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4. Due applicazioni didattiche del modello valenziale

4.4. Il percorso didattico in 1H

4.4.1. Frasi e non-frasi

Come prima attività in 1H, abbiamo discusso sui criteri che definiscono la frase attraverso le attività della prima tabella sulle frasi e non-frasi (la seconda è stata data per casa). La discussione è stata fatta insieme, dopo che a coppie avevano provato a distinguere le frasi dalle non-frasi e a stabilire per quali criteri alcune espressioni non sono definibili come frasi. In questo contesto riporterò soltanto i passaggi più rilevanti della discussione collettiva.

Nella terza riga gli alunni hanno trovato Le amo passeggiate boschi nei e tutti sono stati concordi nel dire che non può essere una frase, perché le parole sono in disordine. Un’alunna ha aggiunto che solo gli articoli sono in posizioni scorrette. Ecco, dunque, che insieme si è arrivati a definire un primo criterio per la definizione di frase: le parole che formano la frase devono seguire un ordine.

Il fatto che qualche alunno riesca a ‘vedere’ in modo più approfondito i fatti di lingua e gli altri no (come abbiamo appena visto nel caso dell’alunna che si è accorta che solo gli articoli sono in disordine, anche se in realtà si tratta di un articolo e di una preposizione articolata, ma come vedremo anche in seguito per altri casi) dimostra l’eterogeneità della classe, riconducibile probabilmente alle diverse esperienze didattiche avute nella scuola primaria, ma anche alla diversa propensione al ragionamento e alla memoria, nonché al diverso interesse per ciò che si sta facendo in classe e alle diverse abilità individuali. Nella classe l’insegnante deve rendere queste diversità ricchezza, soprattutto se propone lezioni con un approccio euristico, facendo partecipare in modo attivo sia chi ha più difficoltà, sia chi è più propenso e interessato al ragionamento che si sta facendo. L’apprendimento deve essere comune e deve avvenire insieme, ma deve anche rispettare le abilità di ciascuno. È questa, a mio parere la sfida più grande per l’insegnante.

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Nel momento in cui abbiamo affrontato l’espressione I bambini una buonissima

torta al cioccolato, tutti sono stati concordi nel dire che si tratta di una non-frase, in

quanto manca una parola come, per esempio, mangiano. Qualche alunno ha aggiunto che la parola che manca è il verbo.

Per l’espressione Il professore ci ha prestato, qualcuno inizialmente ha pensato che fosse una frase, ma nella discussione in molti hanno fatto notare che manca un ‘oggetto’. Qualcuno ha aggiunto che manca il complemento oggetto.

Anche Francesco sta cercando il è stata definita non-frase, dal momento che manca un ‘oggetto’. Io ho fatto notare che la parola mancante potrebbe essere anche una persona (per esempio suo fratellino) e alcuni hanno detto, come nel caso precedente, che manca il complemento oggetto.

L’espressione Verdi idee incolori dormono furiosamente18 è stata quella che più ha creato dubbi e discussione (e questi infatti ne erano gli scopi). Solo due alunni, che avevano lavorato in coppia, l’hanno riconosciuta come frase, affermando che di per sé non ha senso, ma può riceverlo in un contesto poetico. Tutti gli altri l’hanno definita ‘non-frase’, dando come motivo il fatto che non ha alcun senso o è semanticamente incoerente. Quindi li ho fatti ragionare con una serie di domande: le parole sono in ordine (criterio che in precedenza è stato considerato vincolante per definire una frase)? C’è il verbo (che, come si è visto in precedenza, è elemento essenziale per la frase)? A livello di struttura è una frase? E ho aggiunto che è come se dicessi: Fuori ci sono dei draghi che

volano: non ha un senso reale, perché i draghi non esistono, ma è una frase? In un

racconto di fantasia posso usarla? Sì. Quindi se guardiamo solo alla struttura è una frase. È stato inoltre interessante vedere che il ragazzino straniero, arrivato da poco in Italia e con una conoscenza della nostra lingua molto scarsa, pur aiutato dall’insegnante durante il lavoro a coppie, ha saputo riconoscere tutte le non-frasi, dimostrando dunque che alcuni fenomeni di agrammaticalità sono individuabili anche da chi conosce poco la lingua in questione.

Al termine della discussione sulle frasi e non-frasi, che ha coinvolto tutte le espressioni della tabella, anche quelle che in questa sede non ho riportato, abbiamo riassunto insieme quali sono i criteri che abbiamo individuato per motivare le non-frasi:

 parole in disordine

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103  mancanza del verbo

 mancanza dell’oggetto o della persona.

Ovviamente non si tratta di una definizione completa, ma di una sintesi di ciò che insieme si è scoperto fino a quel momento. Tutto deve essere frutto di ciò che insieme si scopre e solo nel momento opportuno si giunge ad una definizione completa e universalmente valida.

La seconda tabella sulle frasi e non-frasi è stata data per casa e, al momento della correzione, non si sono riscontrati problemi di riconoscimento: ciò significa che i criteri individuati insieme erano stati interiorizzati.

4.4.2. Frase ed enunciato

Per accompagnare gli alunni alla scoperta degli enunciati, ho fatto svolgere a coppie l’attività no 2: si tratta di una serie di enunciati e gli alunni, non sapendo ciò, hanno dovuto stabilire se fossero frasi o meno motivandone la risposta.

