• Non ci sono risultati.

FOLLI E CRIMINAL

3.1 LE PERIZIE MEDICO-LEGAL

4. GLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIAR

4.1. FOLLIA OMICIDA E PAZZI CRIMINAL

Il rischio oggi, sulla scia e come retaggio di commistioni passate, è quello che si ripresenti ulteriormente l’equivalenza reo = folle. Riproponendo il principio dell'assimilazione dei malati mentali e dei delinquenti si rafforzerebbe la credenza che il crimine è una malattia e viceversa, che la malattia è un crimine. Se infatti in futuro le sentenze si baseranno su prove di tipo neuroscientifico e genetico, così come è accaduto a Trieste nel 2009 e a Como nel 2011, allora la tendenza sarà quella di considerare criminali coloro che sono affetti da parziale o totale vizio di mente. Se chi compie un delitto lo fa perché geneticamente predisposto o perché malato psichiatrico allora si rischia di fare un salto concettuale al passato e vedere i rapporti tra malattie mentali e comportamenti criminosi come automatici e profondamente interconnessi. Le condotte criminali, seguendo questo ragionamento, sono compiute da persone affette da infermità mentale e da ciò ne consegue che i matti sono potenziali criminali e quindi che i criminali sono tutti matti. Selezionare e classificare così la categoria dei rei è pericoloso per la stigmatizzazione225 che comporterebbe, alimentando credenze dell’opinione pubblica, sostenute dai mass media per il modo in cui danno le notizie, che non sono corrette e che non corrispondono a verità. Infatti nonostante nei servizi televisivi vi sia un continuo insistere sui disturbi psichiatrici e una tendenza a spettacolarizzarne e renderne noto solo l’aspetto negativo, è una percentuale minima quella dei malati psichiatrici che manifestano la malattia come sintomo-reato. In caso contrario il sovraffollamento numerico dovrebbe essere un problema degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e non delle carceri226. Per quanto riguarda la capienza degli OPG, nelle sei strutture italiane sono internate 1.015 persone; le Rems, a regime, avranno 1.022 posti letto: non vi sarà dunque nessuna riduzione della popolazione internata.

L’unico OPG con un reparto femminile si trova a Castiglione delle Stiviere. Le pazienti vi sono finite per reati commessi in stato di “infermità mentale” e di cui sia riconosciuta la “pericolosità sociale”, come recita il regolamento. Per molte si tratta di omicidi e tentati omicidi, in gran parte all’interno della famiglia (tra cui infanticidi).

225 Le persone stigmatizzate possono reagire e tentare di neutralizzare lo stigma loro apposto, ma la stigmatizzazione

agisce facendo condividere al deviante il suo stereotipo e il cambiamento risulta così più difficile poiché il deviante è indotto a identificarsi stabilmente con questo ruolo trasgressivo. Si tratta di un processo che appone un’etichetta che poi risulta, per l’etichettato, difficilmente rimuovibile. Per la teoria dell’etichettamento (labelling theory) degli anni Settanta del Novecento l’interazione fra il soggetto deviante e le forme di controllo e la reazione sociale “produce” (etichettando l’individuo) identità negative che trovano poi coerente l’autorafforzamento e la reificazione di “tratti” di personalità deviante. Con le continue ridefinizioni spazio-temporali del crimine viene messa in discussione la convinzione che fa coincidere la natura dei criminali con quella delle azioni commesse. Una persona non è necessariamente cattiva perché ha violato la legge. La devianza sta nello sguardo di chi osserva. È la reazione a un comportamento che crea la

devianza. Non è nemmeno necessario che il comportamento esista davvero, ciò che importa è che chi reagisce creda che esista e così facendo crea gli outsiders.

226 Il sovraffollamento, la densità sociale e spaziale delle carceri, causa problemi di salute psicologica e l’attivazione di

90

Tabella pubblicata da Antigone

In realtà sono pochissime le patologie psichiatriche a rischio di comportamenti aggressivi ed eterolesivi (per esempio paranoia227 e disturbo borderline della personalità228). Molti malati psichiatrici, come gli psicotici schizofrenici229, conservano e sanno distinguere il concetto di reato e di punizione che ne consegue e non sono più aggressivi della popolazione generale. Se uno schizofrenico psicotico arriva a uccidere lo fa perché delira e ha allucinazioni – acustiche (sente le voci) e visive - o perché si sente perseguitato.

