettono terre o immobili in dote, si trat- ta – con l’eccezione di un unico documento17 – di proprietà che generalmente

hanno poco valore.

Nel seguire la costituzione dei nuovi nuclei familiari, non è stato possibile ricondurre la scelta del coniuge a particolari strategie, quale potrebbe essere la comune appartenenza del padre della sposa e del genero a una determinata categoria lavorativa. Il conteggio dei documenti dotali in cui suocero e genero portano la medesima designazione di mestiere ha prodotto scarsissimi risul- tati: solo tre atti su oltre 150 documenti18. Nonostante il comprovato flusso di

immigrati dal districtus, la provenienza pare giocare un ruolo assai margina- le nella scelta del coniuge: sposalizi con persone della medesima provenienza si registrano solo in un’occasione19.

L’unica vera strategia rilevabile dalle fonti è la tendenza a concordare una somma dotale che sia equivalente alla somma stabilita per l’antefactum: è evi- dente dunque che nella ricerca del coniuge – ed è indifferente che la scelta 16 Goody, Inheritance, property and women, p. 10.

17 A Salvo spaterius di Val Trebbia viene concesso da Rollando barberius di Primolo come dote di sua figlia Sibellina, 100 lire, 60 delle quali sono computate in metà casa con terreno pro in-

diviso con il suocero ubicata nel quartiere di Castelletto, dando al genero la facoltà di fare ciò

che desidera con la proprietà, anche di venderla: ASG, Notai Antichi, notaio Matteo di Predono, Cart. 31/I, c. 219v, 1256, giugno 3.

18 Nell’incertezza sono stati presi in considerazione solo quegli atti in cui vengono menzionati i genitori, eliminando dunque dal conteggio tutti gli strumenti in cui la dote viene devoluta per- sonalmente dalla sposa senza che vi sia menzione di parentele. I tre atti in questione descrivono queste situazioni: Ugo di Ventimiglia lanerius che abita in Rivotorbido, figlio del fu Guglielmo di Ventimiglia, riceve la dote di Albertina da suo cognato Confortato lanerius (ASG, Notai Antichi, notaio Salmone, Cart. 15, c. 150 rv, 1239, luglio 9); Ansaldo corrigiarius figlio del fu Mazardo di Velazzo di Sestri, riceve la dote di Valencina dal suocero Cantorio corrigiarius (ASG, Notai

Antichi, notaio Bartolomeo Fornari, Cart. 30/II, c. 93v, 1263, marzo 15); Bertolino di Mazasco

di Sestri calegarius riceve la dote di Catalina da suo padre Rolando di Veleura calegarius (ASG,

Notai Antichi, notaio Leonardo Negrino, Cart. 80, c. 141v, 1281, agosto 11). In un altro caso, il

genero pratica un mestiere affine a quello del suocero: Tealdo tinctor figlio del fu Giovanni di Carepe riceve la dote dal suocero Giovanni di Nizza lanerius (ASG, Notai Antichi, notaio Matteo di Predono, Cart. 129, c. 53rv, 1261, maggio 23).

19 Rainaldo di Pomario formaiarius riceve dal suocero Giovanni corrigiarius di Pomario la dote di Sibellina: ASG, Notai Antichi, notaio Bartolomeo Fornari, Cart. 26/II, c. 129r, 1248, giugno 24.

sia operata dagli sposi o dai genitori – l’attenzione è posta sulla disponibilità economica, che deve essere paritaria. L’importanza attribuita alla disponi- bilità di finanze, piuttosto che a fattori legati allo status, emerge dalle poche menzioni di matrimoni contratti con membri di famiglie che coprono cariche di governo. In questi casi, il matrimonio non sempre migliora la posizione sociale degli artigiani.

Nella società genovese di età comunale, non tutte le famiglie che raggiun- gono il consolato riescono ad attuare strategie efficaci per mantenere il loro status20 e la perdita di potere di alcune famiglie si riflette nelle scelte matri-

moniali: è il caso di Rubaldo Elia – membro di una famiglia che occupa cari- che consolari21 verso la fine del secolo XII, ma la cui visibilità a livello politico

si esaurisce passata questa breve stagione – che a metà secolo XIII riceve parte della dote, stimata in 70 lire, dal suocero Recordato faber22. In questo

caso, in considerazione anche della somma dotale che risulta alquanto bassa23

per un matrimonio contratto da un personaggio di un certo calibro sociale, non si palesa la ricerca di un’alleanza che permetta l’avanzamento di status dell’artigiano, bensì la condizione ormai di decadimento della famiglia, che costringe questo personaggio a cercare un matrimonio con la figlia di un ar- tigiano. Non mancano tuttavia riferimenti a unioni fra artigiani e membri del ceto dirigente che mostrano una seppur limitata possibilità di ascesa sociale. A fine secolo XII, un tale Guglielmo batifolium risulta essere il genero di Giovanni Boleto24, e quest’ultimo è molto probabilmente lo stesso personag-

gio che nel 1185 è attestato quale console dei placiti25: certamente quello dei

battiloro è un mestiere che in teoria permette buoni margini di guadagno. All’altezza cronologica in cui opera Guglielmo batifolium le cariche di governo non sono state ancora aperte anche al ceto artigiano. Nonostante ciò, che Gu- glielmo sia riuscito a intessere dei legami con personaggi eminenti è attestato anche da un certo numero di contratti che lo vede protagonista insieme con personaggi che provengono da altre famiglie che ricoprono un ruolo chiave

20 Filangieri, Famiglie e gruppi dirigenti a Genova, pp. 74-78. Si evidenzia la presenza di car- riere fallimentari o di un disinteresse politico che risulta nella poca longevità istituzionale di alcune delle famiglie aristocratiche in età consolare.

