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Esposizione umoristica al Palazzo Mattei

L’esposizione, inaugurata nel mese di marzo, e visitabile per tutto il mese di apri- le, viene organizzata dalla Federazione degli artisti di Firenze a Palazzo Mattei in Piazza Strozzi, e dedicata ai combattenti in Libia, il cui comitato d’onore, presieduto dal prof. Giacomo Lolli, è composto dai nomi delle dame dell’aristocrazia fiorentina, mentre nel comitato artistico spiccano i più bei nomi dell’arte e della letteratura italiana.

Tra le varie bravate satiriche, tra le caricature di ogni foggia e maniera, la mostra contiene due gruppi di caricaturisti particolarmente interessanti. L’esposizione è aperta a tutti gli artisti e cultori di belle arti di tutti i paesi. Un gruppo riprende quella vecchia tradi- zione lucana rappresentata da Angiolo Tricca, alla metà dell’Ottocento, che si fonda tra il Caffè Michelangelo e il primo Circolo Artistico. Un gruppo invece muove più direttamente dal Sacchetti. I primi dunque, sempre un po’ macchiaioli, deformano l’individuo, esageran- do alcune parti piuttosto che altre, e cercano di sorprendere un atteggiamento caratteristico, un gesto espressivo. Preferiscono perciò la macchietta a figura intera e adoperano con una certa ricchezza la tavolozza. Così fece il Tricca e i suoi seguaci, tra i quali Baldini e Do- menico Miserocchi, che espone una serie di acquerelli; il Rambelli espone una cornice di caratteristici schizzi rapidi, mentre Luigi Mazzei si presenta con lavori sgraziati, secondo il giornalista del “Marzocco” quando in realtà, si evince che i lavori del pittore pistoiese sono stati apprezzati soprattutto dal segretario della mostra, il quale gli scrive una letterera per lodare l’accuratezza di disegno e per lo spirito con il quale li ha affrontati.95

94. Ibidem.

I sacchettiani sono più numerosi e laudenti, generalmente essi, come il loro mae- stro, trascurano la figura e guardano solo alla faccia, cogliendone un’espressione fugace, in una smorfia deforme. Di questi Mario Bettinelli espone una serie di celebrità, insieme con un autoritratto; anche il Manetti espone celebrità fiorentine in alcune delle quali la fisiono- mia è appena alternata dall’esagerazione di un tratto. Il Neri ha, per quanto sacchettiane, un gruppo di orginali teste cubiche, a grandi piani. A queste si possono unire anche quelle del Bucciolini o di Adriana Bisi Fabbri. Ezio Marsi dedica una sala alle scene umoristiche che ricordano i migliori francesi. Molti hanno lavori sulla guerra e sui furti dei quadri. Non mancano neanche le satire alla moda e ai quadri di genere. Il Passani invece si differenzia grazie ad una serie di tocchi di penna corretti e distinti nei quali, caricando leggermente qualche caratteristico tratto fisionomico o qualche atteggiamento abituale, ha raffigurato alcuni tra i più noti pittori acquafortisti di Firenze.96 Tra i pittori che hanno attirato i maggiori consensi, oltre alla Bisi Fabbri, c’è anche Giovan Battista Galizzi.

La “Nazione” di Firenze abbraccia con particolare entusiasmo il mondo dell’ar- te caricaturale, auspicando ad esso come genere profondo ed indagatore della società: “Data una lode ai principali cooperatori di questo grande avvenimento artistico, noi non possiamo, se non incitare tutti coloro che si dilettano di arte, che amano per un momento dimenticare le noiose ed incomprensibili composizioni romantiche che spesso più qua e più là appaiono nelle esposizioni piccole e grandi a rammentare la inutilità di certi fervori e di certe imprese artistiche, a ricercare per queste sale un largo spirito di gioconda semplicità. La caricatura troppe volte ha perduto, perché non ebbe continuità di amatori e di esecutori, la sua fine e profonda fisionomia; troppe volte si è dispersa e si è immiserita per ritrarre una sol parte della figura umana, la parte che più avventa che più rida le contorsioni fisiche o i lati più deboli dello spirito: non tutta la figura, non tutto lo spirito. Gli audaci di oggi tentano a rintracciare una via più sicura: a sezionare il corpo ed a sentirne lo spirito intero perché la figura sobbalzi piena, sicché il caricaturato riavrà tutta la sua vita. Così le figure allegoriche che rappresentano un dato personaggio o che epilogano un fatto sociale, un avvenimento, una costumanza cittadina, devon esser nutrite di tutta l’atmosfera della vita che si vuol rappresentare”.

Anche il “Fieramosca” pubblica un articolo lusinghiero, e chiude ricordando le visioni comicamente dantesche del Galizzi e le caricatue spiccatamente personali di Adriana Bisi Fabbri, “disegnatrice colta e sicura”.97

Il “Nuovo Giornale” dedica a sua volta un’ampia e movimentata rassegna della Mostra, celebrando le doti della pittrice Adriana Bisi Fabbri “che ha fatto quasi una sua esposizione a parte”.

96. L’esposizione umoristica, in “Il Marzocco”, Firenze, 21 aprile 1912. 97. La mostra umoristica a Firenze, in “La Vita”, Roma, 14-15 aprile 1912.

Il “Marzocco”, “La Tribuna” e “La Vita” di Roma affermano che “le cose più ammirate sono: la parodia dell’Inferno di Galizzi, una dozzina di magnifiche grandi tempere gustosissima polemica del poema e dei suoi commendadori”. In una sala del pianterreno viene installata la Mostra delle botteghe dove vengono canzonati i più noti magazzini e ritrovi di Firenze: si vedono ad esempio lo Scalzaturificio di Varese che ha in vetrina le scarpe dell’on. Rosaldi, “le scarpe che ridono”, quelle “che piangono”, ecc. Sulla porta del pasticcere Gilli ci sono i mannequins dei più noti giovani di Firenze e si vede un grazioso sfondo di Piazza Vittorio Emanuele. La mostra continua al primo piano, per una decina di sale, due delle quali sono dedicate all’arte dei ragazzi e una a caricature, disegni e pensieri di uomini più o meno illustri. Hanno mandato autografi Mascagni, Le- oncavallo, Massenet, Roberto Bracco, Marco Praga, Giannino A. Traversi, Corrado Ricci e molti altri attori di teatro.

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