3. Le opere di Seneca
3.2. Il De ira: lo statuto delle passioni
3.2.1. Fenomenologia della passione
Iniziamo dunque col delineare una fenomenologia della passione:
“Voglio renderti edotto del come le passioni incominciano, si sviluppano e giungono all’esasperazione. Il primo movimento è involontario ed è come un preparativo o una minaccia della passione; il secondo è accompagnato da volontà controllabile ed è il pensare che è necessaria la vendetta, dacché sono stato offeso, o che costui deve essere punito151,
dacché ha offeso; il terzo movimento è ormai tracotante, non vuole la vendetta perché è necessaria, ma perché la vuole, ed ha già sopraffatto la ragione.”152
Se si vuole comprendere la dottrina delle passioni senecana è molto importante analizzare a fondo questo passaggio153; ma è importante ricordare che la divisione in tre stadi va intesa in modo fluido e dinamico-processuale, pur essendo una valida guida sia dal punto di vista epistemologico che terapeutico.
Innanzitutto, il primo movimento è qualcosa di puramente percettivo: chiaramente, su ciò che non dipende dalla nostra volontà, non abbiamo potere. Lo stesso dicasi per il terzo movimento, nel quale la ragione è già stata sopraffatta:
“Gli altri due stadi non permettono un intervento terapeutico in quanto non prevedono la presenza della ragione, o perché essa non è ancora intervenuta (primo stadio) o perché è già stata superata (terzo stadio). Proprio per questo motivo, continua la studiosa [Janine Fillion-Lahille], la prima fase non è considerabile una passione poiché non lo è ancora, l’ultima fase non è considerabile una passione poiché è al di là di essa.”154
Diventiamo responsabili, allora, nel secondo movimento, ossia quando pensiamo di dover vendicare un’offesa. Entrano in gioco, dunque, il giudizio e la voluntas:
“La passione non consiste dunque nella commozione che si prova nel percepire i fatti, ma nell’abbandonarsi ad essa e nell’assecondare quest’impulso fortuito.”155
151 Qui Maso fa giustamente notare che: “L'operazione, sebbene in modo implicito, è duplice: l'assenso
che viene dato alla rappresentazione di un'ingiuria e l'assenso all'idea di vendetta.” (Maso 2019, p. 222).
152 Sen., ira 2.4.1. Et ut scias quemadmodum incipiant adfectus aut crescant aut efferantur, est primus
motus non uoluntarius, quasi praeparatio adfectus et quaedam comminatio; alter cum uoluntate non contumaci, tamquam oporteat me uindicari cum laesus sim, aut oporteat hunc poenas dare cum scelus fecerit; tertius motus est iam inpotens, qui non si oportet ulcisci uult sed utique, qui rationem euicit.
153 Per un’analisi più completa di De ira 2.4 si rimanda a Maso 2019. 154
Maso 2019, p. 234, a proposito di Fillion-Lahille 1984.
155
Sen., ira 2.3.1. Ergo adfectus est non ad oblatas rerum species moueri, sed permittere se illis et hunc
Quest’attenzione rivolta alla volontà individuale è qualcosa di relativamente nuovo rispetto alla scuola di cui Seneca fa parte; leggiamo ora un passaggio di Elizabeth Asmis156:
“Scholars have drawn attention to Seneca’s focus on wanting (voluntas, velle). “What is wisdom?” he asks. The answer is: “always to want (velle) the same thing and not want (nolle) the same thing” (Ep. 20.5). What one needs to be good, he says, is to “want” (velle) it; and there are many other striking locutions of this kind. […] The result is a new view of our moral path as a continuum of wanting: we must turn our inborn wanting into a deliberate wanting by overcoming the wrong kind of wanting. By emphasizing the power of wanting (right or wrong), Seneca emphasizes the struggle that is needed to make moral progress.”157
L’autrice ritiene dunque – in accordo con Maso e con chi scrive – che il perno centrale del progresso morale in Seneca sia la volontà individuale: la fatica (struggle) per compiere tale percorso consisterà dunque nel correggere i nostri atti di volizione, esercitando innanzitutto il nostro giudizio.
