CONFRONTO TRA LEMMARI: LO SHIFT LESSICALE
3.2 TERMINI DI FREQUENZA ANALOGA NEL TRACTATUS THEOLOGICO-POLITICUS E TRACTATUS POLITICUS, DECLINANTI E POTENZIATI NEL TRACTATUS POLITICUS
Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus hanno in comune
circa 1.600 termini (1.577, vedi Appendice, dove sono indicati con numero di occorrenze e presenza in altre opere spinoziane). 413 termini sono di frequenza analoga (date le diverse dimensioni delle due opere) e corrispondono a circa il 26% del totale dei termini comuni ai due trattati; 484 sono declinanti (circa il 30%) e 680, corrispondenti al 43%, risultano potenziati nel Tractatus politicus. Circa il 40% dei vocaboli comuni ai due trattati ricorre in tutte o in quasi tutte le altre opere della produzione spinoziana, mentre 201 vocaboli (circa il 13% dei termini comuni) sono presenti soltanto nei due trattati politici. Analoghi, declinanti e potenziati si distinguono
40
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicalianche sotto l’aspetto della presenza in altre opere spinoziane. Il 66% dei declinanti è comune a tutte o a quasi tutte le altre opere, o presente in almeno tre altre opere, mentre sono relativamente pochi i termini presenti in un’altra sola opera o in due. All’opposto i termini potenziati sono più specifici: il 18% sul totale dei potenziati è presente nei soli due trattati politici (128 su 201 termini comuni ai due trattati) e il 40% è presente anche in un’altra opera o in altre due. Soltanto il 38% dei termini potenziati ricorre in almeno altre tre opere. I termini analoghi sono da questo punto di vista più simili ai declinanti che ai potenziati: il 50% ricorre in almeno altre tre opere, soltanto il 7,5% nel solo Tractatus
politicus e il 26% in una o altre due opere. In generale la maggior parte
del vocabolario comune ai due trattati proviene dalle Epistolae e dall’Ethica, ma penso sia utile dare ulteriori dettagli sul vocabolario comune ai due trattati specificando le altre opere in cui si trova.
3.2.1 Termini analoghi
I termini analoghi di Tractatus theologico-politicus e Tractatus
politicus e che ritroviamo in tutta l’opera spinoziana, oltre che essere
di uso comune, sono spesso termini versatili, utilizzabili in una varietà di accezioni o adattabili a diversi contesti. È il caso di absolute, che assume sfumature di significato differenti con l’utilizzo in campi conoscitivi diversi, come nell’Ethica (IV, P XXVII), “ens absolute infinitum”,2 e nel Tractatus theologico-politicus (XVI), ”naturam absolute consideratam”, o nel XVII di quest’ultimo, “suum … jus… edicta interpretandi in Mosen absolute transtulerunt”.3 Un significato politico si ritrova in Tractatus theologico-politicus XIX: “nam eorum Ecclesia simul cum imperio incepit, et Moses, qui id absolute tenebat, populum religionem docuit”.4 In modo simile si veda anche in
Tractatus politicus (II, 17), “[imperium] is absolute tenet, qui curam
Reipublicae ex communi consensu habet”.5 Anche aequalis è usato in ambito sia scientifico sia politico: nei Principia philosophiae
