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Formazione e attività di ricerca svolta durante il dottorato

“Sociologia e Ricerca Sociale”

3.5 Profilo e percorso formativo dei dottori di ricerca

3.5.3 Formazione e attività di ricerca svolta durante il dottorato

Nell’andare ad analizzare il tipo di attività formativa svolta durante il dottorato, si è cercato di capire quanto e come è aumentata l’offerta di formazione del corso di dottorato, ed allo stesso tempo l’eventuale grado di autonomia nel scegliere le attività formative ad esempio Scuole estive e workshop.

Le attività più seguite sono state cicli e seminari specifici. Come si evince dalla tabella 3.5. Il resto delle attività hanno avuto una frequenza di poco superiore ai due terzi dei rispondenti ad eccezione delle esercitazioni non specifiche per i dottorandi.

Tabella 3.5: tipologia di corsi frequentati Esercitazioni non esclusivamente per

dottorandi

Come era prevedibile i rispondenti dei primi cicli hanno avuto minori possibilità di seguire le attività didattiche, rispetto ai dottori dei cicli più recenti, in quanto erano previste in modo inferiore o come, sottolineato da alcuni intervistati, non erano previste affatto; ed infatti tra i 15 appartenenti al dottorato con precedente denominazione ben 11 hanno seguito Scuole estive e corsi extra dottorato, a conferma di una necessità di formazione rivolta maggiormente all’esterno.

Ben 17 rispondenti hanno dichiarato di non avere svolto alcun periodo di formazione all’estero, 5 solamente inferiore ad un mese, 9 un periodo da 1 a 3 mesi, 4 da 3 a 6 mesi e 5 un periodo superiore ai 6 mesi. In questo caso riportiamo la divisione per denominazione del dottorato:

Tabella 3.6: Periodo di frequenza all’estero per denominazione dottorato Periodo di frequenza all’estero

Dalla tabella, si può notare che in proporzione, sono proprio gli appartenenti agli ultimi 4 cicli ad avere avuto minori opportunità di esperienze formative all’estero.

Ciò è da attribuire probabilmente a due fattori: il numero maggiore di posti che ha

ridotto le opportunità per i singoli e, allo stesso tempo, la maggiore offerta formativa, interna al dottorato, che ha ridotto la necessità di andare all’estero per la formazione.

Tali numeri, anche se quantitativamente esigui, mostrano una certa difficoltà che i dottorandi hanno avuto di avere determinate opportunità formative, e dunque anche il grado di soddisfazione su determinati aspetti non è stato molto elevato.

Infatti attraverso una batteria di domande è stato misurato il grado di soddisfazione relativo agli aspetti propriamente didattici e della competenza dei docenti fino agli aspetti dell’addestramento alla ricerca e le competenze acquisite per il mercato del lavoro. La tabella 3.7 riporta il grado di soddisfazione sui singoli aspetti:

Tabella 3.7 : Grado di soddisfazione sugli aspetti della formazione Grado di soddisfazione

Aspetti valutati Del tutto insoddisfatto

Come si può notare, i risultati non sono molto confortanti: l’offerta didattica ha avuto un giudizio positivo di abbastanza e completamento soddisfatto di sole 10 persone; relativamente alle opportunità formative all’estero solo in 7 hanno dato un giudizio positivo; l’addestramento alla ricerca 9; le competenze acquisite per il mercato del lavoro 9 (e solo con giudizio di abbastanza soddisfatto). A questo grado di soddisfazione medio-basso per tutti gli aspetti, fa eccezione la dimensione relativa alla competenza dei docenti che ha avuto un giudizio positivo di 31 intervistati (rispettivamente 23 abbastanza e 8 completamente).

La questione della formazione verrà ripresa successivamente: infatti nelle domande a contenuto aperto sulla valutazione complessiva dell’esperienza di dottorato, più rispondenti hanno focalizzato l’attenzione sulle carenze formative

compresa la mancanza di opportunità all’estero ed il mancato raccordo con il mercato del lavoro.

