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SHIFT LESSICALE IL CASO DELLA TEORIA CONTRATTUALISTICA

4.3. RESPUBLICA, CIVITAS, IMPERIUM

Disgiungere chiaramente i significati di questi termini, che appartengono alla stessa area semantica, si è rivelato complesso. Una volta disgiunti i concetti, è comunque difficile fissarne i contorni (in vista della prova del fuoco di una traduzione, per esempio).30 La

30

Tre studi che troviamo nella stessa raccolta analizzano l’uso di questi termini nel

Tractatus theologico-politicus (Akkerman 1997, pp. 1-22 e Curley 1997, pp. 23-38), e

nel Tractatus politicus (Cristofolini 1997, pp. 39-62). Le definizioni successive sono tratte da Akkerman, p. 12. A cura di P. Cristofolini, Spinoza, 1999c. Sia Curley sia Cristofolini si sono occupati della questione mentre stavano preparando traduzioni del testo; il lavoro di traduzione spinge a uscire dalla semplice disgiunzione dei tre termini −

civitas corrisponde all’insieme dei cittadini organizzati e guidati dall’imperium, il potere e

l’autorità dello stato e lo stato stesso, respublica rappresenta l’ordine istituzionale e la vita pubblica − per cercare significati corrispondenti possibilmente univoci. Sebbene abbiano preso le mosse da analoghe considerazioni su una prima distinzione nel significato tra i termini, i tre critici hanno utilizzato metodi differenti. Akkerman ha usato due testi di controllo in cui ricorrevano i termini: uno contemporaneo a Spinoza, il De

jure civitatis del giurista Ulrik Huber, uno classico, il Bellum Catilinae di Sallustio; Curley

e Cristofolini hanno confrontato diverse traduzioni esistenti nelle rispettive lingue per argomentare in favore di una propria soluzione. Cristofolini, impegnato nella traduzione italiana del Tractatus politicus, si è orientato forse verso traduzioni più decisamente univoche dei termini, fissandoli nella ricerca di una coerenza interna. Curley, impegnato nella versione inglese di entrambi i trattati con il progetto di fornirne una traduzione omogenea, ha, da parte sua, sottolineato le differenze di frequenza dei termini nel

Tractatus theologico-politicus e Tractatus politicus e le oscillazioni nell’uso di essi

anche all’interno della stessa opera, oscillazioni che talvolta paiono inspiegabili se non ricorrendo alla contingenza di una lettura recente: per esempio la lettura dell’edizione latina delle opere hobbesiane, che circolava in Olanda a partire dal 1668, potrebbe spiegare la maggiore frequenza di civitas nel Tractatus politicus. Curley confronta

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tabella seguente mostra la distribuzione delle occorrenze di ciascun vocabolo nei capitoli dei due trattati:

Tabella 7. Civitas, imperium, respublica:

C I R C I R TTP TP P 9 7 I 1 I 1 5 1 II 2 2 II 15 2 III 27 III 55 13 2 IV 6 2 IV 23 9 2 V 28 11 V 12 9 2 VI 10 VI 22 26 1 VII 1 5 VII 16 57 1 VIII 2 VIII 3 129 12 IX 2 2 1 IX 3 55 1 X 1 1 X 1 38 7 XI 1 XI 15 3 XII 1 XIII XIV 1 2 XV 2 1 XVI 9 42 13 XVII 3 66 5 XVIII 21 6 XIX 3 46 11 XX 12 26

Civitas significa quasi sempre “città” nel Tractatus theologico- politicus. Soltanto nel XVI capitolo troviamo 9 occorrenze del termine

usato nel modo che caratterizzerà tutto il Tractatus politicus, in cui la

civitas è l’insieme dei cittadini, il corpo dello stato, che dovrebbe

essere guidato da un intento comune, una mens. Da questo punto di vista la civitas è l’insieme creato dalla cessione e trasferimento dei

l’uso di questo termine anche in Locke per concludere che l’uso spinoziano è più in sintonia con quello hobbesiano.

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diritti del singolo all’intera comunità che trasferisce il proprio potere a un sovrano che la governi. In Tractatus politicus I, Spinoza afferma di non voler proporre nuovi civitatum genera, nella seconda parte del trattato descrive una costituzione monarchica, due aristocratiche, e annuncia l’intenzione di descrivere una costituzione democratica. I

civitatum genera del primo capitolo sono dunque gli status civilis genera richiamati all’inizio del terzo capitolo: le classiche forme di

governo. Come insieme di cittadini relativamente autonomo, la civitas stringe patti con altre comunità; quindi il termine viene usato anche per indicare un soggetto politico sul piano internazionale. In questo senso imperium e civitas diventano interscambiabili nel Tractatus

politicus, sebbene l’imperium sia piuttosto l’altra conseguenza della

cessione dei diritti individuali, il sovrano: potremmo dire la struttura del comando che fa sì che tutti si comportino secondo le leggi comuni, quell’espressione della civitas che la rende un insieme organizzato. In Ethica IV civitas è l’unico dei tre vocaboli ad avere un senso politico, respublica non viene mai utilizzato e imperium assume il senso etico di controllo sulle passioni. Soltanto nel Tractatus

theologico-politicus troviamo tutti e tre i termini usati in modo

paragonabile alle occorrenze del Tractatus politicus. Sotto questo aspetto c’è dunque continuità tra Tractatus theologico-politicus e

Tractatus politicus, forse più che tra l’Ethica e il Tractatus politicus.

Non è secondario notare che civitas ha molte occorrenze nel capitolo III di quest’ultima opera, dove Spinoza tratta l’ambito dei rapporti internazionali secondo i canoni del contrattualismo, come stato di natura nel quale gli stati si muovono come individui.

Spinoza tratta civitas e respublica come sinonimi (civitas sive

respublica), ma respublica sembra un termine più astratto rispetto a civitas e imperium, e in questo senso più generale viene usato nel Tractatus theologico-politicus, sia a indicare lo stato senza ulteriori

qualificazioni sia a indicare lo stato di un popolo particolare, oltre che talvolta la vita pubblica.

Si è enfatizzato il rafforzamento di imperium nel Tractatus

politicus rispetto al primo trattato. Analizzando l’uso dei tre termini

con lo strumento dello shift lessicale, si deve concludere che

respublica ha un numero di occorrenze analogo nei due trattati,

mentre civitas e imperium, come ci possiamo aspettare in un’opera più specificamente politica, sono entrambi rafforzati nell’ultimo

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trattato. D’altra parte vi sono delle differenze di distribuzione nei capitoli: nel Tractatus politicus civitas è usato più nei capitoli teorici, e continua a essere usato nei capitoli sulla monarchia, imperium più nei capitoli pratici e soprattutto nei capitoli sull’aristocrazia.

Mi sembra comunque si possa concludere che amplificazioni nel lessico dell’ultimo trattato, come multitudo, imperium e civitas, non rendono necessaria una ridefinizione della teoria contrattualistica spinoziana.