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Le fasi del ciclo economico

La teoria della crisi di Minsky basata sull'instabilità finanziaria, venne ripresa da numerosi economisti. Uno di questi è Jan A. Kregel. Nel 2008 ha ripreso la teoria e ha sottolineato due aspetti che posso essere visti come elementi

118 http://www.unibg.it/dati/corsi/52054/18591-Minsky.pdf

119 http://www.consulenzafinanziaria.net/Prodotti/titoli/cicli/principi%20del%20mercato.htm Degasperi G., “La dinamica delle crisi finanziarie: i modelli di Minsky e Kindleberger”, Agosto 1999, Collana Alea, Teach Reports Nr. 5. http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00000300/01/Degasperi99a.pdf

84 addizionali: il primo è che la deregolamentazione ha portato i sistemi finanziari ad essere molto fragili e ad aumentare i derivati creditizi; il secondo è il ruolo passivo che ha avuto la bilancia dei pagamenti e la tensione che si è venuta a creare tra il mercato monetario, valutario e finanziario.

Un altro economista che riprese tale teoria è Charles Kindleberger (1910- 2003). Kindleberger modifica il modello di Minsky per sintetizzare il ciclo economico normale in una crisi finanziaria. Kindleberger prende in considerazione diversi momenti dette "fasi". Tutto ha inizio dalla displacement o spostamento:

"Displacement brings opportunities for profit in some new existing lines, and closes out others.[…] If the new opportunities dominate those that lose,

investment and production pick up. A boom is under way”120.

Questa fase di spostamento porta ad uno shock esogeno di natura reale o finanziaria che può portare a nuove opportunità di profitto, aspettative e prospettive in uno o più settori dell’economia tanto da creare una bolla speculativa. L'aspetto principale è che l'alterazione di tali prospettive e aspettative provocano lo spostamento. La conseguenza sarà una forte crescita in alcuni settori e il declino in altri, ma in particolare spingerà le imprese e gli individui ad investire i loro risparmi e i crediti disponibili nelle fonti più redditizie. Se tale fenomeno assumesse dimensioni notevoli, avremo un aumento vertiginoso degli investimenti e della produzione portando il sistema verso un nuovo boom.

La seconda fase è l'euforia. Durante questa fase emergono i primi segnali di valutazioni distorte delle prospettive di crescita e di profitto: questo meccanismo porta ad un "surriscaldamento" della struttura finanziaria. Dall'altra parte può portare ad una pura speculazione sugli aumenti di prezzo,

85 ad una sopravvalutazione delle prospettive di profitto a causa dell’atteggiamento euforico del sistema.

La terza fase è financial distress, cioè disagio finanziario. A questo punto i vari investitori capiscono che bisogna uscire dal mercato per non essere protagonisti di una corsa alla liquidità. Vi sono numerosi campanelli d'allarme: la caduta del prezzo di un particolare bene di speculazione o il fallimento di un' impresa o di una banca. Kindleberger afferma che in questa fase bisogna individuare le cause di tale disagio che possono essere: deficit della bilancia dei pagamenti, fallimenti, diminuzione dei prezzi e molto altro.

L'ultima fase è revulsion. Si assiste, in questo fase, alla fuga degli investitori dal mercato fino al raggiungimento del "punto di rivolgimento" (revulsion): le quotazioni scendono velocemente ed aumenta in maniera esponenziale il numero di defaults. Gli operatori procedono alla liquidazione degli assets reali e finanziari ancora presenti in portafoglio, generando una ulteriore flessione dei prezzi e del valore delle garanzie. Le società con posizioni finanziariamente fragili cominceranno a fallire, rendendo in questo modo i debiti, verso le banche e le altre imprese, ingestibile. La conseguenza saranno ulteriori fallimenti e quindi il crollo del sistema finanziario.

Riportiamo le fasi fondamentali del ciclo economico prese dall'opera più importante e famosa di Kindleberger: Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crisisdel 1978:

86 Figura 3.2: Le fasi del ciclo economico

Questo modello (Figura 3.2) costituisce un importante prospettiva della crisi finanziarie. Comunque è difficile che un tale evento possa restare all'interno di una nazione, perché le varie fasi si diffondono tra le diverse economie nazionali attraversi due particolari vie. La prima via è il contagio psicologico tra i vari operatori che li porta ad adottare un comportamento che è influenzato dalle fasi vissute contemporaneamente su altri mercati finanziari. La seconda via sono le trasmissioni commerciali tra i diversi Paesi.

Questo modello può essere analizzato in parallelo alla teoria di Charles Dow121.

La sua teoria si basa sullo studio dell'andamento nelle quotazione dei titoli in modo tale da prevedere le diverse fasi del ciclo economico. Secondo Dow vi sono simultaneamente tre tipi di movimento nel mercato finanziario:

 Major Trend o movimento primario; è la tendenza principale, per la quale un mercato si definisce toro (bullish o rialzista) oppure orso (bearish o ribassista). Dura da uno a più anni.

121 Charles Dow fu fondatore del quotidiano The Wall Street Journal e insieme a Edward Jones creò degli omonimi indici generali del mercato azionario nordamericano: il Dow Jones Industrial Average e ilDow Jones RailAverage.

87  Intermediate Trend o movimento secondario; questa tendenza è opposta alla precedente e ha una durata che va da le tre settimane ad alcuni mesi.

 Minor Trend o movimenti terziari; sono rialzi o ribassi di mercato che durano solo per un periodo limitato di tempo, al massimo tre settimane. Non vanno a influenzare i movimenti primari o secondari e dal momento che si ripetono praticamente in maniera casuale sono difficili da prevedere.

Per quanto riguarda le fasi di mercato, la teoria di Dow ne individua sei e sono: accumulazione, convinzione, speculazione, distruzione, panico e frustrazione. Queste sei fasi di mercato caratterizzano quindi due movimenti primari, il primo al rialzo e il secondo al ribasso e quindi vanno a costituire un ciclo di mercato completo

3.3 La situazione inziale: Mutui subprime e mercato immobiliare

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