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La formazione continua e il capitale umano degli anziani 39

3. L’INVECCHIAMENTO ATTIVO IN ITALIA

3.4 Vita indipendente, sana e sicura nell’Aai 30

3.4.3 La formazione continua e il capitale umano degli anziani 39

La formazione degli individui durante tutto il corso della vita permette di acquisire com-petenze, abilità e attitudini che sono fondamentali sia per l’individuo, offrendogli flessibilità, adattabilità, soddisfazione e motivazione, sia per la società, fornendo un valore aggiunto per il mercato del lavoro, la coesione sociale e la cittadinanza attiva.

Il capitale umano di un individuo si forma e si sviluppa all’interno dei processi educati-vi, sia di quelli formali (scuola, università) sia di quelli non formali (corsi ed attività forma-tive) e informali (ambiente di lavoro, famiglia, vita sociale e relazionale).

L’apprendimento permanente durante tutto l’arco della vita (lifelong learning) assume sempre maggiore importanza, soprattutto in relazione ai forti cambiamenti in atto nella nostra società. Sicuramente l’evoluzione demografica e il crescente peso della popolazione anziana, rendono indispensabile garantire la partecipazione sempre più attiva ed autonoma di tutte le fasce della popolazione alla vita sociale ed economica. In particolare, in sistemi economici caratterizzati da rapidi cambiamenti del mercato del lavoro e da mobilità lavorati-va che richiedono alle persone capacità di acquisire, sviluppare e aggiornare le competenze durante tutto l’arco della vita lavorativa. Anche sotto la spinta dell’innovazione tecnologica, che accresce il rischio di una rapida obsolescenza delle competenze e richiede dunque un continuo adattamento e riqualificazione tramite l’acquisizione di nuove competenze e abilità (skill) e nuove conoscenze (knowledge).

Visto questo scenario, a livello europeo è ormai da tempo molto forte l’attenzione al

lifelong learning. Inteso a migliorare le conoscenze e le competenze da un punto di vista

personale, sociale e lavorativo, il lifelong learning rientra tra gli obiettivi strategici di Europa 2020. Nella Strategia europea si rimarca l’importanza di promuovere l’equità, la coesione so-ciale e la cittadinanza attiva attraverso politiche di istruzione e di formazione che rendano tutti i cittadini in grado di acquisire e sviluppare le competenze necessarie per favorire la propria occupabilità e la propria vita sociale. Per monitorare i progressi nel campo dell’istruzione e della formazione dei cittadini europei, l’Europa ha posto come indicatore benchmark quello di innalzare almeno al 15 per cento la quota di popolazione adulta, di età 25-64 anni, coinvolta in attività educative e/o formative. Nel 2018 in Italia il livello di partecipazione al lifelong learning è pari all’8,1 per cento (11,1 nella media Ue28).

Il coinvolgimento in attività formative diminuisce con il crescere dell’età, una tendenza presente in tutti i paesi europei. L’alta partecipazione al lifelong learning tra i più giovani (in Italia il 15,3 per cento dei 25-34enni) è peraltro legata all’istruzione formale. Già nella fascia di età successiva, 35-44 anni, la partecipazione si dimezza e scende al 5,0 per cento tra i 55-64enni. Se si considera la successiva classe di età - quella dei 65-74enni - il coinvolgimento in attività formative si riduce ulteriormente all’1,9 per cento. Considerando nel complesso la popolazione tra 55 e 74 anni, la partecipazione al lifelong learning è pari al 3,6 per cento. Il valore medio dell’Ue28 è superiore e pari al 5 per cento, con in testa alla graduatoria i paesi scandinavi. Tra i più grandi paesi europei la Francia è quella con il tasso di partecipazione maggiore (9,8 per cento), segue il Regno Unito (7,8 per cento), la Spagna ha un valore simile all’Italia (3,7 per cento) mentre la Germania un valore inferiore (2,2 per cento).

Nelle fasce di età più mature, dunque, la quota di popolazione in formazione è molto esi-gua, e questo è particolarmente evidente in Italia. Eppure, proprio in queste fasce di età sareb-be indispensabile un’ampia partecipazione alle attività formative. Infatti l’aggiornamento delle competenze e la riqualificazione professionale è maggiormente necessaria per gli individui la cui formazione iniziale è avvenuta in momenti più lontani e che devono quindi tenere il passo dell’innovazione tecnologica e delle trasformazioni da questa indotte. Ma oltrepassando il piano della riqualificazione professionale legata al mondo del lavoro, la formazione continua permette una crescita personale ed una partecipazione attiva alla vita sociale capace di migliorare consi-derevolmente la qualità della vita delle persone anziane.

Così come per le classi di età più giovani, anche tra i più maturi vi è un maggiore interesse all’apprendimento e alla partecipazione culturale da parte delle donne rispetto agli uomini (3,9 per cento verso 3,3 per cento). Questo divario di genere è presente in quasi tutti i paesi europei. Il lifelong learning è associato positivamente con il livello di istruzione, anche tra la popolazione meno giovane. Il livello di partecipazione è pari al 10,7 per cento tra chi ha con-seguito una laurea, significativamente inferiore per chi è in possesso di un titolo secondario superiore (5,2 per cento) e minimo, 1,2 per cento, per coloro con al più un titolo secondario inferiore (al massimo la licenza media).

