• Non ci sono risultati.

NAPOLI. ETd^ FRANCESCO AV.ELLONB» L AiUCERNA D EPITTET <-> AZIONE ALLEGORIE?!.' Presso Gaetano Nobile e C. Editor?. >. IN CINQUE ATTI IN PROSi- D I

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "NAPOLI. ETd^ FRANCESCO AV.ELLONB» L AiUCERNA D EPITTET <-> AZIONE ALLEGORIE?!.' Presso Gaetano Nobile e C. Editor?. >. IN CINQUE ATTI IN PROSi- D I"

Copied!
82
0
0

Testo completo

(1)

L AiUCERNA D’EPITTET

<-> AZIONE ALLEGORIE?!.'

y

ETd^

i

>.

IN

CINQUE ATTI

IN PROSi-

D

I

FRANCESCO AV.ELLONB»

NAPOLI

Presso Gaetano Nobile

eC.

Editor?

.

1825

* DI.

(2)

INTERLOCUTORI

PROTAGORA,

Padredi

P^^Fi^Lo^

Figlidel

primo

letto.

CASSANDRIA

,*seconda mogliediProtagora.

GLIGERIA

, 8uafiglia.

SOSIA

EPITTETO

, filosofo-

f

PERSONAGGI ALLEGORICI

IL Vizioj vestilo riccamente all’antica spa*

gnuola.

x’Ozio, vestitoconabito dicarattereallafran- cese; coronadi papaveri;barilottoalfianco.

JL Litigio,in toganera,e granparrucca IL

Rimorso

, alla

Romana

,dibianco,zazzera,

ebarbabianca-, in

mano un

pugnale, e

un

flagello. ,

*Xa Discordia, abito laceroa varj colori;^ pri-

sma

in lesta; facealfianco^ capelli sparsi.

l’

Ihgratitudine

, abito ricchissimoali’eroica;

pugnaleal fianco serpiaipiedr.

LA Mormorazione

,abito da carattereda vec-

chioalla francese. .

3L Capriccio, dibianco5 elmo biancointesta opn

piume

bianche, stampelle. .

LO Scandalo,

da giovanedi

buon tempo

,se- ducentepiù’chesia possibile.

.x’

I

llusione, da giovane alla

moderna, ma

moltobizzarramente.

.UN Villico,

da

Villano Biscacciere, alla borghese.

JL Supplizio, daSbirroconpistole,schioppo.

Furie

, che non parlano.

(3)

ATTO PRIMO:

I ,

La scena rappresenta un sotterraneo

y

sostenuto da

varie volte,

con

casse di ferro disposte (juà,

e

ad uso

di scrigni.

Notte

SCENA PRIMA.

-f

Protagora

, colmantello indosso.

Varj

sac~

chettidi

danaro

sotto ilbraccio, con

lume

d'oglioin

mano

seguito

da

Gassandria.

Prot. In

somma

, signoraGassandria,ve ne vo- leteandare, si, o nò?

Cass.

No

vi dico, no.

Quante

volte

ho

dari- peterlo?

Prot. Quante volte?

Ma

lo sapetevoi, che,

se

mi

ricordo diessere marito,

non

avrete

. occasionedi ripetermelo

mai

più?

Cass.

OhI

..ohISignor Protagora,

mi

fateve- ramente venirvoglia diridere.

Per

maltrat- tarmiviricorderete di essermarito,

ma

per lare ilvostro dovere,

non

avetesaputo

mai

farlo.

Prot. Il

mio

dovere? (gettando ilmantello, e

posando

il

lume

, eil

denaro

sopra

uno

scrigno.

)

Lo

so, che

mi

andate dipingendo

da

pertutto

come

un’ avaro...

Voi

vorreste avere

un

arbitriosullemiefacoltà per dila- pidare in

un momento

al capriccio ciò, che

j»iicostatantisudori.

DigitizedbyGoogle

(4)

(J

LA LUCERNA

d’ePITTETO

Cass.

No, ma

per farne

un

uso migliore di quello

, che fanno, sepoltenelle viscere del- la terra-j-^edinutili avoi medesimo.

Prot.

No

,

no

, non vi riuscirete.

Voi

da

poco tempo

in quasiete divenuta

una madre

trop-

po

fanatica.

La

galauteria di vostra figlia,

ha

sovvertito gran parte delle vostre stesse prerogative, voi...

Cass.

La

galanteriadi

mia

figlia ?

Davvero mi

piaceiltermineseuna

brama

disituarsi felice- mente primadella vostramorte chiamarsideb- bagalanteria,nonsopoi qualititolimeriteranno leazioni di coloro, che

formano

da primi anni loroil disonore delle famiglie,edilde- trimento delle società. Ella

non ha

il

men-

tilobigottismo de’vostrisignori figli,eper- ciò...

Prot.

Oh

! ì mìeifigliuoli lasciateliStare, ve l’ho

pur

detto cento volte.

Cass. Certo lasciateli stare quelle giojedella

.

mensogna

, edellasimulazione.

Prot./Volesseil Cielo, cheaveste voilevir- ^ tìi, di cuiessi sonoricolmi.

Cass.

Me

neguardi il Cielo diaverle!L’arte

' delmentire, èlapiùvileper me.

Prot.

Orsù

,finitela,e partite Cass.

No

, nonpartirò, seprima.

Prot. Signora Cassandra/.

) (^minacciandosi Cass. Signor Protagora!...

j entrambi')

SCENA

II.

Gliceria

, edetti

Clic. Cos’è,

mia

caraMadre?.

Sempre

gridi, .sempre strepiti.?Possibile

, chela pacedeb-

baesserebandita franoi?

DigitizedbyGooglc

..•** V-J

(5)

ATTO

PRIMd

7

Prot.

Eh

sino che vi sonosimili dcmonj in casa,lapace,nontorneràpiù.

Cass.

Lo

senti

come

parla?

Noi

due slamole sue furie,

mìa

cara Gliceria.

GUc. Perchè

noidue

abbiamo

lasventurad’es- sèrtroppodistantidal suocuore, e dallasua economìa.

Prot. Arrogante!Sei venutaacongiungerti a tua

Madre

per offendermi?

Glie. Offendervi? Questo termine

mi

è ignoto,

mio

caro genitore,, s’eglirisuonasullevostre labbra, egli è, perchè voiattribuite ad of- fesaciò,cheèdolcelagnanza, edutilepre- videnzaj io...

Prot. In

somma,

lacolpaèsempremia.

Vor-

rei sapere intanto, cosa seivenutaa farqui?

Glie.

A

vedere

un

Padre, che davarj giorni

mi

evita', ad interessarlone’miei

, ad

abbandonarmialla suatenerezza.

Prot.

Ecco

lemelate parolecolle qualigiusti- fichi lareaintenzionedell’anima tua.

Que-

sto

Padre

potevi far a

meno

dirivederloj egli

non

è incasod’interessarsiper te, nè dimostrarti tenerezzaveruna.

Glie.

E

sempre d’

un

tuono?.

.

Prot.

Sempre

, sempre.

Glie.

Ma

possibile, Padremio, chenellospo- so,chevoi mi.avete esibito, conosciuto

non

abbiateilcarattere ilpiù mentitoilpiùfatale peruna donna, per una moglie? Qualivirtù

ha

maiil SignorSosia, che abbiano potulp in-

nammorarvi

? v

Prot. Egline

ha

unasola, cheequivale à tut- televostre prerogative.

