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Il futuro delle politiche urbane europee e il contributo della fase di programmazione 2007-

Il ruolo dell’Unione Europea nell’evoluzione delle politiche urbane

Azione 24. Contributo all’iniziativa degli Stat

2.3 Il futuro delle politiche urbane europee e il contributo della fase di programmazione 2007-

L'attuale fase di programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 ha visto il passaggio del coordinamento delle politiche urbane europee direttamente alle regioni d'Europa e quindi la politica urbana assimilata alle politiche regionali. Come abbiamo visto in precedenza, le città in questa fase, in assenza di Urban, gestiscono direttamente i progetti sul territorio e le Regioni individuano all'interno dei documenti di programmazione sia le priorità di politica urbana che le aree urbane di intervento.

Le città, in questa nuova fase, vengono considerate dall'Unione Europea dei soggetti attivi e strategici nell'attuazione della Strategia di Lisbona per la Crescita e l'Occupazione. Le città europee, quindi, individuate come aree principali in cui andare a realizzare gli orientamenti della Strategia e dove verificarne in primis il raggiungimento dei risultati.

La Strategia di Lisbona individua i suoi obiettivi da perseguire in: uno sviluppo durevole ed ecologicamente sostenibile, in una crescita di competitività delle imprese e dei territori, nel potenziamento delle infrastrutture fisiche e immateriali, nella qualificazione del capitale umano, nella qualificazione dei servizi e in un potenziamento della loro offerta, nel moltiplicare le occasioni di cooperazione a livello internazionale. In altre parole le città, nell'ottica dell'Europa, diventano il luogo deputato ad accrescere la competitività del sistema facendo fronte nello stesso tempo alle sfide sociali e ambientali che si presentano di fronte ai governi e alle comunità locali in tempi di internazionalizzazione dei processi sociali, economici e informativi.

L'Europa è caratterizzata da una struttura policentrica di città grandi e medio-piccole dove le città medio-piccole svolgono un ruolo molto importante e sono numericamente forti rispetto ai contesti americani e asiatici; molte di queste città danno vita ad aree metropolitane più o meno vaste e in altri casi invece una

città può rappresentare anche l'unica area urbana di riferimento nell'intera regione.

Nella pur differente taglia ed estensione e pur nel diverso ruolo che le singole città svolgono a livello regionale o sovraregionale, rappresentano comunque nel contesto europeo il luogo in cui si concentra la grande maggioranza di posti di lavoro, di imprese e di strutture utili allo sviluppo della conoscenza, della formazione superiore e dell'innovazione. Le città europee, quindi, come motori della crescita economica del continente; una crescita economica che, nel rispetto della Strategia di Lisbona, deve far leva su di una grande qualità dello sviluppo urbano (considerato come fattore di attrattività) e su un mix di azioni e misure volte a ridurre le povertà, combattere l'esclusione sociale, affrontare le problematiche della qualità ambientale.

Possiamo affermare, quindi, che l'Unione Europea con questi orientamenti traccia la strada per tutte le città europee che si imbattono in processi complessi di trasformazione urbana nell'ottica di incremento dei fattori di sviluppo locale. Trasformazioni urbane e percorsi di sviluppo locale che identificano nella qualità dello sviluppo urbano una pre-condizione per realizzare percorsi di sviluppo delle comunità locali e di crescita economica, altamente competitivi, socialmente responsabili ed ecologicamente sostenibili.

Le proposte e i temi che la Commissione Europea individua per la Politica di Coesione 2007-2013 possono rappresentare un vademecum di riferimento e una mappa d'azione utile alle città europee per definire visioni di pianificazione strategica e fasi programmatorie del proprio percorso di sviluppo urbano. Visioni e programmi coerenti e funzionali all'utilizzo degli strumenti messi a disposizione dell'Europa con i Fondi Strutturali ma anche per realizzare progetti autonomi finanziati con altre risorse di natura pubblica e/o privata.

