• Non ci sono risultati.

5. Casistica

5.2 I fenomeni di sinkhole in Italia

In Italia i fenomeni di sprofondamento catastrofico sono molto diffusi anche se, per quanto fin qui esposto, non tutti i casi censiti possono essere identificati

come sinkhole in senso stretto. Una grande parte degli sprofondamenti avvenuti nel nostro territorio è legata all’attività umana. Appartengono a questa categoria i cedimenti superficiali dovuti al crollo di cavità sotterranee scavate dall’uomo per usi diversi (coltivazioni minerarie, serbatoi, cunicoli, depositi etc.). Un esempio significativo di questo genere di eventi è rappresentato dalla cavità imbutiforme apertasi nel 2003 nell’area mineraria di Acquaresi (figura 18), nella Sardegna sud- occidentale, e dovuta a ripetuti crolli sotterranei, a loro volta causati dai vuoti di coltivazione del giacimento “Marx” (Marini et al., 2004).

Figura 18 Il cerchio giallo indica la

cavità imbutiforme apertasi nell’area mineraria di Acquaresi.

Uno studio sui fenomeni di sprofondamento condotto dal Dipartimento della Protezione Civile (Corazza, 2004) ha evidenziato come ben il 75% dei casi segnalati sia dovuto a cause antropiche. È questo il caso di molti crolli avvenuti in questi anni a Roma e Napoli. In queste città, come in altre in Italia, data la notevole presenza di reti caveali scavate dall'uomo (la cui esistenza è stata spesso dimenticata a causa di una urbanizzazione disordinata) e data l'elevata concentrazione di elementi vulnerabili, il livello del rischio è molto elevato (Lanzini, 1995).

- crolli provocati da cavità carsiche, che non mostrano concentrazioni significative ma si distribuiscono su tutto il territorio nazionale;

- crolli provocati da grotte laviche, che sono presenti solo alle pendici dell’Etna, in provincia di Catania;

- crolli provocati da grotte esposte lungo falesie marine, che sono concentrati nelle province di Bari e di Foggia e sono solo sporadicamente presenti in quelle di Catania, Palermo e Sassari;

- fenomeni di dissoluzione con creazione di vuoti, in particolare nelle formazioni evaporitiche o contenenti gessi, che sono particolarmente diffusi in Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Puglia;

- fenomeni che determinano la formazioni di voragini, con diametri e profondità variabili, nelle pianure alluvionali e costiere e nelle conche intermontane per effetto della dissoluzione di un substrato costituito da rocce carbonatiche o solubili, ricoperto da depositi continentali a granulometria variabile.

La Tabella 1 riassume i risultati del censimento dei fenomeni di sprofondamento in Italia condotto dal Dipartimento della Protezione Civile.

Instabilità/crolli di cavità antropiche 771

dissoluzione di rocce solubili superficiali 51

piping nei terreni di copertura del substrato roccioso 44

Altro 42

crolli di cavità nel substrato roccioso con risentimento in superficie nei terreni di copertura 26

Instabilità/crolli di grotte carsiche 25

cause non conosciute 18

Instabilità/crolli di grotte in falesia 11

dissoluzione di intercalazioni solubili nei terreni di copertura del substrato roccioso 11

Instabilità/crolli di grotte laviche 10

Tabella 1 - Censimento dei fenomeni di sprofondamento in Italia (da Corazza, 2004). Se si considerano solo i fenomeni di sinkhole in senso stretto, da un attento studio bibliografico emerge come essi interessino prevalentemente le regioni Lazio, Toscana e il confine Lazio-Campania e, in misura minore, alcune aree interne

dell’Appennino. Nel Lazio i fenomeni di sprofondamento naturale sono ben noti e studiati da alcuni decenni. Essi si manifestano in alcune aree di piana alluvionale in cui il substrato carbonatico appartenente al dominio laziale-abruzzese e/o umbro- marchigiano è ribassato da faglie di importanza regionale che favoriscono una circolazione di fluidi mineralizzati, talora termali e/o contenenti gas disciolti di una certa aggressività relativamente al processo di dissoluzione carsica. Numerosi sinkhole sono stati riconosciuti e studiati in diverse aree della regione (vedi figura 18).

Figura 19 - Aree con sinkhole accertati

nella Regione Lazio (da Colombi and Nolasco, 2004).

Per fornire un metro di misura della rilevanza del fenomeno, di seguito si riportano le zone indiziate più significative distinte per provincia.

Provincia Comuni Zona interessata

Latina Cisterna di Latina, Norma, Latina, Sermoneta, Sezze,

Priverno, Pontinia e Sonnino

fascia della Piana Pontina ai piedi dei Monti Lepini

Roma Tivoli, Guidonia, Arcinazzo Romano Pianura delle Acque Albule nei comuni di Tivoli e Guidonia,

località Altipiani di Arcinazzo

Frosinone Trevi, Piglio Località Altipiani di Arcinazzo

Rieti Castel Sant’Angelo e Cittaducale Piana S. Vittorino

Tabella 2 - Zone indiziate per la presenza di sinkhole nelle province del Lazio

L’area della Piana di San Vittorino, vicino Rieti, è probabilmente l’area del Lazio con la maggiore presenza di sinkhole, e anche quella che presenta i rischi maggiori per le attività antropiche concentrate. In questa zona sono presenti una strada a grande traffico (la SS 4 Salaria), una ferrovia (la Terni-Aquila), un fiume in alveo pensile (il Velino), delle importanti sorgenti (Peschiera), centri abitati, piccole industrie e un metanodotto.