Glie.

E

quale? ' .

Pro!.Eglicerca lamoglie, e

non

ladote

j

basta cos'i.

DigitizedbyGoogle

(6)

8

LA LUCEAHA

d’

EPITTETO

Càss.

Hai

inteso? Calcola la forza di questa

proposizione, epoi rispondi.'

GUc.

Ah! Pur

troppoio

T ho

calcolata,e ciò che

mi

affanna, egli è, che il vilerispar-

mio

diuna miseradote,

mi

costringa ades- sereper sempre infelice.

Prot. !Pensaadeseguireidoveri dimoglie, e questa infelicità

non

la conoscerai.

Cass. Eh.'

Che

alfiancod’uomini che

hanno

il

cuore malvaggio,il doveredimoglie

non

ser- vej vuol esserdanaro, vuol esser..

Prot.

Vuol

esserbastone, dico io.

Cass.

Come

!

Come

/ Prot, Signora Cassandria!.

.) ,

Protagora ^ Cast

GUc.

Signor

Ah

! Per

mia

!...

pietà

mio

come

sopra) padre!..

Madr^

SCENA

III.

Pawpilo

, e

Dahide

vestiti

poveramente,

edetti.

Panf. Signor

Padre

1 ){^Jbaciando la

mano

a

Dam.

SignorPadre.'

)(Protagora) Prot.

Che

c’è,figlimiei? Cosa siete venutia

far qui?

Panf.

Non

v’

abbiamo

sinodajeriseraveduto.

Dam. Lo

sapete,siamo sempreinpena pervoi.

Prot. Grazie, figli miei,grazie. (

Oh

!

Come

<'

;

mi

cuorealsolovederli!)

^oss^^Kcoli

idue occhidituo Padre.

lo'siano.

La

sventura sta nel velo cheft’ricopre.

Dam.

Sahete chiciè sopraad attendervi?

'

Prot.

E

òhi?

DigitizedbyGoogle

(7)

ATTO

PRIMO

9

T)am. Il SignorSosia.

Proi.

Mio

Genero?

Dam.

Egli èvenutocol Notajo, apposta pec ultimare ilcontratto connostra Sorella.

Glie.

Per

ultimare ilcontratto?

Prot. Si, Signova:

ho

data la

mia

parola, c bisogna mantenerla.

Cass.

Ebbene

, avrete la bontlidiriprenderla, perchè

mia

figlianon simarita.

ProL E

che?

Ha

qualcheimpedimento?

Cass.

Ha

quello del

mio

volere; haquello del proprioarbitrio,

quando un Padre

vuolsa- crificarla perforza.

Prot.

Lo

sentite, figliuolimiei, con qualser- pente son costrettoa convivere?Ella vuol vedermi morirdi veleno.

Pan/i

Ma,

Signora

Madre,

perdonate

jquesta non

mi

sembrapoila corrispondenza

dovu-

taal

mio

genitore, s'itenero, si aBfettuoso, sithteressatoper il nostrobene...

E

perchè’

opporviallostabilimento dellanostra Glice- ria?forse il signorSosia

non

è

un

nostro pari,

un uomo

d’onore?

Cass.

No

,

non

prendete aprestanzaitermini, che

non

gli convengono. Chiamateloco’suoi verititoli, di licenzioso, eimpostore, di fomentatorede’ vostri vizi.

Dam,

De’nostri vizj?

Ah

Padre!

Noi

abbia-

mo

de’vizj?

Panf. Sentite

come

ciopprime

una

nostra

Ma-

dre?

Cass. Poverini, piangete, che viavròfracas^

saleleossa?

Dam. No, ma

l’offesacheci fate,è maggio- rediogni oppressione.

E

quali vizj abbia-

mo

noiondemortificarci cosi^

DigitizedbyGooglc

(8)

IO

LA LUCERNA

d’

EPITTETO

Panf.

Ecco

inostri arredi;ecco i nostri ve>^

siiti;

non

sono eglinotestimonj parlanti del- lapiù perfetta obbedienza?

Dani. Il Solecitrova altravaglio,allostudio.

Pcttìf. Ilpiù piccolo prodotto^

non

èegli del

,

Padre

nostro?

Dam. E

noi

abbiamo

de’vizj?

Panf. "Eail signor Sosiace lifomenta?

Prot. Figliuolimiei,

non

vi affannate arispon- derla. Ellaè congiuratacontro ilbene del- lamia casa, eabborre qualunque oggetto

,

che siaffatica adaccrescerlo.

Cass. loaborro la simulazionedi chiv’ingan-

na

,elavostra ostinazione nelricusar di co- noscerla.

Prot. Io

ho

conosciuto abbastanza ilcuor vo-

* Siro,per risolvermialle piùviolenti deter- minazioni.

Andate dunque

, o figli miei, al chiamare il signor Sosia, acciò in questo luogo

medesimo

venga adargli la

mano.

-Gilè.

No non

v’ affaticate ad andarci. Posso morire,

ma

sposarlo giammai.

Prot.

Come

/

Panf. Gliceria cosi ardita?

Dam.

Ellache sembrava lastessamodestia? Glie.

Non

giàlastessafinzione.

Prot.

Orsù

!Siaquello chesivoglia, andate

.a chiamareilsignor Sosia, efatelo venir qui.

Dam.

Eccolo appunto.

DigilizedbyGoogle

(9)

ATTO

PRIMO ir

SCENA

IV.

Sosia,edetti

Sos. in abitod'ippocrita miserabile.)Caroar^

''

mico

, perdonalejper

amor

del Cielo, sevi.

sono

importuno,

ma...

Prot. Anzivoisietegiuntomolto aproposito.

So

cheavetecondotto ilNotajo convoiper

r adempimento

del nostro contratto.

Sos. Scusate,per

amor

del cielo...

Ma

siamo tuttiuomini... siamo tuttidi carne...

Prot.

E

chec’ entità qui questa giustificazio- .

lyr? Siete

un’uomo

anche voi capacedipo- dere ammogliarvi, ed iosono contento,che siatelosposodi

mia

figlia.

Sos.

Ah!

chevoi m’infondeteunaconsolazio- ne, di cui conosco esserne immeritevole!

Quantevolte,

mio

caroamico,

ho

cercato di superarelaforza della

mia

passione,

ma

lo spiritoribelle allavolontà, sempre

ha

pre- valsoalla

mia

virtù.

Cass. (

Che

impostore!

) Glie.

(

E

si

può

amarlo?) Pouf.

(

Ah

!facessepresto a portarla via di casa.)

Dani. (

La

roba, resta alloratuttapernoi.) Prot.

Orsù

, io

ho

desiderato, che voi foste

mio

genero, e questo deve essere

un

co-

mando

assolutoa chiènato per obbedirmi.

Dagli

dunque

la

mano

, efinisci una volta di abusaredelia

mia

sofferenza.

Cass.

Ma

ioerapersuasa, che dopolenostre assolute risposte, voi.neaveste deposto il' pensiero.Avetevoluto discenderealla'

prova

DigitizedbyGoogle

(10)

LA LUCERNA D EPITTETO

1

piùviolenta?

Ebbene

, lagnatevi divoi, se cirendiamo altrettantopiù audaci, peresse- repiù giuste, diceria, andiamo.