Gli orientamenti della Commissione per una città europea competitiva e sostenibile da un punto di vista sociale e ambientale potremmo sintetizzarli in cinque grandi aree tematiche:

− la città attrattiva;

− la città dell'innovazione e della conoscenza; − la città della qualità e dell'occupazione;

− la città che combatte le disuguaglianze sociali; − la città della partecipazione.

In altre parole la Commissione fa propria l'idea secondo cui una città competitiva e sostenibile (socialmente ed ecologicamente) è una città attrattiva, che investe nel campo dell'innovazione, della conoscenza e della creatività, che si adopera per un'occupazione buona e di qualità, che combatte tenacemente le disuguaglianze sociali e che promuove strumenti democratici di partecipazione attiva.

In questa riflessione, secondo noi, è racchiuso il filo logico da seguire in ambito urbano per raggiungere obiettivi di competitività territoriale e di sviluppo locale nel quadro dei processi di trasformazione urbana che investono la città o che vengono programmati per riqualificare parti di città da parte di soggetti pubblici e privati. La trasformazione fisica della città deve essere guidata da azioni e strumenti applicativi che orientano la direzione dello sviluppo urbano verso obiettivi di attrattività, di innovazione, di qualità, di giustizia sociale e di partecipazione. Una città competitiva è un'area urbana che fa della qualità il proprio paradigma di azione.

La Commissione declina le cinque aree tematiche elencate sopra (la città attrattiva; la città dell'innovazione e della conoscenza; la città della qualità e dell'occupazione; la città che combatte le disuguaglianze sociali; la città della partecipazione) in ipotesi di strategie operative a cui le città dovrebbero tendere per essere competitive nel contesto regionale, nazionale, europeo ed internazionale.

La città attrattiva, per esempio, è una città che agisce su alcune questioni chiave come l'accessibilità in termini di trasporti e mobilità, l'accessibilità ai servizi, l'ambiente fisico e naturale, la vita culturale, al fine di migliorarne gli aspetti qualitativi e di allargarne la platea dei potenziali fruitori.

Per quanto riguarda i trasporti e la mobilità significa investire su collegamenti veloci con gli aeroporti più importanti e gli assi principali di comunicazione delle reti europee di trasporto, rendere i trasporti pubblici in città più accessibili e più efficienti, favorire la mobilità pedonale, ciclopedonale e a basso impatto energetico, pianificare un sistema di trasporti che tenga conto delle fasce di popolazione più vulnerabili e con più esigenze come anziani, bambini o coloro che non possiedono un mezzo di trasporto privato.

L'accessibilità ai servizi sociali, della salute, di formazione, della pubblica amministrazione in generale, dovrebbero essere facilmente esigibili, raggiungibili e accessibili da parte di tutti, compresi anziani, immigrati, gente che vive in quartieri periferici, gente in condizioni di indigenza. Per fare ciò può venire in soccorso un saggio utilizzo delle nuove tecnologie al fine di migliorare i servizi on line oppure i servizi domiciliari.

L'ambiente fisico e naturale va tutelato attraverso politiche di pianificazione territoriale che abbiano l'obiettivo di rinnovare gli spazi pubblici e di riqualificare, per esempio, quartieri degradati e zone industriali abbandonate per renderli attrattivi; attraverso politiche ambientali conformi alla più recente legislazione comunitaria in materia di trattamento dei rifiuti, qualità dell'aria e dell'acqua; attraverso investimenti importanti per ridurre il fabbisogno energetico della città ovvero attraverso la promozione di azioni e politiche pubbliche volte al risparmio energetico (forniture pubbliche, tecniche costruttive, etc.).

