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Funzionamento familiare nei disturbi correlati all’uso di sostanze

2.2 Famiglia e psicopatologia

2.2.3 Funzionamento familiare nei disturbi correlati all’uso di sostanze

sistema familiare disfunzionale, in cui la dipendenza assume un ruolo fondamentale nell’influenzare le dinamiche familiari (Saatcioglu, Erim & Cakmak, 2006).

L'abuso di alcol diviene spesso parte integrante delle dinamiche familiari e i disturbi ad esso correlati possono esercitare un effetto negativo sulla coppia e sullo sviluppo dei bambini nel contesto della famiglia. Il conflitto familiare sembra giocare un ruolo importante come mediatore tra l’abuso di alcol e le relazioni nel sistema familiare; la stabilità, l’equilibrio familiare e la riorganizzazione dei ruoli ruotano intorno all’uso di alcol. Infatti, spesso i problemi familiari e i conflitti inducono al mantenimento del disturbo, in quanto la risoluzione del conflitto è sostituita dal comportamento disfunzionale (Leonard & Eiden, 2007). In particolare un funzionamento familiare orientato alla rigidità, un ambiente familiare conflittuale con presenza di comportamenti aggressivi aumenta il rischio di sviluppare un disturbo antisociale di personalità e abuso di sostanze, disturbi di esternalizzazione come i disturbi della condotta e disturbi di internalizzazione come ansia e depressione (Moss et al., 2014).

Pattison & Kauffman (1981) hanno identificato quattro interazioni diverse all’interno dei sistemi familiari di persone con problemi di alcolismo. Il primo è rappresentato dal “sistema familiare funzionale” nel quale le famiglie hanno imparato

48 ad essere flessibili e a fornire risposte adeguate ai cambiamenti esterni; i conflitti evidenti sono minimi in questo sistema, l’uso di alcol è associato a conflitti individuali o sociali e l'uso eccessivo di alcol spesso si svolge al di fuori della casa. Questo tipo di sistema familiare emerge spesso in una fase iniziale del disturbo, e può peggiorare nel corso del tempo. Il secondo è il “sistema nevrotico complicato”, in cui l'uso di alcol è a volte considerato come normale, e si sviluppano conflitti, transizioni di ruolo, ma anche risposte adattative. Il terzo modello è il “sistema familiare incompleto o diviso”. In questo modello è presente un impoverimento e una instabilità della famiglia, nel quale ogni componente si isola completamente dall’ambiente e tende ad evitare gli altri componenti, bloccandosi nel suo ciclo di sviluppo. Il “sistema familiare deprivato o alcolico isolato” rappresenta l’ultima tipologia di famiglia, in cui il soggetto è stato isolato ed emarginato dalla famiglia stessa (Saatcioglu, Erim & Cakmak, 2006).

Nel processo evolutivo che vede la famiglia passare attraverso diverse modalità di funzionamento, i membri della stessa affrontano diversi momenti critici che richiedono cambiamenti di ruolo e di funzioni da parte dei singoli e dei sistemi; questi momenti stressanti del ciclo vitale possono determinare sensazioni di perdita di identità e costituirsi come occasioni insuperabili. Durante queste fasi critiche il sistema familiare alcolista tende a collassare, e si irrigidisce in uno stereotipo involutivo che blocca il susseguirsi naturale degli stadi vitali successivi e sostituisce a questi delle cicliche fasi ripetitive (Becattini, 2000).

Steinglass, Bennett, Wolin e Reiss (1987) mostrano come la dipendenza alcolica sia una malattia che coinvolge tutta la famiglia e quanto la popolazione degli alcolisti sia così diversa da non poter estrapolare la dominanza di una strategia di coping peculiare o di un sistema alcolico. Ciò che può essere però distinto in queste famiglie è il caratteristico ciclo sobriety-drinking. Questo sistema implica diversi comportamenti quando un membro della famiglia è in un periodo di astinenza e quando è in uno stato di intossicazione alcolica. Il sistema famiglia non è molto flessibile e sono spesso famiglie con un funzionamento rigido. La naturale tendenza del sistema familiare a produrre una propria stabilità omeostatica si organizza nella famiglia alcolista su di un comportamento psicopatologico cronico basato sull’assunzione della sostanza; allo stesso tempo durante l’astinenza la stabilità è mantenuta attraverso un funzionamento

49 familiare rigido e un carattere difensivo. Questo paradosso è definito come proprietà adattiva dell’alcol sia negli individui, sia nella famiglia (Margasinski, 2014).