Glie.

E

dove ?

Cass.

Dove

si rende onore allaveritù,dove

un

giudice più saggio, cigarantirà dallavio-

lenza;

Andiamo

daEpitteto.

Prof. Si,; andatedalgranfilosofo,chesa- prùsostenervi;

ma

pensate, che da questo

momento

leportedi mia casasono chiuse per voi; eh'io

non ho

piufiglia

, nèmoglienei

mondo

, e che

ho

cessatodiesser

Padre

, e marito

, per divenir pertutto il resto della

mia

vita ilvostro punitore,e tiranno,

’Sos.

Oh

Cielo!

Che

scandalo è questo. Per- chè amici miei?..

Dani.

Perchè

, (iliceria,

non

vuole sposarvi.

Panf. Dice, che sieteun’impostore.

Doni.

Che

fomentatei nostri vizj..., Panf.

Che

fabbricate inostri disordini Sos.

Che

calunnie, che calunnie,

E

il

mio

cuore sarà così iniquo?

Ah

!

Che

io

muoja

piuttosto, cheessere

un

libertino!

Prot.

Lo

sentite, aspidi delcuor

mio?

Questo è

r

impostore?Questo è1’

uomo

iniquo? In- fineo sposarlo, uuscire di casa in questo slesso

momento.

Cass.

Ebbene,

usciamone^ questa è la

mia

ri- soluzione.

Glie.

Ah no

,

Padre mio

l

Prot. Andate, Clic.

Upa

figlia!....

Prot.

Non ho

piùfiglia.

Glie.

Una

Sposa...

Prot.

Non ho

più moglie,

die. Ah

Madre!..

’Di9i!i2edbyGoogle

(11)

ATTO

PRIMO 53

Cass.

Andiamo

' Glie.

Se

amate....

C\ms.

Amo

laverità,

amo

la giustizia,

amo r

onoi*e. Segui al fìaneodi

una Madre

si fé-»

deli oggetti, e vedrai avanti serail loro trionfo.

Glie,

Oh Dio

! (partono

) ,

'Prot.

Sono

andate? Ebbene, tra esse,e

me

sia finita per sempre.

Pan/. Io

non

sochedire

,

non

posso condan- narvi.

Dum.

Sisono resetroppo audaci.

,

Panf. Se sapesteSignor

Padre

, la

>^a

cru- deleche passiamo per parte

dell^Kignorà

Cassandria. *

^

Dura. Gì strapazza

, c’insulta. Sivede proprio eh’ c madrigna.

Sos.

Paziei^

, figli miei, pazienza! Queste sonotanteprove perleaii^evirtuose.

P/ut.

No

, no, di onesteprove non

ho

biso-

gno

di esperimentarnepiù. Esse

hanno

prese il lor parlilo, ed esse piangeranno se stesse

dopo

reli'elto. Figlimiei, tornatesopra, e se arrivano a portareilpiede fuoridiquesta casa, chele porledella stessa siano sempre cliiuse per esse, lo ve ne lascio cnsiodi

, e

voi

me

nerenderete il pitirigido conio.

Dum. Non

dubitatesareteservito.

'Pai/. (Questoè quelloche andiamo cercando) Darli. Permettete {baciàndotutti

due

la

mano

al

Padr^

)

P/or.

Addio

,figlimiei, addio, (^gliabbraccia eifiglipartono)

Sv3.

Dunque

partirò ancor’io? Prot. Scusate-

, caro Sosia,

ma

avete inteso vui stessoa quanto arriva laloro trmeritìi.

u

DigitizedbyGoogle

(12)

la

LIJ015RWA

d’EPITTETO

Sos.

Ah

/ possa il cielo richiamarle al retto sentiero della virtù. Io adoprerò tutto

me

stessoperfarlo.

Prot.

No

,no dispensatevi. Io

non

vogliopiù vederle.

Sos.

E

dovrò adunque perdere Gliceria?

Prot.

Ma

se

non

vi vuole.

Sos. Io aveva pensalo diformaredella

mia

,e dellavostra, unasola ^famiglia^ dicongiun- gerealle vostrelemiericchezze....

Prot.

Come

?

Sos. Io sonoannojalo de’benidel

Mondo:

voi potevate farne

un

miglior uso.

Prot.

Ah

! siete pure ilgran galantuomo!

E

quellesciagurate vorranno farmi perdere

ua

'»^ii*l|^.h.enc

~

~

*S*os. I^^cihtecheio mi provi a persuaderle.

t .Allevolte, la virtùopera meraviglie >alcuor dégli^uomini.

Prof. EÌhbene, nonvoglio sembrare ostinato;

sono PadreeMarito,e sento chele

amo

anco- ra quelle crudeli. Andate,fate voi.."..

Vi

pro- metto tuttalamia.tenerezza.

Sos.

Ora

sonocontento.

La

natura, e‘l’amore

m’

ispireranno gliaccenti per vedervi,felice.

Y’

abbraccio,e parto.

Pura,

esantaamici- zia infondiglitunel seno, fino che io sono lontano, latua salutaredolcezza, (parfe

) ^

Prot.

Che buon uomo!

Egli solo

ha

saputotro»-

varlamanieradi calmarmi lospìrito.

Oh

!

sivada a chiuderequestaporta

, prim,ache venga alcun’ altroad interrompermi, (^chiude laporta)

Oh

! parmi diessereun’ altro vi- vente.Questi sonoisoli momenti,in cuiap- prezzoilbene della vita. (apre varj scrU gin )Ecpoio, eccoloil frutto di uu’esatta

DigrtizedbyGoogle

(13)

JITTOPRIMO i5 ecoflomia.

Oro

luminoso

, vero consolatore degliuomini/ L’allegrezzache tu

m’

ispirial vederti

, no

non

èfattaper Cassandn'a, ne per diceria. Ellenot’insidiano perdissiparti e

non

sanno che tu sei 1’oggetto delle mia più veraci adorazioni. Riponiamo anche que- st’altro....

(nel riporreisacchettidi

dana-

g{isispegne illume

)

Oh

povero

me

!

Mi

siè.spento illume!

Come

fo!....

An»

diamo

a riaccenderlo.

SCENA V.

EPITTETO

con lucernachiusa^ e detto,

Proi. ^girando

a

tentone

per

la scena s’in*‘

cantrainEpittelo. e grida) Misero

me

!

. Cni e

qm

?

Epit.

Un’ uomo come

voi.

Prot.

Un uomo

! Sarete

un

ladro.

Epit. Della ragione

,

non

deldanaro»

Prot.

Come

sieteentratoqni?

^

Epit. Colle

mie

gambe.

Prof.Io

ho

chiusala porta.

Epit.

E

lafilosofia

mi ha

aperta la Parete.' Piót. Siete

dunque un

filosofo?

Epit. De’ piùconosciuti.

Prot. Ilvostro

nome

Epit. Epiiteto.

Prot. Epilleto? Colui che siede ognigiorno la- cero, emendico dimentico sul trivio della Citta.

Epit. Si, colui cheè poveroy perchè cerca

, essersaggio.

Prot.

E

che sietevenuto afarqui?

Ad

illuminarvi conla

mia

Lucerna.'

DigitizedbyGoogic

(14)

l6

LA LUCERKA

d’ePI'tTETO Prot.

E

chiven’ha data

T

incombenza? JEpit.

