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USO E ABUSO DELLE NEUROSCIENZE E DELLA GENETICA

4.3. GLI PSICOPATIC

In Italia la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite n. 9163/2005, ha per la prima volta ammesso l’inclusione dei disturbi della personalità nel concetto di infermità mentale, ampliando così i confini della nozione di imputabilità. Questa storica pronuncia del 8.3.2005, meglio conosciuta come sentenza Raso, stabilisce che:

«I “disturbi della personalità” possono costituire causa idonea a escludere o grandemente scemare, in via autonoma e specifica, la capacità di intendere e di volere del soggetto agente ai fini degli articoli 88 e 89 c.p., sempre che siano di consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da concretamente incidere sulla stessa; invece, non assumono rilievo ai fini della imputabilità le altre

148 DAMASIO A. R., L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Milano, Adelphi, 1995, p.76. 149 Risarcimento del danno nella medicina legale previsto per nevrosi da rendita, da indennizzo, da appetizione.

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“anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi e passionali", che non rivestono i suddetti connotati di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente».

Sul mutuo intervento di emotività e scelta morale il legislatore italiano ha stabilito all’art. 90 c.p. che: “Gli stati emotivi o passionali non escludono né diminuiscono l’imputabilità”, intendendosi per stato emotivo quello che causa un turbamento improvviso e passeggero nella psiche del soggetto e per stato passionale un’emozione particolarmente profonda e duratura (odio, amore, gelosia, ecc.). I limiti di esclusione degli stati emotivi da tempo sono sentiti stretti dai giuristi, che già dagli anni Novanta propongono correttivi e progetti di riforma del Codice Penale (progetto Grosso, Pagliaro, Riz) chiedendo l’abolizione dell’art. 90 c.p. per una minor rimproverabilità per i reati compiuti sotto la spinta emotiva150. Le emozioni interferiscono con le funzioni cognitive e volitive. Se ciò è facilmente comprensibile e “giustificabile” per la paura e la passione, come si gestirebbero però giuridicamente l’ira e la cupidigia? L’eventuale estensione del concetto di infermità con l’inclusione degli stati emotivi e passionali può essere rilevante per l’accertamento dell’imputabilità nei casi di raptus, reazioni esplosive o a corto circuito e di discontrolli episodici che sono transitori e si verificano in soggetti altrimenti sani. Le scoperte di Libet fanno riflettere su questi reati cosiddetti d’impeto, impulsivi, non premeditati, in cui il comportamento violento è repentino e imprevisto. È ormai diffusa la convinzione che nella valutazione dell’imputabilità occorra tenere conto della personalità globale del soggetto, e dunque anche della sua sfera emozionale, e sia pertanto ormai da rivedere la tradizionale disciplina degli stati emotivi e passionali, di cui all’art. 90 c.p. Per ora intanto le personalità amorali o disaffettive sono ritenute capaci di intendere. Non sono considerati incapaci di intendere coloro che sono privi di apprezzamento etico e sentimento morale. Come per esempio gli psicopatici, soggetti ritenuti apparentemente sani, tanto che molti serial killer psicopatici, che compivano reati efferati, per anni non sono stati individuati perché insospettabili e ritenuti normali151.

Gli psicopatici presentano risposte egosintoniche152 prive di sensi di colpa, rimorso, emesse a spese degli altri (condotte alloplastiche), non hanno disturbi psicotici che intaccano le funzioni psichiche

150 Per quei casi in cui per esempio si uccide l’usuraio che minaccia la propria famiglia o in cui la moglie maltrattata

uccide il marito che la percuote.

151 Jeffrey Dahmer il mostro di Milwaukee che ha compiuto 15 omicidi, fotografando i cadaveri e cuocendone le carni

non era sospettato neppure dai vicini di casa e nella comunità era ritenuto un’ottima persona, tanto che un tutore dell’ordine incredulo gli riportò un giovane che era riuscito a scappare e a raccontargli gli orrori che avvenivano nella sua casa. Denke, il criminale della Aslesia, 31 vittime e cannibale, offriva a tavola le vittime agli ospiti e non era sospettato tra i compaesani. John Gacy, 33 vittime, appariva affidabile e affascinante, premiato uomo dell’anno dalla Camera del commercio, faceva il clown alle feste dei bambini, per questo fu chiamato il killer clown. Donato Bilancia, 17 vittime, era ritenuto talmente un uomo perbene che l’albergatrice gli chiedeva di accompagnare la figlia adolescente se doveva uscire al buio.

152 Nel comportamento egosintonico si realizza compatibilità di idee e impulsi con l’Io o una sua parte. È locuzione

della psicoanalisi. Il comportamento egosintonico può divenire comportamento deviante per difendersi da una sottostante angoscia: è noto, per esempio, il comportamento egosintonico di certe perversioni sessuali, attraverso le

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(deliri o allucinazioni). La personalità non presenta segni di destrutturazione, perciò sembrano apparentemente normali. Sono intelligenti e razionali, conoscono le regole della società, sono seducenti, affascinanti e manipolatori, fanno un uso patologico delle menzogne. Non danno segni di nervosismo, sono egocentrici e incapaci di provare amore o affetto, non sono capaci di immedesimarsi negli altri. Sono individui insensibili con mancanza di empatia e uno stile relazionale sadomasochistico fondato sul potere piuttosto che sul legame emotivo, instaurano perciò relazioni dannose per gli altri. Gli psicopatici sono quindi uomini privi di morale e coscienza, che richiamano alla memoria i folli morali di Lombroso. Nell’Ottocento questi soggetti, a cui manca il prisma psichico empatico, sarebbero stati ritenuti affetti da imbecillità morale.

In ambito forense non sono considerati come dei malati. La diagnosi in sede penale non diminuisce la pena, anzi la psicopatia è un aggravante del reato con pene più severe, nei paesi dove vige la pena capitale sono condannati a morte, sulla scia del ragionamento che un conto è non saper valutare intellettivamente il significato di un fatto, altro è il non sentire moralmente, non saper partecipare affettivamente al valore normativo di una regola. Non saper condividere un sentimento morale non implica necessariamente il non saperne discernere la cogenza e il non saper distinguere cognitivamente il bene dal male, il giusto dall’ingiusto e il lecito dall’illecito.

Le ultime ricerche di psicologi e neuropsichiatri hanno evidenziato al contrario come gli psicopatici, in quanto moralmente incapaci, non dovrebbero essere ritenuti penalmente responsabili o dovrebbero ricevere un trattamento sanzionatorio più lieve.

Sulla figura dello psicopatico il dibattito giuridico è acceso e vede scontrarsi chi lo ritiene pienamente in grado di intendere e di volere e chi invece lo ritiene un soggetto non in grado di agire altrimenti in quanto biologicamente diverso.

L’assenza di empatia potrebbe essere spiegata da danni neuronali, infatti con i neuroni specchio153 (mirror neurons) si sono scoperte le basi neurologiche dell’empatia. Quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche si è potuto evincere che una volta perduta la capacità di provare un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri. Se gli psicopatici non provano empatia per via di un problema cerebrale allora non dovrebbero essere

quali l’Io si difende in quel modo da angosce di castrazione o da sentimenti di annichilimento. Definizione tratta dal Dizionario di medicina Treccani.it.

153 Individuati dal gruppo di ricerca dell’Università di Parma diretto dal Professor Giacomo Rizzolatti, dapprima nella

corteccia premotoria delle scimmie e nel 1995 anche negli esseri umani. Utilizzando la stimolazione magnetica transcranica trovano infatti che la corteccia motoria dell'uomo viene facilitata dall'osservazione di azioni e movimenti altrui. I neuroni specchio ci consentono di entrare in empatia con i nostri simili, rendendoci capaci di capire la situazione e le emozioni che sta vivendo un’altra persona. I neuroni specchio si attivano quando un animale compie un’azione e quando lanimale osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.

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considerati perlomeno semi-imputabili e non dovrebbe essere ripensato l’art. 90 c.p. dando rilievo agli aspetti emotivi nella commissione di un delitto? Riconoscere un’incidenza agli stati emotivi e passionali sull’imputabilità significherebbe anche riconoscere un ruolo alla loro mancanza.

Il neuroscienziato americano Kent Kiehl dell’Università del New Mexico, da alcuni definito “il nuovo Lombroso”154, con PET e fMRI ha studiato il cervello di tanti criminali psicopatici, con un camper fornito di scanner mobile nei cortili di una decina di carceri di massima sicurezza negli ultimi dieci anni. Ha rilevato che gli psicopatici sono diversi dagli incensurati perché nel loro cervello, come nei cervelli di serial killer e sadici sessuali, manca la connessione tra il sistema limbico, sede delle emozioni, e la corteccia prefrontale, che controlla le pulsioni anche aggressive, oppure il sistema paralimbico (strutture cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni) risulta dalla risonanza magnetica funzionale, eccessivamente sottosviluppato. Sembrano normali, ma la loro normalità è una maschera che nasconde un disturbo affettivo: l’incapacità di provare emozioni e immedesimarsi nelle emozioni altrui. Incapacità dovuta, per gli studi di brain imaging, a cause organiche (malformazioni cerebrali come per esempio disfunzioni dell’amigdala - principale regione cerebrale implicata nell’elaborazione delle emozioni, tra cui la paura e la collera).

