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2. Collocazioni e funzioni lessicali

2.4 Funzioni lessicali

2.4.1 Funzioni lessicali: definizione

Le funzioni lessicali, secondo la definizione dello stesso Mel’čuk (1996:38, traduzione mia) sono “un insieme di strumenti formali ideati per descrivere, in maniera compatta e sistematica, i tipi di relazioni lessicali esistenti tra le unità lessicali di una lingua”.

La prima elaborazione teorica delle funzioni lessicali si deve a Žolkovskij e Mel’čuk (1965, 1966, 1967), il cui scopo era analizzare e rappresentare la struttura del lessico di una lingua nel quadro del nascente modello Senso-Testo, e analizzare i meccanismi operanti a livello lessicale nella costruzione di enunciati. I loro studi, come già specificato nel capitolo 1 del presente lavoro, erano orientati verso applicazioni immediate nel campo della traduzione automatica: ciò permette di comprendere l’elevato grado di formalizzazione del modello da essi proposto.

Il termine funzione nel contesto delle funzioni lessicali è impiegato nel suo senso matematico,28 come emerge dalla definizione di funzione lessicale data da Mel’čuk (1996:39,

traduzione mia):

Dal punto di vista formale, una Funzione Lessicale f è una funzione che associa a una data espressione L–l’argomento, o base, della funzione f–un insieme {Li} di

espressioni–il valore della funzione f–che esprimono, in relazione a L, un significato specifico associato a f:

f(L) = {Li}.

Data la complessità della definizione, si ritiene utile offrire un esempio ripreso e adattato da Gatti (1992). Si considerino le seguenti coppie di numeri (x, y):

28 “In matematica […] si dice che una quantità y (variabile dipendente) è funzione di un’altra quantità x (variabile indipendente) se esiste una legge che a ogni x fa corrispondere uno o più valori di y: tale legge prende essa stessa il nome di funzione, e questa corrispondenza si indica per lo più con la formula f (x) = y (nella quale la x è detta argomento, e la y valore della funzione f)” Vocabolario Treccani Online, http://www.treccani.it/vocabolario/funzione/ [Consultato: 8/10/2017]

(3, 9) (4, 12) (5, 15) (6, 18)

Ciò che accomuna tutte queste coppie di numeri è il fatto che il secondo elemento di ogni coppia (y) corrisponde al triplo del primo numero (x); la relazione che lega tutte queste coppie di numeri può essere dunque rappresentata mediante la seguente funzione:

3(x) = y

Si considerino ora le seguenti collocazioni della lingua italiana:

stanco morto povero in canna ricco sfondato

ciò che accomuna tutte queste espressioni è la relazione tra il primo elemento (la base della collocazione) e gli elementi restanti (i collocati). Tra stanco e morto esiste la medesima relazione che esiste tra povero e in canna, e tra ricco e sfondato: si tratta di una relazione di senso che possiamo genericamente definire ‘intensità’, e che a livello lessicale può realizzarsi in una grande varietà di modi, a seconda della parola che funge da base. Tale relazione, secondo Mel’čuk e Žolkovskij, può essere rappresentata a livello formale come una funzione

lessicale, esattamente come la relazione tra numeri del primo esempio può essere

rappresentata mediante una funzione matematica. Una funzione lessicale consiste dunque in una notazione formale che permette di rappresentare e descrivere relazioni lessicali esistenti tra parole di una data lingua.

Riprendendo la notazione di Mel’čuk f(L) = {Li}, ed etichettando Magn la relazione di

‘intensità’, possiamo rappresentare le collocazioni dell’esempio precedente come istanze di una medesima funzione lessicale Magn(L) = Li

Magn(stanco) = morto Magn(povero) = in canna

Magn(ricco) = sfondato

Secondo la terminologia proposta da Mel’čuk, Magn è il nome di questa particolare funzione lessicale (Magn è solo una tra le funzioni lessicali descritte all’interno del modello Senso- Testo), stanco, povero e ricco sono gli argomenti della funzione lessicale, e morto, in canna e

sfondato sono i valori della funzione lessicale Magn.

