• Non ci sono risultati.

Analisi traduttologica

3. ANALISI MORFOSINTATTICA

4.2 FORMALITÀ E INFORMALITÀ

122 L’autore utilizza un registro tendenzialmente formale: si concentra sul raccontare sinteticamente i fatti usando espressioni a volte eleganti, ma in ogni caso non troppo ricercate.

“The village destruction campaign triggered massive international protests,

but also the protests of Romanian cultural personalities. […] Shortly afterwards, the Prince of Wales publicly criticized the policy of the regime in a discourse broadcast by the BBC. His involvement did not stop at public condemnation: the British heir to the throne supported a series of Western foundations which made it their cause to denounce Ceauşescu’s policy. […] They obtained impressive results, a fact which demonstrated the international image crisis of the regime.”

“La campagna di distruzione dei villaggi innescò massicce proteste

internazionali, ma anche le rimostranze di personalità culturali rumene. […] Poco dopo, il Principe del Galles criticò pubblicamente la politica del regime in un discorso trasmesso dalla BBC. Il suo coinvolgimento non si fermò alla pubblica condanna: l'erede al trono britannico appoggiò una serie di fondazioni occidentali che fecero propria tale causa per denunciare la politica di Ceauşescu. […] Ottennero risultati impressionanti, un fatto che dimostrava la crisi dell'immagine internazionale del regime.”

Nell’esempio sopracitato, l’autore usa termini raffinati come “discourse” e “obtained”, si osserva la forma completa “did not”; l’assenza di sinonimi aumenta la connotazione tecnica del testo originale inglese, anche se nella traduzione sono stati inseriti per ragioni di adattamento: infatti, come afferma Scarpa facendo riferimento a Cortese (1996)30, l’inglese è più

123 incline a usare ripetizioni, al contrario dell’italiano: “La prima differenza è

la tendenza dell’italiano a privilegiare la variazione lessicale per esprimere coreferenza e a evitare le ripetizioni, a fronte di una preferenza dell’inglese nei confronti della reiterazione dello stesso termine o della stessa espressione, anche a breve distanza in un testo, per motivi di univocità referenziale e chiarezza espositiva.31

Cionondimeno, in alcuni punti “argomentativi” del testo ricorre a un registro più informale, esponendo al lettore il proprio punto di vista parlando sempre al plurale, con l’uso del “we”. L’inizio dell’ultimo capitolo rappresenta un esempio valido dei pochi momenti di informalità che si concede l’autore:

“IT IS GENERALLY SAID about recent history that it lacks hindsight,

something which would allow the historian to reason and make correlations without the emotional involvement of one who participates in the events. Whether this is true or not, even if we do not have access to the most intimate decisions of the powers that be, it is hard to believe that the meaning of the most obvious events could escape our understanding. Moreover, the chance to witness a period of dramatic changes puts us in direct contact with the spirit of the time, a spirit that documents can describe only partially, especially when approached sequentially, without the perspective of the whole.”

“IN GENERE si dice che la storia recente manchi di senno di poi, qualcosa

che consentirebbe allo storico di ragionare e fare collegamenti senza il coinvolgimento emotivo di uno che partecipa agli eventi. Che sia vero o no, anche se non abbiamo accesso alle decisioni più intime dell'autorità costituita, è difficile credere che il significato degli eventi più ovvi possa

124

fuggire alla nostra comprensione. Inoltre, la possibilità di testimoniare un periodo di cambiamenti drammatici ci mette in diretto contatto con lo spirito del tempo, uno spirito che i documenti possono descrivere solo in parte, soprattutto quando affrontato sequenzialmente, senza la prospettiva del tutto.”

Questo concetto rappresenta una riflessione efficace su quello che è “passato” e “storico”, allo stesso tempo è chiara la volontà di stabilire una comunicazione con il lettore. Ci sarebbe stata la possibilità di tradurre con l’impersonale, ma il traduttore ha deciso di riportare nel testo di arrivo la prima persona plurale, ritenendo che potesse conservare meglio il rapporto comunicativo tra autore e destinatario.

Quando lo storico illustra al lettore il proprio punto di vista assume un registro informale, e naturalmente vuole convincerlo della validità delle proprie affermazioni: è in tale contesto che vanno inquadrate le domande retoriche, utilizzate dall’autore in un particolare punto del testo, quando ha appena finito di raccontare l’epoca comunista e il destinatario possiede ormai una determinata idea sul periodo, di conseguenza è possibile trarne le ovvie conclusioni. A questo proposito si può riproporre l’esempio già citato in precedenza, che si ricollega alla connotazione argomentativo-persuasiva del testo:

“Why did Stalinism, even in its national form, represent such an enduring

solution in Romania? Why did the party leaders never face an organized opposition, and why didn’t the party, in the moment of crisis of the European communist system, build alternative platforms that would improve internal policy, in the sense of a humanization of socialism?”

“Perché lo stalinismo, perfino nella sua forma nazionale, rappresentò una

125

partito non fecero mai i conti con un'opposizione organizzata, e perché il partito, nei momenti di crisi del sistema comunista europeo, non costruì piattaforme alternative che miglioravano la politica interna, nel senso di umanizzazione del socialismo?”

Nell’ultimo capitolo, l’autore usa qualche termine particolare che incide sul registro. Primo tra questi è turmoil; e non a caso lo inserisce tra virgolette, aumentandone la colloquialità. Di questa parola, il sito oxforddictionaries.com fornisce la seguente definizione: “a state of great

disturbance, confusion, or uncertainty”; d’altro canto, il sito

wordreference.com lo traduce come “tumulto, subbuglio”. Alla fine, si è scelto di inserire nel testo meta “trambusto” perché, pur abbassando il registro, si prestava alla situazione colloquiale in cui si trovava il termine inglese.

In un’altra occasione, appare un’espressione molto metaforica e idiomatica: “a series of acute problems which were the salt and pepper of

the foreign media” che è stata tradotta come “una serie di problemi intensi che erano il sale e il pepe dei mezzi di comunicazione stranieri”. Da ciò si

può comprendere che l’autore intenda dire che i vari problemi emersi in Romania nei primi anni Novanta fossero dei generi più svariati, e che quindi i mass media degli altri Paesi trovarono “pane per i loro denti”. È la conferma che lo stile a volte si abbassa per fare concessioni al lettore, e si è deciso di tradurre letteralmente l’espressione in nome della fedeltà al testo di partenza.

Subito dopo quest’ultimo caso, si trova il termine pariah, di cui oxforddictionaries.com fornisce due definizioni: “an outcast” oppure “a

member of an indigenous people of southern India originally functioning as ceremonial drummers but later having a low caste.” In ogni caso, entrambe

126 esprimono il concetto di “emarginato, di seconda mano”; in alcune fonti32, è

usato il termine “pariah state” per indicare “una nazione la cui condotta è

ritenuta in disaccordo con le norme di comportamento internazionali dal resto della comunità internazionale (come le Nazioni Unite) o da qualcuno degli Stati più potenti.” Ma dal momento che il componente state era

assente nel testo originale inglese, si è scelto di tradurlo semplicemente con “paria” nel senso di “reietto, emarginato”. Anche qui, l’intento appare metaforico.

Documenti correlati