Morse, partendo dall’assunto che “the law views psychopath as bad, and not as mad”155, ritiene che siano da escogitare forme di punizione alternative per gli psicopatici, trattamenti sanitari e contemporaneamente nuove forme di tutela per la società da tali pericolosi soggetti, cercando di capire cosa fare di chi è ritenuto non responsabile per ragioni neuro-psicogenetiche.

Robert Hare ha creato un particolare strumento per stabilire con certezza se un soggetto è affetto da psicopatia e per distinguere tale diagnosi da quella simile di Disturbo Antisociale della Personalità (APD), che a differenza della psicopatia, è inserito nel DSM-IV. Psicopatia e APD vengono spesso erroneamente utilizzati come sinonimi e in ambito criminologico in molti si riferiscono al criminale affetto da uno o dall’altro disturbo come a un “sociopatico”, creando ancora più confusione156. Nel caso del disturbo antisociale i sintomi sono: fallimento nel conformarsi alle norme sociali, impulsività, mancanza di pianificazione, forte irritabilità, il disinteresse per la propria sicurezza e

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PORCIANI F., Entra in aula la mente del serial killer. La risonanza magnetica come prova, articolo consultabile nell’Archivio storico, «Corriere della sera», 28.03.2010, p. 56.

http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/28/Entra_aula_mente_del_serial_co_9_100328120.shtml

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MORSE S.J., Psychopath and criminal responsibility, Neuroethics, 2008, vol. I, n. 3, pp. 205-212.

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Il termine “psicopatico” venne coniato con il lavoro di Cleckley (1976), The Mask of Sanity, per poi cadere in disuso nei decenni che seguirono la pubblicazione. Il termine “sociopatico” venne usato per un certo periodo, per indicare le origini sociali più che psicologiche dei disturbi presentati da questi individui. Dalla pubblicazione del DSM-II nel 1968 l’espressione “personalità antisociale” divenne la denominazione prediletta. Con la pubblicazione del DSM-III nel 1980, il disturbo antisociale di personalità è stato significativamente modificato rispetto alla descrizione originale di Cleckley. Negli ultimi anni il termine “psicopatico” ha goduto di una crescente popolarità come termine diagnostico che implica particolari caratteristiche psicodinamiche e biologiche che non trovano riscontro nei criteri distintivi del disturbo antisociale di personalità nel DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994).

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quella altrui, irresponsabilità, frequenti problemi con la legge. Lo psicopatico invece sembra più normale e lo si nota meno in atteggiamenti abnormi nella vita quotidiana (mentre l’antisociale non nasconde i suoi comportamenti irrispettosi), anche perché è capace di simulare le emozioni, finalizzare i suoi pensieri all’azione, progettare dettagliatamente.

Per queste differenze tra i due disturbi Hare propone che la psicopatia venga ufficialmente riconosciuta come disturbo della personalità a sé stante e integrata all’interno del DSM157. Aggiungere o togliere una patologia è importante per la definizione dei confini di sanità mentale, con ricadute in campo penale sull’imputabilità. Se la psicopatia rientrasse tra i disturbi della personalità, la sentenza Raso dovrebbe riconoscerla come in grado di incidere sulla capacità di intendere e di volere. Il DSM-IV conta 410 disturbi, è oggi il sistema diagnostico-nosografico più usato al mondo da psicologi e psichiatri per effettuare la diagnosi di infermità mentale. È appena uscito in inglese il DSM-V, in cui dovrebbe essere presente una definizione dei disturbi della personalità che meglio si adatta alle esigenze della legge, alla funzione processuale e alla valenza forense.

4.3.1. LA SCOPERTA DI JAMES FALLON

Emerito della University of California, James Fallon studia il cervello dei seriali killer e dei criminali psicopatici interrogandosi sul rapporto tra danni cerebrali, corredo genetico e ambiente. È talmente appassionato che ha sottoposto se stesso e i familiari alla scansione cerebrale per comporre il gruppo di controllo. Il neuroscienziato statunitense ha fatto una apparizione, in cui interpreta se stesso, in un episodio di Criminal Minds158. Queste le sue parole nella puntata “Caccia alla volpe”, quinta stagione, episodio ottavo:

157 La nosografia dei disturbi di personalità ne riconosce dieci nel DSM-IV e li distribuisce in tre gruppi (cluster)

nosografici:

- gruppo A, bizzarro-eccentrico (disturbi paranoide, schizoide e schizotipico);

- gruppo B, drammatico-emotivo (disturbi borderline, istrionico, narcisistico e antisociale); - gruppo C, ansioso-evitante (disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità).