Brown & Lewis (1997) descrivono come l’assenza di chiari confini tra i sottosistemi non consenta lo svolgimento del normale corso dei processi di individuazione, né tanto meno quello di differenziazione dei vari ruoli e i tentativi di svincolo vengono vissuti come sinonimi di tradimento e slealtà, nonché come veri attentati all’integrità della famiglia e al benessere dei suoi membri. L’attenzione e le energie della famiglia che dovrebbero essere impiegate in direzione dello svolgimento del ciclo vitale si dirottano su operazioni difensive di negazione, razionalizzazione e compenso delle conseguenze del bere (Becattini, 2000). Uno studio recente mostra che le relazioni familiari sono peggiori rispetto ad un gruppo di controllo. Inoltre dall’analisi del funzionamento familiare emerge che dopo il trattamento e in seguito a tre mesi di astinenza, i pazienti e i familiari mostrano un incremento dei livelli di coesione e flessibilità, della comunicazione e della soddisfazione familiare, ma non emerge nessun cambiamento nel punteggio della scala della rigidità, la quale riporta alti valori sia prima che dopo il trattamento (Margasinski, 2014).

Per quanto concerne le relazioni di coppia, i coniugi di alcolisti sono spesso colpiti da eventi di vita negativi, riduzione della partecipazione sociale, depressione e condizioni mediche, cambiamenti nel mondo del lavoro e la creazione di minori legami familiari. E' stato dimostrato che gli alcolisti tendono a comunicare con i loro partner molto di più durante l'abuso della sostanza, che nel periodo di sobrietà. L’aumento della comunicazione sperimentata durante gli episodi critici può talvolta produrre sentimenti positivi nel coniuge (Saatcioglu, Erim & Cakmak, 2006). Questa doppia natura di sentimenti contrastanti da parte di entrambi i coniugi, sottolinea proprio la relazione e l’influenza che ha l’alcol con il funzionamento familiare. Nelle coppie in cui entrambi i partner hanno ricevuto una diagnosi di abuso di alcol non si osservano necessariamente riduzioni significative della soddisfazione familiare e coniugale, mentre, in termini di genitorialità, i figli di una coppia in cui entrambi i genitori abusano di alcol sviluppano comportamenti più aggressivi rispetto ai figli di coppie con un solo genitore che abusa della sostanza. Questi risultati suggeriscono che l’alcolismo presente in una coppia, pur non essendo associato a matrimoni meno stabili e soddisfacenti, presenta effetti negativi sullo sviluppo dei figli (Leonard & Eiden, 2007). Uno studio italiano ha invece valutato

50 le differenze nel funzionamento familiare in adolescenti binge drinker e heavy drinker. I primi presentano livelli bassi di coesione e flessibilità e alti punteggi nella scala dell’invischiamento e rigidità; i secondi mostrano invece un funzionamento disfunzionale con bassi punteggi di coesione, flessibilità e nella comunicazione e soddisfazione familiare, mentre riportano alti punteggi nelle scale del disimpegno e caos (Laghi et al., 2012a).

Nelle famiglie, con un membro affetto da disturbi da uso di sostanze, la qualità del legame affettivo emerge come fattore di rischio a causa di una scarsa coesione familiare, scarsi rapporti affettivi tra genitori e figli (Coyer, 2001). Inoltre, le relazioni deteriorate con i genitori e la depressione sono fattori predittivi altamente significativi dell’eventuale abuso di droghe da parte di soggetti in età giovanile (Kandel et al., 2001). Lo sviluppo dell’individuo, del suo benessere e quello affettivo relazionale è influenzato dalla qualità dell’attaccamento; dagli studi emerge che un attaccamento disorganizzato e insicuro evitante è un fattore di rischio per l’abuso di sostanze (Stocco et al., 2012).