Le

gridadi vostra moglie, il pianto di

vostra figlia, T

amor

del

mio

simile,elavo- strasordidezza.

Prot. Potevate risparmiarvi

un

tale incomodo.

Io

non ho

bisogno chede’ filosofi dellaCitta s’interessinone’mieiaffari, e nelle mie ri- soluzioni.

Epit. Questaè la risposta, chetutti gli uomi- niingrati,

come

voi

,

danno

alla virtù: Il più ignorante pretended’esser saggio, il più difettosoinnocente, e perciò ricusa1’amicizia dichicol

lume

della ragione rende palese laveritk.

Prot.

Ma come

? \

Epit. Negatemise Iopotete, chelavostraprin**

cipalepassione èriposta nelle ricchezze.

Prot. E’ vero,

ma

io

non

credo che sia reo.

Che

cosaè

un’uomo

senza di essa nel

mon-

do? Un’essereinutile asestesso, edagli al- tri, eimmeritevoledellavita.

Epit.

No

,

no

, della vita

nommai.

Essa è il

maggior bene dell’

uomo

, pregevolela rende lavirtù,detestabileil vizio.

Prot.

Ma

senza danari....

Epit.

Ma

senza danarisoggiungete voi, egli è

un

ridicolo oggettodelle

umane

convenzioni.

^

Si, vel’accordo. Io

non

sono qui venuto perfar da stoico.

Tanto

è miserabile nel

Mondo

chiapprezzaledovizie contrasporto, quanto chiledisprezza con falso fanatismo.

Ma

, rispondetemi

, queste vostre ricchezze a che servononellavostra situazione? Prot. Servono a

non

farmi penare sui

comodi

dellavita.

Epit.

E

a farvi poi augurare più solleqita la morte daVostrisuccessori.

DigilizedbyGoogle

(15)

ATTO SECONDO

*7 Ptot. Certo, che Cassandria, eGlicerià....

Epit. Cassandria, diceria

non

sono ivostri nemici.

Voi

ve ne sieteformatidei più for- ticollavostraavarizianegli eredipiuneces- sari della vostra fortuna.

Prot. Forsei mieifigli?

Epit. Si, Panfilo, e

Damide.

Prot.

Ma come

?

Epit.

Non

v’adirate, il colpevolesiete voi..

Prot. Io?

Epit. Si,ravidità con cui nelleviscere della terra nascondete adessi i

comodi

dellavita, èrarteficedellaloro simulazione;

ma

quan-

do

v'aggrada, colla prova de’ fatti, saprò renderveneconvinto.

La mia

guida èlara- gione^ dipenderà il

mio

trionfo dalla evi- denza.

Prot. lo sonostordito!1mieifigli?...

Epit.

Vi

tradiscono.

Prot.

Mia

Moglie...

Epit.

Vi

ama.

Prot. Ilsignor Sosia^...

Epit. E’

un

impostore.

Prot.

Me

loproveretevoi? Epit.

Lo

volete?

Prot. Si, viècaso di uscird’inganno?

Epit. Uditemi5 se

mi

conoscete per

nome

,

ignoto

non

vi dev’essere eh’ ioportounalu- cerna, ildi cui

lume

penetranel più pro- fondo del cuore

umano

, e lo rendepalese agliocchidelseducimento.

Prot.

Ho

intesopiù voltea ragionarnej

ma

di cheè composta?

Epit.

Per

se stessa, altro

non

èche il

lume

dellaragione

jpure, perchè le idee grosso-

DigitizedbyGoogle

(16)

tTTCERNÀDI

EPITTETO

l8

lane degliuomini credono più aiprestigi del senso

,che allaverità dell’intelletto, io

mi

sonò formata una lucerna materiale, al dì cui splendore tutto apparisce in

ua

colpo d’occhioilpiù ragionato avvenire.

Prot.L’ avete convoi?

Epit.

Non r

abbandono giammai.

Prot. Accendetela per pietà! Lasciatech’io sorta dallaconfusione

,dai sospetti, dall’af- fanno, che

m’

avete scagliatonelseno.

Epìt. Iolofarò]

ma dopo

unataleconoscen- za, qual fruttomiresta a sperareda voi? Prot. PotresteCredere, cheinnanzi alveroio cedailluogo alla

menzogna

?

No

^ ledovi- zie non

mi hanno

atalsegno acciecato,che io

non

sappia esser

uomo

,

quando

conviene diesserlo.

Epit.

Ebbene

, vi prendoinparola, eneat- tendo reffetto. Accostatevi allamia lucerna.

A

vederedunque apparecchiatevi, asoffrire, a tacere

,cd acogliei-e ilfrutto dell’ottima morale, edellapiù evidente esperienza,(opre lalucerna, si

fa

giorno, esitrasformala scena.)

I

\

Digitizodby *Goo§ll*

(17)

ATTO

SF.COHDO

SCENA

VI.

Palazzo

del

Desiderio

, cioè

una Regia trasparente

, al

quale

peristilio, die- tro

con un palazzino con porta prat-

ticabile.

Sosia,Discordia,

Ingratitudtwe

,

Ozio

,

Delitto

,

Rimorso

, edetti.

Prot.

Qual

luce!Quali oggetti!

Qual

luogo è questo!

Epit. Egliè

r

ingressodellavostra casa

;

non

loconoscete?

Prot. Della

mia

casa? Quelle porte

, quelle finestre, leravviso...

ma

queste colonne!

Questiarchi... Io

non

sod’averli fatti fab- bricare.

Epit. Li

ha

fabbricaliinvostra vece ildesi- derio de’vostri figli, chenon vedono l’oa,

che

spiriate

, perinnalzarede’colossiallavo- stra dabbenaggine.

Prot. Chi sonoquelleSignore, che passeggia-

no

sullimitare? *

Epit.

Una

è la Discordia.

Non

laconosceteal-

r

abito divarj colori5 allapettinaturaindi- sordine

; alprismainfronte,alla face chele

pende dal fianco?

Prot.

E

raltra?

Epit. L’Ingratitudine, miratelaall’abito

pom-

poso concui èvestila. Ella seducealprimo aspettoil cuordell’

uomo

,

ma

chileguar- daipiedi inorridisce aiserpi

,de’quali è cal- zatajal veneficopugnale, che leadornail

DigitizedbyGoogle

(18)

ao

LA LUCERNA

d’

EPITTETO

fianco, eche bene spessonasconde in

mei-

zo alcuoredellepersone beneficate.

Prot.

E

con qualdritto sonoesse sullimitare della

mia

Casa?

Epil.

Con

quello di sposede’vostri figli.

Prot. De’ mieifigli?

Epit. Si,di Panfilo l’una,di

Damide

l’altra.

Prot. Chi

ha

fatto questi matrimonj.

Epit. Queir

uomo

onorato, che le serve di braccio.

Prot.

Che

vedo!11SignorSosia.?

Epit.

Appunto

, egli chesotto il

manto

una

mentita amiciziaistilla nelcuor dei vostrifi- gli elaDiscordia,e1’fngratitndine.Entrate

. in casa, ene vedretegli effetti.

Prot.

Oh

misero

me! E

quell’ altre persone chi sono?

Epit. Ilprimoèil vizio.

Prot.

E

il secondo?

Epit. L’Ozio.

Prot.

E

r ultimo?