158 La serie televisiva statunitense Criminal Minds, ideata da Jeff Davis, racconta abbastanza fedelmente come si svolge

il lavoro di un team di criminologi dell’FBI ispirandosi al ricco archivio compilato in trentacinque anni dai profiler americani. Nella sigla del telefilm appaiono infatti alcuni tra i serial killer statunitensi più famosi (Charles Manson, David Berkowitz, Richard Ramirez, ecc.). Il Federal Bureau of Investigation (FBI) è stato la prima forza di polizia ad applicare le tecniche del criminal profiling (profilo criminale) come supporto al lavoro investigativo nei reati di particolare efferatezza senza apparente movente e/o con caratteristiche di serialità. Dal 1978 la Behavioral Science Unit a Quantico si occupa di svolgere questo compito. La psicologia investigativa viene usata per elaborare il profilo psicologico di un autore di uno o più reati, sconosciuto. L’offender profiling serve per predire le caratteristiche

dell’offender sconosciuto basandosi sul comportamento del reo sulla scena del crimine. I profiler dell’FBI si avvalgono di strumenti quali il Crime Classification Manual, scritto dagli agenti John E. Douglas, Ann W. Burgess, Allen G. Burgess e Robert K. Ressle in cui è esposta la classificazione dei serial killer e delle scene del crimine secondo la dicotomia organizzato/disorganizzato. Altri strumenti utili sono il crime linking che serve per determinare se due crimini sono stati commessi dallo stesso offender con l’ausilio del VICAP (Violent Criminal Apprehension Program) e il geographical profiling che serve per individuare il luogo di residenza dell’offender seriale basandosi sul pattern spaziale dei luoghi dei crimini che ha commesso. Le indagini del criminal profiling tendono a ricercare la coerenza del

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«I serial killer sono con noi dagli albori dell’umanità…Studio il cervello umano. È una macchina complessa e talvolta letale. Nel corso di un esperimento cieco ho analizzato settanta risonanze magnetiche (non sapevo a chi appartenessero i cervelli, alcuni erano di persone normali, altri di schizofrenici, altri di assassini). Li ho analizzati tutti a fondo e ho stabilito che cinque di essi appartenevano a psicopatici. Poi mi han rivelato che quei cinque erano cervelli di serial killer, alcuni dei quali vi sono noti….I cinque cervelli che abbiamo analizzato presentavano un danno alla corteccia orbitale, proprio al di sopra degli occhi. Anche l’allele ad alto rischio della ammino-ossidasi A, il gene MAO-A può essere presente in tali soggetti ed è fondamentale. Per effetto di questo gene nell’organismo degli psicopatici viene prodotto un eccesso di serotonina durante lo sviluppo fetale. Nell’individuo adulto la serotonina prodotta dall’organismo non è più sufficiente. I primi elementi di pericolo ormai sono presenti: il danno è già stato fatto. Questa è la ricetta della catastrofe. Quando per il feto arriva il giorno del parto nasce un potenziale serial killer».

Da molti anni Fallon cerca le radici del male nella forma di una spiegazione neuroscientifica al comportamento feroce e criminale. Nel 2005 scopre che la sua lastra presenta le stesse caratteristiche delle lastre degli psicopatici (abnormal) e subito pensa che la macchina si sia rotta. Ma quando il tecnico di laboratorio controlla lo scanner e non riscontra alcun errore, Fallon deve cedere all’imbarazzante verità. Così scrive un libro, The Psychopath Inside («Lo psicopatico dentro», Penguin), in cui racconta che ha scoperto di avere una TAC da psicopatico.

Il suo cervello è simile a quello di un serial killer e scopre inoltre di avere il gene correlato al comportamento violento. Eppure lui è una brava persona, come fa ad annidarsi il male, e la sua correlazione neurologica, nel suo cervello? Come può un uomo «buono» avere un cervello tanto

comportamento dell’assassino (ognuno ha un proprio modus operandi e una propria firma) e a individuare la specificità del crimine.

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«cattivo»159? Allora non basta un cervello da cattivo a renderci cattivi, il nostro comportamento non è un mero riflesso condizionato neurologico. È molto più difficile di quel che sembra poter affermare con sicurezza, soprattutto in campo penale, come funziona il cervello (considerando il fatto che è la struttura più complessa nell’intero universo conosciuto). Il caso Fallon è indicativo della difficoltà di riconoscere le condizioni neurologiche e genetiche della violenza come sufficienti e necessarie. Prima di quella scansione, Fallon attribuiva alla genetica l’80% del destino personale. E il dibattito su quale dei due fattori tra ambiente e biologia incida maggiormente sul comportamento umano, e criminale in particolare, è ancora aperto.