Girando per i banchi, mentre avveniva la discussione a coppie, sentivo che i ragazzi definivano le espressioni come frasi o non-frasi in base a vari fattori. È stato molto interessante ascoltare il ragionamento di due ragazze in particolare, le quali mi hanno detto: “Prof., secondo noi solo la 5 è una frase, perché le altre non hanno il verbo... anzi no, neanche la 5 lo è, perché arrestato è un aggettivo.”

Dopo pochi minuti, siamo passati alla discussione insieme, affrontando un’espressione per volta.

Per l’espressione 1.Un etto di prosciutto, grazie, la maggior parte degli alunni ha detto che si tratta di una frase, alcuni invece non erano d’accordo. Chi era convinto che si trattasse di una frase ha dato come motivo il fatto che rende tutta l’informazione: se ad esempio ci si trova al supermercato, basta dire questa espressione per farsi capire. Alcuni invece non erano d’accordo nel definire questa espressione una frase, perché manca un verbo, come per esempio vorrei o voglio.

Pareri contrastanti ci sono stati per l’espressione 2. Grande festa in piazza: qualcuno ha detto che, sia nel caso in cui sia una frase sia nel caso in cui non lo sia, si può sentire o vedere, come scritta in un cartello o annunciata con un megafono o al microfono. Abbiamo ragionato allora sul fatto che serve un contesto particolare per comprenderla. In ogni caso a molti è risultata ellittica.

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Lo stesso ragionamento è stato fatto per l’espressione 3. Una sogliola e due orate. In questo caso sono stati tutti d’accordo nel dire che ha senso solo se siamo in pescheria, quindi in un contesto preciso, e lì assume tutto il suo significato.

Dell’espressione 4. Quali jeans? tutti hanno detto che non è una frase, ma che può essere legittimata se posta dopo una domanda come Vuoi indossare quei jeans? o comunque dopo un discorso più o meno lungo (qui ho dato spazio alla fantasia e ognuno ha pensato a contesti comunicativi differenti).

L’espressione 5. Firenze: arrestato il ladro della gioielleria ha sollevato una discussione molto interessante. Un alunno, infatti, ha detto che, poiché si tratta sicuramente di un titolo di giornale, non può che essere una frase corretta, in quanto di sicuro i giornalisti scrivono in italiano corretto. Un’altra alunna invece ha affermato che il verbo c’è ma non è completo perché se fosse completo sarebbe è stato arrestato. Le due ragazze delle quali si è parlato sopra hanno ripetuto a tutti che secondo loro non può essere una frase, perché arrestato non è un verbo, ma un aggettivo.

Per l’espressione 6. Bello! sono stati tutti concordi nel dire che non è una frase. Qualcuno ha aggiunto: “Perché è un’esclamazione”.

Discutendo l’espressione 7. 10 euro, sono stati tutti d’accordo nel dire che non è una frase, ma anche nell’affermare che in un certo contesto è del tutto comunicativa. Infine, l’espressione 8. Quello in vetrina è stata considerata simile alla 4.: non è una frase, ma può essere usata dopo una domanda specifica.

In una lezione successiva abbiamo ripreso la discussione sulle espressioni dell’attività 2, ho ricordato tutte le varie osservazioni che erano state fatte la volta precedente e ho svelato che, in realtà, le espressioni di quel tipo non sono frasi ma enunciati. Insieme abbiamo discusso su cosa siano gli enunciati e a coppie hanno fatto l’attività 3 e non hanno avuto particolari problemi nel suddividere la lista di espressioni in frasi ed enunciati.

Questo fatto è molto significativo perché in qualche modo dimostra che, una volta che si definiscono dei criteri scoperti insieme con il ragionamento e la discussione, questi vengono interiorizzati con facilità. Probabilmente se avessi dato io e subito la definizione di enunciato, questa non sarebbe stata compresa in modo efficace da tutti.

In seguito, insieme abbiamo provato a dare una definizione per frase e una per enunciato, fissando prima tutte le idee alla lavagna. Ecco ciò che è emerso per la frase:

105  ha il verbo

 è completa

 ha un significato completo

E per l’enunciato:

 è più corto della frase

 non c’è il verbo o è incompleto (es. arrestato)  ha senso completo solo in un contesto specifico

Per far decidere se la lunghezza dell’espressione sia un criterio valido, ho fatto riflettere sull’espressione Piove, la quale è una frase (e tutti erano d’accordo) anche se formata da una sola parola.

Alla fine siamo arrivati a definire insieme i concetti di frase ed enunciato, mettendo insieme le proposte condivise:

‘La frase è un’espressione linguistica che deve avere un verbo e un significato completo.’ ‘L’enunciato è un’espressione linguistica in cui manca il verbo e serve un contesto per capire il significato.’

L’attività no 5, che prevede la creazione di contesti che giustifichino gli enunciati presenti nell’attività 2, è stata data per casa. Durante la sua correzione sono emersi anche contesti diversi per lo stesso enunciato e un’alunna aveva addirittura elaborato un testo unico in cui coerentemente erano inseriti tutti gli enunciati.