L'ultimo aspetto della città attrattiva è la qualità della vita culturale. Una città attrattiva è una città che dispone di un buon numero di centri culturali, musei, biblioteche, teatri, poli scientifici e che adotta politiche attive di valorizzazione del patrimonio storico e culturale. La città è sollecitata ad investire in programmi culturali destinati ai più giovani e allo sviluppo della creatività in generale. Questi elementi rafforzano l'attrattività della città sia per i residenti che per i visitatori o per soggetti economici interessati ad investire in quell'area. Inoltre rafforza l'immaginario, il senso di identificazione e il senso civico e determina lo sviluppo di un settore economico come quello del turismo culturale.

La seconda area tematica individuata dalla Commissione è la città dell’innovazione e della conoscenza. E’ compito di chi governa la città, in una logica di cooperazione con i soggetti sociali ed economici, creare un ambiente favorevole allo sviluppo di economie locali strettamente legate ai settori dell’innovazione tecnologica e della conoscenza (ricerca, università, creatività, informazione, comunicazione, etc.). Un ambiente favorevole richiede il miglioramento delle infrastrutture (trasporti, edilizia, accessibilità, etc.) nonché la promozione di incubatori d’impresa, parchi industriali, servizi di supporto al mondo delle imprese. Organizzarsi come sistema-città per offrire servizi di supporto alle imprese significa da una parte assistere le imprese nei loro percorsi di avvio, per esempio, di parchi scientifici, centri di comunicazione, incubatori di

impresa e dall’altra garantire fasi di accompagnamento nell’intrapresa di attività di marketing, logistica e selezione del personale. Altra misura importante è quella di sostenere la condivisione del rischio delle imprese locali e dei soggetti in fase di start-up attraverso, per esempio, forme di microcredito, con il coinvolgimento di enti no profit, associazioni, soggetti pubblici, fondazioni.

Compito della città competitiva è quello anche di attrarre forza lavoro legata ai settori dell’innovazione e della conoscenza; qui entra in gioco la capacità dei sistemi-città di garantire un’offerta adeguata in materia di alta formazione, ricerca e sviluppo, sistema universitario di eccellenza, anche attraverso forme di collaborazione con soggetti pubblici e privati operanti in altri contesti territoriali (soprattutto a livello internazionale).

La terza area tematica riguarda la città della qualità e dell’occupazione. In questa area rientrano le varie azioni che le città possono mettere in campo per creare buona occupazione e alleviare il problema della disoccupazione, soprattutto per soggetti deboli sul mercato del lavoro come giovani, donne, anziani, immigrati e diversamente abili. Le città, per esempio, possono favorire investimenti in formazione di alta qualità coerenti con i percorsi di sviluppo locale, possono incoraggiare la modernizzazione dei sistemi e della qualità della formazione professionale, possono migliorare le infrastrutture utili alla formazione, possono intraprendere programmi di integrazione e di ammissione (o riammissione) nel mondo del lavoro per soggetti svantaggiati, possono promuovere percorsi finalizzati all’autoimprenditorialità.

Il quarto tema che le città devono affrontare è quello della crescita del fenomeno delle disuguaglianze all’interno della città. La città che combatte le disuguaglianze sociali, quindi, è una città che ragiona in termini di quartieri e di spazi, in quanto sempre più diffuso nelle città è il fenomeno della localizzazione delle disuguaglianze. Grandi quartieri di città medio-piccole così come di città grandi, presentano situazioni di particolare disagio economico e sociale. In determinate aree ben definite si concentra un elevato tasso di disoccupazione insieme a situazioni di disagio abitativo, condizioni ambientali e di salute precarie, alte percentuali di abbandono scolastico, scarsa presenza di servizi pubblici e privati, alto tasso di criminalità diffusa.

Di fronte a queste problematiche le città devono operare sia sul fronte della promozione dell’inclusione sociale e delle pari opportunità che sul fronte di azioni e politiche locali per garantire la sicurezza dei cittadini.

