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ANALISI DEI CASI ITALIAN

3.1 LE AZIENDE ITALIANE CHE HANNO SCELTO DI TORNARE

3.1.5 GENERALI CONSERVE

L’azienza, fondata nel 1989, opera nel settore dei prodotti ittici confezionati. La filosofia aziendale è quella di offrire un prodotto di qualità, senza impatto aziendale; ogni fase della catena del valore, è molto controllata, a partire dalla pesca. In questa fase, è permessa la sola pesca dei tonni, specie pinne gialle, già adulti: minimo un metro di lunghezza e 20kg di peso. La sede di Generale Conserve, è a Genova, mentre i due stabilimenti produttivi sono in Portogallo e in Sardegna, ad Olbia. “Noi abbiamo scelto qualità e tradizione,

automatizzazione di ultima generazione e personale altamente specializzato. Ecco perchè abbiamo portato la produzione in Italia. Ecco perchè nel 2010 è stato inaugurato lo

stabilimento di Olbia”. Con queste parole, l’azienda spiega la decisione di far rientrare in

Italia, gran parte della produzione, che prima era svolta in Portogallo. Qui, viene prodotto il famoso tonno in scatola di fascia premium, dal marchio AsdoMar. Tale scelta, riflette

appunto la volontà, di offrire un prodotto di estrema qualità, molto controllato ed ecosostenibile. Nello stabilimento produttivo di Olbia, sono impiegate circa trecento

persone; più della metà di queste, sono operai che sono stati re-impiegati, dopo la chiusura di un’altra fabbrica di tonno.

3.1.6 MASTERS

Masters è un’azienda di Bassano del Grappa fondata nel 1977 dalla famiglia Zaltron. E’ famosa per essere il terzo produttore mondiale di bastoncini da sci e trekking. La presenza internazionale dell’azienda è sempre più forte, grazie all’avvio di importanti collaborazioni e grazie, ai costanti investimenti in ricerca e sviluppo. Masters, ha deciso di riportare in Italia la fase di lavorazione dei tubi di alluminio, tale attività produttiva era stata precedentemente delocalizzata in Cina. Nell’Estremo Oriente, sono rimasti altri due fornitori, ma Paolo Zaltron, presidente dell’azienda, spiega che l’obiettivo è quello di portare in Italia anche queste lavorazioni. Il rimpatrio, ha provocato un aumento dei costi di circa il 30%. Tuttavia, i vantaggi sono stati numerosi. La flessibilità organizzativa è aumentata notevolmente, grazie alla possibilità di ottenere lotti di

dimensioni più ridotte. Inoltre, l’azienda non deve più attendere 6 mesi, tra il tempo di ordinazione ed il tempo di arrivo della merce. La famiglia, spiega inoltre di essere contenta di avere dato nuovamente lavoro a fornitori italiani, ciò è vantaggioso in quanto il marchio Made in Italy è simbolo di maggiore qualità, e conferisce maggiore valore aggiunto al prodotto. “Gli euro che spendiamo in più per produrre in Italia li recuperiamo nel lungo

termine, perché in Italia si può oggettivamente realizzare prodotti di qualità superiore, puntando così su nuovi mercati dove l’italianità di valore ha ancora il suo

significato.Garantendo come detto al cliente un servizio più efficiente” (Paolo Zaltron,

3.1.7 PIQUADRO

Piquadro è un’azienda specializzata in borse ed accessori per il business. I prodotti sono molto innovativi, si contraddistinguono per la grande funzionalità e l’attenzione ai dettagli. Il brand viene lanciato nel 1998, inizialmente l’azienda compra le materie prime in Italia e le spediva in Cina, dove veniva realizzata l’intera produzione. Design, innovazione, logistica e distribuzione sono i fattori vincenti, che contraddistinguono questo marchio. Nel 2013, Piquadro avvia un’operazione di reshoring, al fine di far rientrare in Italia la fase produttiva delle linee di alta gamma. Marco Palmieri, fondatore dell’azienda, spiega come i prodotti di fascia alta, continuino ad essere realizzati da terzisti, anche in Italia. Tuttavia, si sta sempre più considerando l’idea di aprire uno stabilimento di proprietà, nella regione dell’Appennino tosco-emiliano, zona di origine del brand. Il motivo di tale decisione, è ovviamente il fatto di poter fare uso dell’elevata qualità della produzione artigianale. ( La Repubblica, 2014). “Se domani va il verde o un certo punto di verde a spiegarlo a un produttore asiatico ci metto un anno. Da noi è il fornitore toscano a propormelo. Lavorare in una nazione in cui nascono le idee della moda è impagabile”(Corriere della Sera, 2014). Attraverso questo semplice esempio fornito dal signor Palmieri, è possibile comprendere tutte le motivazioni, che spingono a favore di una operazione di rientro.

3.1.8 SAFILO

Safilo, marchio nato nel 1934, è uno dei leader mondiali all’interno del settore

dell’occhialeria. Passione per il design e attenzione per i dettagli sono le due caratteristiche, che contraddistinguono l’azienda. L’azienda impiega 8000 dipendenti in tutto il mondo e conta sette stabilimenti produttivi: tre in Italia, uno in Slovenia, uno in Scozia, uno a Salt Lake City, negli U.S.A, ed un ultimo in Cina. Attraverso quattro centri di distribuzione (Padova, Parsippany, Denver e Hong Kong), 31 filiali commerciali e 170 distributori indipendenti, l’azienda è in grado di 30 paesi. Inoltre, l’azienda dispone di 6 centri di ricerca e sviluppo: due a Padova, uno a Portland, uno a Milano, uno a Shangai ed un ultimo

a New York. “Ad ottobre 2013, Luisa Delgado viene nominata nuovo Amministratore Delegato e sviluppa una nuova organizzazione dell’azienda, definendo inoltre, una nuova vision e strategia di crescita per il Gruppo” (safilogroup.com). Uno dei nuovi obiettivi, è quello di far rientrare in Italia la produzione del 60% del fatturato. La strategia è quella di diventare la Swatch degli occhiali:l’azienda svizzera, infatti, non produce i propri orologi accessibili al di fuori della Svizzera, paese in cui le competenze e la qualità di produzione di questo tipo di prodotto, sono elevatissimi (Il Mattino di Padova, 2015). “Il reshoring è

necessario per differenziarci – asserisce Leonardo Innocenzi che presidia la filiera di prodotto – oggi un occhiale si misura in decine di minuti e ne bastano 40 per produrlo, ma noi ci mettiamo settimane perché il network è frammentato. Stiamo investendo per

completare il ciclo e renderlo vicino al design” (Il Mattino di Padova, 2015).