In Toscana il fenomeno dei sinkhole si è recentemente imposto all’attenzione per due importanti fenomeni di sprofondamento: uno avvenuto nel 1995 nel centro abitato di Camaiore, con 30 metri di diametro e 11 di profondità, e l’altro avvenuto nel 1999 in località Bottegone, con 153 metri di diametro medio e 17 di profondità. Sebbene la frequenza e il numero delle voragini siano sensibilmente minori rispetto al Lazio, gli effetti sono stati sicuramente più devastanti. La voragine di Camaiore (Lucca) distrusse completamente una palazzina di tre piani e danneggiò irrimediabilmente altri edifici che crollarono nei giorni successivi. Fortunatamente i fenomeni di subsidenza precedenti il collasso consentirono all’Amministrazione Comunale di dichiarare lo stato di allerta e di predisporre un piano di evacuazione. Nella regione sono inoltre riconducibili a fenomeni di sinkhole anche il lago di San Antonio o lago Chiaro nel comune di Poggibonsi (Siena), il lago dell’Accessa nel comune di Massa Marittima (Grossetto) e il lago di San Floriano nel comune di Capalbio (Grossetto).

Altri casi sono presenti in Liguria e in Sicilia. In quest’ultima il contesto geologico al contorno appare differente dalle altre regioni, le litologie interessate sono prevalentemente coperture permeabili al tetto di successioni evaporitiche. La fascia periadriatica non sembra invece interessata da sinkhole, se si escludono alcuni eventi segnalati in Puglia. Anche la Sardegna è soggetta ai fenomeni di sinkhole; come verrà dettagliatamente descritto nel terzo capitolo del presente

lavoro, negli ultimi 10 anni diversi casi di rapida subsidenza sono stati osservati nella parte occidentale della provincia di Cagliari.

Figura 20 - Ubicazione delle aree soggette a sprofondamenti

naturali segnalati come sinkhole (fonte APAT).

La situazione geologico-strutturale, geomorfologica ed idrogeologica nelle aree interessate dai fenomeni di sinkhole in Italia presenta caratteristiche ricorrenti; in particolare i fenomeni più peculiari si manifestano in piane alluvionali di origine tettonica comprese tra dorsali carbonatiche, con potenti spessori di depositi continentali, con abbondante circolazione idrica connessa a imponenti acquiferi all’interno delle dorsali e sovrapposizione di falde di diversa natura (confinate e/o libere) con presenza di lineamenti tettonici di importanza regionale (strutture sismogenetiche attive) e risalita di fluidi termo-mineralizzati (Cambobasso et al., 2004, Nisio et al., 2004, Nisio and Salvati, 2004).

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) ha svolto negli ultimi anni un’intensa attività di studio e ricerca sui fenomeni di sinkhole avvenuti in Italia. Vengono di seguito mostrati i risultati di questo studio relativamente alle caratteristiche geometriche (diametro, profondità, altezza della copertura di sedimenti) dei sinkhole censiti, alle caratteristiche litologiche dei sedimenti e ai possibili eventi innescanti.

25% 21% 20% 14% 6% 10% 4% 1m < D < 10 m 11m < D < 30 m 31m < D < 50 m 51m < D < 100 m 101m < D < 150 m D > 150 m Non disponibile

Figura 21 - Distribuzione dei diametri dei sinkhole avvenuti in Italia (fonte APAT).

14% 14% 9% 1% 4% 58% 1 m < p < 5 m 6 m < p < 10 m 11 m < p < 15 m 16 m < p < 20 m p> 20 m Non disponibile

9% 4% 24% 46% 17% sedimenti vulcanici alluvioni fini alluvioni miste

alluvioni miste e travertini sedimenti marini

Figura 23 - Tipologia dei sedimenti di copertura dei sinkhole avvenuti in Italia (fonte APAT).

16% 7% 52% 25% h < 50 m 50 m < h < 100 m h > 100 m Non disponibile

16% 1% 1% 82% Eventi sismici Cause antropiche Alternanza periodi secchi e piovosi

Cause sconosciute

Figura 25 - Cause innescanti la formazione dei sinkhole avvenuti in Italia (fonte APAT).

Le misure effettuate in campagna ed i dati raccolti dalla letteratura nell’ambito di questo studio condotto dall’APAT, hanno messo in evidenza come il diametro delle cavità (da pochi metri a più di 200 m) e la profondità (da qualche metro a 50 m) varino in un ampio intervallo di valori. Si può notare, però, come i valori più frequenti siano relativi a piccole cavità con scarsa profondità, generalmente colmate d’acqua. Le litologie dei sedimenti di copertura, nella maggior parte dei casi, sono costituiti da depositi alluvionali con granulometrie varie, molto spesso con intercalazioni di lenti di travertino. La profondità del substrato carbonatico risulta frequentemente molto elevata (superiore ai 100 m).

Attraverso questo studio, inoltre, è stata individuata una serie di cause innescanti legate alla formazione dei sinkhole, quali sismi, eventi alluvionali e attività antropiche. Le verifiche effettuate hanno permesso di individuare per una buona percentuale dei casi analizzati (16%) una corrispondenza tra la data di formazione dello sprofondamento ed un evento sismico, anche di scarsa magnitudo, avvenuto qualche giorno prima. È importante notare, però, come nella grande

maggioranza dei casi studiati (82%) non sia stato possibile individuare alcuna causa innescante direttamente associabile al fenomeno di subsidenza.

Lo studio dei sinkhole

Documenti correlati