La promozione dell’inclusione sociale e delle pari opportunità può passare dall’adozione di azioni di integrazione per la popolazione immigrata e in particolare per le donne immigrate, azioni di sostegno, accompagnamento e formazione per i giovani “a rischio”, azioni di rafforzamento delle competenze dei soggetti svantaggiati per facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro, azioni di sostegno a situazioni di disagio abitativo, percorsi di facilitazione per la creazione di microimprese locali.

Le politiche di sicurezza, invece, innanzitutto richiamano le città ad avere un’attenzione particolare nei confronti di un processo di miglioramento della pianificazione e della manutenzione degli spazi pubblici. Strade, parchi e spazi aperti ben progettati, con una buona manutenzione ordinaria, ben illuminati, ricchi di attività sociali e di relazione, svolgono un forte ruolo di prevenzione e di contrasto dei fenomeni criminali. A questo aspetto va aggiunta la capacità degli enti locali di combattere la dispersione scolastica dei più giovani offrendo possibilità di percorsi professionalizzanti in loco nonché la possibilità di introdurre figure professionali specifiche che possano agire con successo in quartieri a rischio come, soprattutto, mediatori culturali e mediatori locali. Molto più controversa e bisognosa di altri approfondimenti è, a nostro avviso, l’indicazione della Commissione di prevedere nell’ambito dei quartieri urbani le figure di agenti responsabili della sicurezza. Questo, se da una parte può avvicinare le forze dell’ordine alle comunità locali, dall’altra può generare situazioni poco piacevoli legati soprattutto a logiche discriminatorie e xenofobe che invece di rafforzare il dialogo tra diversi può ergere muri di indifferenza e di paura, scatenando delle guerre tra poveri.

L’ultima area tematica è quella che abbiamo definito la città della partecipazione. Questa area richiama tre aspetti collegati: l’esigenza di sviluppare partenariati tra città e regioni, la necessità di promuovere percorsi di partecipazione dei cittadini alle decisioni riguardanti lo sviluppo urbano, l’importanza di facilitare lo scambio di esperienze e buone pratiche tra le città europee. Per il primo aspetto la Commissione invita le città a creare partenariati di collaborazione con le Regioni e gli Stati membri per garantire un buon

coordinamento delle zone situate intorno all’area urbana e per realizzare una relazione virtuosa tra aree urbane ed aree rurali circostanti. Questo è importante per incentivare in città attrattività per così dire rurali valorizzando le risorse naturali e il paesaggio e al contrario per sviluppare in aree limitrofe o rurali occasioni di impiego, servizi pubblici, infrastrutture sociali, culturali e sportive. Un’operazione biunivoca di questo tipo renderebbe più ordinata la relazione tra città e campagna ed eviterebbe il generarsi di diseconomie legate, per esempio, ai trasferimenti continui di mobilità tra città ed aree confinanti.

Per il secondo aspetto si chiede di incentivare l’adozione di strumenti di partecipazione attiva da parte dei cittadini, considerati molto utili:

per dare legittimità, consenso ed efficacia alle azioni che gli enti locali mettono in campo per la trasformazione urbana e lo sviluppo locale territoriale;

per accrescere il livello di consapevolezza dei cittadini rispetto alle questioni poste dalla necessità di intraprendere la strada della sostenibilità sociale ed ambientale dello sviluppo urbano.

Per l’ultimo aspetto, si sottolinea quanto lo scambio di esperienze e buone pratiche tra città europee fa crescere le competenze e le conoscenze comuni, favorendo percorsi virtuosi di rigenerazione urbana. Per questo nel periodo di programmazione 2007-2013 viene istituito il nuovo programma quadro Urbact, che, concentrato precedentemente sulle esperienze delle città coinvolte in Urban I e II, ora si apre alle esperienze di rigenerazione urbana di tutte le città europee e alle esperienze delle reti nazionali di città, finanziando progettualità finalizzate a far crescere lo scambio collettivo tra le città d’Europa di conoscenze, studi, prassi e soluzioni normative.

Tab. 2 – Scheda sintetica del Programma Urbact II (fonte: http://urbact.eu)