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Feeling European: l’identità europea e il ruolo dei media

di Simona Tirocch

5.2. Feeling European: l’identità europea e il ruolo dei media

Come afferma Michael Bruter (2003a), la domanda su cosa definisca l’Europa come una comunità politica culturale e sociale omogenea, è stata oggetto di una grande atten- zione nel campo della scienza politica, mentre Giancarlo Rovati (2006), osserva come il concetto di identità applicato ai campi sociale, antropologico e politico sia piuttosto controverso.

Non c’è dubbio che l’identità sia uno dei temi fondamentali della riflessione sociologica contemporanea, specialmente a fronte della dissoluzione delle certezze del nostro tempo e all’indebolimento delle istituzioni sociali (Melucci, 2000; Bauman, 1999; 2002) e che oggi appaia “come una risorsa simbolica da conservare e da alimen- tare” (Rovati, 2006, p. 399). In questa fase storica l’identità appare sempre più come una costruzione dialogica e fluida, continuamente ridefinita, negoziata e aperta, in con- trapposizione al modello funzionalista e rigido che la vedeva come un habitus, o come qualcosa di statico e immodificabile.

72 Ricordiamo anche il fenomeno, relativamente recente, dei NEET (Not in Education, Employment or Trai-

ning), giovani tra i 15 e i 29 anni che non hanno un impiego, che non sono impegnati in un percorso di

Come segnalano ancora Battistelli e Bellucci, “difficile è sottoporre a verifica il con- cetto di identità europea, cioè affrontare un oggetto virtuale o, nella migliore delle ipotesi, solo parzialmente reale” (Battistelli, Bellucci, 2002, p. 79), anche perché ci troviamo di fronte a un’identità culturale collettiva73, che ha caratteristiche specifiche

rispetto a quella individuale e che implica il raggiungimento, da parte di attori indivi- duali o di gruppi sociali, di un certo grado di coerenza, coesione e continuità, che deve essere sostenuta nel corso del tempo, attraverso una memoria collettiva, la condivisione di tradizioni e il senso di un comune passato e patrimonio culturale. Dovrebbe essere mantenuta anche attraverso lo spazio, mediante una complessa mappatura di territori e frontiere, principi di esclusione e inclusione che definiscono un “noi” contro un “loro” (Morley, Robins, 1995).

E l’identità, come osserva Manuel Castells, teorico della network society, acquisisce ancora più importanza in una fase storica caratterizzata dal predominio dei flussi di informazione globale in cui la gente si definisce non tanto in base a ciò che fa, ma in relazione a ciò che è o crede di essere:

yet identity is becoming the main, and sometimes the only, source of meaning in an historical period characterized by widespread destructuring of organizations, delegitimation of institutions, fading away of major social movements, and ephemeral cultural expressions. People increasingly organize their meaning not around what they do but on the basis of what they are, or believe they are. Me- anwhile, on the other hand, global networks of instrumental exchanges selectively switch on and off individuals, groups, regions, and even countries, according to their relevance in fulfilling the goals processed in the network, in a relentless flow of strategic decisions. There follows a fundamental split between abstract, universal instrumentalism, and historically rooted, particularistic identities. Our societies are increasingly structured around a bipolar opposition between the Net and the self

(Castells, 2010, p. 3).

L’ultima indagine istituzionale Eurobarometro74, pubblicata nell’agosto 2013,

restituisce alcune linee di tendenza riguardanti la percezione, da parte di un campione di cittadini, dell’identità europea, con uno sguardo anche al senso di cittadinanza e ad altre tematiche connesse.

Per quanto riguarda l’identità europea, tre sono i punti essenziali che emergono dalle risposte degli intervistati:

- l’euro è l’elemento ritenuto maggiormente costitutivo dell’identità europea, con differenze

rilevabili tra l’area euro e non euro. La moneta unica supera per importanza valori come la libertà, la storia e la cultura;

istruzione o formazione, né in altre attività quali tirocini o lavori domestici.

73 Per una esaustiva trattazione del concetto di identità collettiva, si veda: Sciolla, 1994.

74 L’indagine Eurobarometro è stata introdotta nel 1973. Ogni ricerca consiste approssimativamente di 1000

interviste faccia a faccia per ogni Stato membro (con le seguenti eccezioni: Germania 1500, Lussemburgo 600, Regno Unito 1300, di cui 300 nell’Irlanda del Nord). L’indagine viene condotta tra le 2 e le 5 volte all’anno, con rapporti pubblicati due volte l’anno. Il periodo considerato, in questo caso, è quello compreso tra il 7 e il 23 giugno 2013. Il sondaggio è stato condotto in modalità faccia a faccia intervistando 27.624 cittadini dei 28 paesi dell’UE.