La letteratura riguardante la dipendenza della famiglia si concentra sui legami simbiotici tra madri e i loro figli, che abusano di sostanze, e l'assenza dei padri, o padri che non permettono la comunicazione. Sembrano dominare relazioni disimpegnate e conflittuali con i genitori e la percezione della figura, soprattutto paterna, come ostile, avversa e caratterizzata da scarso accudimento genitoriale (Moss et al., 2014).

Sholevar (2008) descrive questo stato di povertà emotiva, chiusura e sensazione di vuoto come “deserto emozionale”, il quale sarebbe più visibile in questi pazienti alla cessazione dell’uso della sostanza. Gli aspetti d’invischiamento familiare sono in parte presenti e sembrerebbero manifestarsi come ipercontrollo e iperprotezione verso il componente della famiglia che inizia ad utilizzare la sostanza. Alcuni autori descrivono la famiglia tossicomane con una madre come figura che gestisce la famiglia, invischiata con il figlio problematico ed un padre assente o disfunzionale nella risoluzione dei problemi e nell’organizzazione (Becattini, 2000).

Cancrini et al. (1988) hanno suddiviso gli adolescenti con disturbo da abuso di sostanza e le loro famiglie in quattro gruppi. Il primo è il tipo A, nel quale la tossicodipendenza origina da un trauma e la dipendenza dalla sostanza (spesso l’eroina) è usata per prevenire o eliminare il panico e lo stress, che appare in seguito all’evento traumatico. In genere, questi tossicodipendenti ripiegano nell’inibizione affettiva e

51 cercano di mascherare il senso di colpa. Nel tipo B, la tossicodipendenza nasce da quadri di disturbi nevrotici associati a problemi attuali e contraddizioni familiari. Il tipo C è invece associato a dipendenze transitorie ed è caratterizzato da famiglie meno flessibili che ignorano i messaggi provenienti da altri sistemi relazionali e sociali. Il tipo D è quello che descrive dipendenze associate a disagio sociale e famiglie disorganizzate; in questo caso l’abuso di sostanze appare come espressione di conflitti psichici. Questi sistemi familiari a differenza di altri sistemi disfunzionali riportano un alto livello di emotività espressa con un funzionamento invischiato e un rapporto simbiotico da parte della madre nei confronti del figlio tossicodipendente, e una scarsa o assente comunicazione da parte della figura paterna, soprattutto nel tipo A,B e C. Allo stesso tempo queste tipologie di famiglie tendono a costruire confini rigidi con l’ambiente esterno e confini diffusi all’interno della famiglia, come ad esempio nella tipologia D (Saatcioglu, Erim & Cakmak, 2006).

In generale, il funzionamento familiare può influenzare l’insorgenza, il mantenimento e le recidive di un disturbo psichiatrico, ma può essere influenzato a sua volta dalla vulnerabilità individuale, delineando quindi un rapporto bidirezionale di reciproca influenza. Infatti, il funzionamento non può essere considerato solo come un fattore contribuente per la malattia, ma può anche essere influenzato negativamente da essa (Ogburn et al., 2010). Il rischio non sembra fortemente legato alla natura specifica della malattia mentale del paziente, ma piuttosto la fase acuta di qualsiasi malattia psichiatrica rappresenta un fattore di stress generale per la famiglia e spesso supera le risorse adattive possedute dalla famiglia stessa (Friedmann et al., 1997). Col progredire della malattia, i membri della famiglia riportano in genere un indebolimento significativo nel loro funzionamento familiare in molte aree della vita domestica e la comunicazione è risultata essere l’area più problematica del funzionamento familiare (Franchini et al., 2012).

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