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Relazioni tra l’Active ageing index e altri indicatori di sviluppo 2

3. L’INVECCHIAMENTO ATTIVO IN ITALIA

3.1 Overall: sintesi dell’indice generale Aai in Italia

3.1.1 Relazioni tra l’Active ageing index e altri indicatori di sviluppo 2

Dall’analisi che precede appare evidente che un invecchiamento attivo non può prescin-dere dalla rimozione di quel complesso di ostacoli che, incidendo sulla situazione economica, sociale, culturale e sanitaria, non permettono all’anziano di vivere appieno il proprio status di cittadino. A questo proposito, va sottolineato il ruolo dei cambiamenti che possono avvenire a livello macroeconomico nel Paese (produzione, consumi, investimenti, reddito, eccetera) e delle politiche sociali, in particolar modo quelle legate al welfare. Si tratta di fattori determi-nanti ai fini dell’ invecchiamento attivo della popolazione, per i quali spetta ai decisori politici la creazione di un solido quadro normativo di riferimento. Questo consentirebbe la definizione di obiettivi a medio e lungo termine, congiuntamente a strategie e interventi che in un tessuto sociale come quello italiano, caratterizzato da una popolazione con età media tra le più elevate d’Europa, riveste una notevole importanza.

Poiché il processo di invecchiamento attivo non può non risentire della complessità sociale in cui è immerso, si è cercato di fornire una quantificazione di tale influenza. In particolare, si è voluto analizzare come questo sia associato a variabili legate allo sviluppo del territorio, sia per quanto riguarda la componente del benessere economico, sia per quanto riguarda l’offerta di servizi.

In particolare, per quanto riguarda la prima componente, la proxy considerata è stato il Pil pro capite. Ciò in virtù del ruolo attribuito in letteratura a tale indicatore nell’esprimere la ricchezza per abitante a livello territoriale in un determinato periodo. Nella Figura 3.6 viene riportata una rappresentazione cartesiana dei valori del Pil pro capite e dell’indice di invecchia-mento attivo per le regioni italiane. L’analisi si riferisce al 2018, anno per il quale risultano

di-2 Il paragrafo è stato curato da Livio Fenga e Marco Caputi. Campania Sicilia Calabria Molise Basilicata Abruzzo Puglia Marche Umbria Lazio Sardegna Liguria Valle d'Aosta Piemonte Toscana Emilia-Romagna Tren�no-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Lombardia 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000 29,0% 30,0% 31,0% 32,0% 33,0% 34,0% 35,0% 36,0% 37,0% 38,0% 39,0%

Figura 3.6 - Scatterplot di indice di invecchiamento attivo e Pil pro capite a livello regionale. Anno 2018 (punti percentuali e valori in euro)

sponibili i dati più aggiornati, ed evidenzia una correlazione positiva tra le due variabili (0,87), con le regioni che esprimono un Pil pro capite più elevato che tendono anche ad avere migliori risultati in termini di invecchiamento attivo.

Si osserva, in particolare, come le differenze presentino un gradiente geografico da Nord a Sud, con valori maggiori nelle regioni del Nord e del Centro rispetto a quelle del Mezzogiorno.

Situazioni di svantaggio più pronunciate si registrano soprattutto in Puglia, Sicilia e Calabria, e solo poco migliori in Sardegna e Molise. Situazione opposta si rileva per il Trentino-Alto Adige3, che peraltro presenta i migliori risultati per entrambi gli indicatori considerati, seguito dall’Emilia-Romagna.

Appare naturalmente ragionevole pensare che vi possa essere una relazione di dipen-denza tra l’indice di invecchiamento attivo e il Pil pro capite, in quanto una maggiore dispo-nibilità di ricchezza può certamente consentire migliori opportunità per l’invecchiamento attivo. Va anche considerato che alti livelli dell’indice di invecchiamento attivo sono rappre-sentativi di una maggiore partecipazione alla vita lavorativa, di un miglior stato di salute e di una maggiore prosperità economica che possono, a vario titolo, incidere sul benessere economico della collettività.

Ritenendo riduttivo, come detto, subordinare l’invecchiamento attivo al solo fattore economico, è stato deciso di includere nell’analisi un indicatore sintetico, peraltro già utiliz-zato nell’ambito del Bes4, relativo all’offerta e alla qualità dei servizi presenti sul territorio. In particolare, tale indicatore dà conto dell’eterogeneità5 e di altri fattori normalmente non catturati da indicatori economici in quanto più legati alla qualità del tessuto sociale ed al sistema di welfare pubblico.

Si osserva come la correlazione tra indice di invecchiamento attivo e indice sintetico sulla qualità dei servizi sia positiva (0,88). La rappresentazione cartesiana dei valori dei due indicatori per le regioni è riportata nella Figura 3.7.

Da tale rappresentazione si evince come ad una migliore copertura dei servizi offerti corrispondono maggiori livelli di invecchiamento attivo. In particolare, si osserva come i valori più alti siano, similmente al caso precedente, riferiti al Trentino-Alto Adige, seguito da Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. La situazione tra le regioni del Mezzogiorno appare più critica, in particolar modo in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, regioni che, peraltro, esprimono i valori più bassi per entrambi gli indicatori.

