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Geografia, mito, Omero

Provenienza: Ossirinco seconda metà II sec. d.C. LDAB 1673 MP³ 1209.3

Il testo che qui si presenta fu edito da Edgar Lobel (1972) nel XXXIX volume di Oxyrhynchus Papyri col titolo di Commentary on the Odyssey ed è stato in séguito oggetto di ulteriori studi e riedizioni: Wolfgang Luppe (1974), in una recensione ai voll. XXXVIII e XXXIX di Oxyrhynchus Papyri, propose alcune integrazioni alla col. 1 e in un successivo contributo (1976) condusse una minuta analisi della col. 3, integrandola cospicuamente. Una panoramica del testo nel suo complesso si trova successivamente in Fernández-Galiano (1979); mentre nuove proposte di integrazione a tutte e tre le colonne del testo si devono a Mette (1984) e Giampaglia (1998). Si segnala infine un articolo di Elvira Gangutia (1986), dedicato prevalentemente ad alcuni aspetti di carattere interpretativo. Del manufatto, attualmente conservato presso le ‘Papyrology Rooms’ della Sackler Library di Oxford, presso le quali si è condotto un esame autoptico sul manufatto anche con l’ausilio del microscopio, si offre qui una nuova edizione corredata di commento.

Il papiro si compone di due frammenti (per i quali si manterrà l’indicazione dell’editore principe, fr. a e fr. b1) che restituiscono i resti di tre colonne di testo contenenti un commentario ad alcuni luoghi odissiaci. In particolare, nella prima parte della col. 1 (rr. 1-26) vi è una discussione relativa a Od. IV 398-424; a partire dal r. 27 della col. 1 sino al r. 39 della col. 2 il contenuto del commento è invece rivolto a Od. V 273-275; infine, l’intera col. 3 si riferisce a Od. V 276s. Il fatto che il commentario non riguardi luoghi contigui del testo omerico induce l’editore principe alla seguente osservazione (Lobel

1 Del fr. b si fornirà in séguito una trascrizione, anche se ogni considerazione nel corso dell’esposizione si riferisce di fatto al solo fr. a, essendo quest’ultimo quello che reca la quasi totalità del testo. Del fr. b si scorgono infatti solo poche lettere riconducibili a tre righi di scrittura; inoltre, l’apporto di tale frammento alla constitutio textus è ostacolato dalle difficoltà relative al suo corretto posizionamento: «this morsel certainly stands vertically above ϲκα, fr. (a) ii 31, but I cannot traces the cross-fibres and consequently cannot fixed its level» (Lobel 1972, 46).

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1972, 43): «the commonly found kind of commentary proceeds more or less systematically through the text commented on. The distance between the first and the second of the passages discussed in the following pieces argues that its scope was different», e ravvisabile dunque non in un’attività di esegesi sistematica e che procede in maniera progressiva lungo il testo omerico, bensì nella trattazione di alcuni singoli passaggi che pongono specifici problemi: «in col. i an apparent ἀπρεπέϲ is resolved by reference to a motive, in col. ii a problem of Homeric astronomy, in col. iii a problem of Homeric geography is dealt with» (Lobel 1972, 43). Sulla base di questi rilievi e della menzione del nome di Cratete di Mallo (col. 3 rr. 6 e 19), Lobel (ibid.) conclude che P. Oxy. XXXIX 2888 «is representative of Pergamene rather than Alexandrian scholarship»; nel complesso l’editore ritiene però che il testo veicolato dal papiro sia di «no great interest», mentre le sue aspettative erano che «a collection of fragments which fitted together almost without residue had contained a text of more value». Ai frr. a e b deve probabilmente essere aggiunto un ulteriore frammento, che trova collocazione all’altezza dei rr. 10-14 della col. 2 e che Lobel (1972, 47) segnala solo in calce alla sua edizione, verosimilmente avvedutosi in un secondo momento della possibilità di incorporare il nuovo frammento all’interno di quello maggiore. Poiché questa acquisizione è utile a integrare quanto dei rr. 10-14 si considerava precedentemente perso in lacuna, nella trascrizione riportata qui sotto si metteranno a testo le letture derivanti dall’accostamento del frustulo al fr. a.

