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Epit. Stannonel cuorede’vostrifigli.

Prot. 11 Vizio,il Litigio?...

E!pit.

Sono

le conseguenzechesiattendono.

Prot.

Ed

i mieifigli altro

non

hanno?...

Epit.

Che

il desideriodivostramorte.

Prot.

Ah

! desideriocrudele

, cheiotroncherò dalleradici.

Epit. Sieteincasodi farlo?

Prot.

E

perchè no?

Jipit.

Vi

riàovveniie

come

nel

Parco

delVizio, rIllusione, la

Mormorazione

, il Supplizio vi

hanno

parlalo divostracondótta? Prot.

Pur

troppo lo

rammento?

Epit. Vi ricordateil discorso delLitigio in ca-sa deir Ingratitudine?,

Prot.

L’ho

semprepresente.

Epit.

Vi

fidaleinteramente di

me

? Prot. lò

mi

rimettoinvoi.Guidatemicolla

vo-stra Lucerna. Io non I’abbandoneròmaipiù.

(^rumore didentro.

)

Che

rumoreè questo? Epit. Voletesaperlo?

Prot. Spiegatelo.

Epit. E’ un giorno che sietequirinchiuso...

Prot.

E

cosi?

Epit. Vostra moglie, vostra figlia, stanno in pena chevisia sopraggiunto qualche

male

, eperciò forzanola portaper soccorrervi.

E

i mieifigli)

/Tm.

Verranno,

ma

per altro oggetto.

Prof.

E

quale?

'Epit. Volete conoscerlo?Gettatevi

suquelsas-DÌQiti.c- ,Gougic

ATTO QUINTO

77 so, fìngete

un

niorlale abbattlmenl^.elo co-nóscente. (^parte.

)

Prot.

Oh

JDio!

Che

sàra? (sigetta

come

mor-tosu di

un

sasso.

) .

'

: '

SCENA

YI.

' *f

Cassasdria.,

Guceria, Panfilo, Damide

negli ahitidel

primo

atto,servocondurne

Cass.

Ah

!

Dove mai

sarh?

Uove.

GUc.

Eccolo,

Madre mia

, eccoloI

Panf. Svenuto!

Dani. Possibile!

Glie,

Oh Dio

!

Com’

èfreddoj Io

temo

chesia

mortp

! . .. ^

Cass. Misera

me

!Presto dell’acqua, de’ spi-riti.

(servo parte.

)

Glie. Egli

non

si risente.

Ah

I

Padre

mio, Cass. Protagora,

mio

sposo.

Panf. (Fosse mortO davvero?

Eh!

Speranze inutili,{^fraloro)

Dam.

(Panfilo., osservate,isgrigni sonoaperti.

Panf.

(

Ah

! Se potessimo approfittardell’

occa-sione!) .

Dam.

(

Tentiamo

)

Panf

(

E

se risuscita, esene accorge,?)

Dam, (Daremo

la polpaallamatrigna.) Paììf. Dite bene proviamo. Già deveessere

robanostra.) (

vanno

alloscrigno.Protago^

ra

SIsarà levalo,

va

eliprende

per

le, orec-chic)

*

V

Prot. 11Padresta-svenuto. una

madre,

figlialo 'stannopiangendo, si

manda

acer-

care de’ soccorsi

e

Panfilo

,e

Damide

stanno

numerando

gli algenti?

Di by 'glc

LA LUCBRKA

d’

EPITTETO

Panf.

Ah

I SignorPadre, scusale, iori

cré-devo morto.

Darri.

E

chipoteva credere, che risuscitaste SIpresto?

Prot. Indegni! Questa risposta è

una

prova delpessimovostrocarattere.

Ah

! Lucerna

,

Lucerna

!

Quanto

ti devoio mai in questo giorno! Indietro

, sciagurati, ed attendète lavostrasemenza. v. - >

Darti. Sentenza?

Patf E

che sarh?

Prot.

Ah

! Vecitevoi primaal

mio

seno, dol-ci oggetti della

mia

tenerezza. Gara moglie,

dolce figlia

,perdonale alla

mia

cecithgl’

in-' giusti

modi

, co'quali vi

ho

oppresso, e ri-cevete inquesto abbraccio

un Padre

,•e

uo

marito.