In ira 2.1.4 si anticipa che il passaggio dalla percezione al giudizio è molto sottile:
“Qui158 il comprendere qualcosa (intellexit aliquid) e l'indignarsi (indignatus est)
corrispondono all'accogliere l'apparenza dell'ingiuria (speciem iniuriae accepit) di cui sopra, e comportano già un atteggiamento attivo dell'animo che non si limita alla semplice percezione dell'offesa, ma si forma l'idea per cui ritiene che ciò che gli è accaduto sia un'offesa.”159
Dunque, la volontà entra in gioco già nel momento in cui si può accogliere o meno l’idea che la percezione ricevuta corrisponda a qualcosa di negativo.
Ora, se si ha accettato che ciò che si è percepito sia qualcosa di negativo, la volontà è messa di nuovo alla prova nel momento in cui si può decidere se quel negativo subito necessiti di una vendetta:
156 “Secondo l'autrice [Asmis, 2015], Seneca delinea la dinamica passionale sottolineando in modo
innovativo rispetto alla scuola stoica l'elemento volitivo della passione. Esso si manifesterebbe nella presenza di un desiderio (“wish”) o volizione (“willing”) che il soggetto ha nei confronti della rappresentazione impulsiva da cui ha origine la passione” (Maso 2019, p. 225).
157
Asmis 2015, pp. 236-237.
158
Sen., ira 2.1.4.
“L'idea di vendetta per un'ingiuria ricevuta si configurerebbe attraverso il uoluit ulcisci (II, 3, 4), cioè attraverso una forma di desiderio, e questo sarebbe precedente all'atto di assenso. Asmis sdoppia a questo punto la uoluntas: parla di “preliminary willing” come di un impulso presente nello stadio della rappresentazione e precedente l'assenso, e quindi introduce un “fixed willing” che costituisce la passione in quanto impulso a cui si è dato l'assenso. La studiosa ammette che la scuola stoica non possiede un vocabolario tecnico che configurerebbe tale distinzione, ma nondimeno sottolinea come ogni passione sia caratterizzata da un desiderio in senso lato. A partire da una fase preliminare, il desiderio (“preliminary willing”) diventerebbe poi determinato (“fixed willing”), trasformandosi in passione.”160
L’ira dunque, che nel suo concretizzarsi altro non è che desiderio di vendetta (con le parole della Asmis, un “fixed willing”), è una scelta prima interpretativa e poi pratica:
“Il fatto che vi sia uno sdoppiamento del volere starebbe a indicare – e ciò risulta cruciale nel piano generale del discorso di Asmis – che vi è spazio per l'intervento critico, quindi per valutare i propri desideri impulsivi (“wishes”). Interessante, in questa prospettiva, è il fatto che la persona saggia venga descritta come immune da questi tipi di desideri o volizioni, quasi si trattasse di sollecitazioni esterne da cui invece i non-saggi si lasciano condizionare. Infatti «all nonwise people are besieged by inappropriate wishes at the stage at which they are still considering a course of action, before they have given assent». La studiosa richiama quindi l'importanza della responsabilità individuale non solo nel momento dell'assenso, ma soprattutto nella fase preliminare in cui si deve cercare di resistere a quei desideri incipienti che, se confermati, conducono alla passione, ovvero allo stadio della ragione in cui, come afferma lo stesso Seneca, non è più consentito fare nulla.”161
A prescindere da dove si collochi l’assenso162 e in quante parti si divida la volontà, ciò che agli occhi di chi scrive sembra fondamentale nell’etica senecana così come in quella stoica, è il richiamo alla responsabilità individuale, poiché l’assenso è da intendersi sempre come volontario.163 Il saggio non è un ”fortunato” dotato di insensibilità agli impulsi esterni, ma è un uomo lodevole per aver esercitato la giusta reazione ad essi.
160
Maso 2019, p. 225.
161 Maso 2019, p. 226.
162 Sulla questione di quanto l’assenso sia sempre consapevole o meno si veda Inwood 1985, pp. 81-83 e
Sorabji 2000, p. 42.
163 Su questo punto, l’opinione di chi scrive è pienamente concorde con quanto sostenuto da Maso 2019,
A questo punto, si delineano davanti a noi due vie per combattere le passioni: la prima consiste nell’evitare la formazione del movimento involontario – si tratterà dunque di indicare strategie di prevenzione –, mentre la seconda calcherà la mano sul nodo del giudizio, ossia sul secondo movimento.