- la maggioranza degli europei si sente “sia nazionale sia europeo”, nel senso che avverte

come importante l’appartenenza sia alla propria nazione sia al più ampio contesto eu- ropeo;

- il senso di cittadinanza europea sembra essere rafforzato da temi legati alla vita quotidiana

quali: un sistema europeo di protezione sociale armonizzato, la libertà di stabilirsi in qualsiasi paese dell’UE fino al pensionamento, etc.

Il rapporto registra un leggero aumento del senso di attaccamento dei cittadini europei all’UE; inoltre una larga maggioranza degli intervistati ritiene che far parte dell’Unione Europea sia un bene.

Per gli europei, i due risultati più positivi della costruzione europea sono la libera circolazione (56%) e la pace tra gli Stati membri (53%), mentre l’euro si attesta soltan- to al terzo posto (24%). Alla domanda “cosa rappresenta l’UE per voi, personalmente”, gli item che registrano un maggior numero di risposte sono: la libertà di viaggiare (42%) e l’euro (33%).

Molti studiosi hanno osservato, tuttavia, che strumenti di misurazione delle opi- nioni come quelli utilizzati da Eurobarometro sono inadeguati per misurare l’identità europea, soprattutto per problemi di validità determinati anche dalla problematicità nella formulazione delle domande. Per esempio si è notato che misurare il senso di identità europea in relazione all’identità nazionale (ti senti soltanto italiano, europeo

e italiano o soltanto europeo?) non tiene conto del fatto la percezione individuale

dell’identità europea e di quella relativa al proprio paese di appartenenza risultano positivamente correlate in letteratura75, piuttosto che contrapposte. Inoltre lo stesso

“sentirsi europei” può essere interpretato con un alto grado di ambiguità, nella misura in cui ciascun individuo potrebbe immaginare di appartenere a comunità diverse e potrebbe percepire tale sentimento di inclusione con differenti livelli di intensità (Bruter, 2003a).

Proprio per queste ragioni, occorre non limitarsi alla considerazione di queste in- dagini (che pure sono utili per fornire alcune indicazioni di massima), ma cercare altre chiavi di lettura e concettualizzazioni dell’identità europea:

a conceptual framework designed to understand European identity must clearly integrate it into a system of multiple political identities. Citizens will not necessarily be expected to feel European or French (or Spanish or Catalan), but they will be able to cumulate, at different levels of intensity, a variety of political, social and personal components of their identity. One could feel British and English and European and Black, or none of those” (Bruter, 2003b, p. 1154).

Nella sua definizione dell’identità europea Bruter (2003a; 2003b) distingue una componente civile e una culturale. Quest’ultima è rappresentata, secondo lo studioso, dal senso di appartenenza di un cittadino a un particolare gruppo e può essere definita attraverso un patrimonio culturale europeo condiviso, somiglianze sociali, etiche,

75 Si veda anche, sullo sviluppo dell’identità europea degli italiani: Battistelli, Bellucci, 2002.

religiose o anche mediante l’appartenenza etnica. La componente civica, invece, ha a che fare con l’identificazione dei cittadini con una struttura politica, lo Stato, che può essere sintetizzato come un set di istituzioni, diritti e regole che presiedono alla vita politica di una comunità. In questo senso l’integrazione europea è percepita soprattutto come un progetto politico.

È evidente che i due aspetti sono profondamente interconnessi e che, come tali, non possono essere considerati separatamente l’uno dall’altro.

Bruter distingue, inoltre, una prospettiva top-down di definizione dell’identità euro- pea, da un approccio bottom up. Studiare l’identità europea da una visuale “oggettiva” e aggregante, significa provare a comprendere cosa unifica l’Europa e gli europei in termini di patrimonio culturale e di valori comuni. Al contrario, la prospettiva indi- viduale prova a rispondere alla domanda: “chi si ‘percepisce’ europeo?”, privilegiando un punto di vista soggettivo e forse per questo maggiormente rispondente a esigenze di ricerca su questi temi.