21 Gli Elia sono una delle prime famiglie a affermarsi a livello politico: ben tredici membri di questa famiglia occupano la carica di console dei placiti tra il 1134 e il 1200: Olivieri, Serie dei

consoli del comune di Genova, p. 467.

22 ASG, Notai Antichi, notaio Ianuino di Predono, Cart. 34, c. 53v, 1252, aprile 11.

23 Le somme dotali pattuite da membri delle famiglie eminenti si aggirano solitamente attorno alle 200 lire.

24 Giovanni di Guiberto, vol. 1, doc. 832, 1203, settembre 23, pp. 388-389. 25 Olivieri, Serie dei consoli del comune di Genova, p. 463.

nella politica cittadina: i Mallone26, i della Volta27 e i de Flessio28. Il nodo da

sciogliere in questo caso è legato all’incertezza riguardo al cognome di Gu- glielmo: le azioni di questo personaggio, infatti, fanno pensare a una già av- venuta cognominalizzazione della designazione di mestiere che lo qualifica e fanno dubitare del fatto che al momento della stipula degli atti che lo vedono protagonista eserciti effettivamente il mestiere di battiloro. Guglielmo risulta sicuramente attivo nel commercio poiché, oltre a figurare come socio attivo in contratto con il suocero Giovanni, compie alcune operazioni di cambio di valuta. In questo senso, dunque, l’unione con famiglie prestigiose attraverso il matrimonio rappresenta un naturale punto di arrivo di un’ascesa sociale a cui si perviene attraverso altre strategie.

Per quanto riguarda i secoli centrali del medioevo Hughes pone al centro della propria interpretazione il modello familiare nucleare per la famiglia ar- tigiana29. L’espressione “famiglia nucleare” incorpora tuttavia due accezioni

diverse. Da una parte, l’espressione ha connotati squisitamente demografici, poiché indica l’unità familiare rappresentata dai coniugi con i loro figli, ap- prendisti e servitori, che convivono nella stessa residenza. Dall’altra, il ter- mine ha un’accezione puramente economica, poiché denota la famiglia come unità economica indipendente, gestita dai coniugi, vale a dire i proprietari dei beni su cui la famiglia fa perno30. Dal punto di vista prettamente demografico

la tesi postulata da Hughes31 pare confermata dal momento che – nonostante

il campione decisamente più ampio di documenti a disposizione per la presen- te ricerca – sono pressoché nulli i riferimenti chiari e diretti a aggregazioni domestiche costituite da famiglie allargate. Si dispone infatti solamente di un riferimento esplicito a un’unità domestica che riunisce più di una gene- razione: si tratta di un accordo, datato 1190, fatto successivamente alla sti- pula di una dote in cui un tale Vediano botarius de Carro si accorda con il suocero Girardo ferrarius di Pavaredo relativamente al fatto che, una volta

26 In almeno due occasioni Guglielmo batifolium contrae un prestito marittimo con Ansaldo Mallono del fu Ugo: Giovanni di Guiberto, vol. 2, doc. 1712, 1206, marzo 21, pp. 296-297; doc. 1793, 1206, marzo 30, pp. 337-338.

27 I coniugi Guglielmo batifolium e Anna contraggono un mutuo con Bonifacio del fu Giacomo della Volta, per 50 lire. Nella somma sono incluse le 22 lire che Giovanni Boleto deve dare a Bo- nifacio «pro Wilielmo batifolio de denariis de Cabella»: Giovanni di Guiberto, vol. 1, doc. 858, 1203, settembre 23, pp. 399-400.

28 Guglielmo batifolium cede dei diritti che ha su Verde vedova di Ugo Scoto e su Ogerio Scoto a Raimondo de Flessio: ASG, Notai Antichi, notaio Oberto scriba de Mercato, Cart. 4, c. 88v, 1201, giugno 7.

29 Hughes, Ideali domestici e comportamento sociale, pp. 134-135. 30 Howell, The marriage exchange, pp. 11-12.

31 Hughes, Ideali domestici e comportamento sociale, p. 158. In realtà l’evoluzione in Europa verso la famiglia di tipo nucleare è da tempo accettata in antropologia. L’evoluzione della strut- tura della famiglia occupa grande rilievo negli studi di Goody, The development of the family

and marriage. Più recentemente è stato ascritto alla famiglia di tipo nucleare, ormai dominante

in Occidente, un ruolo fondamentale nello sviluppo delle corporazioni: Greif, Family structure,

institutions, and growth, pp. 308-312, argomentando che, laddove si afferma il modello fami-

contratto il matrimonio con sua figlia Alvisa, i neosposi avrebbero vissuto con Girardo e sua moglie Albia. Benché si tratti di un singolo documento, le

Nel documento Artigiani a Genova nei secoli XII-XIII (pagine 144-178)