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Fo rmazio ne p rofess ionale dellagricoltura italiana

e prospettive

Fausto M. Pastorini

Qualunque discorso attorno alle strutture delegate all'istruzione ed alla formazione pro-fessionale in un definito campo dell'attività eco-nomica deve muovere dal riconoscimento e dall'analisi delle situazioni, in atto o prevedi-bili, che hanno provocato o che possono provo-care, a scadenza ravvicinata, mutamenti ed evoluzioni nel comportamento degli operatori interessati di fronte al fenomeno produttivo.

1 • Aspetti attuali della società rurale ita-liana e compiti della formazione profes-sionale in agricoltura.

Riguardo al settore agricolo, le più impor-tanti situazioni evolutive del nostro tempo possono riepilogarsi come segue:

- costante flessione delle forze di lavoro e progrediente diminuzione del grado di ruralità della popolazione attiva;

— clamorosa affermazione e larga introdu-zione nei sistemi produttivi di tecnologie del t u t t o nuove o rinnovate;

— crescente sviluppo di attività esercitate « a monte » e « a valle » del settore primario e conseguenti riflessi sulla produzione agricola; - nuovi orientamenti raccolti nel noto « Progetto agricoltura 1980 » riguardante i Paesi della CEE;

— prospettive aperte all'agricoltura con l'attuazione dell'ordinamento regionale.

È fin troppo noto che nel corso degli ultimi 20 anni il fenomeno di deruralizzazione della popolazione attiva italiana è a n d a t o via via accentuandosi. Nel 1951 le forze di lavoro impegnate in agricoltura rappresentavano an-cora il 42% dell'intera popolazione a t t i v a ; nell'ottobre 1968 ne rappresentavano solo più il 22%.

Sono s o p r a t t u t t o i giovani che tendono ad abbandonare l'attività agricola per una serie di ben conosciuti motivi che si rifanno,

fonda-mentalmente, al reddito ritraibile di livello troppo esiguo, ma anche al tipo di vita sociale conducibile nei centri rurali, ritenuto ormai inadeguato alle aspirazioni delle nuove leve in cerca di occupazione.

Parallelamente al fenomeno di deruraliz-zazione se ne è avviato un altro riflettente la trasformazione, in certe zone anche accelerata e profonda, dei tradizionali sistemi produttivi, trasformazione favorita dall'introduzione di nuove tecnologie che sono venute a determinare una serie di mutamenti nelle proporzioni, nel ritmo, negli schemi dell'organizzazione produt-tiva. Di qui, la crescita di altri problemi, cen-trati sulla ricerca di nuove formule di carattere associativo che consentono di incrementare il grado di convenienza economica nell'utilizza-zione delle moderne tecniche produttive.

Inoltre, nell'ambito dei fenomeni che stanno modificando le condizioni di produzione del settore agricolo, si pongono anche in evidenza le moderne attività esercitate « a monte » e « a valle » del predetto settore.

Infatti, l'esigenza di raggiungere in agri-coltura risultati economici favorevoli attraverso il miglioramento qualitativo delle produzioni pone in evidenza, innanzitutto, l'importanza delle conoscenze tecnologiche attinenti alla conservazione, alla trasformazione ed alla com-mercializzazione dei prodotti, e valorizza al massimo le proposte ed i suggerimenti pratici che di tempo in tempo provengono dalla speri-mentazione, dal settore motomeccanico e da quello chimico, dall'industria mangimistica e e da quella farmaceutica veterinaria.

Per quanto attiene il « Progetto agricoltura 1980 », il vicepresidente della C E E Mansholt, che ne è l'autore proponente, rileva in primo luogo che i redditi e le condizioni di vita della popolazione agricola sono t u t t o r a notevolmente inferiori a quelli dei lavoratori operanti in altri settori produttivi.

A parere di Mansholt, uno dei problemi più seri è rappresentato dalla troppo modesta dimensione delle aziende agricole, in un'epoca

ili cui le moderne tecniche consentono ad un uomo di coltivare almeno 30-40 ettari di terre arabili o di allevare 40 vacche da latte. Occorre quindi, da un lato, assecondare il fenomeno della deruralizzazione, e dall'altro favorire la costituzione di aziende moderne dotate di super-ficie e di strutture che permettano di produrre economicamente.

Si deve riconoscere che il progetto citato, pur nella previsione di non lievi difficoltà con-nesse alla sua pratica applicazione in specie nel-l'eterogeneo ambiente agricolo italiano, costi-tuisce un'autorevole via di orientamento per sbloccare l'agricoltura da una perdurante posi-zione di colonialismo economico di fronte agli altri settori produttivi.