Un altro aspetto che meriterebbe di essere approfondito è il rapporto tra l’idea di una cultura comune, che è alla base del progetto europeo, e i mezzi di comunicazione. Specialmente con l’avvento, negli anni ’90, di quelle che erano state definite le “nuo- ve” tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’Unione Europea ha preso coscienza delle potenzialità di questi mezzi soprattutto nel definire un senso di appar- tenenza, poiché l’Europa ha identificato l’audiovisivo e le altre industrie della comuni- cazione come strumenti chiave per la costruzione di una comune identità culturale eu- ropea (pensiamo a imperi mediali come quelli di Silvio Berlusconi o Rupert Murdoch). Certamente, come hanno osservato Morley e Robins (1995), c’era già in quel periodo storico una forte discrepanza tra il concetto di Europa “ideale” e iper-semplificato e l’emergere delle istanze locali. La cultura “globale” identificabile nel mainstreaming e nell’imperialismo culturale dell’Occidente, è andata progressivamente modificando i suoi tratti, facendo emergere aspetti legati alla valorizzazione di altre realtà precedente- mente tenute ai margini della scena sociale e mediale.

Non c’è dubbio che la relazione tra sistema della comunicazione, cultura e identità sia molto complessa. Tradizionalmente questa relazione è stata concepita nei termini dell’impatto che le nuove tecnologie della comunicazione hanno avuto sulla cultura e sulle identità culturali. Tuttavia, secondo questo approccio fortemente deterministico, legato a una visione trasmissiva della comunicazione, le tecnologie sarebbero in grado di plasmare culture e identità concepite come passive, quasi fossero delle “black box”, in un rapporto lineare di causa-effetto. Ma, come abbiamo osservato, l’identità cultura- le non è una categoria aproblematica e residuale, bensì una realtà complessa e negoziale.

Con l’obiettivo di tenere in debito conto la molteplicità degli intrecci scientifici rilevabili nella definizione e percezione dell’identità europea, prendiamo in esame i risultati di una complessa ricerca qualitativa di carattere sperimentale condotta da Bru- ter (2003a; 2003b), principalmente basata su alcuni focus group condotti nel Regno Unito, in Francia e nei Paesi Bassi, per un totale di oltre novanta partecipanti76.

76 Il disegno della ricerca ha previsto l’organizzazione di nove focus group, ciascuno composto da 8 a 11 parte-

La ricerca-esperimento prevedeva, oltre all’organizzazione dei focus, la sommini- strazione di un questionario sull’identità europea e l’esposizione a un set di articoli di giornale contenenti notizie sull’integrazione europea, sia in una prospettiva positiva, sia da un punto di vista negativo. Nel progetto era previsto anche che agli intervistati fosse- ro mostrate fotografie con simboli dell’integrazione europea o fotografie dai contenuti “neutri”. Lo studio aveva, tra le altre cose, l’obiettivo di comprendere come le identità politiche in generale, e più in particolare l’identità europea, fossero condizionate da messaggi top-down, sia che essi fossero lo sviluppo di simboli istituzionali77 di un siste-

ma politico, sia che fossero notizie diffuse dai mass media per informare i cittadini sul sistema politico in questione.

I risultati della ricerca di Bruter sono numerosi e piuttosto interessanti. In primo luogo occorre notare che la maggioranza degli intervistati tende a identificarsi con l’Europa nei termini dell’appartenenza ad essa come cittadini, il che significa che attri- buiscono molta importanza a simboli come la bandiera europea, il passaporto europeo o altri simboli significativi. Inoltre tutti gli intervistati tendono a identificarsi con l’Eu- ropa dal punto di vista culturale, il che sembra dimostrare che entrambe le componenti dell’identità europea sono percepite come ugualmente importanti.

Tra i risultati più interessanti dell’indagine vi è l’effetto che l’esposizione a “buone” o “cattive” notizie può avere sull’integrazione europea, rispetto all’identità individuale. La ricerca dimostra, infatti, che la presentazione continua di “good news” sull’Europa (soprattutto in merito ai suoi successi e alle sue conquiste) è in grado di modificare la percezione dei cittadini nei confronti del processo di unificazione europea e conse- guentemente di condizionare la loro disposizione a “riconoscersi” europei. Allo stesso modo, molto forte è anche il ruolo dei simboli europei, che tuttavia sembrano agire soprattutto sulla componente culturale dell’identità.

In conclusione, l’indagine sperimentale ha dimostrato come la comunicazione po- litica abbia un forte impatto sulle identità politiche dei cittadini e che i media (usando le news) così come le istituzioni (attraverso campagne simboliche) hanno il potere di incoraggiare o impedire la formazione di nuove identità politiche, quale appunto l’identità europea (Bruter, 2003b).

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