Questa relazione tra partecipazione alla formazione e livello di istruzione ha un impatto considerevole proprio sulla popolazione anziana, poiché è significativamente alta, tra i 55-74enni, la quota di coloro che possiedono un basso livello di istruzione (oltre uno su due, il 56,6 per cento).

L’Italia ha un incidenza di partecipazione simile a quella media europea tra coloro con alto livello di istruzione (10,7 per cento contro 11,1 per cento) persino superiore tra coloro con un diploma secondario superiore (5,2 per cento contro 4,2 per cento) ma inferiore tra coloro con basso livello di istruzione (1,2 per cento e 2,1 per cento). Anche con alcuni tra i più grandi paesi europei – in particolare Francia e Regno Unito dove è elevata la parteci-pazione al lifelong learning – le differenze sono maggiori proprio tra i 55-74enni con basso livello di istruzione.

La partecipazione al mercato del lavoro – ma più propriamente la condizione di oc-cupato – è positivamente correlata ad una maggiore partecipazione al lifelong learning. Questa relazione è confermata anche tra la popolazione matura, con una partecipazione alle attività formative dei 55-74enni pari al 7,3 per cento tra gli occupati, il 2,1 per cento tra i disoccupati e l’1,7 per cento tra gli inattivi. Anche nella media Ue la partecipazione al

lifelong learning è massima tra gli occupati e minima tra gli inattivi (8,1 per cento, 6,6 per

cento e 3,0 per cento, i rispettivi valori). In Italia, tuttavia, la differenza nella partecipazione al lifelong learning tra occupati e disoccupati è più accentuata rispetto alla media europea.

La quota di disoccupati tra i 55-74enni, poco meno di 300 mila individui, è comunque in crescita e inizia a diventare abbastanza numerosa. Per coloro che devono riallocarsi all’interno del mondo del lavoro ad un’età piuttosto avanzata - spesso in possesso di com-petenze acquisite lontano nel tempo e dunque più obsolete - sarebbe essenziale la parteci-pazione alla formazione al fine di acquisire nuove abilità e nuove competenze all’interno di un sistema integrato di politiche attive per il lavoro.

La scarsa partecipazione alla formazione della popolazione anziana inattiva riveste in-vece una notevole importanza in considerazione del fatto che la quota di inattivi è predo-minante (circa due su tre): si tratta di poco meno di 10 milioni di individui la cui inclusione sociale e qualità della vita sono connesse anche alla partecipazione al lifelong learning.

Per quanto riguarda i 55-74enni occupati (4,9 milioni), il livello di partecipazione al

lifelong learning è massimo tra i professionisti (15,9 per cento); seguono i tecnici (10,7

per cento), i manager e dirigenti (8,2 per cento) e gli impiegati (7,2 per cento). La parteci-pazione è minima invece tra le professioni a bassa qualifica, quali gli addetti al commercio e ai servizi (3,3 per cento), gli operai (2,4 per cento) e il personale impiegato in lavori ele-mentari (1,7 per cento)40. In generale, dunque, più si è qualificati e più è alta la possibilità di trovarsi in formazione continua. Su questo risultato gioca un ruolo importante la formazio-ne in ambito lavorativo organizzata e/o finanziata dall’impresa presso la quale si lavora (tra gli occupati di 55-74 anni ha un peso pari al 50 per cento) che è più centrata verso i profili professionali elevati. Incide anche la circostanza che questi profili più elevati sono coperti da soggetti con più elevato livello di istruzione il che influisce, come precedentemente

40 Questa relazione è presente indipendentemente dalla classe di età presa a riferimento.

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 Nor d Cent ro Mezzogi orno Nord Cent ro Mezzogi orno Nord Cent ro Mezzogi orno Nord Cent ro Mezzogi orno

Totale Occupati Disoccupati Inattivi

Totale Maschi Femmine

Figura 3.32 - Popolazione di 55-74 anni che partecipa ad attività formative per ripartizione geografica, genere e condizione occupazionale. Anno 2018 (valori percentuali)

osservato, sulla propensione al lifelong learning. Del resto è ragionevole immaginare che le figure più formate abbiano una maggiore consapevolezza della necessità di mantenere elevati livelli di formazione nell’attuale contesto di veloce obsolescenza delle conoscenze dovute ad una evoluzione tecnica e tecnologica sempre più rapida.