cartesianae, per esempio, indica uguaglianza quantitativa e
2 G II, p. 52. 3 G III, p. 189 e p. 207. 4 Ivi, p. 237. 5 Ivi, p. 282.
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali
41
geometrica, nelle opere politiche uguaglianza tra uomini. Così
agnosco (per esempio differentiam), usato di solito in senso
epistemologico, nel Tractatus politicus, capitolo VIII, si riferisce piuttosto al riconoscimento di un’autorità. Cogo è spesso usato nei
Principia philosophiae cartesianae per parlare della forza di una
dimostrazione (“determinetur vel cogetur”), nel Tractatus theologico-
politicus a indicare la costrizione all’obbedienza, “cogi ad
obediendum”, nel Tractatus politicus a indicare la forza del diritto statale, “jure ad id cogi”. Appartiene a questo gruppo convenio, un termine – si vedrà oltre – controverso per quanto riguarda la teoria contrattualistica, perché sembra sostituire paciscor. Viene usato nel
Tractatus theologico-politicus, con un significato apparentemente
meno pregnante. Le occorrenze totali sono 44 nel Tractatus
theologico-politicus e 20 nel Tractatus politicus, ma in questo caso
esse non sono veramente confrontabili senza fare distinzione tra i sintagmi in cui il termine ricorre nelle varie parti dell’opera spinoziana. Il sintagma più usato è convenire cum aliquo, nel senso di attagliarsi, non essere in contraddizione: “idea vera debet cum suo ideato convenire” (Ethica, I, A6), oppure “hoc [...] institutum [...] cum communi praxi optime convenit” (Ethica IV, P XLV, S2).6 In questo stesso senso nel Tractatus theologico-politicus Spinoza parla anche di accordo tra le parti di un testo, e tra testo e interpretazione. Con il sintagma convenire inter se/ipsos, invece, si intendono elementi che si accordano tra loro naturalmente: “quae uni tertio conveniunt, inter se conveniunt” (Principia philosophiae cartesianae, A XV);7 in modo simile il sintagma occorre nel Tractatus theologico-politicus per far rifermento all’ipotetico accordo dei profeti tra loro. Nell’Ethica (III, P V), è usata a proposito di qualità compresenti nello stesso soggetto: “Si enim inter se convenire, vel in eodem subjecto simul esse possent”.8 Nella stessa opera, più avanti (IV, P XXXII), leggiamo: “quatenus homines passionibus sunt obnoxii, non possunt eatenus dici, quod natura conveniant”. E alla P XXXV: “quatenus homines ex ductu rationis vivunt, eatenus tantum natura semper necessario conveniunt (saranno adatti e utili l’uno all’altro)”.9 In tutti questi
6 G II, p. 47 e 245. 7 G I, p. 85. 8 G II, p. 146. 9 Ivi, p. 230 e p. 232.
42
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicalisignificati il termine sembra opporsi a discrepo. Si oppone invece a
dissentio nel significato di “accordarsi”, come si vedrà nel IV capitolo. Mens (143 occorrenze nel Tractatus theologico-politicus, 43 nel Tractatus politicus) è stato studiato ampiamente.10 È un altro termine flessibile. Nel Tractatus theologico-politicus, oltre a significare la potenza percettiva e conoscitiva dell’individuo, si estende a significare l’intenzione della comunicazione (del profeta o del testo). L’uso della polirematica una mens (una veluti mente duci) ha un precedente in Ethica (IV, P XVIII, S), dove troviamo l’espressione
unam quasi mentem (“nihil, inquam, homines praestantius ad suum
esse conservandum, optare possunt, quam quod omnes in omnibus ita conveniant, ut omnium mentes et corpora unam quasi mentem,
unumque corpus componant…”),11 ma assume una particolare
importanza teorica nel Tractatus politicus, in quanto usata per parlare della moltitudine capace di agire come un sol uomo, una veluti mente
duci, anche nelle varianti una eademque mente, una mens est alicui
e mens civitatis, più adatte a descrivere le dinamiche assembleari o l’unità necessaria ad uno stato per raggiungere e portare a compimento decisioni.12
Tra gli altri termini con occorrenze analoghe nel Tractatus
theologico-politicus e Tractatus politicus e che ricorrono in più opere
di Spinoza, ricordo in particolare individuum (Tractatus de intellectus
emendatione, Ethica, Epistolae), ingenium (Principia philosophiae cartesianae, Cogitata metaphysica, Ethica, Epistolae) e transfero (anche in Principia philosophiae cartesianae, Cogitata metaphysica, Epistolae).
Il primo è usato estesamente soltanto nell’Ethica (troviamo una sola occorrenza nel Tractatus de intellectus emendatione), spesso accompagnato all’aggettivo unusquisque. Rispetto all’Ethica, nei due trattati politici individuum è meno usato, probabilmente perché sostituito dal pronome unusquisque. Nel Tractatus theologico-
politicus individuum viene usato nel capitolo IV sulla legge divina e in
altri capitoli politici, il XVI e il XVII (“natura [...] nationes non creat, sed individua”).13 Ingenium ha diversi significati: talvolta ingegno, ma,
10
Giancotti 1969; Totaro 2005.
