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1.2.2 La figura del museologo: il piano interpretativo e il piano d'arredo

La figura del museologo è qui da posizionarsi, investita della responsabilità di far coe- sistere pacificamente entro la casa-museo queste due storie: «la sua esistenza come resi- denza inattuale e il suo passato e presente come casa-museo»20.

Il museologo si muove in un complesso campo, in cui da una parte deve stare attento a non manomettere la narrazione propria della casa, rispettandone la particolare identità che la connota, dall'altra parte non deve cedere alla rigidità e all'immobilità che limite- rebbero il ‘suo’ stare nel presente. Fare quindi della casa-museo non una reliquia bensì un ‘organismo vivo’21.

Nell'operare dentro la casa-museo il museologo si scontra con due opposte esigenze affini agli interventi dell'allestimento. Da una parte infatti egli si deve occupare della ‘sistematicità’ che «favorisce la didattica tradizionalmente intesa, di tipo riflessivo- cognitivo, ma sottrae sempre più l'oggetto», e altrettanto deve rispettare l'‘ambientazione’, nonché l'aspetto originale della casa-abitata, forza comunicativa della casa-museo stessa22. Di qui il dibattito sull'utilizzo o meno dell'etichettatura o dei

‘cartellini’ in riferimento agli oggetti, o alle ‘eccellenze’ esibiti dentro la casa-museo, che sebbene necessari per la loro stessa identificazione, visivamente disturbano e allontanano dall'atmosfera stessa della casa ricreata23.

Un'ideale soluzione suggerita è quella di fornire ai visitatori i depliant o le schede esplicative che facilitino il percorso di visita della casa-museo. Facendo riferimento ai casi di studio, ciò è stato notato per esempio per gli ambienti del Reitz Museum.

Qualsiasi sorta di intervento nei riguardi di una casa-museo è quindi in tal senso un'

20[TRAD. NOSTRA], JOHN A., HERBST, The Challenge of Interpretation at Historic House Museums,

«Pittsburgh History» LXXIII, III, (1990), pp. 119-128: 128.

21FIORIO, SCHIAVI, Il museo nella storia op.cit., in nota 19; MOLFINO, Case-museo intoccabili op.cit., in

nota 12, p. 28

22MARIA CLARA, RUGGIERI TRICOLI, I fantasmi e le cose: la messa in scena della storia nella

comunicazione museale, Milano, Lybra Immagine, 2000, p. 45.

23FIORIO, SCHIAVI, Il museo nella storia op.cit., in nota 19, p. 218; ENRICO, CASTELNUOVO, Il grande museo

d'arte in Italia e all'estero alla fine del XX secolo: tradizione, problemi attuali, prospettive, in Gli Uffizi: quattro secoli di una galleria, atti del Convegno Internazionale di Studi (Firenze 20-24 settembre 1982),

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‘altalena’, nonché l'oscillare di un delicato equilibrio tra esigenze opposte: tutela e con- servazione, ma anche resa accessibile al pubblico; rispetto dell'identità della casa-abitata ma anche nuova funzione di museo; interpretare e rappresentare facilitando la narrazione, ma senza manomettere o estorcere la veridicità del narrato.

Competenza del museologo è l'occuparsi del piano interpretativo e del piano d'arreda- mento della casa-museo; due fondamentali aspetti che seppur distinti sono indipendenti l'uno dall'altro24. Quando i due piani trovano una perfetta armonia, fine ultimo del mu-

seologo, ecco che si costruisce uno scenario, capace di guidare il visitatore nella lettura approfondita dei contenuti che la casa-museo vuole trasmettergli, arrivando addirittura, grazie anche alla stimolazione dei sensi, a fare percepire la presenza dei ‘fantasmi’ di coloro che lì hanno dimorato25.