Epit. L’unico amico cheviresta,,cioeilRi- morso. Il suo pugnale,i suoi Flagelli

p(^

Irebbero giovarea’vostri figli,

ma

trailVi-

zio, rOzio, laDiscordia, l’Ingratitudine,

dovèchipiù ascoltilevocisalutari delrim-

provero

, edellavirtù?

Prot.

Ma

cheaspettano? Epit. Il cennodi entrarein casa.

Prot. Qual cenno?

Epit. Ascoltatelo.

(19)

ATTO PRIMO

•2<»

SCENA

vir.

Panfilo

,

Damide

, edetiu

Pattf. allegro

)

È morto

/

Darri,

come

sopra,

) E’

morto

/ Sos. E’

morto

? Entriamo.

(tutti entrano

aU legramente

in casa.

) Prot.

Chi

è

morto f

Epit.

Voi

Prot:

Non

è vero, Bricconi!...

Epit. Quietatevi^ entrate,tacete, evedete, (c/t- tranoin

Casa

)

Fine

delV Atto Primo,

OigitizedbyGoogle

(20)

ATTO SECONDO

Interno del Palazzo

del

Desiderio

cioè

una Reggia

a

piacere, con

vasi etru- schi sparsi

qua e

per

la scena,

con fuoco sopra ad ognuno

di essi.

SCENA PRIMA.

Epitteto

, e

Protagora.

Epit.

Ebbene

, lariconosceteadesso?

Prot.

Le mura

, ledisposizionidellestanzele riconosco,

ma

gliarredi, questi vasi...

Epit. Corrispondono alla facciata della Casa.

Quando

vi

ho

dettoche tutto deriva dalla sola immaginazione de’vostri figli

,

parmi

d’essermispiegato abbastanza.

Prot.

Dunque

in tuttoil resto dellestanze,ri sarà

una medesima

alterazione.

Epit.

Non

v’èangolo inquestacasa, dacui

non

traspariscaildesiderio, cheli martella.

Oh

! Se potesseroparlarelertiura, lepare-

tidi tantidoviziosi, incui sicontano dai successori leore

, eper sinoi minuti della loro vita

,quante

premure

minorisidarebbe- roi ricchi di tiranneggiare sestessi per ac- cumularela sorte a degli ingrati!...

Ma

la

mia

lucerna

non

arde pertutti

, perchèla forza della passione 1’

ammorza

nell’atto di trasfondere ilsuo splendore soyral’intelletto.

Ascoltatechiarriva.

DigitizedbyGoogle

(21)

ATTO

PRIMO

\

SCENA

IV. .

Cassandria,

Gliceria

, vestitealuito dettu

Clic.

Deh! Madre

mia, lasciatemi. Io sento

che

la

mia

vitava cedendoall’urtodell’af-

fanno

, che

r

opprime. Lasciatemi morire

,

perpiel^!

Cass.

No, mia

cara figlia, io non ti abban-

donerò

mai insimileamarezza. Eguale è la nostra sorte

, eguale ilnostro dolore. Noi verseremo congiunteil pianto,che da

un me- desimo

fontederiva inquesto barbarogiorno.

Prot. sempre parlandocol solo Epitteto.

)

Ma

queste cosepiangono?

Epit.

La

vostramorte.

Prot.

Ma

seio son vivo?

Epit.

Ma

sietemorto alla loroimmaginazione.

Prot.

Oh

corpodibacco!

Voi mi

mettete

un

tal timoreindosso, oh’io

temo

diesser

mor-

to davverosenzaessermene accorto.

Epit.

Non

dubitate

, chela

mia

lucernavi risusciterà.

Clic.

Ma

possibile,

Madre mia

, cheriparo alcunostato nonvisia alsuo male?

Quando

ci

dividemmo

dalui, eglidimostravalapiù

forterobustezza.. .

Cass.

Chi

sa,ch’ella

non

fosse mentita.^

Devi

ricordarti, chedi

quando

inquando loas- saliva un’ affannodi petto, cheindicavaba- stantemente

r

eslenuatezza delie sue forze.

Prot.

Oh

povero

me

!

Cass.

E

quei continui giramenti dicapoaiqua-

li andavasoggetto, creditu, chefossero in- dizj di san^à? Egliaveva in'sestessoilne-

DigilizedbyGoogle

(22)

?,4 LircERSA

D

r.PITTETO jnico

,i mieiconsigli

hanno

mai potuto allontanai’roda lui.

Prot.

Ah

filosofomio,io

muojo

davvero.

£pit.

Ma

coraggio! Gire avvilimento èque- sto?

Prot.

Ma non

sentile^costorochedissertazione

mi

fanno sugl’incomodi della

mia

vita? Parrai proprio adessodf sentirmil’affannodi petto

,

il giramento di capo , di cui par- lano.

Ppif.

Ma

tantoamate la vita?

Prot. C’ è alti’obene d’

amare

più di questa?

£pit.

E

latiranneggiate poicon lacupidigia, coll’avarizia,col furore? Quale contradizio- iie èmai questa nel

monda

•,

Ogni uomo ama

lapropria vita

, edogni

uomo

non cerca che d’esterminaila.

Prot.

Ah

!

Pur

troppoè vero.

Epil. Attendete ilresto.

Clic.

Orsù

, iovoglio vederlo, eimprimere sulla sua fredda

mano

quel baciofiliale,che una barbara morte

mi ha

impedito didargli nella suaestrema agonia.

Casi.

E

perchè rinnovarti, ofiglia mia, una così tetra

immagine

didolore?Credi tu,che sebastasseil

mio

sanguearidonarglilavi- ta

, io noi verserei volentieriperesso?

Che

giova oraadentrambe l’abbandonarci ad inu-

tili trasporti, ai qualisarh insensibileilsuo freddo cadavere, più chenoi fu viventeilsuo spirito allenostre querele?

Clic.

Non

importa,

madre

mia,

non

importa, L’

amor

difiglia

non mi

fadistinguete se a- scolierkilsuo cenere imiei lamenti. Questa è lasola consolazioneche

mi

avvanza, non

me

latogliete,

Madre

mia, col vostro di- vieto.

DigilizedbyGoogle

(23)

ATTO SECONDO

2 5

Cciss.

Ebbene

, andiamo, ofiglia.Sieno consa- pevoli

almeno

lefredde sue ceneri,dellano- stra tenerezza.

Epit.

Che

vi pare, Signor Protagora

, dique-

sto linguaggio?

Prof. Io

non

sodove sono

j

mi

pare imposi sibilé.

SCENA

III.

Il

Rimorso

, e delti

Pim.

Signore,dove andate? Glie.

A

rivedere

un

Padreestinto.

Cass.

Ad

abbracciare T esangue sua spoglia.

Pim.

Inutilecura;egli èeiasepolto.-

Glie. Cornei Cass.

Che?

Prot.

Anche

sepolto.?

Epit.

Ma

acquietatevi.

Glie. Chi

ha

dataquesta incombenza?

Rim.

I vostrifratelli

Cass. Chi se n’èpreso l’incarico? Rini. Il Sigilo.^Sosia.

Glie.

Oh

Dio!

Cass.

Me

loattendeva!

Prot.

Ma

cosi presto mi

hanno

sepolto?

Epit.

Per

vostra regola, lepersone doviziosesi seppelliscono prestoda chi

non

vede 1’ora di andare alpossessodelleloro fortune.