11 G II, p. 223.
12 Per un approfondimento, vedi infra, pp. 67-72. 13 G III, p. 217.
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali
43
soprattutto, carattere, tendenza, indole. È importante la polirematica
ex suo/ipsius/alterius ingenio, a indicare la regola soggettiva del bene
e del male in assenza di una norma condivisa. È usata nell’Ethica con 11 occorrenze, 7 nel Tractatus theologico-politicus, 3 nel Tractatus
politicus. Transfero ricorre nei Principia philosohiae cartesianae e mai
nell’Ethica, a indicare lo spostamento di un corpo o il moto. Nel Tractatus
theologico-politicus, come anche una volta nei Cogitata metaphysica, si
riferisce anche al trasferimento di significato dei termini, per esempio nella traduzione da una lingua a un’altra. Nelle opere politiche si trasferisce il proprio potere/diritto, jus o potestatem o potentiam, per costituire lo stato civile. Nel Tractatus theologico-politicus lo jus viene trasferito a Dio per la particolarità della storia ebraica.
Tra i termini analoghi che ricorrono anche nell’Ethica e nelle
Epistolae troviamo controversia, impero, obsequor e servus.
Nell’Ethica e nel Tractatus theologico-politicus con controversia Spinoza si riferisce al dissenso religioso o tra sostenitori di teorie diverse, nel Tractatus politicus alle asprezze del dibattito assembleare. Impero indica il comando proveniente dall’autorità. È un
concetto politico che nell’Ethica viene espresso quasi
metaforicamente a proposito del controllo delle passioni. Obsequor indica in Ethica IV, P LXX, D obbedienza alla ragione: “ergo homo liber, ne ignaris odio sit, et ne eorum appetitui, sed soli rationi obsequatur, eorum beneficia, quantum potest, declinare conabitur”.14 Ravviserei una sfumatura di significato tra obedientia e obsequor in
Tractatus theologico-politicus, XIII: “quia obedientia erga Deum in
solo amore proximi consistit (nam qui proximum diligit, eo scilicet fine, ut Deo obsequatur, is […] legem implevit”.15 In questo caso obsequor indica il motivo soggettivo dell’adesione all’azione giusta, mentre
obedientia sembra riferirsi piuttosto all’adesione esterna al comando.
In modo simile nel Tractatus politicus (II, 22). Nel primo trattato, nel capitolo XVII, obsequor sembra necessario a distinguere tra l’obbedienza dettata dalla paura e l’obbedienza in assenza di paura:
notandum imperii potestatem non in eo praecise contineri, quod homines metu cogere potest, sed absolute in omnibus, quibus efficere potest, ut homines ejus mandatis obsequantur: non enim ratio obtemperandi, sed obtemperantia subditum facit.16
