• Non ci sono risultati.

Il bene va fatto bene Le attività di OVCI e dell'Associação “A nossa famìlia” 254 OVCI – la Nostra Famiglia è una ONG nata il 4 maggio 1982 grazie all'impegno d

CAPITOLO V – LA PRESENZA ITALIANA IN AMAZZONIA

5.5 Il bene va fatto bene Le attività di OVCI e dell'Associação “A nossa famìlia” 254 OVCI – la Nostra Famiglia è una ONG nata il 4 maggio 1982 grazie all'impegno d

alcune persone che ruotavano all'ordine secolare delle Piccole Apostole della Carità e dell'Associazione la Nostra Famiglia, ad esso collegata. Scopo dell'organismo è “realizzare iniziative che, secondo lo spirito evangelico, sviluppino la promozione umana, sociale, tecnica e sanitaria, favorendo la formazione e l'autonomia dei cittadini dei paesi in via di sviluppo, con particolare orientamento ad interventi a favore di persone disabili”255 e “di sostenere un discorso attivo di sensibilizzazione sociale,

sollecitando l'opinione pubblica ad una presa di coscienza e di responsabilità di fronte ai problemi dell'uomo ed in particolare dei popoli in via di sviluppo”256.

Questa ONG ha progetti in diverse parti del mondo (Cina, Ecuador, Marocco, Sudan, Sud Sudan, Brasile e Palestina). Le prime attività dell'ente sono state a Juba, nell'odierno Sud Sudan.

L'arrivo di OVCI in Brasile avvenne su richiesta del già citato missionario italiano Pirovano e di Marcello Candia. Obiettivo primo dell'organizzazione doveva essere quello di collaborare con le realtà create dall'industriale milanese, in particolare gestendo la Casa de hospidalidade, allora in fase di avvio.

La presenza nell'Amapá ha però portato i primi volontari di OVCI arrivati in Brasile a rendersi conto di come l'handicap fisico e psichico fosse solo la punta dell'iceberg di un ben più diffuso disagio sociale e infantile (abbandono, droghe, prostituzione...). Da ciò è nato il bisogno di trovare una risposta più ampia ad alcuni dei numerosi problemi presenti nell'area di Santana.

In collaborazione con la Diocesi di Macapá, OVCI ha dunque deciso di aprire un Centro di salute a Santana, nel quartiere Fonte Nova, all'interno del quale garantire servizi di

253 Le informazioni sui progetti della Fondazione Marcello Candia sono disponibili online sul sito della Fondazione, alla pagina http://www.fondazionecandia.org.

254 Questo paragrafo è stato realizzato a partire da documenti inediti scritti dall'ONG in possesso dell'autore.

255 OVCI, Art. 2 dello statuto, disponibile online all'indirizzo http://www.ovci.org/images/documenti/2012_statuto.pdf (pagina visitata l'ultima volta in data 07/06/16).

neuropsichiatria infantile, pediatria e psicopedagogia.

Il primo obiettivo dell'organizzazione, a partire dalla prima metà degli anni Novanta, fu di tipo esplorativo, consistente nell'analizzare, attraverso un lavoro di ricerca coordinato da un'équipe e in collaborazione con alcune realtà locali, l'entità dei bisogni primari della realtà in cui si sarebbe andati ad operare, andando allo stesso tempo a capire la tipologia di ente più adatta a dare le risposte necessarie e definendo allo stesso tempo una modalità di approccio esportabile anche ad altri quartieri.

Le attività del centro, intitolato al sacerdote lombardo don Luigi Monza, iniziarono nel 1996. La struttura offriva in particolare prestazioni infermieristiche e attività di immunizzazione per la prima infanzia, esami per le mamme nel periodo pre-natale, esami di elettroencefalografia, visite pediatriche e psichiatriche. Nel corso degli anni la richiesta di assistenza è andata crescendo, trasformando il centro OVCI in un vero e proprio punto di riferimento per il quartiere, in particolare per le mamme e, più in generale, per le famiglie in maggior difficoltà.

Un servizio particolarmente richiesto (e per questo particolarmente prezioso) era – ed è tutt'oggi – quello della farmacia, in particolar modo per quel che riguarda le cure per le malattie sessualmente trasmissibili.

Parallelamente a queste attività, si andarono sviluppando una serie di iniziative collaterali di stampo più marcatamente sociale, che sono quelle che ancora oggi rendono particolarmente importante la presenza di OVCI all'interno del quartiere.

La crescente presenza di donne affette da malattie sessualmente trasmissibili andava di pari passo con l'assistenza a donne – e frequentemente anche a giovani ragazze poco più che adolescenti – che si trovavano a vivere l'esperienza di una maternità imprevista e, soprattutto, indesiderata. In questo contesto viene concepito il progetto “Promuovendo la Vita”, condotto in collaborazione con un assistente sociale. Le future mamme che partecipano alle attività settimanali di “Promuovendo la Vita” vengono invitate a realizzare un corredino utilizzando scampoli e stoffe offerte dall'ONG per il nascituro. In questo modo le gestanti hanno modo di soffermarsi a riflettere su quanto stanno vivendo, imparando ad attendere il momento del parto e preparandosi ad accogliere con affetto il proprio figlio. Allo stesso tempo, le donne – e in particolare le adolescenti – sono invitate a partecipare ad una serie di incontri di supporto individuale a carattere pluridisciplinare con personale qualificato.

Grazie alle attività e all'assistenza di OVCI sia alle donne incinta che ai loro figli nei primi mesi dopo il parto, le statistiche interne fatte dall'ONG dimostrano che fin dalla fine degli anni Novanta si è verificata una riduzione significativa delle patologie neonatali dovute a carenza (vermi intestinali, asma e problemi dell'apparato respiratorio e diarrea).

