• Non ci sono risultati.

Country and Industry Detail By Derrick T Jenniges and James J Fetzer

REGIONE RESHORING Friuli Venezia Giulia

2.5.4 IL RUOLO DEL GOVERNO ITALIANO

Diversamente da quanto sta avvenendo in altri paesi, in Italia, il fenomeno del reshoring sta avvenendo in maniera spontanea, cioè senza alcuno stimolo derivante da politiche

economiche. Le aziende infatti, rispondono ai cambiamenti che hanno riscontrato nella domanda, e nello specifico, una maggior richiesta di “Made in Italy” (Diplomazia

Economica Italiana, 2015) a fronte di un premium price più elevato. In altri paesi invece, come ad esempio Francia, Regno Unito e Stati Uniti, il governo ha attuato vari

provvedimenti al fine di supportare le aziende nella strategia di rientro. Ad esempio, è stata implementata una semplificazione legislativa, al fine di rendere il mercato più flessibile: sgravi fiscali per lavoratori ed imprese, fornitura di energia ad un costo ridotto e fornitura di sostegno alle imprese nella gestione del processo di rilocalizzazione. Basti pensare, che in Francia, alle aziende che intendono rilocalizzare, viene affidato un interlocutore personale, all’interno della Pubblica Amministrazione (Diplomazia Economica Italiana, 2015). Il sostegno del governo italiano, rispetto a quello apportato da altri paesi, è stato poco

significativo. Sandro Veronesi, presidente del gruppo Calzedonia, esprime in modo chiaro e diretto il proprio pensiero a riguardo:“Per riportare la produzione in Italia servirebbero

incentivi fiscali e un taglio del costo del lavoro, certo. Ma pure un cambiamento culturale: non sento mai dire chiaramente una verità innegabile, che sono le aziende il motore della crescita. In Italia si tende invece a demonizzare gli imprenditori e, in genere, la

ricchezza” (Il Sole 24 Ore, 2014). Secondo l’opinione di Luciano Frattocchi (2015), il reshoring potrebbe portare notevoli benefici al nostro paese, contribuendo a rafforzare

maggiormente il sistema industriale italiano. Per questa ragione andrebbe sicuramente sostenuto in maniera molto più decisa. La ricollocazione dell’attività produttiva in Italia, contribuirebbe infatti ad una crescita del PIL, rendendo meno stringenti i parametri europei da rispettare. I manufatti prodotti in Italia, sono molto richiesti dai mercati esteri,

presumibilmente quindi le esportazioni potrebbero salire, andando così a migliorare la bilancia commerciale. Senza contare il fatto che, potrebbe manifestarsi un sensibile

miglioramento dei livelli occupazionali, dato che il reshoring supporta la creazione di posti di lavoro sia nei settori tradizionali, che in posizioni in cui è necessario un alto livello di competenze tecniche. Fino ad ora tuttavia, ricorda Frattocchi (2015), in Italia il fenomeno, non ha avuto un notevole impatto sull’occupazione, in quanto nella maggior parte dei casi, i posti di lavoro sono stati ricoperti da quelli che erano lavoratori in esubero. Ad esempio, la scelta di As do Mar, marchio del settore del tonno in scatola, di rilocalizzare la produzione in Italia, soprattutto in Sardegna, ha reso possibile il re-impiego dei lavoratori in esubero, provocati dalla chiusura dello stabilimento del tonno Palmera. Alle aziende, che intendono ritornare, serve maggiore supporto. Giorgio Giatti, presidente di Wayel, in un’intervista al TG3 (2014), spiega come la sua azienda non abbia avuto nessun supporto nella fase di rientro, e anzi spesso sia stata bloccata da una burocrazia troppo pesante. L’esenzione del costo del lavoro dall’Irap e gli interventi in tema di contratto del lavoro previsti per il 2017, sono sicuramente degli sforzi iniziali, ma non sono sufficienti. Il Piemonte è l’unica regione in Italia ad offrire degli incentivi fiscali alle imprese, che

decidono di ritornare. Altri paesi europei stanno facendo molto di più, ad esempio, il governo britannico di Cameron, ha stanziato ingenti incentivi volti a supportare

l’innovazione. Inoltre, attraverso il piano “Reshore Uk Act” , sono stati stanziati 245 milioni di sterline, al fine di sostenere la ricostituzione delle filiere produttive (Il Sole 24 Ore,

2015).

Il ruolo dell’industria nell’economia è stato fortemente rivalutato, dopo essere stato messo da parte, in favore di attività prettamente del settore terziario. Per questi motivi l’azione di supporto alle imprese italiane che rilocalizzano l’attività produttiva in Italia, dovrebbe essere maggiore.

2.5.4.1 LE MISURE A LIVELLO EUROPEO

All’interno dell’Unione Europea, si sta sempre più prendendo atto del fatto, che il settore industriale sia di fondamentale importanza al fine di supportare la ripresa economica. Attualmente, il tasso medio europeo di incidenza dell’attività produttiva sul PIL è di circa il 16%; l’obiettivo che si pone l’UE, è quello di riportare questo tasso a livelli più elevati: il 20% nel 2020 (Diplomazia Economica Italiana, 2015). La crisi economica-finanziaria del 2008, ha pesantemente colpito il settore industriale europeo, provocando una perdita di circa quattro milioni di posti di lavoro. Inoltre, la delocalizzazione di massa degli ultimi due decenni, ha in precedenza già contribuito ad una contrazione del settore (Comitato

Economico e Sociale Europeo, 2014). Uno degli obiettivi che si pone il progetto “Europa 2020”, è appunto quello di cercare di dare nuovamente vigore a questo importante settore, al fine di sbloccare la situazione di stallo che caratterizza l’economia europea.

Figura 2.18: “Gap dell’Italia nell’investimento in R&D”

Fonte: elaborazione ISTAT, 2013

In questo progetto, assume particolare importanza la spesa investita in R&D. In Italia i livelli di investimento in ricerca sono ancora molto bassi, e come si può vedere dal grafico Istat (2013), sono ancora lontani dall’obiettivo che ci si è posti. Questo problema è ben noto nel nostro paese, in quanto manca soprattutto di deciso supporto del governo. Maggiori

71

mercoledì 13 gennaio 2016, ore 15:38 Home L'Istituto Sala stampa Dati e prodotti Servizi Strumenti Censimenti

english | contatti | PEC | newsletter | mobile | link utili | RSS | cerca vai al nuovo

www.istat.it

Home : Dati e prodotti : Catalogo : : 30 grafici : Obiettivi Europa 2020 e situazione

dell’Italia