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Forme della comunicazione nella scuola di Epicuro

1.3 Per uno status quaestionis

1.3.2 Forme della comunicazione nella scuola di Epicuro

Un secolo e più di storia degli studi sulla Kompendienliteratur ha visto emergere (e riemergere, secondo le tendenze) direttive di ricerca che, il più delle volte reci-procamente integrandosi, talora concorrono a costituire una mappa delle princi-pali questioni, talora elaborano diversificati strumenti per affrontarle. I nuclei problematici riguardano soprattutto: (1) tecniche e dinamiche di condensazione, ossia le conseguenze, sul piano contenutistico, stilistico e strutturale, del passag-gio dal testo-fonte al testo abbreviato (Bott 1920; Dammig 1957); (2) le modalità d’impiego dei compendi come strumenti didattici, soprattutto in ambito filoso-fico (Plezia 1949; Untersteiner 1980; Snyder 2000); (3) la ‘sistematizzazione’ dei testi riconducibili alla Kompendienliteratur nel loro sviluppo diacronico e nella loro fenomenologia (Galdi 1920; Opelt 1962). Le tecniche d’indagine proposte vanno dall’analisi terminologica (Wölfflin 1902; Broccia 1979) allo studio delle costanti di genere sul piano latamente strutturale (Berger 1984; Raible 1995; Betz 1995) e sul piano teorico-comunicativo (Asper 2007; Fögen 2009; Horster/Reitz 2010, i cui contributi sono in larga parte rappresentativi delle questioni e dei me-todi qui elencati). Tali questioni, combinate ai relativi strumenti di lavoro ricava-bili dalla ricognizione della letteratura scientifica, formano l’ossatura tematica e metodologica della presente ricerca.

1.3.2 Forme della comunicazione nella scuola di Epicuro

Lo studio delle tipologie di testo e delle strategie di trasmissione del sapere adot-tate da Epicuro nella sua vasta produzione letteraria, erediadot-tate e sviluppate dai suoi discepoli, ha conosciuto negli anni scorsi progressi significativi. Da punti di vista molteplici (terminologico, tipologico, storico-letterario), le acquisizioni de-gli ultimi decenni relative alla letteratura del Κῆπος in termini di teoria della co-municazione delineano opportunamente il contesto entro il quale occorre collo-care la Kompendienliteratur epicurea come fenomeno singolare.

Già nel corso degli anni ’80 alcuni lavori di M.CAPASSO stabiliscono, in un’analisi improntata ai criteri della ‘filologia filosofica’,77 confini teorici e lingui-stico-terminologici di uno studio delle forme letterarie adoperate nel Κῆπος dal fondatore agli scolari posteriori, valutandone, tra le altre cose, la peculiarità e la varietà stilistica sullo sfondo della critica epicurea alla τέχνηῥητορική.78

|| 77 Sull’espressione, che si ispira alla monografia di Untersteiner 1980, vd. Capasso 1981 e Ca-passo 1987, 42.

78 Capasso 1981; Capasso 1987, 39–58 e soprattutto Capasso 1988a, 83–132.

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Sistematizza i dati fino allora acquisiti sulla scrittura letteraria di Epicuro M.

ERLER nella capillare rassegna per il Grundriss der Geschichte der Philosophie,79 distinguendo, oltre al trattato maggiore Περὶφύσεως, tra “diatribenartige Ab-handlungen über Leben und Tod von Schulmitgliedern”, “Briefe an Freunde und Gemeinden in vielen Teilen der Welt” e “Kompendien” (dicitura sotto cui sus-sume sia le epistole laerziane sia le sentenze).80 Erler insiste in particolare sul ruolo della memoria (“das Memorieren”) come principio d’interpretazione tanto della letteratura compendiaria quanto di quella volta a tramandare la biografia esemplare di membri eminenti della comunità filosofica (“Erinnerungslitera-tur”).81

La ricca disamina di D.M.SCHENKEVELD sui generi della prosa filosofica inqua-dra le epistole di Epicuro tra gli ambiti della scrittura tecnico-scientifica (Ad He-rodotum, Ad Pythoclem) e della (letterariamente più ambiziosa) protressi/pare-nesi (Ad Menoeceum).82