I 55-74enni residenti nel Nord e nel Centro hanno un tasso di partecipazione alle attività formative più che doppio rispetto ai residenti nel Mezzogiorno (4,6 per cento, 4,1 per cento e 1,8 per cento, rispettivamente) (Figura 3.32). Questa differenza territoriale permane indi-pendentemente dalla condizione occupazionale e si accentua nella componente femminile. L’analisi per territorio evidenzia che la provincia autonoma di Bolzano presenta la per-centuale più elevata di persone che partecipano ad attività formative (6,1 per cento), seguo-no il Friuli-Venezia Giulia (5,6 per cento), la provincia autoseguo-noma di Trento (5,6 per cento) e il Veneto (5,2 per cento) (Figura 3.33). Tutte le regioni del Centro-nord hanno valori uguali o superiori al valore medio italiano, mentre tutte le regioni del Mezzogiorno hanno valori in-feriori. La partecipazione è minima in Calabria (1,5 per cento), Puglia (1,5 per cento) e Sici-lia (1,4 per cento). L’interesse all’apprendimento e alla partecipazione culturale - maggiore nelle donne rispetto agli uomini in quasi tutte le aree del Paese - risulta invece inferiore in quattro regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Campania, Calabria e Puglia.

Accanto alla partecipazione ad attività formative organizzate e pianificate vi sono altre occasioni formative non propriamente connesse a corsi strutturati, ma nelle quali vi è co-munque una componente di apprendimento.

Tuttavia, anche queste forme di apprendimento informale – che possono avvenire attraverso la lettura di libri e quotidiani, l’utilizzo del personal computer e di internet, i

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0

Totale Maschi Femmine

Bolzano-Bozen

Figura 3.33 - Popolazione di 55-74 anni che partecipa ad attività formative per genere e regione. Anno 2018

(valori percentuali)

viaggi, le visite a musei, la partecipazione a spettacoli, eccetera – sono comunque meno diffuse nelle regioni meridionali. La Figura 3.34 mostra, nello specifico, l’associazione esistente tra la partecipazione a corsi ed attività formative strutturate e la spesa delle famiglie per attività culturali e formative41, indicando come, per la popolazione residente nelle regioni del Mezzogiorno, gli svantaggi nelle occasioni di apprendimento si cumulino.

In conclusione, i dati confermano che – soprattutto tra le fasce di popolazione più matura – la formazione continua a qualificare ulteriormente persone che hanno già un buon livello educativo e formativo, che sono residenti nelle aree più sviluppate del paese, che sono già inserite nel sistema produttivo e che ricoprono le posizioni lavorative più qualificate. Risultano, di contro, meno coinvolti i soggetti più vulnerabili e, in quanto tali, più bisognosi di formazione.

L’innovazione tecnologica e le trasformazioni economiche, sul versante del mercato del la-voro, richiederebbero un costante e diffuso investimento nella formazione, nell’aggiornamen-to e nella riqualificazione professionale per i soggetti più a rischio, come i lavoranell’aggiornamen-tori maturi.

In generale, comunque, occorrerebbe uno sforzo maggiore da parte delle istituzioni pubbliche nell’implementare programmi di lifelong learning indirizzati in particolare nei con-fronti delle classi più anziane ormai uscite dalla popolazione attiva, peraltro caratterizzate come sopra riportato da livelli di istruzione inferiori. Innanzitutto perché l’attività mentale, al pari di quella fisica, protegge dall’insorgenza precoce di patologie legate all’invecchiamento.

In secondo luogo, l’accrescimento del bagaglio formativo e culturale può stimolare l’adozione di stili di vita più salutari, una maggiore partecipazione alla vita sociale, un

allar-41 https://www.istat.it/it/archivio/16777. L’ultimo anno disponibile è il 2016, per cui i dati della Figura sono riferiti a tale anno.

Piemonte

Valle d'Aosta

Lombardia Bolzano-Bozen Trento

Veneto Friuli-Venezia Giulia

Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 6,50 7,00 7,50 8,00 8,50 9,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00 Sp es a per a ttiv ità c ult ur ali e r ic rea tiv e

Partecipazione alle attività formative

Figura 3.34 - Popolazione di 55-74 anni che partecipa ad attività formative e indicatore sulla spesa per attività culturali e ricreative per regione. Anno 2016 (valori percentuali)

gamento delle reti di relazioni amicali legate ai nuovi interessi e una migliore qualità della vita. Si pensi al digital divide che contraddistingue la popolazione anziana, sostanzialmente quasi esclusa dai benefici derivanti dall’applicazione di tecnologie informatiche in un nume-ro crescente di campi. Colmare tale lacuna in un contesto di solidarietà intergenerazionale, con docenti più giovani dediti all’insegnamento, significherebbe allargare la loro partecipa-zione anche alla società “digitale”.

Nel nostro Paese i divari territoriali emergono anche in questo ambito e dipendono dalla disponibilità di risorse finanziarie, oltre che dalla progettualità politica. Sarebbe auspi-cabile l’impegno congiunto di vari attori istituzionali, pubblici, privati e del terzo settore, per aumentare l’offerta e la fruizione di eventi formativi.

La crescita personale e sociale del singolo contribuisce anche alla crescita dell’intera società, e dovrebbe essere garantita a tutte le latitudini del nostro Paese.