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e, in generale, sono identificate con il solo ricorso alla nazionalità o

Nel documento Notizie fuori dal ghetto. (pagine 54-57)

all’appartenenza “etnica”. Nelle immagini, inoltre, sono spesso rappresentate

dal velo14, eletto a simbolo, che connota in particolare la donna musulmana e in

generale la donna straniera15.

Nei servizi di cronaca analizzati, sono prevalentemente tre i temi in cui le migranti sono protagoniste (tabella 1): prostituzione e tratta; crimini e violenze contro le donne; sbarchi.

Nel primo caso le “donne prostitute” raggiungono l’informazione televisiva so- prattutto se vittime di reati o indagate come colpevoli. Sono pochi gli approfondimenti sulla storia personale delle donne, e sui percorsi che le hanno portate in Italia, e si concentrano in prevalenza su ragazze “salvate” o “redente” grazie a interventi di terzi. La provenienza nazionale è spesso il solo attributo che le identifica (“prostituta rumena picchiata e data alle fiamme”; “rinvenuto il corpo di una prostituta marocchina”). Le immagini che le ritraggono, infine, si soffermano su corpi poco vestiti o su dettagli evocativi, quasi inumani, come stivali alti, gambe, fari dell’auto e ombre sfocate nella notte. Nel secondo caso le donne immigrate sono rappresentate come vittime, sovente deboli o succubi

delle tradizioni o delle famiglie patriarcali. Le violenze, i soprusi, gli omicidi

sono in prevalenza letti in chiave culturalista, attribuendo cioè alle origini culturali religiose o nazionali dei carnefici e/o delle vittime le cause dei delitti e dipingendo le culture come monolitiche, immutabili ed essenzialmente differenti. Numerose, infine, anche le notizie sui cosiddetti sbarchi, nelle quali non mancano

Tabella 1: Le notizie sulle donne immigrate nei TG RAI e Mediaset del 2012.

Temi Protagoniste/i

Prostituzione e tratta. Donne migranti vittime di reati o indagate come colpevoli. Prostitute salvate o redente.

Crimini e violenze contro le donne. Donne migranti vittime di violenze, soprusi, omicidi.

Sbarchi. Immagini di donne sui cosiddetti “barconi” o aiutate a scendere sulla terraferma dalle Forze dell’Ordine.

Lavoro di cura. Lavoratrici domestiche e/o datori di lavoro.

Storie. Donne che “ce l’hanno fatta” storie personali “di successo”. Attività di solidarietà promosse

dagli enti pubblici o dall’associazionismo.

Donne coinvolte nelle attività; enti e associazioni organizzatori. !

quasi mai un elenco delle donne e dei bambini presenti e delle immagini di donne sui cosiddetti “barconi” o aiutate a scendere sulla terraferma dal personale della Guardia Costiera. Tale tendenza è confermata anche da una giornalista intervistata la quale afferma che nelle notizie sugli sbarchi “è necessario inserire almeno un’immagine di una donna o di un bambino, per umanizzarli”. Donne e bambini,

infatti, sono utilizzati per accrescere l’interesse umano16 della notizia, come

immagini rassicuranti, di donne senza nome, che in qualche modo stemperano il

senso di invasione che le notizie sugli arrivi via mare stimolano17.

Al di là della cronaca, le donne immigrate, nell’informazione televisiva presa in esame, sono appiattite sull’immagine della “badante” o accostate al lavoro di

cura, alla famiglia, alle faccende domestiche18. Anche in questo caso si tratta di