Glie.

E

tanto

adunque

rincrescevaamiei fra- telli la vita di

un

genitore

, benchéestinto, che divorato

hanno

i

momenti

pertogliermi ancora T unica consoluzione di abbracciare lasuaspoglia, e di versar lagrime sopra

di lui

?..

3

DigitizedbyGoogl

(24)

r(> LA.

lucerna d’epitteto

Hitn. Femminilepensiero! Inutiletributo! Sla*

ta giisaria piùcarala vostraobbedienza cUe lultequelle lagrime.

Clic.

Oh Dio!

qualerisposta

Madre

mia.

Coss.Signore, sietevenutoa mortificarci?

jfìim.Ricuserete1’utilitàdel rimprovero?

Voi

attribuite lasua morteallavita crudele che eglisiaveva stabilita, eperchè

non

forma- le ilsospettod’esserne complici colleconti-

nue

amarezze, cheegli

ha

sofferto dall'or- gogliosovostro carattei’e?

Prof. Questo Signore

mi

èveramente amico^

Le

rimproveracon ragione.

PJpit. Ilvostro

amor

propriosi èscosso!Ascol- tatepiuttosto

come

ricevonoilrimprovero.

fìim.

Vi

dimenticate forse, che pochi istanti prima dellasua mortevoi

, collo scuotereil

giogodella filiale, e maritalesubordinazione

il calice gli porgeste dèipiù

amaro

veleno?

Che

questomortalmentenelle suev'enediffu- so, fatalmente T oppresse?

E

perciò in ve- cedi piangere sulsuo cadavere,ed incolpa- re ivostri fratellidellasollecitudinediascon- derlo ai viventi

, non versatelepiùutili-la*

grimedel Rimorso, ein

cambio

diquelle del trasporto

, ìì tributo

non

glioffrile del pen- timentoe deldolore?

Glie.

Oh Dio

I

Mia Madre

! Noi f

abbiamo

ucciso!

No

, figlia, consolali; noi

Glie. Quale consolazione potete voi infonder-'

mi dopo

ta?i rifle.ssioni ! Si, cheorasentoil

mio

torto^s'i, cheora conosco'il

mio

delit- to. Padre

mio!

Caro Padre! Ah.' Se dove- vo ioessere lacagione deltuotermine,pei- che non mi slrappasii quest’anima crudele

DìgitizedbyGoogle

(25)

;

ATTO

SEC05D0 ' 27

«lai 3?no?

Tu mi

hai «latalavita

, edio a

te

r ho

involata barbaramente/

^rot. Possibile chesia diceria cheparla? Epit- Finchéeravatevivo non Tavreste

mat

conosciuta.

Glie.

Oh!

Lasciatemipartire, lasciate .Cass^ Fermati,figlia mia, dove corri?

Clic.

Non

so\ questo luogo, «lovesono,orri-^

bile

mi

diviene

, efunesto. Tuttoilpeso io sento di-unasifataleriflessione, da cui era .troppo lontanoil

mio

spirilo. Lasciate,che a nascondere

mi

vadadal

mio

rossore,eche iofuggadal

mio

Himorso.

Rim.

Fuggiredalvostro

Rimorso

?

E

in qua- lunque luogo.viascondiate, 1’eviteretevoi? Ella èuna stolidezzailcredere, chevisie- Bodegli asiliinaccessibili per1’

uomo

airim- proveri dellaverità. Ilsolo viziogiungealle voltea soffocare1’

umana

sinderesi.Iovi

ho

scosso

Tamor

filiale col sospetto delia col- pa, rendetelo virtuosocoll’immergerviines- so,

non

giàperopprimervilavita,

ma

per onorarela

memoria

di

un

Padrecollasoffe, renza, coldolore, colpentimralo.

Prot.

Amico

,

non

possonegarlo, che questo signorRimorso è

un

gran galantuomo.

Epit.

Ed

èil più disprezzato dalla maggior

parte degli uomini. 1

Glie.

Ah! Madre mia,

qualmai consolazione sento allesue parole!

Oh

Dio!

Qual

dolce calma succedeal

mio

terrore, Dite lò pro- valeanchevoi.

Cass. Si^ non posso negarlo.Egli

mi

opprime e nello stesso

tempo mi

rapisce.

Rim.

Riporretevoi

dunque

tuttala vostracon-

^ fidenzain

me

?

DigitizedbyGooglc

(26)

28 LA LUCERNA

D'ePITTETO Glie.

E come

non farlo?

Him.

Dipenderetevoi dun-jne da

me

? Cass.

Non

netemete. Finche ioresterò invi-

ta

, sentiròsempre

T

utilitàdel rimòrso.

Rim.

Or

bene; poiché Viabbandonatea-

me,

laprima prova dellavostraamicizia èildi- sporvi conintrepidezzaa soffrir^' tutti quei mali chevi minacciano.

Cass. Quali mali?

Glie.Quali spno?

Oh

Cielo! ' Rim., Li vedretecolfatto. Eccovi il primo»

SCENA.

IV.

Sosiaedelti.

Sns. Soffrite, o Signore, che venga a con- giungerelemiecolle vostre lagrime.

Oh

!

Sevedeste

come

èpenetrato ilcuor

mio

dal dolore della improvisa sventura, che vi

ha

colpito. Vedreste, cheegli

non

cede inpar- tealcunaalvostro affannof

Quanto

siamo inai miserabili nel'

Mondo! Un

solcolpodi- struggela nostrasperanza.

Prot.

Oh Dio

/

Che

soavi parole/....

£pi(. Per chi ne sente ilsuono;e

non

ne intendelo spirito.

Cass. Voi

dunque

provate

un

estremo affanno perlamorte del

mio

infelice marito?

Sos.

E come non

sentirlo?L’amicizia,T amore, lapietà, tuttam’interessa perlui. Io m’a- direrei controla sorteperlasua perdita,se

non

temessi dioffenderelepiù sacredispo- sizioni della natura,

ma

questesono

mor-

tificazioni colle quali eiiaprova continua- mente isuoifigli.

DigitizedbyGoogle

(27)

ATTO

SECONTDO

^9

Glie.

Ad

ontaperòdi

un

tanto dolore, voi

- avete avuta una g>an

premura

perfarlo cìiiu- dere in

un

sepolcro.

Sos. Io

non

ne

ho

colpa, mia cara,sonosta- ti iVostri fratelli

, che

mi

vi

hanno

obbli- gato.

Un

mèdico, che sopraggiunse,disseche

il male erad’una natura venefica^econta- giosa, e-che puzzar poteva il cadavere.

Prot.

Oh

povero

me

1

Che

diavolodimale

ho

indosso?

•Epit. Quellodell’avarizia.

Prot.

E può

farmipuzzar cosipresto?

E

pit.

La

puzza dellepassioniè più pestilen- ziale diquella delle malattie.Chièsordido di cuore èun’ospedale ambulantenellapiù per- fetta società.

Cass.

Lo

avretealmenofattocondurrealla

tom-

bacon quella

pompa

, eh’eraconvenienteal suo stato difortuna?

Sos.

A

che giovano

mai

questeinutilipompe.^

Siamo

di terra

5 basta chepoc£t terra ci ri- copra allo sguardo degliuomini.

G/tc.