Dunque la connessione causale fra il possedere un disturbo mentale e commettere un omicidio è più rara di quanto si creda, tuttavia nei casi di reati violenti, tipicamente l’omicidio, compiuti con caratteri di serialità, particolare efferatezza o apparente assenza di motivazione, il contributo della psicopatologia nella scelta della vittima e nelle modalità esecutive del crimine diviene rilevante, il legame tra disturbo mentale e crimine più diretto. Laddove i media possono parlare di “insensato”, “incomprensibile”, lo psichiatra può offrire elementi di decifrazione basati sul punto di vista “distorto” dell’offender malato. Per fare qualche esempio, nei casi di disturbo paranoide di personalità l’asse mentale del soggetto è in costante stato di allarme e di minaccia. Teme sempre di essere attaccato nella propria autostima o incolumità, perciò mantiene un atteggiamento aggressivo-

227 Il disturbo paranoide è un disturbo della personalità caratterizzato dalla tendenza, persistente e ingiustificata, a

percepire e interpretare le intenzioni, le parole e le azioni degli altri come malevole, umilianti o minacciose. Il mondo è vissuto come ostile e guardato sempre, nei contesti più vari, con diffidenza e sospettosità, con conseguente predilezione per uno stile di vita solitario.

228 Il disturbo caratterizzato da vissuto emozionale eccessivo e variabile è un disturbo di personalità. Patologia

caratterizzata da instabilità pervasiva dell’umore, delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’identità e del comportamento. In psichiatria, termine usato con riferimento a situazioni patologiche poste al limite fra psicosi e nevrosi. La sindrome borderline si riferisce a quei complessi quadri psicopatologici che sorgono in età giovanile, costituiti da brevi episodi psicotici con violente esplosioni paranoidi di rabbia. Sono caratterizzati dalla grave incapacità di stabilire relazioni profonde.

229 La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata da un processo di disgregazione (dissociazione) della

personalità psichica; questo processo si traduce in gravi disturbi della strutturazione del pensiero, della dinamica affettiva e dell’apprezzamento dei rapporti tra ‘Io’ e ambiente circostante.

91

preventivo che finisce con il generare negli altri le risposte che temeva. Presenta un deficit di decentramento per cui gli risulta impossibile esaminare la realtà dal punto di vista degli altri e presenta inoltre un bias cognitivo di tipo verificazionista che gli fa percepire solo i dati che confermano le sue ipotesi di complotto. Nei casi di disturbo borderline della personalità l’umore è instabile, il malato è rabbioso e impulsivo, incapace di riflettere sui propri stati mentali. Soffre di disregolazione emotiva per cui non può ridurre l’intensità di una certa emozione con un conseguente deficit di differenziazione tra rappresentazione e realtà e di integrazione per costruire

narrazioni coerenti. Nei casi di depressione psicotica il soggetto che ne è affetto presenta dei sintomi (ideazioni paranoiche e rimuginazione per esempio) che possono spingerlo ad azioni violente. Gli altri diventano i catalizzatori del proprio fallimento e su di loro viene riversata la rabbia. O ancora nei casi di disturbo narcisistico della personalità il soggetto ha un senso del sé grandioso, colpevolizza costantemente gli altri per i propri errori, ha una scarsa capacità di lettura delle emozioni - proprie e altrui -, è suscettibile a disattenzioni e offese nei suoi confronti in modo spropositato.

Nonostante questi casi, statisticamente i malati mentali che commettono reati rappresentano, rispetto alla popolazione generale di tutti i malati mentali, la stessa percentuale di quelli che commettono reati e sono sani di mente rispetto a tutta la popolazione generale. Dunque la nozione di “follia omicida” o di “pazzo criminale” appartiene più a un immaginario collettivo stereotipato che alla realtà dei fatti.