Considerando alcuni dei singoli indicatori che compongono l’indice sintetico Bes per la qualità dei servizi, si osserva come la Campania si collochi all’ultimo posto rispetto al numero dei posti letto nei presidi socio-assistenziali, con soli 1,7 posti ogni 1.000 abitanti. All’opposto, il Trentino-Alto Adige mostra, per lo stesso indicatore, il livello più elevato, 13,7, più del doppio della media italiana (6,8). Le famiglie che vivono nel Mezzogiorno ri-sultano quelle con le maggiori difficoltà nell’accesso ai servizi essenziali (10,4 per cento),

3 Il preponderante peso relativo dei valori associati alla sola provincia autonoma di Bolzano, congiuntamente alla bassa numerosità campionaria, comporta un effetto leverage nel modello regressivo che genera stime caratterizzate da componenti distorsive. La soluzione adottata è stata quella dell’accorpamento delle province autonome di Trento e Bolzano nella regione Trentino-Alto Adige.

4 L’Istat ha sviluppato un approccio multidimensionale per misurare il “Benessere equo e sostenibile” (Bes) con l’obiettivo di integrare le informazioni fornite dagli indicatori sulle attività economiche con le fondamentali dimensioni del benessere, corredate da misure relative alle diseguaglianze e alla sostenibilità. Sono stati individuati numerosi indicatori 12 domini fondamentali, corrispondenti alle dimensioni del benessere, dei quali con la pubblicazione di un rapporto annuale è offerta una sintesi attraverso indicatori compositi.

5 L’indicatore considera tre macroaree, servizi sociali, infrastrutture, mobilità e due dimensioni di riferimento, dotazione/accessibilità ed efficacia/soddisfazione. https://www.istat.it/it/files/2018/04/12-domini-commissione-scientifica.pdf.

tra i quali farmacie, pronto soccorso, uffici postali o comunali, forze dell’ordine e scuole, valore sensibilmente più basso rispetto a quelli rilevati nel Centro e nel Nord (rispettiva-mente 7,4 per cento e 5,1 per cento). Una situazione simile, si registra anche relativa(rispettiva-mente alla soddisfazione per il trasporto locale: in Trentino-Alto Adige gli utenti soddisfatti sono infatti quasi il triplo rispetto alla media italiana (48,9 e 17,8 per cento rispettivamente), mentre la Campania registra solo il 6,7 per cento di utenti soddisfatti6.

Per quantificare l’associazione fra gli indicatori considerati è stato utilizzato un modello di regressione lineare multipla, considerando l’invecchiamento attivo (Aai) come variabile dipendente e il Pil pro capite (Pil) e l’indicatore Bes sulla qualità dei servizi offerti (Qs) come variabili indipendenti.

Nella Tavola 3.3 si riportano le principali statistiche descrittive relative alle variabili considerate, prima delle ulteriori analisi.

Pur con il limite intrinseco legato al basso numero di osservazioni, i principali risultati del modello di regressione sono riportati nella Tavola 3.4. In particolare, si evidenzia un’as-sociazione positiva e significativa dell’indice di invecchiamento attivo sia rispetto al Pil pro capite che all’indice di qualità dei servizi. L’adattamento del modello ai dati appare buono, esprimendo un valore relativo all’indice R2 corretto pari a 0,81.

6 Cfr. Istat, Rapporto Bes 2019.

Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Tren�no-Alto Adige Umbria Valle d'Aosta Veneto 70,0 80,0 90,0 100,0 110,0 120,0 130,0 29,0% 30,0% 31,0% 32,0% 33,0% 34,0% 35,0% 36,0% 37,0% 38,0% 39,0%

Figura 3.7 - Scatterplot di indice di invecchiamento attivo e indicatore sintetico Bes per la qualità dei servizi a livello regionale. Anno 2018 (punti percentuali)

Fonte: elaborazioni Istat

Tavola 3.3 - Principali statistiche descrittive delle variabili considerate

Variabili Minimo Media Massimo Deviazione standard

AAI 29,63 33,77 38,5 2,28

PIL 16,98 28,22 42,54 7,90

QS 75,7 98,84 118,6 11,17

In conclusione, si è proposta una valutazione di come la crescita del benessere eco-nomico e il miglioramento della qualità dei servizi possano incidere sull’invecchiamento attivo. In quest’ottica, i risultati ottenuti possono offrire elementi interessanti per i decisori politici, a livello sia nazionale che locale, per il perseguimento di precisi obiettivi di benes-sere sociale.

Gestire il rapido invecchiamento della popolazione italiana costituisce infatti non solo una sfida, ma una precisa responsabilità politica alla quale tutte le istituzioni sono chiamate a rispondere. Il mantenimento di un ruolo attivo da parte di questa fascia di popolazione com-porta infatti un livello di benessere economico adeguato ad una vita dignitosa, la fruizione di migliori forme di supporto e, al contempo, la promozione di maggiori lìvelli di prosperità e coesione sociale (Zaidi, 2015).