Studia le peculiarità di stile e di struttura dell’opera Περὶφύσεως l’articolo di G.LEONE apparso nel 2000 nelle Cronache Ercolanesi: nella σαφήνεια la stu-diosa individua la preoccupazione precipua di Epicuro scrittore specie nel senso dell’univocità degli usi linguistici, un obiettivo perseguito attraverso accorgi-menti retorici che rendono inconfondibile la fisionomia letteraria del trattato, ir-regolare e spesso vicina al ritmo del parlato; vi si affianca l’attenzione meticolosa per il metodo d’indagine, più volte ribadito e chiarito in corso d’opera; valore di-stintivo non minore per la prosa di Epicuro ha la frequenza della polemica, che Leone delinea come strumento imprescindibile di messa a punto teorica della dottrina, di apologia e, non in ultimo, di propaganda.83

Gli studi di G.ARRIGHETTI e di D.DE SANCTIS specificamente dedicati, in gene-rale o in relazione a singoli elementi, alle forme della comunicazione nell’opera di Epicuro hanno contribuito a consolidare il filone di ricerca arricchendolo di nuove acquisizioni metodologiche, tra cui il pieno riconoscimento della polimor-fia stilistica di Epicuro in ragione dei differenti destinatari84 e della compresenza

|| 79 Erler 1994, 48–53.

80 Erler 1994, 48.

81 Erler 1994, 50: “Das von Epikur verlangte Memorieren betraf aber nicht nur philosophische Dogmen, sondern auch das vorbildliche Leben und Sterben Epikurs … und der Anhänger seiner Lehre”.

82 Schenkeveld 1997, 206–209.

83 Leone 2000.

84 Una polimorfia rispecchiata in una non comune varietà di registri ed usi linguistici: si veda anche l’importante e metodologicamente esemplare – benché spesso a torto trascurata – analisi di Romashko 1996.

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di personalizzazione del messaggio in textu e di un parallelo intento di renderne universale la portata quali elementi indispensabili ad una corretta interpreta-zione della sua produinterpreta-zione.85

L’edizione commentata dell’epistola Ad Menoeceum curata da J.E.HEßLER pone in modo esplicito una domanda di interesse cruciale, cioè in che misura uno studio degli scritti filosofici di Epicuro incentrato sulla definizione della tipologia testuale possa rivelarsi utile sia per la comprensione della loro destinazione comunicativa sia per la valutazione delle loro caratteristiche formali (cf. 8.3). Heßler si sofferma ampiamente sulla definizione dell’epistola inviata dal Maestro al discepolo Mene-ceo come testo principalmente destinato a introdurre e motivare il lettore alla pra-tica della meditazione filosofica in una prospettiva epra-tica, offrendone una contestua-lizzazione all’interno del fertile filone dei προτρεπτικοὶλόγοι ed esaminandovi il retaggio di Isocrate, di Platone, di Aristotele, senza trascurare l’apporto della teoria letteraria antica.86

Tra gli studi sui generi di prosa adottati nel Κῆπος87 hanno trovato spazio anche riflessioni sulla letteratura di stampo biografico-memoriale (ἀποµνηµονεύµατα), cui si riconducono opere intese a conservare e trasmettere agli altri membri della Scuola un modello esemplare di βίος attraverso il ricordo di altri συζητοῦντες.88 Accanto alla letteratura memoriale, la funzione di coesione comunitaria è ovviamente pro-pria del mezzo epistolare, il cui ruolo in tal senso è stato indagato da P.ECKSTEIN

mediante un nuovo raffronto tra le lettere di Epicuro e quelle di Paolo di Tarso.89 Lo stato attuale delle ricerche su questo problema, con particolare riferimento alla presenza di moduli comunicativi epicurei nelle epistole di Seneca, è ben ri-specchiato dai lavori di E.SPINELLI e M.ERBÌ.90

|| 85 Arrighetti 2013; De Sanctis 2015a e 2015b. Una breve ma completa panoramica sulla que-stione si legge in Verde 2013b, 32–41 e Erler 2014, 407–415.

86 Heßler 2014, 45–48.

87 Euristicamente utile in questo senso la classificazione proposta da De Witt 1954a, 113–120, che distingue tra scritti ‘dogmatici’, ‘polemici’ e ‘memorialistici’.

88 Sul genere si veda, oltre a De Witt 1954a, 118–120, Capasso 1988a, 36–53; Erler 1994, 50–51;

Clay 1998, in part. p. 62–74. La topica di questi scritti è ricondotta in Heßler 2015, attraverso un produttivo confronto con il discorso di Iperide conservato dal PLit.Lond. 133, alla tradizione ate-niese dell’epitaffio (vd. anche Heßler 2017).

89 Eckstein 2004. Cf. anche De Witt 1954a; Glad 1995.

90 Spinelli 2012a; Erbì 2015 e 2020.

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