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Cass.

Ah! Dove

siènascosta

mia

figlia?

Disc. Vostrafiglia? Voletevoiritrovarla? In bracciodelsuo, sposo. Ella viè corsa in questo

momento.

Cass.

Del

suosposo!

E

chi èegli/*

Disc. Ilsignor Sosia.

Lo

conoscete? Cass. Sosia/'...Ella?...

Come?

Prot. Sta avedere che imbroglia anche

mia

-moglie.

Epit. Questaè l’arte, primiera della

Discor-dia'.

Cass.

Ma come mai

Gliceria!...

Oh

Dio!...

E

saravero?...

C/5.

-E

quale stupore! Restavaforsealeialtro partito,

dopo

lamorte disuo Padre? Cass. S'i, lel’estava

una madre

chel’

ama

,e

che sacrificataavrebbela sua vitaperlei.

Disc.

Oh! Mia

carasuocera, esonoqueste ri-flessioni chefarsidevono da una figlia nu-bile, evuotadi quelle speranze, chela vi-ta di

un

padre potevaalimentarle?Io

ammi-.roanzi lasuaprudenza,*chepriad’affidarsi

, a duefrateUi, che

ben

prestoannojalisi sa-rebbero d’assisterla, sièabbandonata ad

un uomo

, che1’

ama con

tenerezza. ,

Cass. Cosi

dunque

ella

ha

congiurato con essi per avvilirmi, edabbandonarmi.

Prot.

Oh

!

Non

lo credere moglie mia.

Fpit.

E

achi lo dite? Prot.

A

Cassandria.

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I-A

LUCERNA

D’

EriTTETO

Epit.

Ma

se siete morto,

come

voleteeh’ ella

vi senta?

Prot.

Oh

maledetta situazione!

Eisc. Venitecon me. Iovipresenterò a’vostri figli

5 eglinosi

rammenteranno,

chefoste spo-sa delpadreloro.

-Cass. Voi troppo v’interessate per

me

,

onde

signoreggiare sulle mie" sventure.

Disc. Il drittodi sposa

me

loconcede.

Cass.

E

viavra concesso ancora d'insinuare a

mia

figlia

un

similetrattamento?

Disc.

Avrò

procuratoil suobene.

Cass.

No

, le avete procuratod’allontanarsi dagli oggetti che

hanno

de’ dritti

non

inferio-ria’vostriper contrapporvi.

Disc. In questo caso

non

avrei fatto più di quello che fannotutte le donne orgogliose

quando

sposedivengonod’

un

dovizioso.

Se

la discordia iosono, ignoti essere

non

vi debbono gì’incendii, che tra suocera, e nuora, cognate,eparenti, ben mille volte

avvampano

nellelamiglie.

Non

m’ imputate

dunque

dicolpa se inaltro agir

non

posso, che inquelloche èproprio del*

mio

istinto medesimo.

Le

squarciate mie vesti, il cri-ne scomposto vimanifestino ildisordine del

mio

talento,

ma

animato dalle ricchezze,

che

il sordidovostromarito

ha

accumulate per rendermi sposadivostrofiglio,e riprodur-re nellascenadel jnondo

un nuovo

teatrodi

confusionenella vostra famiglia ( via

) Epit. Avete inteso, Signor Protagora il bello

elogio eh’ella vi

ha

fatto?

Prot.

Ho

intesalasua.impertinenza.

Epit. Impertinente, perchè vi

ha

corretto Già

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ATTO

TERZO 45'

tutti quelli, che diconola verità sono

im-pertinenti.

Casa.

E

sarà

dunque

vero,che miafiglia

mi

abbia in siniil guisa tradita?

Ah

barba-ro, benché estinto marito, ecco il frutto della tuaseverità,e della tua avarizia! Sei morto, crudele, per abbandonarci all’ indi-scretezza diperfidieredi,chetrascinarci do-vevano alladisperazione.

Prot.

Oh

povera moglie mia!

Pur

troppo hai ragione!

Epil.

Lo

conoscete?

Prot.

Ah

! Se

non

fossi morto,vedreste

Epit.

Vedrò quando

saretevivocosafarete!

SCENA V.

Gliceria,

Rimorso

, edette.

Glie.

Oh Dio

! Signore, dove

mi

conducete?

Rim.

A

rivederla.

Glie.

Ah! No

lasciateeh’iol’eviti.

Cass. Evitarmi crudele?

E

tu lodici? Clic. Io crudele?

Una Madre

chesiè

scorda-ta della suafermezza,

può

parlarmi^ cosi ? Cass.

