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Capitolo 2: Fondamenti tecnici del tessuto e dell’arte tessile

2.1 Dalla fibra al tessuto, dal tessuto al capo d’abbigliamento

“Tessuto: [dal latino texere, da cui l’italiano tessere, il francese tisser e lo spagnolo tejer] prodotto finito che si ottiene dall’incrocio di fibre tessili eseguito mediante l’operazione della tessitura, lavorazione antichissima già nota - a seconda degli storici - da 4-5000 anni avanti Cristo; si ritiene sia nata dai primitivi intrecci. Il nome è generico e viene usato sia singolarmente che abbinato ad altre denominazioni di completamento. E’ la definizione tessile che si trova più frequentemente.” 132

L’antica arte della tessitura permette di creare quegli straordinari manufatti che sono i tessuti a partire da un semplice elemento che la natura offre e che l’uomo ha in seguito imparato a produrre da sé: le fibre. La fibra è la più piccola componente di un tessuto, ma è anche quella che conferisce al tessuto una serie di qualità e di performance imprescindibili: colore, peso, solidità, “mano”. Le fibre tessili sono 133

sostanze di aspetto filamentoso che si prestano a essere filate e tessute, in virtù della loro morfologia e delle loro caratteristiche meccaniche di resistenza, elasticità e flessibilità. Esse possono essere presenti in natura oppure essere prodotte 134

dall’uomo attraverso processi chimici di trasformazione o di sintesi. E’ dunque possibile classificarle, in base alla loro provenienza, in due distinte tipologie: fibre naturali e fibre chimiche. Le prime provengono dal mondo vegetale (cotone, lino, canapa) o animale (da bulbo pilifero, come la lana, o ottenute per secrezione, come la seta); le seconde sono invece realizzate dall’uomo (man made) attraverso processi chimici di trasformazione o di sintesi. In virtù di ciò, le fibre chimiche possono essere ulteriormente suddivise in due categorie: artificiali e sintetiche. Le fibre artificiali si ottengono da materie prime già presenti in natura sottoposte a semplici processi di trasformazione chimica, come la cellulosa del legno e dei linters di cotone (una fibra artificiale così ottenuta è il rayon); le fibre sintetiche sono invece ottenute mediante più

E. BIANCHI, Dizionario internazionale dei tessuti, Tessile di Como, 1999, p. 471.

132

Il termine tecnico, usato nel settore tessile, “mano”, indica l’insieme di sensazioni che esso provoca

133

quando esaminato, appunto, manualmente: comprimibilità, elasticità, peso, conducibilità termica, tatto o attrito superficiale. Si parla, più o meno propriamente, di mano “rigida”, “sciolta”, o più o meno “fine”. (Fonte: S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della creatività, cit., p. 50.

E. PEDEMONTE (a cura di), Fibre, tessuti e moda. Storia, produzione, degrado e conservazione, cit.,

134

complessi processi di sintesi chimica e traggono origine dai polimeri, ossia catene di sintesi di molecole chimiche (numerosissimi sono gli esempi di fibre sintetiche: poliacriliche, poliammidiche, poliestere; sono tuttavia meglio note con i loro rispettivi nomi commerciali: Nylon, Dacron, Terital, etc). Lo schema generale è dunque il 135

seguente: 136

Vengono normalmente annoverate tra le fibre tessili anche quelle sostanze a fibra corta che, pur non essendo adatte al processo di filatura, possono comunque essere lavorate, tramite adesione e compattazione, a formare uno strato di un certo spessore e di consistenza simile al tessuto, il feltro. 137

Storicamente i tessuti sono stati ottenuti dalla lavorazione di un numero relativamente limitato di fibre naturali: la lana, il cotone, la seta, il lino. L’introduzione delle fibre chimiche, a partire da quelle artificiali (la prima fibra artificiale, introdotta già nel 1889, fu l’acetato di cellulosa) e più recentemente, negli anni Trenta e Quaranta, 138

quelle sintetiche, ha totalmente rivoluzionato l’industria tessile, aprendo una miriade di possibilità fino ad allora inesplorate. Le fibre realizzate dall’uomo hanno infatti un fondamentale vantaggio rispetto a quelle naturali: possono essere programmate “su misura” in funzione delle applicazioni specifiche cui sono destinate. Pertanto, a seconda delle necessità, si possono ottenere fibre brillanti o opache, rigide o elastiche, morbide o ruvide, delicate o ultraresistenti, colorate o trasparenti; si possono inoltre

S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della creatività, cit., p.

135

50.

Fonte: E. MARTUSCELLI, Le fibre di polimeri naturali e loro ruolo nell’evoluzione della civiltà. Le fibre di

136

seta, Monografie Scientifiche, Serie Scienze Chimiche, CNR-Roma, 1999.

E. PEDEMONTE (a cura di), Fibre, tessuti e moda. Storia, produzione, degrado e conservazione, cit.,

137

p. 36.

S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della creatività, cit., p.

138

51.