5. NASCITA DELLA PRIGIONE

Da dove viene la singolare pretesa di rinchiudere per correggere? Michel Foucault

La ronda dei carcerati, Vincent Van Gogh230

230 Dipinto a olio su tela di cm 80 x 64 realizzato nel 1890. L’opera è stata realizzata mentre Van Gogh era degente nel

92

In Sorvegliare e punire. La nascita della prigione (1975) Foucault si concentra su documenti storici francesi, ma la sua disamina dei cambiamenti verificatisi nei sistemi penali in età moderna è di assoluto rilievo per le società occidentali, quella Italiana inclusa.

«Si imprigiona chi ruba, chi violenta, chi uccide. Da dove viene questa strana pratica e la singolare pretesa di rinchiudere per correggere, avanzata dai codici moderni»231? Si domanda l’autore. La risposta risiede nella nuova tecnologia della disciplina: un insieme di procedure messe a punto tra il XVII e XIX secolo, che servono per incasellare, addestrare, misurare e controllare gli individui, per rendere i loro corpi docili e utili alle esigenze moderne dell’economia, della politica, della guerra, della fabbrica e della scuola. «Sorveglianza, esercizio, manovre, annotazioni, file e poste, classificazioni, esami, registrazioni. Tutto un sistema per assoggettare i corpi, per dominare le molteplicità umane e manipolare le loro forze»232.

La prigione trasforma, nella giustizia penale, la procedura punitiva in tecnica penitenziaria; l’“arcipelago carcerario”, come lo chiama Foucault, trasporta questa tecnica dell’istituzione penale nell’intero corpo sociale. Il controllo sociale travalica le mura del carcere per espandersi nel tessuto sociale. L’azione di disciplinamento iniziata nelle galere, continua per gli ex-detenuti nella rete di istituzioni che ripropongono orari e attività, limitano gli incontri, censurano i comportamenti considerati immorali e continuano la sorveglianza sulle loro vite. Le carenze nell’assistenza post- carceraria alimentano le stigmatizzazioni e riproducono le emarginazioni233. La prigione per Foucault appartiene a una rete più vasta, a un più ampio “sistema carcerario”, comprendente scuole, istituzioni militari, caserme, ospedali e fabbriche, che materializza una società pan-ottica per i propri membri. La disciplina deve imporsi senza una forza eccessiva attraverso un’attenta osservazione e grazie a tale osservazione i corpi si forgiano nella forma corretta. Ne discende la necessità di una peculiare forma di istituzione, la prigione, che infatti trionferà sulle altre forme punitive e che, secondo Foucault, è ben esemplificata dal Panopticon, un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Il Panopticon era la somma incarnazione di una

primo piano, che guarda angosciato lo spettatore, è stato riconosciuto un autoritratto di Vincent, che così vuole

denunciare il suo stato di reclusione e di abbandono. In alto a sinistra del dipinto, sono ritratte due farfalle bianche che volano verso l'alto, simbolo di libertà, ma anche di purezza perdute.

231

FOUCAULT M., Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Torino, Einaudi, 1976, ed. or. Surveiller et punir.

Naissance de la prison, Gallimard, Parigi, 1975, note di copertina.

232 Ibidem.

233 DE VITO C., Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia, Bari, Laterza, 2009, p. 51. Negli anni Cinquanta e

Sessanta la criminologia clinica proponeva idee riformatrici per superare il tradizionale sistema di assistenza: un carcere laboratorio con medici in camice e apparecchiature scientifiche. Ma questo modello fu minoritario rispetto al più dilagante modello del carcere morale con cappellani, suore e dame di carità che facevano pregare i detenuti e li

portavano sulla via della redenzione religiosa, senza nulla avere a che fare con un trattamento di tipo clinico. Negli anni Settanta e Ottanta si affermerà il volontariato nelle carceri con l’associazionismo laico.

93

moderna istituzione disciplinare. Consentiva una costante osservazione caratterizzata dalla “veduta diseguale”.