14 G II, p. 263. 15 G III, p. 168. 16 Ivi, p. 202.
44
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicaliNel sesto capitolo del Tractatus politicus (VI, 7), Spinoza usa
obsequor per indicare in negativo l’entusiasmo di chi obbedisce per
fini personali e dannosi per la comunità. Servus è opposto nell’Ethica all’uomo liber, guidato dalla ragione. Nel Tractatus theologico-
politicus (XVI), servus è chi deve obbedire nell’interesse di chi
comanda, anziché dell’intera società di cui fa parte. Nel Tractatus
politicus il servus fa parte di una moltitudine consegnata al tiranno. Servitus e tyrannus sono fra gli analoghi di Tractatus theologico- politicus e Tractatus politicus presenti soltanto nell’Ethica. È noto che
nell’Ethica la definizione di servitus riguarda il rapporto tra le passioni e l’incapacità del soggetto di moderarle: “humanam impotentiam in moderandis et coërcendis affectibus servitutem voco” (Ethica IV,
Praefatio).17 Più oltre (App. Cap. XXI) Spinoza si riferisce alla servitus come foedus crimen: in questo caso si tratta della servitus come problema delle relazioni interpersonali e sociali: “gignit praeterea adulatio concordiam, sed foedo servitutis crimine, vel perfidia”.18 Nel Tractatus theologico-politicus il riferimento è alla servitù ebraica, nel Tractatus politicus la servitus è rappresentata dal governo
monarchico in cui si realizza la concentrazione di ogni potere nelle mani di uno solo. La pace indotta in questo modo (belli privatio) è contrapposta alla concordia o unio animorum. Riguardo a tyrannus, in
Ethica IV, P XX, S Spinoza propone l’esempio del suicidio coatto di
Seneca, un caso in cui il tiranno rappresenta una causa esterna capace di piegare la naturale tendenza dell’individuo a conservare se stesso. In Tractatus theologico-politicus XIX il realismo suggerisce di mantenere la lealtà al tiranno a meno che non si sia sicuri di destituirlo con successo. Nel Tractatus politicus il tiranno si contraddistingue per la segretezza delle vie di potere. È illusorio pensare di incidere in una situazione politica cambiando semplicemente il tiranno, il quale reagisce sempre alle stesse necessità o si trova imprigionato negli stessi meccanismi del suo predecessore.
Tra gli analoghi presenti soltanto nelle Epistolae, segnalo foedus-
eris, che nel Tractatus theologico-politicus (III e XII) è usato per il
patto con Dio e per la politica estera, nel Tractatus politicus soltanto in questo ultimo significato; popularis, aggettivo che qualifica il
17 G II, p. 205. 18 Ivi, p. 272.
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali
45
governo democratico e in questo senso occorre 2 volte nel Tractatus
theologico-politicus e 1 volta nel Tractatus politicus, oltre che nel
sottotitolo del Tractatus politicus; respublica (99 occorrenze nel
Tractatus theologico-politicus, 34 nel Tractatus politicus), di cui si è
sottolineato il declino nell’ultima opera di Spinoza. Se guardiamo alle occorrenze nei due trattati politici secondo il calcolo che abbiamo eseguito fin qui, il termine non sembra veramente ridimensionato nel secondo trattato; si può, d’altra parte, considerare in declino se si confrontano le sue occorrenze con quelle di imperium e civitas, molto più usati nel Tractatus politicus.
Tra i termini analoghi assenti da qualsiasi altra opera (anche questi consultabili in Appendice) segnalo soltanto tacite: antonimo di
expresse, si riferisce al patto, alla promessa e alla lealtà alla legge
(Tractatus theologico-politicus XVI, XX). Tacitamente si stringe il patto ma anche lo si rescinde, comportandosi in modo difforme dal dettato delle leggi, o permettendo certi comportamenti o il prevalere di determinate forze, come la moltitudine che acquista eccessiva potenza rispetto agli aristocratici in Tractatus politicus VIII, 4.
3.2.2 Termini declinanti nel Tractatus politicus
Tra i termini che vengono meno usati nel Tractatus politicus rispetto al
Tractatus theologico-politicus ve ne sono molti che indicano
conoscenza e modi di conoscere, come cogitatio, cognitio, cognosco,
colligo, intelligo, nosco, e che introducono il discorso e lo classificano,
come concedo, concludo, declaro, disputo, distinguo, existimo e puto. È molto ridimensionato il vocabolo opinio. Demonstro si trova tra gli analoghi; ostendo invece, sebbene ancora molto usato nel Tractatus
politicus, secondo il nostro calcolo risulta tra i termini declinanti.