Per quanto riguarda l’organizzazione del testo, esso, «written without lection signs of any sort in lines of about 20 letters, is articulated by cross-heads (i 26, lost), paragraphi (ii 13), and diplae cum paragrapho (ii 39)». Da un punto di vista paleografico, la mano che ha vergato P. Oxy. XXXIX 2888 appare riconducibile – secondo Lobel (1972, 43) – «to the common angular type», del quale essa riprodurrebbe però una variante poco comune, assegnabile probabilmente alla seconda metà del II sec. d.C., anche sulla base del parallelo di P. Oxy. II 232 – contenente passaggi della contra Timocratem di Demostene – datato dagli editori alla primissima parte del III sec. d.C. o addirittura alla fine del II sec. (cf. Grenfell-Hunt 1899, 132). A sostegno della proposta di datazione di Lobel, senz’altro da accogliere, si può forse addurre anche P. Oxy. XXVII 2458 = GMAW² 32 (del III sec. d.C.).

193 Trascrizione diplomatica Fr. a → Col. 1 . . . . ] ] ] ]ην[±7] 10 ] [±4]νκα ] ]ϲουν[1] [1]ιητηϲ ] ]ναναϲκευην ] ϲηγαγε επι 15 ]τ ]ειτωιπατριϲω ] ]νη ρητεονδε ]ναυτωιβουλομε 20 ] ϲαικαιφημηϲ ]τονϲεμνηϲτυχειντο ]υτεπραξε ]υϲβιουα ϲα ] [ 25 ]ει ] [ ]υτηϲαρκτου ] [1]φη ]η

194 30 ]μη ]τα ]ρ ]εται ]κρα 35 ]α [ ] ] ] ] . . . .

∥1-8 L’esistenza dei rr. 1-6, totalmente perduti, è postulabile sulla base del confronto con la col. 3, la più ampia tra le tre conservate. Dei rr. 6-8 è conservato il margine destro. ∥10 La trascrizione dell’editore principe relativa a quanto segue la lacuna che interessa la parte centrale del rigo è νκα[]. Dopo alpha potrebbe effettivamente vedersi traccia del tratto che doveva legare questa lettera alla successiva; la trascrizione qui proposta va in questa direzione. ∥12 Lobel trascrive l’unico alpha presente sul rigo con un sottopunto, probabilmente in ragione della contiguità di questa lettera con una lacuna; il danno materiale non proietta comunque alcun dubbio sulla natura di quella lettera, perciò qui trascritta senza sottopunto. ∥14 In merito alla traccia con cui apre la trascrizione del rigo, Lobel (1972, 46) nota: «]ε perhaps possible, no letter verifiable». Da notare ϲηγαγε e επι, con ogni probabilità ad indicare una pausa. ∥17 Condivisibile l’osservazione dell’editore principe relativamente alla traccia che

si scorge all’inizio del rigo: « » (Lobel 1972,

46). ∥18 Tra le sequenze νη e ρητεονδε vi è di nuovo uno spazio con un funzione di pausa (come

al r. 14). ∥20 ϲαικαιφημηϲ. L’editore offre

quindi un’indicazione relativa alle lettere perse nella lacuna che ha interessato il margine sinistro (così per i rr. 20-23). Vi è da notare che non sempre sono fornite da Lobel indicazioni relative a ipotesi di ricostruzione del rigo in sede di edizione (cf. ad es. col. 2 rr. 5-9, dove, seppur approssimativamente, il numero di lettere perdute nella lacuna è stimabile). Quanto alle prime tracce sul rigo, dopo epsilon trascritto con sottopunto dall’editore (ma l’identificazione con questa lettera, di cui si scorge l’ansa inferiore, non pare dubitabile nel raffronto con altri epsilon

del papiro), vi è con ogni probabilità un rho. Lo si inserisce nella trascrizione qui proposta seppur con sottopunto, poiché il tratto che scende al di sotto del rigo di scrittura – unica traccia che della lettera si può scorgere – è di per sé compatibile anche con tau o ypsilon. ∥21 Di tau con cui si apre la trascrizione del rigo si vede parte del tratto orizzontale; non vi sono dubbi in merito all’identificazione di tale traccia (si vedano ad esempio, per un confronto, le due lettere analoghe presenti su questo stesso rigo). ∥23 I due alpha presenti su questo rigo sono trascritti da Lobel nel primo caso con un semplice sottopunto, nel secondo caso senza sottopunto. Quanto al primo

alpha che si ritiene di poter trascrivere qui, è vero che esso è di fatto quasi totalmente in lacuna, ma non pare di poter identificare altrimenti la pur piccola traccia che si vede, compatibile con il punto di convergenza dei due tratti verticali di alpha. L’ultimo alpha è invece trascritto con sottopunto poiché l’identificazione della traccia collocata a ridosso dell’interruzione della superficie scrittoria con questa lettera non può dirsi totalmente certa. ∥24 L’editore principe (Lobel 1972, 46) osserva «there may be the remains of 3 letters before the first ι, of which the last appears to be τ». Quanto a quest’ultima, si ritiene di poterla senz’altro inserire nella