Il Panopticon, incubo dell'ascolto-sorveglianza

Isolati in celle, i detenuti non erano mai oggetto di comunicazione tra di loro e non si creavano così le masse tumultuose dei luoghi di detenzione. Il potere doveva essere visibile e inverificabile. Visibile: di continuo il detenuto deve vedere l’alta sagoma della torre centrale da dove è spiato. Inverificabile: il detenuto non deve mai sapere se è osservato, ma deve essere sicuro che può esserlo continuamente e in ogni istante. Con i dispositivi di disciplinamento che Foucault propone in

Sorvegliare e punire, segna una svolta epistemologica per quanto concerne il ruolo del corpo in

rapporto al controllo nel tempo e nello spazio e al consolidamento della disciplina all’interno delle istituzioni totali, che con le loro pratiche psicologiche, mediche, carcerarie, pedagogiche perseguono il fine di orientare e congelare le prestazioni psichiche (dispositivi di sorveglianza e punizione: corpo bloccato, fermo, vettore per attirare l’attenzione, discorso sulla sessualità e disciplina di contenimento del corpo). Nell’educazione politica del corpo umano - anatomia politica

del corpo umano - l’educazione delle menti, nel suo significato più profondo di “fare anima”, passa

sempre per la disciplina a cui vengono sottoposti i corpi234. Gli apparati e le istituzioni attuano una microfisica del potere che agisce e si esercita sui corpi, un potere che li investe e li attraversa. Gli effetti di dominazione sono dovuti a strategie e tattiche, a disposizioni sempre agenti. La disciplina deve far giocare i rapporti di potere nel tessuto della molteplicità nel modo più discreto possibile. La normalità viene indotta e costruita. L’individuo viene spinto verso una norma calcolata in relazione all’utilità sociale che esso può avere.

«Come la sorveglianza, e insieme a essa, la normalizzazione diviene uno dei grandi strumenti di potere alla fine dell’Età classica. […] Da una parte, il potere di normalizzazione costringe all’omogeneità, ma dall’altra individualizza permettendo di misurare gli scarti, di determinare i livelli, di fissare le specialità e di rendere le differenze utili, adattandole le une alle altre»235.

234 Dal materiale del corso di Antropologia medica sp. tenuto a Ca’ Foscari dalla Professoressa Donatella Cozzi, a.a.

2012-2013.

94

Il potere produce sapere e il potere-sapere crea e determina i campi della conoscenza: “un’anima abita e conduce la persona all’esistenza che è essa stessa un elemento della signoria che il potere esercita sul corpo. L’anima effetto e strumento di una anatomia politica, l’anima prigione del corpo”236.

Lavorando sugli snodi, sui cambi di paradigma e procedendo per salti concettuali e rotture storiche Foucault fa notare come in meno di un secolo, nei paesi occidentali, si siano verificati cambiamenti nelle forme di punizione con pene e castighi caratterizzati da una maggior “dolcezza”. Dai supplizi che straziavano i corpi dei condannati si è passati gradualmente dal XVIII al XIX secolo alla minuziosa programmazione giornaliera degli internati in prigione. Il teatro del pubblico supplizio cedette il posto alle catene di galeotti impegnati nei lavori forzati. Il passaggio avvenne perché le torture pubbliche, che dovevano servire da monito per tutti riflettendo la violenza del delitto sul corpo del reo, si trasformavano spesso in occasioni di tumulto contro il sovrano e di appoggio al condannato. Un ulteriore passaggio a un’altra tecnica avvenne nel 1837 quando, per lo spostamento dei detenuti, al posto delle catene si iniziò a usare la “vettura cellulare” senza finestre e con solo una piccola fessura per la sorveglianza. Permane ancora lo spettacolo pubblico nel cammino verso la detenzione che priva della libertà. Lungo il tragitto la vettura, equivalente mobile del Panopticon, doveva servire come meccanismo di correzione, dove il condannato pensava a ciò che aveva fatto. Si arriva infine alla tecnologia correttiva della prigione, vettore di un potere disciplinare. Il potere di punire diviene potere di sorvegliare. La prigione cellulare con cronologie scandite in minuti e secondi, il lavoro obbligatorio (nell’Ottocento le carceri erano soprattutto case di lavoro, che era una forma di pena) e le istanze di annotazione che moltiplicano le funzioni del giudice, è divenuta lo strumento moderno della penalità.