Infine, la prevista attuazione delle Regioni a statuto normale rappresenta una prospettiva di notevole interesse per il mondo rurale e per l'agricoltura poiché l'attività normativa delle regioni nel settore primario dovrebbe, fra l'altro, riguardare l'istruzione professionale, l'as-sistenza tecnica agli agricoltori e la parteci-pazione di aziende familiari a raggruppamenti operativi che tendono a corresponsabilizzare più produttori nella gestione di determinate attività agricole.

Al fondo di questa rapida panoramica attor-no ai più rilevanti aspetti evolutivi del settore primario, occorre ricordare e sottolineare che l'80% circa delle aziende agricole operanti in Italia risultano a conduzione diretta del col-tivatore e che l'impresa familiare coltivatrice, e quella coltivatrice-capitalistica, appaiono

net-tamente prevalenti sugli altri tipi d'impresa. Se t u t t e le circostanze sopraesposte vengono considerate in rapporto ai loro riflessi sull'istru-zione professionale agricola, si deduce che quest'ultima appare impegnata in un compito di vasta dimensione, poiché la preparazione dei giovani ancora propensi, per loro libera scelta, a dedicarsi alla professione agricola non può essere limitata all'acquisizione, pur sempre essenziale, delle realtà tecniche, ma a queste deve congiungere l'approfondita cono-scenza dei fenomeni economici e sociali che contraddistinguono l'ambiente umano, oltre che tecnico-produttivo, nel quale essi giovani sa-ranno chiamati ad operare sul piano profes-sionale.

Questa serie di considerazioni sono già state poste in evidenza e recentemente discusse in occasione del « Convegno nazionale di studio sulla formazione e sulla maturità professionale » indetto nell'aprile scorso dal Consorzio provin-ciale per l'istruzione tecnica e professionale di Venezia, sotto l'egida del Ministero della Pub-blica Istruzione.

2. Moderne prospettiche tecnico-didattiche del sistema formativo in vie/ore negli Istituti professionali per l'agricoltura.

Le indicazioni generali soprariferite costi-tuiscono una sorta di « mappa di riferimento » per tutti gli enti e le organizzazioni che si interessano di formazione professionale in agri-coltura. E ovvio che a questa mappa si ispi-rano anche le linee direttive assunte dal Mini-stero della Pubblica Istruzione allo scopo di accrescere l'efficienza tecnica e la funzionalità didattica dei dipendenti Istituti professionali per l'agricoltura, in vista del precipuo compito istituzionale volto alla formazione professionale

dei giovani.

È a questa formazione, ed ai connessi pro-blemi, che il presente studio vuole in par-ticolare riferirsi, pur senza preclusione per più ampi orizzonti che possono derivare dalla disponibilità e dall'apertura degli Istituti pro-fessionali per l'agricoltura a qualunque possi-bile e ragionevole forma di collaborazione con gli enti che si occujiano dell'addestramento pro-fessionale degli adulti.

Ciò premesso, sembra opportuno consi-derare alcuni fra i più importanti provvedimenti già messi in opera, miranti a migliorare ed a perfezionare il sistema formativo in atto nei predetti Istituti.

Tali provvedimenti riguardano in particolare: —- l'aggiornamento dei programmi d'inse-gnamento e delle qualifiche del corso biennale;

— l'utilizzazione delle strutture tecnico-didattiche, con particolare riferimento all'azien-da agraria.

Per quanto concerne i programmi d'insegna-mento, va osservato che la loro revisione è stata condotta in modo da proporre all'alunno favo-revoli occasioni che gli consentano di maturare una mentalità imprenditoriale e lo preparino ad assumere le responsabilità che derivano dalla ge-stione dell'azienda agraria quale unità economica destinata ad inserirsi in un contesto produttivo prevalentemente di carattere associativo.

Ciò atteso, si è ricostruito il programma del 1° anno accentuandone la componente cultu-rale, e per aiutare i giovani a conseguire una preparazione economica utile a sviluppare la mentalità imprenditoriale, si è fra l'altro inse-rito, nelle materie del 2° anno di ogni qualifica, un capitolo appositamente dedicato alla « ge-stione ed amministrazione aziendale ». Con lo svolgimento degli argomenti al riguardo pre-visti il giovane viene addestrato alla « rileva-zione » dei fatti economici dell'azienda, nonché all'esame ed alla discussione delle formule

as-sociative che la moderna agricoltura va pro-ponendo ai produttori.

Quanto alle qualifiche, si sono valorizzate al massimo quella di « esperto coltivatore » •— e per analogia, quella di « esperta agricola » in campo femminile — poiché l'esperienza di questi ultimi tempi induce a considerare le predette qualifiche come veramente fondamentali.

