2.3.1. Gli investitori mono-prodotto
La successiva analisi ha l’obiettivo di esaminare la variazione del grado di conoscenza degli investitori, a seconda che essi investano in un portafoglio mono-prodotto o pluri-prodotto. Per giungere a questo scopo, gli individui sono stati classificati in base al grado di conoscenza e alla propensione al rischio, quest’ultima specificata in: bassa, media e alta.
Gli investitori mono-prodotto si caratterizzano per un più basso livello di conoscenza in generale, infatti gli investitori esperti sono compresi in un intervallo tra il 9,53% e il 13,25%. I mediamente esperti sono racchiusi tra il 51,53% e il 62,49%, mentre i poco esperti oscillano tra il 24,26% e il 38,94%. Gli investitori che non investono in un solo prodotto finanziario presentano una situazione diversa rispetto ai precedenti: quelli esperti sono racchiusi in un intervallo tra l’11,21% e il 21,09%, i mediamente esperti tra il 61,74% e il 69,63%, mentre i poco esperti tra il 15,99% e il 19,47%.
I risultati trovati confermano le attese: in tutti e tre i gradi di conoscenza, gli investitori che non hanno un portafoglio mono-prodotto presentano valori migliori. La principale motivazione risiede nel fatto che, i soggetti che investono in un portafoglio mono-prodotto, è probabile che siano scarsamente dotati della necessaria cultura finanziaria per attuare una corretta diversificazione, affermazione che trova perfettamente riscontro nei dati: i soggetti mediamente esperti e quelli esperti sono maggiormente presenti tra gli individui che diversificano il loro portafoglio, mentre i poco esperti prevalgono tra gli investitori mono- prodotto.
Guardando invece alla propensione al rischio, le differenze tra le due categorie d’investitori diminuiscono notevolmente. Gli investitori esperti mantengono valori pressoché identici di propensione al rischio in tutti gli intervalli temporali. I primi scostamenti si notano tra gli investitori mediamente esperti: tra quelli ad alta propensione al rischio, gli investitori pluri- prodotto (8%-10%) sono il doppio di quelli mono-prodotto (3%-4%), mentre tra quelli con media propensione al rischio, gli investitori mono-prodotto sono il 3% in più. Spostandosi tra
gli investitori poco esperti, quelli mono-prodotto con bassa propensione al rischio sono il doppio degli altri, mentre tra quelli con media propensione al rischio, gli investitori mono- prodotto sono il 5% più numerosi.
Qual è lo strumento finanziario preferito tra i clienti mono-prodotto?
In tutti gli intervalli temporali, i clienti che hanno investito in prestiti obbligazionari costituiscono la classe dominante tra i portafogli mono-prodotto, con valori compresi tra il 37,45% e il 48,43%, tranne in due circostanze: nel dicembre 2010 il 64,29% ha investito maggiormente in obbligazioni di altre emittenti, mentre nel dicembre 2014 il 43,54% ha impiegato la propria ricchezza prevalentemente in azioni. Gli investitori che hanno impiegato la loro ricchezza in azioni costituiscono la seconda classe dominante, con un intervallo compreso tra il 15,52% e il 43,54%, ad eccezione di dicembre 2010.Terza classe di rilievo è rappresentata dagli investitori in soli fondi comuni, per valori che rientrano tra il 22,78% e il 17,86%. In riferimento ai restanti strumenti finanziari, i clienti che hanno deciso di includerli come unico prodotto del proprio portafoglio rappresentano quote irrilevanti.
2.3.2. Gli investitori multi-prodotto
La tabella 12 mostra come è eseguita la diversificazione tra gli investitori che detengono un portafoglio multi-prodotto.
Tabella 12. Le combinazioni di prodotti più significative tra gli investitori multi-prodotto.
Legenda: PO=prestiti obbligazionari, OB=obbligazioni di altre emittenti, TS=titoli di stato, AZ=azioni, FS=fondi e sicav, AS=polizze assicurative.
Si è scelto di suddividere le combinazioni di portafogli in tre gruppi, in base alla numerosità di strumenti detenuti in essi: seguendo questo criterio sono stati individuati portafogli a due, a tre e a quattro o più prodotti. Per ciascun gruppo sono state poi riportate solamente cinque combinazioni, data la scarsa presenza di valori significativi.