Altri aspetti rilevati hanno riguardato: le cinque parole chiave della tesi; la collaborazione con le cattedre nel periodo antecedente e durante il dottorato e la produzione scientifica (articoli, paper, monografie, parti di volumi ecc.) nel periodo del dottorato. Queste domande sono state inserite al fine di valutare gli iniziali sviluppi di carriera.

L’analisi delle parole chiave delle tesi di dottorato è servita a ricostruire i temi e le aree disciplinari più trattate dai dottori di ricerca. Tale analisi ha mostrato un maggiore interesse nell’area delle politiche sociali e del lavoro e poi in quello delle politiche educative e le tematiche maggiormente legati agli approcci di network. Pochi i temi della comunicazione, ciò dipende anche dal fatto che prima il dottorato non era diviso in indirizzi.

In merito alle collaborazioni con le cattedre è stato chiesto di indicare il grado di continuità di collaborazione nel periodo che precede e segue il dottorato. Nel periodo antecedente all’ingresso 11 hanno dichiarato di collaborare con continuità, 11 occasionalmente e 18 mai. Durante il dottorato 24 hanno collaborato in maniera continuativa, 10 in maniera occasionale e 6 mai. Al di là dello scontato aumento di collaborazioni può essere maggiormente interessante incrociare i due periodi e capire quali sono stati i passaggi principali e quali categorie sono rimaste fuori dalle collaborazioni anche durante il dottorato.

Nei 18 casi che non avevano collaborato in 5 hanno continuato a non collaborare (ma in ben 4 casi ciò è dovuto alla provenienza da un altro Ateneo), 7 hanno collaborato occasionalmente e 6 regolarmente;

Le 11 collaborazioni occasionali in 3 casi sono rimaste tali, in 7 casi sono diventate regolari ed in un solo caso non vi è stata più collaborazione, (ma si tratta di una persona che proviene da un’altra Università).

Gli 11 che hanno collaborato in maniera continuativa hanno continuato a farlo anche dopo, ed in ben 9 casi l’Ateneo è lo stesso in cui hanno conseguito la laurea. Questi incroci dimostrano che, nella maggior parte dei casi, il rapporto tra dottorando e tutor si instaura già da prima dell’ingresso nel dottorato.

Relativamente alla produzione scientifica, come si evince dalla tabella 3.8, il numero maggiore di pubblicazioni ha riguardato paper a convegni nazionali, articoli su nazionali, parti di volumi e rapporti di ricerca; per le altre tipologie ( articoli su riviste internazionali,volumi a firma singola o in qualità di curatore) è risultata quasi nulla.

Tabella 3.8 :Numero di pubblicazioni per tipologia di prodotti

Tipologia prodotti N

Paper convegni nazionali 62

Paper a convegni internazionali 32 Articoli su Riviste nazionali 43 Articoli su riviste internazionali 8 Monografie (volumi a firma singola) 6 Volumi in qualità di curatore 3 Parti di volumi o saggi collatanei 54 Rapporti di ricerca- relazioni tecniche

76

Totale 284

Conclusioni

Questa prima parte dell’analisi ha dunque mostrato una certa omogeneità dei profili dei dottori di ricerca, in cui determinate differenze tra i quali età di ingresso nel dottorato o numero di figli sono più che altro attribuibili all’appartenenza di ciclo e dunque ai diversi anni di differenza con cui si è entrati nel dottorato. I dati relativi all’ingresso del dottorato, sembrano confermare quelli generali, in cui gli interni sono favoriti.

Relativamente al percorso formativo (compreso l’addestramento alla ricerca), anche se è emerso un ampliamento nel corso degli anni dell’offerta formativa, a questa non ha fatto seguito un grado di giudizio maggiormente positivo degli appartenenti alle ultime coorti. Queste tematiche, come di è detto, sono state riprese dagli stessi intervistati nei contenuti delle risposte aperte e verranno dunque riprese nel prossimo capitolo relativo ai percorsi occupazionali dei dottori di ricerca in cui è stata analizzata anche la valutazione complessiva del dottorato.