Ma

i suoifigli

, chetantoT

amavano

Sos. 11dolore, la confusione, il disordine li

ha

sovvertiti5 e poi in questicasi, èmeglio di omettere delle dimostrazióni

, che sono

più fatteper1orgoglio,.che perlanatura.

Prot.

Dunque mi hanno

sepolto

come un

cane/*

Epit.

Vi hanno

datola conveniente sepoltura degli avari.

Gl'.c.

Oh

poveroPadre

mio

!

Sos.

Oh!

Via non accresceteilvostro dolore:

pensate piuttosto a

non

trascurare degli og- getti, che sono piùinteressantipervoi.

Cssss;

E

quali?

Sos. Egliè morto. senza testamento, èavete

DigilizedbyGoogle

(28)

3* LA

LUCERSA

DI

EPITTETO

un drittosulla sua eredita. Pensar conviene' alvostro sostentamento.

(glicade

una ma-

nicadel vestito

)

Piot. Cos’è quellochevedo! Gli va cadendo

1’abito?

Epit. QuestoèPeffettodella mia Lucerna di

mano

in

mano

cheegli esternerk ilsuo cuo>

re

, gliandvh cadendo ilvestito, sinoche

sismaschererk tutta Y impostura che lo ri- copre.

Clic.

E

nellostatoincuisono, possoiopen-*

saread eredita,esuccessione? Ildoloretut- ta

mi

occupa. Io

non

ascolto altre vociche quelle dellatenerezza.

Sos.

Ah! Quanto

sietemai spiiituale!

Non

vi rammentale conquale ingiustizia vi 'ha fino- ratrattata?Sì, chemeritateT

amore

ditut- tigli uomini,

ma non

per qucstodovelees- sererartefice de’vostri rtiàli.Panfilo

, e

Da-

mide, sisono aquest’ora impossessati deile carte, degli scrigni,delle gioje...

Pr

ol.

Oh

povera roba mia!

Epit.

Non

dubitateno» chearriveretea tem- podi farnemiglior uso.

Cass.

Ebbene

,

quando

anchesieno andati al possesso, si

rammenteranno

cheio gli son

madre

,'

e

che(j.ucsiaè

una

lorosorella.

Sos:

Oh/ Amica

mia , sevifidate aquesta

rimembranza

saretepureinfelice.Eglino

non hanno

il cuoresincero. E’ venuta 1’ora del possedere, esi dimenticherannoilacci,che

li congiungonoavoi. glicade Valtra

ma-

nica)

Glie.

Ma

voieravateloroamico?

>Sos. All! volesse ilCielo, che sifossero ap*

piofiUati dellemie amichevoli lezioni

j

DigitizedbyGoogic

(29)

ATTO

SEcoirno

X,

3n

hanno

ilcuore contaminato, ele corhizioni delsecolo prevalgono alle

mie

insinuazioni.

Cass.

Dunque

chèfar dovressimo?

Sas.

Athandonarvi

a

me

, io sosterròlevostre ragioni controdi loro.

Glie.

Ma

se volevatesposarmi fin senzadote? Sos. Io l’avrei 'falloper1’amicizia, eperl’a-

more

,

ma non

intendeva per questo dìce- dereivostri diritti. Ioforseavrei taciutosi- no alla mortedivostroPadre,

ma

non per obbliare quelle* pretese, che visono concesse dalla natura.

(glicade ilresto dell'abito ) Prot.

Oh

chebirbone.

Epit.

Oibò

,

non

sentite che soaviparole/*

Sos.

Or

via, cherisolvete? Cass.

E

cherisolvere/*

Sos. Abbandonatevi ame.

Cass.

A

voi ?

Pur

troppo il

mio

Consortes’era abbandonato alvostromentito carattere.Cie- caio

non

sono peraffidarele miepretese in

unno

d’un’ assassino.

Sos.

Oh

Cielo! Quale calunnia!

Cass.

E come

potete voiinvocareilCielo?

Un

' misto siete d’empietà; di perfidia per insi- nuarvinelcuor deli’

uomo,

senza sentire ri- morsi.

lìim.

E come

voletech’egli li senta? Mirate

, queirabito d’impostura. Egli la ricopriva settoumili spoglie. Percuori così mentitinon èfatto nèil rimprovero, nèla correzione.

Sos.

Oh

!

mio

infeliceamico, edovesei

,che

non

mi

senti adinsultare così?

Prot.

Ah

! filosofo

, perpietà, fatemi unpia- cere.

Ept. E

quale?

prot. Lasciatemirisuscitareper

un

minuto,tan-

\

DigitizedbyGoogle

(30)

Zy tk LUCERHA

DI

EPITTETO

toche

ammazzi

quellosciagurato,e poiri- tornoa morire.

£pit. Fermatevi, voilopunirete

quando

avie-

to punitovoistesso.

SCENA V.

*

*Panpilo

ingala^ Discordia, Vizio

,

e

deai

Pan/. Venite, venite,mia cara sposa. Riguar- do alcuno aver

non

doveteperpenetrare ogni angolodi questacasa. E'

morto

chilimitava i>miei passi senza discrezione.

P,rot.

Non

èegli Panfilo?

£pit. Appunto, Prol.

Con

quell’ abito? '

Air

abitoabbadate, eleespressionidel labbro nonle avete intese?

Ah

!..

Ah

!..

Oh

Dio!

Come mi

s’infiam-

ma

ilsangue!

£pil. Ritardateneil

moto

collaprudenza.

Panf.

Ebbene,

che nedite,mia cara?

jy-isc.

Che

quantovedo inquesta casa, tutto

- respiradell’avariziadel suodefonto padrone,, Vii. Alle

fiamme

, alle

fiamme

oggetti cosi

mi-

serabili.

Vi

rimonterò iosul gusto del seco- lo,

quando mi

avrete reso amministratore dellevostrefacolta.

Panf.

Ed

io lasceròfarea voij esetanto vi

- •èodiosoil

nome

di risparmio

, locondanne- rò con voi alla pena crudele di

una

per-

- petuaoblivione. . ,

Prot. Allegramente5 io

ho

guadagnato, ed egli lidissiperà.

£pn. Non

foràne più, nè

meno

diquelloche

DigitizedbyGoogle

(31)

ATTO SECONDO

33

fanno tulli gli erediindiscreti di copiose fa-

coltà. s

Sos. Senlite

come

parla vostro fratello?

E

voi

non

pensereteai casivostri?

Cass.Ci penserà innostravece ilRimorso.

Rùn.

Io cercherò di farlo,,

ma

con tristi

compagni

alfianco, temoinutili lemie in- sinuazioni.

Glie.

E

qual difensore

avremo

,se ci abban- donalevoi? '

Rim.

Il difensorelo conoscereteal

tempo

del- lavendetta,

Panf.

Oh

!Volete che entriamo avedereleal-

trestanze? .

Dìsc.Io ci verrei,

ma

rifletto, che

Dami

deè restato allacura dellegioje, edelli scrigni. '

^

Panf.

Ebbene

?Potevolasciarvi un’

uomo

mi- glioredi

mio

fratello?

Disc.

Eh

!

Mio

caro, dovesitrattadiricchez- ze

non

viè

uomo

nè migliore

, nè peggiore v nel

mondo. La

loro attrazione, supera ogni riguardo ogni parentela. E’stolidila l’affi- darsi ad

una

pretesa virtù, dove un’altra persona maneggiale proprie sostanze.

