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Archivi digitali per la catalogazione

7.1 Fase di archiviazione e gestione dei dati: il caso Masada Project

Il Progetto Masada è un progetto molto vasto che si pre- figge l’obiettivo di documentare, attraverso il rilievo, l’intera area archeologica. L’elaborazione dei dati rac- colti permette al gruppo di ricerca di redigere modelli ed elaborati metricamente affidabili che costituiranno la base per futuri approfondimenti e considerazioni anche in merito di gestione in ambito archeologico ed archi- tettonico.

Una delle operazioni preliminari per un intervento su di un sito così vasto, è costituito dalla costruzione di un “contenitore” idoneo alla raccolta, all’elaborazione e all’archiviazione dei vari dati. Infatti, l’approccio me- todologico di rilievo dell’architettura e in particolare dei resti archeologici attraverso sistemi di rilevamento digitale e l’utilizzo di tecnologie infografiche per la rap- presentazione ha permesso da una parte di valorizzare il cospicuo patrimonio iconografico e documentario che viene prodotto dal team di ricerca, dall’altra fa sorgere problematiche inerenti la gestione della vasta documen- tazione di rilievo che ogni campagna produce. L’archi- vio digitale costituisce quindi il necessario contenitore informatico per la conservazione e gestione del dato, soprattutto in funzione dello scambio e della reperibilità di questo, in primis dai ricercatori coinvolti nel progetto e successivamente dalla comunità scientifica più estesa, con l’accesso libero al data base.

La libera fruizione (open data) dei files sorgente, ovvero la libera fruizione dei dati non elaborati del rilievo ese- guito durante la campagna di rilevamento, costituisce un aspetto fondamentale nell’organizzazione e realizza- zione dell’archivio. Infatti, eseguire un rilievo di un sito archeologico vuol dire essenzialmente documentare in maniera analitica ogni evidenza individuata e tradurla in documenti scritti, grafici e fotografici1.

Questo processo archeografico permette sia di realizza- re il processo archeologico, interpretativo, da parte di

coloro che hanno direttamente eseguito l’indagine, sia di riutilizzare la documentazione raccolta nel corso del- le indagini sul campo per formulare ulteriori ipotesi e ricostruzioni storiche da parte di altri studiosi2.

Se, infatti, non si possono fare buoni ragionamenti cri- tici, senza una buona descrizione oggettiva dei dati di partenza, non si può fare archeologia senza archeogra- fia3. Quindi, la creazione di un archivio digitale on-line,

che consente di preservare i dati e metterli a disposizio- ne, implica una progettazione accurata che tenga conto di serie di standard, relativi alle procedure informatiche da adottare per salvaguardare la progettazione, imple- mentazione e conservazione dell’archivio stesso. Infatti condividere i dati, sia a livello locale che a livello più esteso, significa standardizzare il processo di documen- tazione.

Un altro aspetto importante da considerare nella proget- tazione dell’archivio è che l’evoluzione della tecnologia negli ultimi anni ha permesso non solo la creazione di archivi digitali più o meno complessi, ma soprattutto la costruzione di banche dati tridimensionali di tipo dina- mico.

Questo ha implicato l’aggiunta di un nuovo layer in- formativo e la conseguente progettazione dell’archivio digitale capace di tenere conto dei dati 3D sia per la ge- ometria e morfologia dell’oggetto rilevato (utile per la tutela e la conservazione), ma anche come veri e propri contenitori di informazioni utili per la gestione del sito (informazione volta al restauro ed a scopi scientifici) o per la fruizione del pubblico in ambito museale attraver- so la realtà virtuale.

Nel caso del Progetto Masada, la collaborazione tra di- verse Università e ricercatori di diversa nazionalità, ha reso necessario la costruzione di un archivio il più pos- sibile coerente e rigoroso ma allo stesso tempo funzio- nale alle diverse discipline coinvolte.

Per la raccolta e conservazione dei dati, il gruppo di ri- cerca si è orientato verso la scelta di costruire un Archi- vio Masada, non solo rivolto alla conservazione degli elaborati finali ma anche alla raccolta e conservazioni dei dati “sorgente”, costituiti da: progetto di rilievo, eidotipi, caratteristiche degli strumenti, appunti di ri- lievo, dati metrici originali (le singole scansioni laser scanner), campagne fotografiche dei singoli ricercato- ri (nei formati originali di acquisizione) e documenti dattiloscritti e iconografici (scansionati, fotografati e/o trascritti in lingua originale e con relativa traduzione).

Nello specifico il rilievo archeologico di Masada, attra- verso l’utilizzo della tecnologia laser-scanner e l’utilizzo della fotografia per il rilievo fotogrammetrico integrato alle tradizionali tecniche del rilievo diretto ha portato all’accumulo di un’enorme quantità di informazioni. Questo ricco corpus documentario se gestito in modo cri- tico ed efficiente, si rivela incredibilmente vantaggioso, al contrario se privo di un’organizzazione utile e funzio- nale dei dati può provocare disordine e caos, con la tra- gica conseguenza di vanificare il lavoro di rilevamento.

Nell’immagine, modello tridimensionale di una porzione della terrazza più bassa del Palazzo di Erode. Da sinistra una visualizzazione delle mesh in wireframe, senza texture e con l’applicazione della texture.

Quindi è evidente che utilizzare un unico sistema di archiviazione e gestione delle informazioni raccolte è l’unico modo per garantire un controllo generale e di dettaglio sulle attività svolte e sulla qualità del loro ri-

sultato. Il progetto dell’archivio digitale infatti ha tra i suoi principali scopi quello di organizzare il sistema delle informazioni che entrano da attività diverse.

Nell’immagine, tre viste planimetriche della nuvola di punti di Masada. In alto i due database separati delle campagne di rilievo del 2013 e del 2014. In basso il database finale con la registrazione delle due campagne.