Alcuni termini declinanti uniscono una funzione organizzativo- argomentativa al significato politico. Uno di questi è promitto, che in
Cogitata metaphysica, Tractatus de intellectus emendatione e Ethica
viene usato come organizzatore dell’esposizione (“explicare promisi quid laus et vituperium [...] sit”: Ethica IV, P XXXVII, S), mentre nel
Tractatus theologico-politicus è usato con questa funzione soltanto
nel VI capitolo. Nel resto della parte teologica è ampiamente utilizzato per argomentare sul tipo di benefici che il popolo ebraico si poteva
46
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicaliaspettare dall’obbedienza alla legge mosaica. In Tractatus
theologico-politicus XVI il termine viene usato in un contesto molto
importante per l’interpretazione contrattualistica, come vedremo nel prossimo capitolo. Un altro termine declinante che ha un significato sia argomentativo sia politico è legitimus: indica normalmente le condizioni di un’argomentazione, di una deduzione (legitima
consequentia). In Tractatus theologico-politicus XVII è usato una
volta con un significato politico (rex legitimus) e in questo significato il termine occorre una volta in Tractatus politicus (VI, 20): legitimus
successor. Anche vulgus, 66 occorrenze nel Tractatus theologico- politicus, 2 nel Tractatus politicus, è al confine tra due campi,
epistemologico e politico. Vulgus ha una discreta fortuna in tutte le opere spinoziane fuorché nell’ultima. Nei Principia philosophiae
cartesianae è contrapposto a philosophus, in Ethica IV (P LVIII)
assume un significato più generale (e sociale): “unde fit ut, qui vulgi opinione gloriatur, quotidiana cura anxius nitatur, faciat, experiatur, ut famam conservet. Est namque vulgus varius, et inconstans”.19 Nel
Tractatus theologico-politicus il vulgus rappresenta coloro che non
percorrono una via conoscitiva personale e cadono preda della superstizione. In Tractatus politicus VII, 27, il termine viene ripreso per spiegare le ragioni per le quali il vulgus, spaventoso nelle sue manifestazioni improvvise (in citazione da Tacito e Sallustio) non può raggiungere alcuna decisione razionale, in un contesto in cui esso sembra il prodotto del cattivo ordine politico nel quale il segreto di stato viene utilizzato per sottomettere.
C’è poi un’importante serie di termini declinanti relativi all’ambito contrattualistico, o all’ambito collegiale della vita politica, che meritano attenzione, a cominciare da promitto, ricordato prima.
Consensus, che ricorre 12 volte nel Tractatus theologico-politicus e 3
nel Tractatus politicus, risulta leggermente ridimensionato. Come si è spesso sottolineato, a rigore non esiste la possibilità di un’adesione libera a un’azione nell’universo spinoziano. In Ethica III, Affectuum
definitiones, leggiamo: “per voluntatem non intelligere consensum, vel
animi deliberationem, seu liberum decretum (nam hoc fictitium esse demonstravimus […]”.20 Di contro questo termine è connesso al concetto di decisione razionale. Il communis consensus, costituendo
19 G II, p. 253. 20 G II, p. 192.
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali
47
un diritto comune, caratterizza lo stato civile in Ethica IV, P XXXVII, S2. In Tractatus theologico-politicus V Spinoza fa un’importante precisazione che coinvolge il concetto di obedientia:
Denique quoniam obedientia in eo consistit, quod aliquis mandata ex sola imperantis authoritate exequatur, hinc sequitur eandem in societate, cujus imperium penes omnes est, leges ex communi consensu sanciuntur, nullum locum habere, et, sive in tali societate leges augeantur, vel minuantur, populum nihilominus aeque liberum manere, quia non ex authoritate alterius, sed ex suo proprio consensu agit.21
Nel Tractatus politicus, nel quale i termini obedientia e obedio hanno pochissime occorrenze (2 contro 55 e 1 contro 34), in II, 19 si ribadisce il nesso tra consensus e decretum. Si può ipotizzare che nel
Tractatus politicus obsequium sostituisca obedientia e obsequor e mandata exequor sostituiscano obedio. D’altra parte nel Tractatus politicus risultano ridimensionati alcuni termini che indicano la
decisione razionale e collegiale, come decretum che abbiamo visto collegato a consensus. Nei Principia philosophiae cartesianae e nei Cogitata metaphysica, Spinoza si riferisce al decreto divino (voluntas
seu decretum). Così anche in Ethica. In Tractatus theologico-politicus
XX il termine è usato per spiegare che l’individuo non deve perdere la possibilità di pensare e di dire ciò che pensa, pur cedendo il proprio diritto a decidere di sé in favore della società nel suo complesso, dato che quest’ultima è guidata da un potere riconosciuto e che mira alla libertà. Nel Tractatus politicus a tutti questi significati si aggiunge la decisione assembleare. Ancora meno importante risulta nel Tractatus
politicus delibero (usato una sola volta contro le 12 occorrenze del Tractatus theologico-politicus), sebbene vi si usi deliberatio, che non
compare nel primo trattato politico.