E si sono anche valorizzate alcune altre qualifiche del tipo: esperto casaro, esperto can-tiniere, meccanico operatore agricolo, con rife-rimento a quegli ambienti che avanzano ri-chieste di qualificati particolarmente j^rovetti, a livello esecutivo, in specifici settori produttivi clic si pongono a monte e a valle di quello agricolo.

Per realizzare con profitto il previsto pro-gramma di esercitazioni pratiche, gli Istituti professionali per l'agricoltura dispongono di attrezzature e strumenti tecnico-didattici tra cui si inserisce, in posizione eminente, l'azienda agraria. La quale, quando sia dotata di carat-teristiche strutturali, organizzative e gestionali che la rendano rappresentativa dell'economia agricola locale, può assolvere bene la sua fonda-mentale funzione didattica intesa a preparare ed a guidare l'allievo all'esercizio pratico del-l'agricoltura.

Riguardo all'utilizzazione dell'azienda agra-ria, è pure da riconoscersi la convenienza di considerare quest'ultima come sede di espe-rienze dimostrative da condurre a vantaggio e nell'interesse della comunità agricola locale, esperienze che mirino a problemi concreti e che mai tralascino di indicare il grado di

vali-dità economica dei risultati raggiunti.

Tutto ciò può conferire un significato più vivo, più realistico al collegamento tra Scuola e mondo operativo, collegamento che potrà anche essere favorito dall'integrazione, quando le circostanze ne rivelino l'utilità, dell'adde-stramento pratico effettuato nell'azienda della Scuola con esercitazioni svolte nell'azienda agricola familiare degli alunni.

3. Problemi connessi alla formazione pro-fessionale dell'agrotecnico.

I problemi fino a questo punto t r a t t a t i ri-guardano la fascia formativa del corso biennale sfociante nelle diverse qualifiche professionali. Merita ora accennare al corso triennale pre-visto dalla recente Legge 27 ottobre 1969, n. 75-1.

In virtù di detta Legge, negli Istituti pro-fessionali di ogni indirizzo sono stati costituiti in via sperimentale, a decorrere dall'anno scoi. 1969-70, corsi speciali successivi a quelli di qualifica, atti a consentire ai giovani una

formazione culturale ed applicativa di livello di scuola secondaria di 2° grado quinquennale. Negli Istituti professionali per l'agricoltura tale corso segue e si innesta su quello biennale di qualifica ed è destinato ad accogliere gli alunni che alla fine del biennio hanno ottenuto il titolo base, cioè il diploma di qualifica, con-sentendo loro di raggiungere una preparazione superiore convalidata dal conseguimento del cosiddetto diploma di « maturità professionale ».

La formazione di tecnici agricoli a livello medio superiore pone, in questo momento, un importante problema di carattere qualitativo. Tale problema prende corpo dall'istanza pressante avanzata da molti ambienti agricoli dal Nord al Sud del Paese, ma in specie da quelli dislocati nei comprensori dell'Italia cen-tro-settentrionale, attorno alla necessità di formare una figura di tecnico agricolo in pos-sesso di una preparazione di carattere essen-zialmente economico-amministrativo, che lo abi-liti ad organizzare e gestire l'attività produttiva di moderne aziende agricole individuali e di cooperative agricole.

E ovvio che tale formazione economica deve basarsi, per non essere generica ed incon-cludente, sul suo naturale substrato strumentale, cioè sulla sicura conoscenza, da acquisirsi attra-verso molteplici esperienze, delle innovazioni tecniche e tecnologiche introdotte in agricol-tura quali realtà da cui scaturiscono, diretta-mente ed indirettadiretta-mente, i maggiori problemi economici che interessano la società rurale.

Non si può disconoscere che le figure di tecnico agricolo a livello medio superiore at-tualmente disponibili, cioè il perito agrario ed il geometra, sono preparate ad affrontare pro-blemi pur importanti ma di tipo diverso da quello enunciato, ove si tenga conto che il perito agrario ha una formazione essenzial-mente agronomico-colturale e tecnologica, e che il geometra impegnato nel settore agricolo mette in evidenza una preparazione essenzial-mente tecnico-progettistica ed estimativa.

Ora, la Legge n. 754 offre agli Istituti pro-fessionali per l'agricoltura la felice opportunità sperimentale di realizzare corsi orientati verso la formazione di un tipo di tecnico agricolo — definito agrotecnico — le cui competenze professionali corrispondono all'istanza di cui si è f a t t o cenno.