Il piano interpretativo è quell'aspetto del lavoro curatoriale che si preoccupa del rap- porto tra la casa-museo e il suo pubblico. Il museologo verifica i mezzi di cui la casa dispone (vedi piano d'arredo), e attua in maniera pertinente ad essi le scelte interpretative, tali da rispettare la veridicità della casa-museo e da sollecitare l'interesse e l'attenzione del pubblico.

Il museologo attraverso un buon piano interpretativo, riesce a trattare argomenti storici di nuovo interesse, collegando le storie narrate su micro-scala a macro-scale. Esempi pertinenti di questo operare sono rappresentati dall'ausilio di mostre temporanee all'interno delle case-museo, i cui temi si legano con il proprietario o il contenuto delle stesse, ma che altrettanto consentono di trattare argomenti differenti e nuovi. La casa- museo è quindi da pensare come un luogo interdisciplinare.

Il piano interpretativo per essere il più possibile esaustivo, deve includere anche le controversie a testimonianza della veridicità del narrato. Ad esempio come le lettere di critica inviate al generale Mannerheim, esposte alla lettura del visitatore all'interno della casa-museo a lui dedicata.

24BRADLEY C., BROOKS, The historic house furnishings plan: process and product, in Interpreting historic

house museums, a cura di DONNELLY, JESSICA FOY, Walnut Creek, AltaMira, 2002, pp. 128-143.

25TRICOLI, I fantasmi op.cit., in nota 22. Il visitatore in visita al Mannerheim-Museo nell'ambiente della

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Il piano d'arredamento include tre fasi: la fase curatoriale, quella interpretativa e infine la fase operativa26. La fase curatoriale, ha lo scopo primario di descrivere l'arredo degli

interni, stipulare una lista, e presentare di ciascuno la storia e il contesto culturale; la fase interpretativa, ha lo scopo di esplicitare e chiarire la relazione tra: gli oggetti, l'interno della casa e il messaggio che la stessa vuole veicolare, dimostrando come gli stessi oggetti conservino un ruolo determinante per guidare l'interpretazione complessiva di ciò che si vuole comunicare27. Il museologo opera pertanto una selezione degli oggetti d'arredo e

prende decisioni sulla loro disposizione al fine di ottimizzare la loro leggibilità o la narrazione che si è deciso di dare, in maniera da rendere chiari e comprensibili i contenuti al pubblico generico. La fase operativa è quella che si occupa dei problemi contingenti all'apertura della casa al pubblico, che prevede sia la messa in sicurezza del pubblico che delle opere. Si provvede quindi a stabilire il numero massimo dei visitatori, alla copertura di pavimenti utilizzando passatoie guida, alla inserimento di barriere protettive degli oggetti esposti, a scongiurare ogni eventuale rischio di furto28.

Come ci suggerisce Marco Magnifico, questi accorgimenti indispensabili ‘contro il pubblico e per il pubblico’ dentro la casa-museo, rischiano di rompere l'incanto e di stra- volgerne l'atmosfera di «quella storia impalpabile, ma quanto mai percepibile»29.

Nell'attuare il piano d'arredamento dentro la casa-museo, è infatti indispensabile riba- dire che qualsiasi tipo di intervento risulti poco invasivo, non sovrasti gli ambienti tra- dendo lo spirito originario del luogo, garantendo al visitatore della casa-museo il deside- rio di immergersi nella realtà più intima e autentica della casa.

26BROOKS, The historic house op.cit., in nota 24.

27Sul ruolo degli oggetti dentro la casa-museo si rimanda alla lettura del secondo capitolo: La casa-museo

una particolare tipologia museale.

28BROOKS,The historic house op.cit., in nota 24

29MARCO, MAGNIFICO, Il ruolo della famiglia, in Abitare la Storia: le dimore storiche/museo: restauro,

sicurezza, didattica, comunicazione, atti della conferenza internazionale DemHist, (Genova, Palazzo

Reale, Salone da Ballo, 20-22 novembre 1997), a cura di SIMONETTI,FARIDA – LEONCINI, LUCA, Torino,

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