Cass.

Oh Dio

! . ..

Glie,

E

sarli

vero?

- '

Pam.

Qual

fenomeno

èquesto? Panf.

Dopo

averle scacoiaté dicasa?

Prot. Sì, che voi

mi

amate, edio

non sape-vo

conoscerlo.

Panf. Signor

Padre

, voi*..

Prot. Taci

Dam.

Credete, che..**

Prot. Taci.

' '

SCENA VlL

.

Sosia, cestito

come neW

aitt^ c àettii

Ah! Dov’

èil

mio

Protagora?11

mio

ami-’

' eo'idov’è?

Prot. Ribaldo!

E

ancora ardisci yeninai

ài-»a*zi?

DigitizedbvGoogic

ATTO

Q'UnfTO*

Sol. Patiate con

me?

Frot. SI, conte,

uomo

sacrilego,

Ime

sotto il

manto

d’una mentita piet^ ì’onore m’in-sidii,laDiscordia, e TIngratitudine iotro*

duci nell’

animo

de’mieifigli: Schiavovile dell’interesse,

va

spoglia quellevesti

menda-

ci, chehai pur troppo smascfierateinnanzi allaverità, evergrignati d’introdurre nelle famiglie, sotto la simulazione delbene, il disordine, e la colpa.

Sos.

Oh

CieloI Quale calunnia!

ProL Ed

osiinvocarlo ancora questo Cielo, chetisostiene?

Va

yesci.daqueste

mura

, o temigli effettidella miavendetta.

Sos.

Ho

capito, èdivenutopazzo.

Addio

per sempre

(parte )

Prot.

Mia

Cassandria,

mia

diceria.

Deh

!

tornate

, sitornateal

mio

seno.

Cass.Io sono stordita!Possibile, sia vero?

Glie.

Qual

cangiamento!

Prot. Il

mio

cangiamentoprovviene..

Ma

<JoY«

òil

mio

benefattore? Epitteto dov’è?

SCENA X.

.

EPITTETO

, c detti

Ppit. Eccomi.

amieoi

Panf.

Ho

inteso.

La

filosofiaci

ha

precipitati.

Dam. Che

si

ha

dafare?Bisognaadattarsi. .^

Prot.

Ecco

colui,-a cui devo la vera[vita^^

Nellesue

mani

iorimettoimiei beni,la

mia

'' famiglia, tatto

me

stesso. Voi ordinate, pre-venite. lo

non

vogliovivereche a

me

stesse.

80

LA LUCERNA

d’

EPiTTETO

Epit.Ione accetto

V

incaricoj

ma

ni’

obbedi-rannoivostri figli? * Prot.

Per

forza,perforza:

Darti. Spero che

non

verrete, cheilnostro ^ bene.

Epit. Questa èla

mia

mela.

Pati/.

E

qualesarkella?

Epit.

La

concordia,e la pace.

Nomi

cos'i soa-vi

non

viallettano?

Panf.

E

dov’èquesta concordia?

Epit. Intuttequelle famiglie che regolano se

•stessesulla via dellagiustizia, e della pru-denza.

Pure

sevi piace ilvederne l’imma-ginejapriti omia Lucerna; ed appresenta al lorointelletto, un così beato soggiorno.(apre laLucerna. Si

fa

Giorno,esìcangiala

sce-na

in

un Olimpo

trasparentea piacere, che rappresentail

Tempio

della Concordia.) Panf. Qual cangiamento!

Dam. Ah

!

Che

a tale

asw^o

» sento trft-sformarmi ilcuore!

Padre mio

perdono!

^

Panf

Pei’dono, o Padre!

Prot. Alzatevi.

Purché

regni laConcordia tra noi, ioviperdono,

, Ppit.Sì, cheviregnerà maisempre, purché apprendiatea regolare voi stesso dall acca-duto, èguidarela vostra famiglia pel retto sentierodellavirtù.Dietroil vostroesempio, io spero, chelutti iPadridi famiglia, ap-plaudiranno all’onesta intenzione della

mia

Lucerna.

-tv.*

^\ViX-'

.1’J*

Fine deW

azioneallegorica,

é074--*3

: Googic

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