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trascrizione qui proposta, poiché la traccia relativa è senz’altro da identificare come parte del tratto verticale di tau (ancora, si veda per un confronto l’altro tau presente sul medesimo rigo). ∥26 Nessuna lettera è leggibile sul rigo; nella presente trascrizione si rende però conto di una traccia d’inchiostro ben visibile, anche se con ogni probabilità accidentale e non riconducibile ad alcuna lettera. ∥27 Senz’altro pertinente l’osservazione dell’editore principe per la lettera (o le lettere) parzialmente a ridosso della lacuna a sinistra: «

will be υ, bu L’identificazione con ypsilon pare tuttavia

quella maggiormente convincente (si considerino ad esempio le sequenze ρι di col. 2 r. 10 e col. 3 r. 39: in entrambi i casi le due lettere sembrano separate da un intervallo di dimensioni maggiori rispetto a quello che si dovrebbe supporre qui). ∥32 Si scorge all’inizio del rigo una traccia a ridosso della lacuna, trascritta con rho (sottopuntato) in questa trascrizione, ma che sarebbe forse parimenti compatibile con omicron. ∥35

interpretabile come resto di alpha (ed è assimilabile alla traccia del r. 23 interpretata in questo senso). In realtà, dopo il presunto alpha, sembra di poter scorgere una traccia. Se ne dà dunque indicazione nella trascrizione qui proposta, sebbene sulla sua identificazione non sia possibile avanzare nessuna ipotesi. ∥36-39 Dei rr. 36-39 è conservato solo il margine destro.

Col. 2 . . . . ] ] ] ] [±12] 5 ]μ [±12] τονωρι[±11] αμμορ[±9]κεα νουαπ[±5]μβεβ μονηγα[±4]α ϲ 10 τετρ [±2] [±2]ο κ [±2]α[±4]υϲατηι τουτουκ[±2] ϲε ϲυμπεριφε ρεταιτ[±3]δευ ϲ αρ [1]ν [±3] [1] 15 παντω[±2] καθαπ[±3] ϲταγματοϲ τουϲκα[±3] [ τ [1] [±6]ταεκπ[

196 ειδε[±8]ουμε [ 20 [±8] [ [1] [±6] [1] [ ] [ ]ω [ ] [ 25 ]ηβ ϲ[ ] ]ρ ] [1]ραϲτοϲ ]λυ[±8]ανευϲαμ 30 ] [±7]ϲπαρθενο ]παιοϲ [1] [±2]μ ϲα ]τωλοϲουκ[1] λεγεινα[±2]ονμονοντων οντωνα[1]θρωπωναιτωλον 35 τοντυδε[1]α ριθμημ[±2]ω τωλονουτ[1]κ εντοιϲειρημενοιϲαϲτροιϲ μονηνμη ϲθαι

∥1-5 Di questi righi è visibile il margine destro, poiché il frammento conserva anche la terza e successiva colonna. ∥5 Sull’opportunità di identificare la prima traccia con la lettera μ, è più cauto Lobel, che fornisce solo l’indicazione della traccia, senza proporne un’identificazione. Il confronto con i successivi my (r. 7) sembra però risultare piuttosto convincente ai fini di un’identificazione in tal senso anche di questa prima traccia. ∥10 La trascrizione di Lobel per a oggi disponibile di P. Oxy., ove, all’interno di quella che Lobel segnala come una lunga lacuna, appaiono ben visibili tre tracce. Ciò è motivato dal fatto che questa prima trascrizione è stata condotta su una disposizione dei frammenti che ancora non teneva conto di quel più piccolo frammento di cui lo stesso Lobel dà poi notizia in calce alla sua edizione, aggiornando la trascrizione relativa a col. 2 rr. 10-14 alla luce di questa nuova acquisizione (cf. supra 192). ∥13 Dopo la sequenza ρεται (al di sotto di rho vi è una paragraphos), si può vedere uno spazio bianco con funzione di pausa. Per quanto riguarda la parte finale del rigo, le due tracce prima della sequenza λοι sono interpretate da Lobel come gamma e epsilon. Non vi è dubbio, alla luce del contesto complessivo, che qui si trovi parte della parola γελοῖον (rr. 13s.), ma in sede di trascrizione diplomatica pare più prudente mantenere la semplice indicazione delle due tracce la

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