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Le fonti virgiliani nella discesa agli inferi e la “romanizzazione” dei modelli greci.

G. Diritto pubblico

2. Le fonti virgiliani nella discesa agli inferi e la “romanizzazione” dei modelli greci.

La discesa negli inferi, come noto, rappresenta un topos della mitologia classica552: la catabasi, infatti, veniva normalmente intesa come un viaggio iniziatico necessario per conoscere il futuro e da cui trarre utili moniti per i vivi. Al proposito vale la pena intrattenersi, sia pur sommariamente, sulle possibili fonti dell’Oltretomba virgiliano.

I primi documenti sulla visione del regno dei morti presso gli antichi sono rappresentati – è appena il caso di ricordarlo – dai poemi omerici.

Del resto, è noto che il modello cui principalmente si riferisce Virgilio è proprio Omero, secondo quanto sottolineato dagli studiosi moderni553, sulla scorta di una consapevolezza degli

stessi antichi: “studii circa homerum nimietate excedit modum” afferma Microbio nei Saturnali (5.13.40); “quod pleraque ab homero sumpsisset” annota Donato a Virgilio (vita Verg. 46). A Roma, l’episodio omerico era in effetti largamente conosciuto, a giudicare da quanto scrivono Varrone (ap. Gell. 3.11.3), Cicerone (Tusc. 5.34.114; pro Arch. 9.19) e Lucrezio, il quale definisce il poeta greco come semper florens (1.124-25).

Di Omero, è soprattutto la Nekya dell’Odissea ad «eccitare le fantasie dei poeti posteriori» 554 tra cui, appunto, Virgilio555. Non a caso, è stato rilevato che il sesto libro dell’Eneide funge ‘da controparte’ al libro undecimo dell’Odissea «con un’adesione assai forte alla sua trama pur

552 Sulla discesa negli inferi nella letteratura classica – come noto – la bibliografia è assai ampia. Si veda, per un

primo approccio, PASCAL, Le credenze d’Oltretomba nelle opere letterarie dell’antichità classica, cit. passim.

553 Sul punto, nell’ambito di un’ampia letteratura, vedi la bibliografia di W. SUERBAUM, Hundert Jahre Vergil-

Forschung: Eine systematische Arbeitsbibliographie mit besonderer Berücksichtigung der Aeneis cit., 261 ss. Da ultimo, sul punto, vd. A. PERUTELLI, Ulisse nella cultura romana, Firenze 2006, 30 ss.

554 P. RAJNA, La materia e la forma della “Divina Commedia”, i mondi ultraterreni nelle letterature classiche e

nelle medievali (C. DI FONZO cur., F. MAZZONI pref.), Firenze 1998, 59 (si tratta dell’edizione delle lezioni, sino a quel momento inedite dell’autore, svolte da lui presso l’ateneo milanese negli anni 1873 – 1874).

555 Del resto il confronto con Omero è iniziato prestissimo con il famoso annuncio di Properzio (secondo una

notizia riportata da Donato, vita Verg. 30) ancor prima che l’opera dell’amico fosse pubblicata: Cedite Romani scriptores, cedite Grai: Nescio quid maius nascitur Iliade (2.34.65).

nella diversità dei valori strutturali ed ideologici»556: come Ulisse si reca agli Inferi per interpellare Tiresia, così Enea vi discende per interrogare il padre Anchise557.

Ma Virgilio, pur riferendosi all’esempio omerico558 – oltre che, come rileva Pascal559, alle credenze popolari ed alle speculazioni teologiche e filosofiche antiche – si allontana consapevolmente da esso, caricando così la discesa negli Inferi di Enea di un significato originale ed unico nella struttura complessiva dell’opera560.

Omero non è però la sola fonte per il nostro poeta.

Pascal561 evidenzia come Virgilio sia stato influenzato da alcuni manuali mitologici sulla discesa agli inferi, a noi giunti solo in minima parte, quali un trattato di Eraclide Pontico, compendiato poi da Agatarchide, parte di un’opera di Apollodoro sugli dei, l’opera di Porfirio sullo Stige, un’opera di Democrito sull’Ade.

Il poeta dell’Eneide sembra attingere, inoltre, almeno da altri tre autori greci: Platone, Pindaro e Aristofane. Non è un caso, che, autorevolmente, già Pio Rajna562 affermava che Virgilio «costruisce il suo edificio con pietre venute di Grecia». Al proposito, il medesimo studioso563 proponeva perfino che fosse più appropriato istituire un confronto tra Platone e Virgilio piuttosto che tra quest’ultimo e Omero. Nell’Oltretomba virgiliano si rinvengono, infatti, echi

556 G. D’IPPOLITO, s.v. ‘Odissea’, in Encicl. Virg. III (1987) 824.

557 Tra i due poemi, come noto, occorre però ricordare una differenza sostanziale: mentre Omero - in prima

persona - racconta una pura evocazione delle anime, Virgilio - in terza persona - si riferisce ad un viaggio ultraterreno spiegandone accuratamente la struttura e i personaggi. Il Giorni (a commento, in Virgilio, Eneide, Libro VI, Firenze 1953, 6) riferisce che l’Odissea fa leva sul passato, sostituendo il mondo della grandezza eroica, ormai tramontata, al mondo della realtà in cui gli affanni e le tribolazioni della vita comune prendono il sopravvento e fanno scorgere ciò che fu in una luce di sogno che non si avvererà mai più; l’Eneide invece lascia da una parte le miserie della vita mortale con tutti i suoi dolori umani, e spinge lo sguardo nel futuro che, quanto è più lontano, tanto più appare grande, nobile e solenne.

558 Al proposito cfr. G. GARBARINO (L’Eneide nella tradizione epica greca e latina. Corso universitario,

Torino 1922, 43 ss.): «tutte le numerosissime riprese omeriche sono sapientemente motivate in relazione sia al contenuto di partenza sia a quello di arrivo».

559 Le credenze d’Oltretomba, II cit. 49.

560 F. VARIESCHI (cur.), Virgilio, Eneide, Libro VI, Milano 1995, 13, sostiene che il viaggio ultraterreno di Enea

«segna il passaggio dal piano della semplice narrazione mitica a quello della vera e propria predestinazione fatale, che al termine di un itinerario purificatorio viene illustrata ad Enea dal padre Anchise attraverso la parata dei suoi più illustri discendenti romani fino ad Augusto».

561

Le credenze d’Oltretomba, II cit. 3.

562 La materia e la forma della Divina Commedia, cit. 141. 563 La materia e la forma della Divina Commedia, cit. 128.

di almeno tre opere platoniche: il Gorgia, il Fedone e la Repubblica564, come ha ritenuto, autorevolmente, anche Paratore565.

Tuttavia, nella rappresentazione del Tartaro Virgilio sembra essersi ispirato anche alla II Olimpica di Pindaro (vv. 61 ss.). Setaioli566, dopo aver spiegato che già gli antichi avevano osservato influenze pindariche sul poeta mantovano, evidenzia come i rapporti più interessanti tra i due autori siano proprio quelli riguardanti l’Oltretomba: è infatti ripresa la concezione secondo cui le anime vengono poste nel mondo ultraterreno per espiare le colpe commesse in vita.

La dottrina, peraltro, non ha escluso che nella descrizione virgiliana dell’Oltretomba si possono riscontrare anche altre possibili dipendenze da fonti greche: in particolare per ciò che concerne il rapporto con i commediografi (e segnatamente le Rane di Aristofane) e il teatro tragico: La Penna567 al proposito, descrive la presenza di Sofocle nel poema virgiliano come rara ma incisiva, quella di Euripide costante e del tutto perspicua568: