• Non ci sono risultati.

La fiducia nelle scelte finanziarie

1.2. Le determinanti dell’investimento

1.2.8. L’incidenza dei fattori psicologici e cognitivi

1.2.8.2. La fiducia nelle scelte finanziarie

Un presupposto fondamentale nella decisione di investire nel mercato azionario è un atto di fiducia che i dati di cui si è in possesso e l’intero sistema siano sicuri. I collassi finanziari possono incidere pesantemente non solo sulla distribuzione dei profitti attesi, ma anche sulla fiducia che le persone pongono sull’intero sistema di distribuzione. La fiducia può essere intesa come la probabilità soggettiva che gli individui attribuiscono alla possibilità di essere imbrogliati. La probabilità soggettiva è in parte basata sulle caratteristiche oggettive del sistema finanziario, come la qualità della protezione dell’investitore e la sua esecuzione, ma in parte riflette anche le caratteristiche soggettive delle persone fiduciose: Guiso, Sapienza e Zingales (2004) mostrano come l’ambiente culturale e l’educazione religiosa possano avere un’ampia influenza nei livelli di fiducia. La fiducia gioca un ruolo importante soprattutto per quegli individui che non hanno familiarità col mondo finanziario o in mancanza di dati disponibili per permetterlo. Nelle situazioni in cui la sfiducia è profondamente radicata, le persone possono essere dubbiose di qualsiasi informazione che ricevono trascurando una rivisitazione delle proprie convinzioni. Il potere esplicativo della fiducia può essere valutato partendo dall’impatto che esercita la fiducia nelle decisioni di allocazione. Considerando per esempio il caso di assenza di costi nella partecipazione, un basso livello di fiducia può spiegare il motivo per cui una grande frazione di individui decida di non investire nel mercato azionario. La sfiducia si dimostra produrre un effetto amplificativo dell’impatto dei costi nella

partecipazione: se un investitore crede che esista una probabilità del 2% di essere imbrogliato, la ricchezza che investirà nel mercato azionario incrementerà di cinque volte.

Basandosi su un’indagine condotta dalla Dutch National Bank su un campione di 1943 famiglie olandesi, emerge che gli individui più fiduciosi prima di tutto destinano all’investimento una quantità maggiore della loro ricchezza; secondo, sono molto più propensi ad acquistare azioni e asset rischiosi. L’effetto prodotto è economicamente significativo perché la fiducia negli altri causa un incremento nella probabilità di partecipazione diretta al mercato del 6,5% e un aumento della probabilità di investire in asset rischiosi dell’8,5%. Tali effetti si traducono in un aumento della probabilità di acquisto di azioni del 50%, impattando anche nella quota di ricchezza investita in azioni: i soggetti fiduciosi si caratterizzano per tasso del 3,4% più elevato.

Una spiegazione alternativa ai risultati è che la fiducia riflette l’ottimismo. Gli investitori ottimisti possono essere indotti a partecipare al mercato azionario a causa delle loro aspettative gonfiate sui rendimenti. Puri e Robinson (2005) ne forniscono una prova, documentando che le persone che sovrastimano le loro aspettative di vita, quindi più ottimiste, investono maggiormente in azioni.

La fiducia è importante non solo per l’investitore che affronta una partecipazione diretta al mercato, bensì è rilevante anche per chi acquista azioni indirettamente, attraverso un fondo comune, un broker o una banca. Sebbene da un lato la presenza di un intermediario riduca il bisogno di informazioni e così della fiducia, dall’altro lato l’affidamento dei propri investimenti ad un soggetto terzo implica un’esposizione al comportamento opportunistico dell’intermediario. I risultati ottenuti sono consistenti se utilizzati per testare le differenze nell’avversione al rischio. La fiducia non si rivela essere solamente la migliore proxy della tolleranza al rischio, infatti, è vero che il numero delle azioni decresce con la tolleranza al rischio, ma allo stesso tempo incrementa con il livello di fiducia, come evidenziato dal campione olandese preso in esame. Osili e Paulson (2005) documentano che la qualità delle istituzioni nei paesi d’origine influenza il grado di partecipazione al mercato azionario degli immigrati negli Stati Uniti. Questo comportamento è in stretto collegamento con quanto riportato da Guiso, Sapienza e Zingales (2004), che mostrano come gli individui tendano ad applicare all’ambiente in cui vivono la fiducia dell’ambiente in cui sono nati. Oltre alla sfiducia generale, anche quella nelle istituzioni può scoraggiare la partecipazione al mercato azionario. Un esempio è costituito dal grado di confidenza che le persone hanno nella banca come broker. La fiducia ha un effetto positivo nella partecipazione oltre ad avere un impatto sulla quota di azioni investite. Nei paesi con bassi livelli di fiducia, gli investitori sono più

riluttanti ad investire, costituendo un grosso ostacolo per le imprese, che incontrano maggiori difficoltà nel proporre le loro azioni, con un conseguente calo della domanda. I paesi con uno scarso grado di fiducia, esibiscono più bassi livelli di partecipazione al mercato. Dato che la fiducia è un fattore condizionato sia dalla cultura sia dalla storia intrinseca di ogni paese, può differire considerevolmente tra le varie comunità, dimostrando che anche le differenze culturali e storiche possono costituire una spiegazione addizionale alle diversità nelle partecipazioni azionarie tra paesi. Il principale beneficio esplicativo della fiducia riguarda la capacità di spiegare la frazione significativa di persone che non investe in azioni. (Guiso, Sapienza, Zingales). Tale frazione varia ampiamente in base al paese preso in considerazione, ed è condizionata dal diverso grado di fiducia che manifestano le persone in ogni paese. La fiducia risulta infine avere un forte potere esplicativo dell’impatto che genera la familiarità negli investimenti in azioni. Gli investitori spesso sono condizionati dal bias della familiarità (home bias) nella scelta degli investimenti, investendo in azioni d’imprese familiari. Huberman (2001) mostra che gli azionisti della Regional Bell Operating Company tendono a vivere nell’area dell’impresa stessa. In modo analogo, Cohen (2005) argomenta il bias degli impiegati, i quali allocano il loro piano previdenziale in favore delle azioni dell’impresa per cui lavorano, presumibilmente perché intravedono in quelle azioni un investimento più sicuro rispetto ad un portafoglio diversificato. Merton (1987) fornisce delle spiegazioni a questi comportamenti, affermando che entrambi sono dovuti alla scarsa informazione di cui sono dotati gli individui. Una spiegazione alternativa è quella fornita da Moskowitz (1999) e Coval (2001) che affermano una forte correlazione tra fiducia e conoscenza locale. Una maggiore conoscenza aiuta a superare la barriera creata da una mancanza di fiducia, per cui la sfiducia è un ostacolo in meno nell’investimento in azioni locali.