Un primo elemento che è subito evidente è la piccola percentuale di individui, compresa tra il 2% e il 4%, che ha deciso di diversificare il proprio portafoglio con quattro o più prodotti. La relazione che si deduce da un semplice confronto con le altre combinazioni è che all’aumentare degli strumenti finanziari che compongono i portafogli, il numero di investitori che li detiene diminuisce: guardando le percentuali di portafogli composti da quattro o più prodotti, si nota immediatamente che questi ultimi sono scarsamente diffusi, confermando che gli investitori non concentrano i propri risparmi in una molteplicità di prodotti. Le combinazioni di strumenti maggiormente “diffuse” sono due: la prima comprende prestiti obbligazionari, azioni, fondi comuni e assicurazioni; la seconda riguarda prestiti obbligazionari, obbligazioni di altre emittenti, azioni, fondi comuni. Passando ai portafogli composti da tre prodotti, si nota immediatamente come un intervallo compreso tra il 16,04% e il 23,47% detenga questo tipo di strategia di diversificazione, investendo in prestiti obbligazionari, azioni, fondi comuni; tuttavia le altre combinazioni non sono significative. I più alti tassi di diversificazione si riscontrano nei portafogli composti da soli due prodotti. La combinazione prestiti obbligazionari e azioni è la più diffusa, con un intervallo compreso tra il 18,92% e il 23,27%, mantenendosi su livelli costanti, tra il 22% e il 23%, per tutti gli intervalli, ad eccezione della rilevazione di dicembre 2014 che manifesta il valore più basso (18,92%). La seconda strategia per diffusione è quella che riguarda portafogli costituiti da prestiti obbligazionari, fondi comuni, per valori che rientrano tra il 13,96% (dicembre 2014) e il 9,27% (giugno 2011). Come riportato in tabella 12, tali portafogli rimarcano una crescita costante a causa della crescente considerazione che stanno ricevendo i fondi comuni, come già ampiamente accennato in precedenza. La terza e ultima combinazione significativa è quella composta da azioni, fondi comuni: anche in questo caso consiste in intervalli crescenti dal 5,60% di giugno 2011 al 12,77% di dicembre 2014.
Il comportamento che si deduce da questi confronti è che gli investitori attuano poco la diversificazione dei loro portafogli e quando lo fanno preferiscono possedere pochi prodotti, investendo soprattutto in combinazioni composte da soli due strumenti. Dalle combinazioni più significative emerge che in tutte le composizioni sono presenti i prestiti obbligazionari, mentre una componente costante per la sua presenza è quella rappresentata dai fondi comuni.
2.2.3. Investitori più e meno esperti
Prima di procedere con ulteriori approfondimenti, è opportuno definire le diverse tipologie di investitori che sono state individuate in base all’esperienza, riassunte in tre principali categorie: investitori esperti, mediamente esperti e poco esperti.
L’investitore poco esperto è un soggetto che detiene una conoscenza limitata dei prodotti finanziari e la più bassa propensione al rischio, investendo soprattutto in titoli considerati sicuri come obbligazioni non strutturate o non complesse e titoli di stato, e solamente una piccola parte della propria ricchezza in fondi comuni.
L’investitore mediamente esperto si caratterizza per una buona conoscenza degli strumenti finanziari e presenta la propensione media al rischio più alta tra le categorie, investendo anch’egli per la maggior parte in obbligazioni, fondi comuni, ma conosce molto bene le azioni e i prodotti finanziari e assicurativi.
L’investitore esperto è il soggetto che detiene un’ottima conoscenza dei prodotti finanziari, si caratterizza anch’egli per una media propensione al rischio, anche se tra le tre categorie d’investitori, è quello che manifesta la più alta propensione al rischio. Egli investe quantità minori di risparmio in obbligazioni e titoli di stato, concentrandosi soprattutto in altri fondi d’investimento e contratti derivati, evidenziando la migliore diversificazione del portafoglio.
Tabella 13. Variazione del grado di conoscenza degli investitori nel tempo.
Analizzando la variazione del grado di conoscenza dei prodotti finanziari tra gli investitori, si può notare che da giugno 2011 a dicembre 2014, si è assistito ad un incremento del numero di investitori esperti dal 10,29% al 16,86% (+6,57%). Tale crescita è riconducibile innanzitutto all’aumento che si riscontra nell’elevata conoscenza in materia d’investimenti, passata dal 5,68% di giugno 2011 al 9,68% di dicembre 2014 (+4%). Una seconda motivazione si può ricollegare all’aumento nella conoscenza e nell’orizzonte temporale d’investimento che si ravvisa nell’asset class riguardante gli altri fondi d’investimento e contratti derivati, allocazione che distingue un esperto dalle altre categorie di individui. Gli investitori che hanno prestato considerazione a questo strumento, sono incrementati dal 7,89% al 15,83% (+7,94%); anche la durata d’investimento è cambiata: nel corso degli anni la numerosità dei soggetti che non detengono alcuna esperienza in tali strumenti finanziari è scesa dall’80% al
70%, mentre è cresciuta dal 4,30% all’8,02% la quota di chi investe da tre a dieci anni. Gli investitori mediamente esperti rimangono sostanzialmente invariati, registrando solo un minimo calo dello 0,56% nel tempo. Gli investitori poco esperti evidenziano invece un calo nella numerosità dal 26,83% (giugno 2011) al 20,83% (dicembre 2014), con un differenziale del -6,05%. La diminuzione appena constatata può essere spiegata da diversi fattori: primo, il calo che si è verificato in chi possiede solo una media conoscenza in materia d’investimenti, passando dal 44,61% al 36,68% (-7,93%); secondo, è aumentata la quota degli individui che detengono una buona conoscenza, dal 48,27% al 52,39% (+4,12%); terzo, come già esposto precedentemente, è cresciuto il numero di soggetti che dispongono di un’elevata conoscenza (+4%). Nell’analisi l’intervallo di dicembre 2010 non è stato considerato ai fini statistici perché presenta valori poco significativi a causa della bassa numerosità del campione di investitori disponibile.