Ciascuna funzione lessicale è identificata da un nome che è l’abbreviazione di una parola latina o greca e che funge da etichetta esplicativa: Magn, Oper, Labor, Func, eccetera (Mel’čuk, 1996:45).

A questo punto, prima di approfondire la teoria delle funzioni lessicali, è utile sottolineare un aspetto che aiuterà il lettore a comprendere la praticità delle funzioni lessicali per rappresentare i fenomeni collocatori. Nonostante le funzioni lessicali non siano state pensate primariamente come strumento di rappresentazione formale delle collocazioni, notiamo che si prestano particolarmente bene a questo scopo a causa di una corrispondenza diretta: come emerge dall’esempio della funzione lessicale Magn, l’argomento di una funzione lessicale corrisponde alla base di una collocazione, e i valori della funzione coincidono con alcuni dei possibili collocati della base stessa.

Le funzioni lessicali nascono dall’intuizione che il lessico sia permeato da rapporti costanti come quello individuato dalla funzione lessicale Magn. Le funzioni lessicali individuate da Mel’čuk consentono di rappresentare tali rapporti, di costruire una “grammatica del lessico”, ossia paradigmi strutturati che, dato un lessema, indichino con quali altri lessemi esso può combinarsi per esprimere determinate relazioni lessicali costanti (Gatti, 1992:64). È importante precisare che le funzioni lessicali rappresentano relazioni essenzialmente lessicali, ma non necessariamente hanno alla base una relazione semantica: se è vero che Magn esprime il senso ‘intensità’, altre funzioni lessicali non hanno un senso proprio ma esprimono unicamente un ruolo sintattico: è il caso della funzione Oper, che ha come valore un verbo di supporto semanticamente vuoto (cfr. sez. 2.5.1.1).

Mel’čuk elenca 64 funzioni lessicali,29 raccolte in un inventario dettagliato (Mel’čuk, 1996) e

riportate in appendice al presente lavoro (Appendice 2: Funzioni Lessicali Standard Semplici). Si tratta di un inventario che è stato ed è tuttora oggetto di dibattito nella comunità accademica,30 ma che abbiamo scelto di riportare nel presente lavoro perché costituisce una

classificazione semplice e una buona base di partenza per avvicinarsi allo studio delle funzioni lessicali.

29 Si tratta funzioni lessicali standard semplici (simple standard lexical functions). Nelle sezioni 2.4.2.1 e 2.4.2.3 verrà illustrato il significato di questa denominazione.

30 A partire dalla pubblicazione del primo inventario di funzioni lessicali in Mel’čuk (1974), negli anni sono state proposte diverse classificazioni delle funzioni lessicali, tra cui quella di Alonso Ramos e Tutin (1996) e altre, di cui Jousse (2010) offre una rassegna critica. Sempre Jousse (2010) propone una nuova interessante classificazione delle funzioni lessicali, includendo anche alcune funzioni assenti nell’inventario di Mel’čuk. È inoltre attualmente in lavorazione un volume di Polguère e Mel’čuk che dovrebbe riportare un nuovo inventario di funzioni lessicali.

Nell’architettura del modello Senso-Testo le funzioni lessicali si collocano nel livello sintattico profondo (vedi capitolo 1 sez. 1.5.2.2): esse compaiono tra le unità lessicali profonde (cfr.

unità lessicaleα) con le quali vengono contrassegnati i nodi dell’albero sintattico profondo

(Gatti, 1992:65), assieme ai lessemi e alle locuzioni (Milićević, 2006) (cfr. lessemaα e

locuzioneα). Inoltre, esse hanno un ruolo essenziale all’interno del modello Senso-Testo poiché

descrivono e rappresentano le proprietà combinatorie di ciascun lessema, un aspetto fondamentale per il modello di Mel’čuk, tanto che nel Dizionario esplicativo-combinatorio (cfr. cap.1 sez. 1.6) “per ciascuna voce lessicale si enumerano le relative funzioni lessicali, che vanno a collocarsi in una zona apposita prevista per la descrizione sistematica delle proprietà combinatorie dei lessemi” (Gatti, 1992:65).