Dei termini legati alla teoria contrattualista sono declinanti, oltre che promitto, anche pango, fides e obligo. Pango, pattuire o stringere patti, in Tractatus theologico-politicus XX è connesso direttamente al governo democratico e alla correggibilità delle sue decisioni: “quia omnes homines non possunt aeque eadem sentire, pacti sunt, ut id vim decreti haberet, quod plurima haberet suffragia, retinendo interim authoritatem eadem, ubi meliora viderint, abrogandi”.22 Nel Tractatus
politicus il significato del termine è limitato ai patti stretti in politica
21 G III, p. 74. 22 G III, p. 245.
48
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicaliestera. Fides è molto ridimensionato nel Tractatus politicus (da 124 a 23 occorrenze), anche perché tale termine comprende almeno i due significati di credenza e fiducia, con una valenza o religiosa o sociale e politica, come si vedrà meglio nella quarta parte. Nel Tractatus
politicus prevalgono il secondo e terzo significato. Obligo viene usato
nel Tractatus politicus soltanto in negativo: il patto non vincola il sovrano a mantenere le condizioni se è necessario cambiarle per la salvezza di tutti. Obligo e pactum, che non compare nel Tractatus
politicus, legano l’individuo al beneficium cioè alla promessa di
vantaggi materiali.23
È interessante, infine, notare i termini declinanti che si riferiscono alla società o a una sua parte, come societas e populus.
Societas (29, 4) in Ethica IV, P XXXVII, S2, è formata dagli
individui che hanno rinunciato all’esercizio del diritto naturale e si astengono dal recare danno ad altri; è l’antefatto della civitas, organizzata dalla legislazione e, come si vedrà oltre, da una struttura di comando: “haec autem societas, legibus et potestate sese conservandi firmata, civitas appellatur, et, qui ipsius jure defenduntur, cives”. Nella stessa parte, alla P XL, la communis societas è connessa alla concordia: “quae ad hominum communem societatem conducunt, sive quae efficiunt, ut homines concorditer vivant, utilia sunt; et illa contra mala, quae discordiam in civitatem inducunt”.24 Nel
Tractatus theologico-politicus, al capitolo terzo, la societas è definita
un unum quasi corpus e nello stesso capitolo si chiarisce la differenza tra societas e imperium:
[…] finis universae societatis et imperii est […] secure et commode vivere; imperium autem non nisi legibus, quibusque unusquisque teneatur, subsistere potest: quod si omnia unius societatis membra legibus valedicere velint, eo ipso societatem dissolvent, et imperium destruent.25
Societas sembra l’associazione degli individui, imperium la struttura
del comando che garantisce l’adesione alle leggi comuni. Ciò si conferma in Tractatus theologico-politicus, V: “tota societas, si fieri potest, collegialiter imperium tenere debet, ut sic omnes sibi, et nemo suo aequali servire teneatur”; nel capitolo IV societas e imperium
23 G III, p. 75 e 174. 24 G II, p. 238 e p. 241. 25 G III, p. 48.
ILIESI digitale Ricerche filosofiche e lessicali
49
sembrano sinonimi: “integram societatem formare sive imperium erigere”. Nel capitolo V, abbiamo nelle stesse righe societas,
imperium e respublica: “Judaei, jam post dissolutum imperium, lege
Mosis non magis teneatur, quam antequam eorum societas et respublica inceperit”.26 Nel Tractatus theologico-politicus, XVI capitolo, il singolo trasferisce alla societas il suo diritto/potere naturale così che essa eserciti l’imperium. Nel XVII si paragona la promessa di obbedienza degli Ebrei a Dio alla cessione del diritto individuale che rende possibile la formazione della communis societas. Nel
Tractatus politicus il termine risulta ridimensionato anche nel
significato: in una occorrenza torna il sintagma communis societas,