Animali:

-

Da bulbo pilifero: lana, alpaca, mohair, cachemire

Naturali

Vegetali:

-

Da seme: cotone, kapok

-

Da stelo: lino, canapa, juta, ramiè

-

Da foglia: abaca, sisal

-

Da frutto: cocco FIBRE TESSILI

Chimiche

Artificiali: rayon

Sintetiche: poliestere, acriliche, poliammidiche

mescolare alle fibre naturali per migliorarne l’aspetto, la performance o ridurne il costo. 139

La fase successiva è quella della filatura delle fibre. Si tratta di una fase che prepara le diverse tipologie di materia prima alle lavorazioni successive, allo scopo di ottenere il cosiddetto filato. Il filato si definisce come il prodotto della filatura, costituito da un elemento sottile e allungato, di forma quasi cilindrica, con caratteristiche di elasticità, tenacità, flessibilità, risultante da più fibre tessili, omogenee o miste, tenute insieme mediante torsione. Per esempio, nel caso delle fibre naturali, la lana e il 140

cotone in balle o la seta greggia in matasse vengono preparate in semilavorati destinati alla filatura, da cui si ottengono rispettivamente nastri di cotone o di lana e fili di seta. Possiamo distinguere: filati semplici, a capo unico, prodotti dal filatoio mediante torsione delle fibre elementari; filati accoppiati, risultanti dall’accoppiamento di due o più filati semplici; filati ritorti semplici, filati accoppiati prodotti dal ritorcitoio, tenuti insieme da una seconda torsione di verso contrario a quella dei singoli capi; filati ritorti fantasia, prodotti da apposito ritorcitoio, con particolari effetti di nodi, ingrossamenti, arricciature; e ancora, filati cardati, costituiti da fibre lavorate attraverso un processo 141

che conferisce loro un aspetto caldo e ruvido, o filati pettinati, più lisci e morbidi. Sul mercato italiano, ad esempio, le filature localizzate nel distretto industriale di Biella sono specializzate nella produzione di filatura pettinata, mentre a Prato si concentrano soprattutto filature cardate. 142

Le fasi finora descritte rappresentano le fondamenta del tessuto: sono infatti le fasi antecedenti e preparatorie per la vera e propria produzione dei tessuti, ossia la fase della tessitura. E’ in questa fase che prende forma il manufatto che costituisce l’oggetto di questa analisi, il tessuto. Tradizionalmente il termine “tessere”, dal latino

texere, fa riferimento all’atto di ottenere una tela, intrecciando, a mano o a macchina, i

fili della trama con quelli dell’ordito; un’antichissima arte, come già ampiamente 143

sottolineato, nota da 4-5000 secoli avanti Cristo. Un primo criterio di differenziazione tra i prodotti della tessitura è di natura tecnologica ed individua la fondamentale distinzione tra tessuti ortogonali e tessuti a maglia. I tessuti ortogonali, detti anche semplicemente tessuti, si ottengono dall’intreccio su un telaio di ordito (insieme dei fili disposti in senso longitudinale) e trama (insieme dei fili disposti in senso trasversale). Il tessuto ortogonale, una volta tagliato in pezze e cucito, darà origine a un capo d’abbigliamento confezionato in tessuto. I tessuti a maglia sono invece ottenuti tramite

Ivi, p. 50.

139

Fonte: Vocabolario Treccani della Lingua Italiana.

140

Ibidem.

141

S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della creatività, cit., p.

142

51.

Ivi, p. 54.

la lavorazione di tessitura a maglieria, che può essere di due tipi: in trama o in catena. La prima tipologia si riferisce alle tecniche che si basano su un lavoro a maglia eseguito con aghi, in successione orizzontale (che riproduce su scala industriale le operazioni elementari svolte con il ferro da calza), dando origine non propriamente a un tessuto, bensì a un intreccio utilizzabile previo opportuno finissaggio; la seconda tipologia si ha invece quando l’intreccio è ottenuto tra i vari fili di ordito (sinonimo di “catena”) alimentati al telaio da una speciale confezione chiamata “subbio”. Esistono infine altri processi non tradizionali per la realizzazione di tessuti cosiddetti “non tessuti” (in quanto fabbricati senza l’ausilio del telaio), evitando i processi di filatura e tessitura: si tratta di prodotti “poveri”, che attualmente detengono il record di crescita in tutta l’industria tessile, ormai insostituibili in svariati settori. 144

Una volta ottenuto il vero e proprio tessuto grazie all’operazione della tessitura, esso può essere sottoposto a una serie di ulteriori trattamenti e lavorazioni che ne consentono un affinamento in vista della destinazione, quale ad esempio il taglio e la confezione. E’ possibile raggruppare il complesso di tali operazioni sotto il termine nobilitazione, racchiudendovi candeggio, tintura, stampa, finissaggio dei tessuti greggi. Più precisamente, la nobilitazione, sebbene interessi più frequentemente il tessuto, può tuttavia interessare anche le fibre, i filati e, in alcuni casi, anche i capi finiti; per tale ragione è opportuno considerare tale comparto dell’industria tessile come trasversale all’intera produzione.

Il tessuto è così pronto a servire i mercati di destinazione. Nel caso dei tessuti destinati all’abbigliamento, lo attende la fase della confezione, comprensiva di attività di taglio e cucitura di tessuti ortogonali e tessuti in maglia; il capo finito, impacchettato e spedito, sarà infine pronto alla distribuzione.

E’ possibile sintetizzare schematicamente le fasi principali dalla fibra al tessuto fino al capo d’abbigliamento come segue: 145

Ivi, pp. 55-56.

144

Fonte: S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della

145

creatività, cit.

Fibra

Filatura Filato Tessitura Tessuto Confezione Capo