Panf.

Oh

Dio!

Qual

sospetto

mi

scagliatenel-

Eanimo

! -

Rammentatevi,

chelasuaamica èTln- gratitudine.

Prot. Staa vedere, che nascono dissensioni fraloro.

Ejìit.

E come

voleteche

non

nascano?Vidi- menticaste, chealfianco suostanno laDi- scordia. edilVizio?

Da

duefuriesimiliqua-

li prodottioperar ne potete?Quellichesuc- cedonooggi giornonel

Mondo.

Ilricco

muo-

re,il Desiderios’impossessadegli eredi; la

DigiiizedbyGoogle

(32)

54 LA LUCERNA

b’

EPITTETO

- Discor<ìiaseminarle divisioni;j1Vizio ne fo-

menta

idisordini

; laIngratitudine infierisce

i cuori; succedono la cabala, ii raggiro a impoverirle famiglie,ed ilsimulacro di

una mala

acquistata ricchezza diviene in

po

- co

tempo

lo scandalo aglialtri

, eladerisio- ne asestessi.

Pntif.

Orsù

, andi::mo atrovar Damidew

•Dine. Sì, andiamo.

'

SCENA

VI.

Damide

ingala, T

Ingratitudine

edetii

Darti.

Oh

,

mio

fratello!

Jngr.

Mio

Cognato! < :

Prot.

Come

!

Anche

questo vestitoingàia?.

Epit. GliabilidelDesiderioglierano 'comuni.

Morto

eh’eravate dovevanoVestirli.

Prof..

Ma

Cassandria,e Gliceria... ^ Epit.

Hanno

vestiti quellidel dolore, perchè

non bramavano

lavostra morte.

-Glie.

Ma

osservate,

Madre

mia;

nemmeno

ci guardanoinviso.

Siìs.

E non

ve1’

ho

dello chesareste dimen- ticate?

Cass.

Ah!

Seil

Rimorso

volessescuoterli!

Rim. Iolo farò,

ma

non è

tempo

ancora.

Panf.

Ebbene,

mio fratello, avete raccolto il lutto?

Dam. Non mi

èsfuggito nulla, vi diròperal- tro che sonorimasto sorpreso.

La

nostra

im-

maginazione erapiù vasta deglieffetti;

non ho

trovato nello scrigno tuttoquel danaro,

checi

eravamo

entrambifigurato'.

Due.

L’ avretenuinerato conesattezza?

DigitizedbyGoogle

(33)

ATTO

SECOJfO-> '

5

^5'

hgr. Che

! Credereste che

Damide

neavesse

occ^lltatala

menoma

parte?

Fiz.

No

,

ma

aJle voltesitravede, sisbaglia ne’ conti.

Ingr.

Non

dubitate no, troverete tutto ilvo- stro.

Prot. Se

Damide

dicessela

somma

saprei be- n’ io se

r ha

ipganuato. <

Epif. Certo,perchelaportatescrittanel cuore.

Prot. L’

ho

tante,tantevolte numeralo...

Epit.

Che non

potete sbagliare nel calcolo?I giorni solodellavita

, non avetesaputo nu- merare.

PanJ'.

Orsù

, pensateafar trasportare quanto avete raccolto in casa dellamia sposa.

divideremoiltutto, e

godremo

unavoltadi’

quelbene, che un Padre ingiusto

ha

tenuto occulto alnostro desiderio. Andiamo...

Ma

chi vedo? Gliteria? Darri. Cassandria

Pl/c. Cosi lardi visiete accortidi noi?

PauJ". Scusate,

ma

nellaconfusioneincuisia- mo...

Cass. L’ avidità di dividereibeni dellasorte, dimenticare viha fatto i doveri della na-

tura.

Dam. Ma

noicredevamo ohefostepresso ilsi- gnor Sosia.

Sos.

La

mia.amicizia

non

ha consolazioni per

il suo cuore.

Ghc.

La memoria

di un

Padre

perduto, c’in- teressa, non l’

amore

,

non

Tamicizia.

Dani.

Oh

! Sieteben stólte a risovvenirvene.

Egli è già nel sepolcro, epiu nonsi ricoi- dadi noi.

DigitizedbyGooglc

(34)

36 LA LUCERNA

d’

EPITTETO

Cass.

E

per questo obblieiemo noi il nostro

dovere?

Pen.

E

che dovere? Forse piangere il

morto?

Glie. Piangere lasua improvvisa sventura ,

piangerelanostraperdila.

Dam.

Già

un

giorno, o Taltro egli

doveva

morire\ siastatapoiquesta, oquellala

ma-

niera dimorte tuttoèlostessoper chi fini- scedi vivere.

G'iic.

Ma non

è tutto lostessoper chi si ri- corda, eh’egli erasuo Padre.

Dam.

S'i,se fossestalo

un

Padretenero, ed amoroso.

Panf. Se ciavessetrattalida figli

,e

non

da

Schiavi.

Dam.

Se

non

ciavesse costretti ad augurargli

la'^morte.

Pim.

Ditepiuttosto, sefosse «tato

un

povero, enon undovizioso.

Pans.

E

chisietevoi, Signore, che entrate negliaffari nostri?

Rim. Sono

colui, cheparla alcuoredelpadre

^ome

delfiglio,

quando

titolicos'i soavi so- no presenti alla loro immaginazione.

Sono

colui, chescuote lo spirito del colpevole,

quando

lepassioni

non

sono ancora rese le

' tiranne dellalororagione.

Sono

colui, che trasforma ogni essere

quando

1’abituazione dellacolpa, insensibile

non

lorendeallemie voci. Se conoscermi

non

sapete aquesti ac-

-centi, riconoscetemial flagellodella giusti- zia, alpugnale dellavendetta.

Saprò

trafig- gervi, sapròpunirvi.

Non

trascurate, sino eh’ è

tempo

ilsalutare soccorsodellapuuizio**

ne

, edellavendetta.

DigitizedbyGoogle

Riferimenti

Documenti correlati

L’obiettivo dell’azione è l’ottenimento di risparmio di consumi di energia termica, e conseguenti emissioni, attraverso la sostituzione di impianti di riscaldamento in

• oligodendrociti e cellule di Schwann: circondano soma e assone delle cellule nervose: formano la guaina mielinica:. ogni 1-2 mm di guaina si nota un’interruzione di 1-2 µm (nodo

La stessa dichiarazione sostitutiva dovrà essere resa personalmente anche dai soggetti cessati dalle cariche sopraindicate nell’anno antecedente la data di invio

Le loro danze tribali di maschere e riti di iniziazione sono ancorate ad un mondo ancora pervaso di animismo, nel tentativo di accomunare religioni o culti a luoghi

Considerare la posizione della presa di corrente più vicina presente nella stanza alla quale collegare l’altoparlante principale contenente l’amplificatore.. Se si decide

804 ALBARELLO in ceramica smaltata e decorata con medaglione raffigurante &#34;Profilo maschile&#34; (usure), Burgio XVII secolo Misure: h cm 23,5. 805 ALBARELLO in ceramica smaltata

• Per diffusione passiva la molecola attraverso la membrana lungo il gradiente di concentrazione. • Comporta la ripartizione tra il fluido acquoso nel quale è disciolto ed i lipidi

Le indagini della poli- zia, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, sono scattate dalla denuncia di una delle vittime che ha raccontato delle