E

qual’ altro titoloadunafiglia, chesi

èscordata dellasuavirtù?

Glie.

No

, che

non

posso piùaverla, sevoi visreteresalasua tiranna.

Cass.

Ed

io

non

possopiùusarja, setisei re-sala

mia

nemica.

Glie.

Andate

, andate daifigli, chev’

hanno

assicuratiglialimentiallavita.

Cass.

Va va,

da uno sposo, che ti renderà lavittima dellasuaipocrisia.

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LA.

LUCERNA

d’

EPITTETO

Glie.

Lo

sperateinvano; ionon saprò

obbe-dirvi.

Ca%s.

Che

parli d’obbedienza,

dopo

chein’hai tradita?

Prot.

E ho

da vederquesta scena senza poter spiegarlorol’inganno?

Epit.

Non

toccaa voi afarlo.

Ecco

chi sa-praconvincerle.

Rim. Ebbene,

aveteterminatod’olTendervi? Glie.

Ah

Signore!

Riin.

Una Madre

sirivolgecontro una figlia ,

una

figliacontro la

Madre

!

Cass. Ella

mi

ha tradita

Rim.

Dite piuttosto, chelamia lontananza

ha

distruttiinvoiqueisalutariprincipj,che in-fusiviaveala mieamicizia.

Un

solo istan-te cheTuoino

non

ascolti levocidel rimpro-verobastaall’infeliceperrenderlo colpevo-le.

Voi

chiamatetiranna

una madre?

Glie. E’forseil volermisagrifìcataad

un

per-fido,

non

è una tirannia/*

Rim. E

chi veIo

ha

détto? Glie.

La

Discoi’dia.

Rim. Voi

chiamate nemica una figlia? Cass.

E

forse

non mi

è”nemica chi m’

abban-dona perisposareun’ iniquo?

Rim. E

chi ve ne

ha

assicurata ? Cass.

La

Discordia.

Rim. Oh

!Deboli entrambe.

E

allevoci

dunque

della Discordia avetesacrificati i sentimenti dellanatura, e ildecorodella ragione? Glie.

Ma

forse

non

èvero?

Rim.

Avete voi sposato quell’ iniquo?

Glie. Morireiprima difarlo.

Avetevoi patteggiato co’ vostrifigliil sa-grifizio diGliceria?

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ATTO T£RZO

Cass.

E

sipotrà soltanto immaginare contro di

me

una taleingiuria?

Rini.

E

perchè prima di abbandonarvi a dei scambievoli trasporli

non

consideraste che eravateneltetto dellaDiscordia che è pro-priadiquesta furiacrudele difabbricarele

menzogne

diseminaregli equivoci

,per fran-gereivincoli piùsacri, elepiùfedeli ami-cizieMadri tiranne*, figlie ingrate, sorelle rivali, fratelli nemici,perfideSuocere, odio-senuore, micidiali parenti da chison

egli-no

prodotti,se

non

daquestospirilo

discor-’

de, checoll’armi dell’ambizione,dell’ invi-dia, dell’interesse, apreora inquesta, ora in quella famiglia

, lescene lepiù luttuose di compassione, edi orrore ?

Prot.

Ah

! Perchè nonposso abbracciarlo que-stogran galantuomo?

Epit.

Ma quando

eravatevivo, nonlo avreste abbracciato mai,

Prot. Io allora

non

lo conosceva, Epit.

Eh

!

Lo

so.

Rim.

E

perchèsieteconfuse?

Glie.

Ah

/ Signore,io

non ho

più coraggiodi rimirarla.

Cass. Io

ho

offesamiafiglia...

Rim. Ed

ioriuniròi vostri cuori. Venite og-getti delvero

amore

; abbracciatevi.

Plio.

Ah! Madre

mia

, perdofto. (s’ inginoc-chia)

Cass. Sorgi,

mia

figlia,'sorgi Glie.

Mai

più oseròsospettare di voi.

Cass.

Mai

piùlioffenderò co’mieidìibbj.

Glie.

Vivremo

1’una per1’altra.

Cass.

L'una

conl’altraci consoleremo.

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LA.

LUCERNA

d’

EPITTETO

Glie.

Mia Madre

)fabbracciale partono eoi Cass.

Mia

figlia

) (Rimorso.)

Prof.

Oh/

Quante

poche

ve ne sono di-queste

Madri

, e diquestefiglienel

Mondo

/ Epit.Perchèleguastala corruttela del

seco-lo, elapessima educazione.

SCENA

VI.

Panfilo,

Discordia,

Damile, Ingratitudine

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