figure che ispirano compassione e vicinanza, grazie al lessico e le immagini utilizzate, che umanizzano l’immigrazione e ne presentano il volto buono. Quasi assenti sono, invece, le immigrate impiegate in altri tipi di lavori, nonostante i dati sull’imprenditoria immigrata, ad esempio, dimostrino che le donne rappresentano quasi il 20% del totale degli imprenditori stranieri in Italia (CNA, rapporto annuale sull’imprenditoria Italiana). Sono rare anche le notizie sulle più giovani, le ragazze di “seconda generazione”, come si vedrà in seguito. Alcune notizie che esulano dalla cronaca sono quelle dedicate a storie personali ed eccezionali di successo, o approfondimenti sulle comunità migranti (trasmessi soprattutto nelle reti Rai). Non mancano, infine, in particolar modo nei TG3 regionali, le notizie su attività di solidarietà a favore delle donne immigrate promosse dagli enti pubblici o dall’associazionismo (corsi di lingua, storie di donne salvate dalla pro- stituzione …) o le notizie di feste e attività “interculturali” che coinvolgono cittadini italiani e cittadini migranti.

2.2

La rappresentazione delle violenze domestiche

e dei femminicidi

Il primo studio di caso riguarda le notizie che riportano violenze e omicidi contro le donne immigrate o di origine immigrata avvenuti in contesti

familiari. Nel corso del 2012 l’uso del termine femminicidio19non è ancora

diffuso nei notiziari della Rai e di Mediaset, i giornalisti tendono piuttosto a

parlare di “raptus di follia” o di “stragi di gelosia”.20L’analisi sul tema ha

preso in esame la trattazione mediatica di due vicende che coinvolgono due donne di origini straniere uccise nel 2012 da compagni o ex compagni.

I casi analizzati

Il primo caso analizzato è l’omicidio di Isa Esmeralda Romero, una

donna di origini ecuadoriane, uccisa a colpi di pistola dal suo ex compagno, italiano, che poi si è suicidato il 5 marzo 2012. Nello stesso giorno i

telegiornali hanno riportato altri due casi di femminicidio. Il primo

avvenuto il 4 marzo a Brescia dove un uomo ha ucciso la sua ex moglie, Francesca Almeruzzo, il nuovo compagno di lei, la figlia maggiore della donna e il fidanzato di quest’ultima di 19 anni. Ha poi tentato il suicidio ma è stato fermato da un vicino di casa Carabiniere. Il secondo avvenuto in provincia di Verona, dove Gabriella Falzoni è stata strangolata e uccisa da suo marito, l’uomo si è poi costituito nel comando dei carabinieri di Castelfranco Veneto. Questa triste coincidenza ha offerto la possibilità di analizzare le eventuali si- militudini o differenze di trattamento dei tre fatti.

Un secondo caso preso in esame è il femminicidio di una donna di origini

indiane, Kaur Balwinde, uccisa dal marito, connazionale, a Fiorenzuola d’Arda e gettata dallo stesso nel fiume Po il 28 maggio 2012.

La copertura

I tre tristi episodi del 4 e del 5 marzo 2012 sono stati riportati dalla maggior parte delle testate Rai e Mediaset come indicato nella tabella 2.

I fatti di Piacenza sono presentati dal TG1 solo nel lancio dell’anchorman in studio e sono classificati come “ulteriore caso di donne morte per gelosia”. Al lancio seguono due servizi dedicati ai casi di Verona e Brescia. Il TG3 nazionale, nella stessa giornata, manda in onda un approfondimento sulla violenza domestica ed elenca, fra i tanti nomi di donne vittime di uomini, anche quello di Esmeralda, senza però parlare nei dettagli dell’omicidio. Non c’è traccia della morte di Esmeralda Romero nel TG4, che copre solo la notizia di Brescia, seguito da un approfondimento dedicato ai casi di violenza domestica e alle motivazioni che spingono gli uomini a commetterle. I servizi mandati in onda dal TG2 e dai TG3

Regionali sul caso di Esmeralda Romero sono uguali, anche se inseriti in modo

diverso nei notiziari. La redazione nazionale si è servita, infatti, di un inviato del- l’antenna emiliana della Rai per la raccolta e il confezionamento delle informazioni. Il servizio del TG5 meridiano sul caso di Piacenza, invece, è uguale a quello di

Studio Aperto, anche se è montato in maniera leggermente diversa.

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