Ciò emerge innanzitutto dal profilo

profes-sionale, il quale specifica che l'agrotecnico deve

essere capace di riassumere le innovazioni introdotte in agricoltura in una visione impren-ditoriale, utilizzandole ai fini delle decisioni da assumere in ordine alle indicazioni dei mercati di consumo.

L'agrotecnico è in grado di dirigere orga-nismi associativi e centri cooperativi di produ-zione, di commercializzazione e di vendita dei prodotti agricoli predisponendone gli inerenti programmi operativi, nonché di assumere la direzione di aziende di medie dimensioni e di inserirsi nei quadri organizzativi delle aziende di grandi dimensioni.

Il programma d'insegnamento è già stato predisposto. Esso si conforma al profilo ed è

originale, per indirizzo e contenuto, nel senso

che non ricalca né si rifà ai programmi attual-mente in vigore nell'istituto tecnico agrario o in quello per geometri.

Per portare qualche esempio al riguardo, vale ricordare che nel piano di studi concernente l'agrotecnico è stato introdotto un gruppo di tesi che riguardano un argomento non previsto in altri programmi, cioè: « tecniche della ge-stione aziendale e strutture di sviluppo delle collettività agricole»; che nel capitolo: «alle-vamenti e produzioni animali » sono inserite tesi di questo tipo: « meccanizzazione dei ser-vizi zootecnici in rapporto ai diversi metodi di stabulazione »; che si fa largo posto al tirocinio aziendale con esercitazioni individuali e di gruppo, specialmente per quanto di riferisce all'interpretazione dei dati economici tratti dai bilanci aziendali ed alla loro esposizione in sistemi pratici di registrazione contabile.

La sperimentazione in corso permetterà di raccogliere e considerare i rilievi e gli spunti critici che verranno avanzati dall'ambiente scolastico e dagli operatori agricoli, e consentirà di introdurre nell'organizzazione del corso le modificazioni che si rivelino opportune e con-venienti.

Avviata la fase sperimentale, si affacciano ora due altre questioni di non piccolo momento: integrazione delle attrezzature tecnico-didatti-che degli Istituti; preparazione degli insegnanti.

Riguardo alla prima, si osserva che l'at-tuale attrezzatura degli Istituti si riferisce a corsi biennali ed alle esigenze espresse dalle sezioni di qualifica in essi operanti. Occorre quindi integrare e potenziare le attrezzature per adeguarle a corsi quinquennali ed alle nuove necessità didattiche connesse ai compiti di formazione dell'agrotecnico.

Riguardo alla seconda si osserva che, se da un lato si ipotizzano nuovi traguardi, diversi

orizzonti formativi ed educazionali specialmente nel settore dell'istruzione professionale agricola, dall'altro occorre avere a disposizione docenti preparati ad impegnarsi in compiti non

tradi-zionali, non solo sul piano tecnico ma anche su

quello psicologico.

Queste due questioni debbono essere affron-tate senza indugio.

C'è chi fa il programma e chi lo deve appli-care. Ed un programma anche in ipotesi ottimo ma male applicato, o per inadeguatezza di mezzi tecnici disponibili o per scarsa aderenza alle volute finalità, non può dare che risultati assai mediocri.

4. Considerazioni conclusive.

I rilievi, le osservazioni, le argomentazioni esposte consentono di formulare la seguente proposizione conclusiva:

Gli operatori agricoli italiani intendono fermamente raggiungere posizioni economiche, ed anche sociali, non inferiori a quelle che si verificano negli altri settori produttivi.

Ciò potrà realizzarsi ove le unità produttive siano adeguatamente sorrette da un coerente programma di politica agraria e vengano valida-mente assistite nell'applicazione dei moderni sistemi di produzione richiamati dall'accelerato progresso tecnologico e valorizzati da nuove formule di gestione.

Gli enti e le organizzazioni che si interessano di formazione professionale in campo agricolo possono favorire, in modo determinante, il processo di trasformazione in atto indirizzando l'insegnamento verso un tipo di preparazione che si prefigga, come traguardo finale preva-lente, di far maturare negli allievi, giovani o adulti ch'essi siano, una mentalità imprendi-toriale.

Infine, c'è da osservare che con la diffusione delle formule di gestione associata i compiti riservati all'assistenza tecnica sono destinati proporzionatamente ad aumentare. Ciò signi-fica che ai tecnici agricoli di livello medio superiore si potranno prospettare occasioni di proficuo lavoro professionale, specialmente quando la loro preparazione li ponga in grado di inserirsi con t u t t a efficienza nei momenti essenziali, tecnici ed economici, della moderna agricoltura imprenditoriale.