Tra gli altri progetti ancora oggi attivi si segnalano quello chiamato Crescere con salute che consiste nel controllo del peso e delle visite pediatriche secondo il protocollo dettato dal Ministero della Salute del Brasile per lo sviluppo dei bambini. In questo progetto sono seguiti di preferenza i bambini residenti nel quartiere Fonte Nova nella fascia di età compresa tra gli 0 e i 5 anni.

L'assistenza neuro psichiatrica comporta invece la presa in carico di bambini e ragazzi con problemi neuropsichiatrici nella fascia di età tra gli 0 e i 17 anni, in questo caso non solo provenienti dal municipio di Santana, ma anche da altri municipi e città dell'Amapá e del vicino Pará.

Tra le iniziative di stampo più sociale, inoltre, si segnala la settimanale distribuzione gratuita di generi di prima necessità (dal cibo ai vestiti al carbone) per famiglie in particolare e comprovato stato di necessità economica, le quali sono però anche seguite in un percorso di autonomia perché la “borsa settimanale” non si trasformi in uno strumento di dipendenza sia economica che psicologica.

CONCLUSIONI

Nel corso di queste pagine si è cercato di tratteggiare diversi aspetti della realtà dell'Amapá contemporaneo, facendo sempre riferimento alla sua storia. Si parla sempre più di economia mondiale, di globalizzazione, di guerra totale, ma nel momento in cui si mettono in luce le difficoltà sociali ed economiche che colpiscono ancora oggi molte persone in diverse parti del mondo, allora tornano i muri e le barriere, e con essi le macerie di un'umanità che continua ad anteporre l'economia e i rapporti di forza al vero benessere collettivo. Allora forse è proprio qui il motivo per cui l'Amapá mi è rimasto nel cuore, per quello che questo piccolo stato a cavallo dell'equatore è in grado di mostrarci in tutta la sia crudeltà: un diverso paradigma economico e un rinnovato stile di vita non solo sono possibili, ma sono assolutamente necessari. Continuare a pensare che un costante ed infinito sviluppo (inteso come progressivo incremento di capitali e di risorse) è impossibile in un ambiente – quello terrestre – le cui risorse non sono infinite. L'Amapá, come è stato visto in queste pagine, ci dimostra anche come l'idea di un'unica cultura globale crei danni più gravi di quelli che pretenderebbe di risolvere. Pasolini negli anni Settanta aveva messo in guarda la società italiana dal “genocidio culturale” a cui andava incontro, disprezzando e distruggendo quella cultura contadina a lui tanto cara257. Per ritrovarla, il poeta di Casarsa era stato costretto ad andare a visitare258 quello

che allora veniva considerato “terzo mondo”259 e che oggi è sempre di più un'appendice

dell'Occidente caratterizzata da una crescente forbice di diseguaglianza economica, sociale e culturale.

L'Amazzonia è stata definita il polmone verde della Terra, ma è sempre più minacciata da uno sfruttamento selvaggio che non ha cura di preservare l'ambiente per consegnarlo alle prossime generazioni, aprendo così scenari sempre più preoccupanti260. Anche

l'Amapá, nonostante il suo naturale isolamento, non è rimasto immune a questo scempio e in nome del progresso economico si disbosca, si scacciano le popolazioni indigene, si costringe la popolazione a trasferirsi in città, dove le condizioni di vita sono più precarie ed è più difficile ovviare alla miseria .

257 Cfr. P.P. Pasolini, Lettere luterane, Milano, Garzanti, 1977 e P.P. Pasolini, Scritti corsari, Milano, Garzanti, 1977.

258 Cfr. P.P. Pasolini, L'odore dell'India, Milano, Garzanti, 1962.

259 A. Sauvy, Trois mondes, une planète, in «L'Observateur», 14 agosto 1952.

260 J. Pasotti, Allarme foreste: i polmoni verdi della Terra mai malati quanto ora, in «La Repubblica», 20 marzo 2015.

Non ho la presunzione di essere riuscito ad inserire in queste poche pagine tutto quello che c'era da dire, anzi, molto ci sarebbe ancora da scrivere. La mia speranza è quella di essere riuscito almeno a fornire alcune suggestioni riguardo a un luogo che mi è entrato nel cuore e che è sconosciuto ai più. Il futuro dell'Amapá e di tutta l'Amazzonia deve essere ancora scritto. Si tratta di decidere quale futuro scegliere e tale decisione non può che essere presa dalle popolazioni che in prima persona questi abitano questi luoghi. La speranza è che si riesca ad intraprendere innanzitutto un cammino di recupero delle culture tradizionali, non per una nostalgia da museo o per sterile passione etnologica, ma perché queste possano essere la base da cui partire per ridisegnare il futuro. Trovare un nuovo equilibrio tra uomo e natura, tra economia e politica, tra progresso e sostenibilità… sono sfide difficili che l'Amapá e gli altri Stati della regione amazzonica sono chiamati ad affrontare. Contro di loro, si schiereranno i profeti dello sviluppo, le multinazionali e tutti quelli che vedono nella terra uno strumento di guadagno. Credo di non essere eccessivamente retorico nell'affermare che dal risultato dello scontro di questi due paradigmi dipende il futuro non solo di questa parte di mondo, ma della Terra intera. Il sorriso dei bambini di Amapá, ancora ben impresso nella mia mente, mi fa però ben sperare rispetto alla possibilità che, nonostante tutto, un futuro migliore possa ancora essere costruito. D'altronde, come diceva un grande sudamericano, “Siamo realisti, esigiamo l'impossibile”261.

261 Aforisma di Ernesto “Che” Guevara. Cfr. M. Rizzo, Storia segreta di Che Guevara. L'uomo al di là

APPENDICE