• Non ci sono risultati.

Gestione dell’acqua

Nel documento CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA (pagine 89-97)

2. IL SISTEMA REGIONALE: ANALISI DI CONTESTO E INDIRIZZI STRATEGICI

2.2. L’Analisi per Obiettivo Strategico

2.2.2.3. Gestione dell’acqua

La gestione sostenibile dell’acqua rappresenta un processo virtuoso da perseguire attraverso la valorizzazione degli aspetti che caratterizzano la risorsa idrica: la qualità, l’accessibilità (sistemi di raccolta e distribuzione) e i servizi igienico sanitari collegati (trattamento delle acque reflue, riciclo e riutilizzo).

In tal senso uno dei Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie.

La Sardegna, per la sua peculiare posizione geografica, e a causa di fluttuazioni climatiche, soffre di una scarsa disponibilità di risorse idriche, che in passato ha esposto il territorio a situazioni di emergenza.

Il territorio sardo è infatti caratterizzato da frequenti periodi di scarsità di precipitazioni che, combinati con la condizione di insularità e con i disservizi delle reti di trasporto della risorsa idrica sono causa di periodi più o meno prolungati di grave crisi idrica.

Con particolare riferimento agli ambiti costieri, la concentrazione della popolazione sia residente sia stagionale sulle coste determina un fabbisogno idrico che, in certi periodi dell'anno e/o in annate siccitose, supera le quantità offerte dai servizi di acquedotto. Le forti restrizioni, soprattutto nel settore agricolo, inducono ad aumentare il livello di

41 A tal proposito è indispensabile riprogrammare la distribuzione delle attuali 11 elisuperfici regionali, nonché il loro ammodernamento, anche seguito delle modifiche normative e del regime e comportamento degli incendi rurali e boschivi, che vede sempre più interessate le aree a ridosso degli insediamenti urbani, e turistici.

42 mediante la creazione di fasce costantemente verdi e di riduzione della biomassa con appropriati interventi selvicolturali.

43 Report di interazione digitale del Tavolo Sardegna più verde –Sessione “Azioni per il clima e la carbonizzazione” Tenutosi il 29 marzo 2021, slide 95. I materiali dei tavoli sono scaricabili dal sito

http://www.sardegnaprogrammazione.it/index.php?xsl=1227&s=35&v=9&c=94462&na=1&n=10&ni=1&aclang=it-IT,it;q=0.8,en- US;q=0.5,en;q=0.3&httphst=www.sardegnaprogrammazione.it.

 Il Piano di gestione del distretto idrografico, previsto dalla Direttiva quadro sulle Acque (Direttiva 2000/60/CE):

rappresenta lo strumento operativo attraverso il quale si devono pianificare, attuare e monitorare le misure per la protezione, il risanamento e il miglioramento dei corpi idrici superficiali e sotterranei46.

 il Piano di Tutela delle Acque, approvato con DGR 14/16 del 4 aprile 2006, strumento conoscitivo e programmatico che si pone come obiettivo l’utilizzo sostenibile della risorsa idrica attraverso azioni di monitoraggio, programmazione, individuazione di interventi, misure, vincoli, finalizzati alla tutela integrata degli aspetti quantitativi e qualitativi della risorsa idrica.

 Il Piano stralcio di bacino regionale per l’utilizzo delle risorse idriche adottato con D.G.R. 17/15 del 26/04/2006;

definisce gli interventi infrastrutturali e gestionali, nel breve-medio termine, necessari ad ottenere con adeguato livello di affidabilità l’equilibrio del bilancio domanda/offerta a livello regionale, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità economica ed ambientale imposti dalle norme nazionali e comunitarie.

 Il Piano regolatore generale degli acquedotti (PRGA), adottato con D.G.R. 32/2 del 21/07/2006, disciplina l’uso della risorsa destinata al soddisfacimento del fabbisogno idropotabile e la realizzazione delle infrastrutture di potabilizzazione, trasporto e distribuzione delle risorse idriche. Il Piano è in fase di aggiornamento e definisce in dettaglio la consistenza delle infrastrutture esistenti, evidenziando le criticità del sistema e tracciando le soluzioni ingegneristiche.

estrazione di acqua dagli acquiferi costieri, innescando fenomeni d'intrusione di acqua marina che a loro volta contribuiscono ad aggravare il rischio di desertificazione44.

Il sistema idrico della Regione Sardegna mostra diverse criticità sia per l'elevato consumo di acqua sia per le ingenti perdite nei sistemi di adduzione e distribuzione, che si attestano su una media del 55% dell’acqua immessa45. I fenomeni di dispersione idrica sono da ricondurre alla qualità delle reti, spesso obsolete, realizzate con materiali inadeguati e carenti sotto il profilo della manutenzione. È rilevante l’obsolescenza delle infrastrutture del servizio idrico integrato e multisettoriale, in particolare degli sbarramenti idrici e dei serbatoi artificiali.

Altre criticità si riferiscono alla rete delle fognature e alla rete di raccolta delle acque meteoriche che in molti casi non sono separate e pertanto sovraccaricano gli impianti di depurazione. Questi ultimi, inoltre, risultano spesso inadeguati e necessitano, oltre che di interventi di manutenzione, anche di interventi di ammodernamento e adeguamento tecnologico.

La gestione delle risorse idriche nel Distretto Idrografico della Sardegna

Con l’emanazione della L. R. n. 19 del 6.12.2006, recante “Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici”

la Regione riconosce l’acqua quale patrimonio da tutelare in quanto risorsa limitata di alto valore ambientale, culturale ed economico e considera l’accesso all’acqua quale diritto umano, individuale e collettivo e ne regolamenta l’uso, in attuazione dell’art. 43 della Costituzione. Con tale legge sono disciplinate le funzioni e i compiti primari per il governo delle risorse idriche sotto il profilo quantitativo e qualitativo. Si promuove l’uso responsabile e sostenibile della risorsa, il miglioramento della qualità delle acque, anche sotto il profilo igienico-sanitario, attraverso la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, il raggiungimento degli obiettivi di qualità. Si promuove inoltre l’approvvigionamento primario delle risorse idriche per l’uso civile, irriguo, agricolo ed industriale, anche attraverso l’organizzazione ed il funzionamento del Servizio Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) che sovraintende alla gestione e la manutenzione delle infrastrutture, degli impianti e delle opere e alla conservazione dei beni preposti all’uso ed alla tutela delle acque, secondo principi industriali e criteri di efficienza, di efficacia e di economicità. La Regione è caratterizzata inoltre da una stratificazione di strumenti di pianificazione dell’uso della risorsa idrica (vedi box successivo).

Pianificazione dell’uso della risorsa idrica

44 Studio sulla gestione sostenibile delle risorse idriche: analisi dei modelli di consumo per usi irrigui e civili (ENEA, 2008)

45 Dati Abbanoa, https://www.abbanoa.it/home

46 Adottato con Delibera n. 1 del 25.02.2010, nel dicembre del 2020 è stato approvato con Deliberazione del Comitato Istituzionale di Autorità di Bacino Regionale (n. 4 del 2020) il Progetto di riesame e aggiornamento del Piano

L’ambito di competenza del SIMR47 è assai vasto e particolarmente complesso e si compone di 31 dighe, per un totale di circa 1.400 milioni di mc di volume utile autorizzato, 23 traverse fluviali, oltre 850 km di acquedotti, 200 km di linee di trasporto principali in canale, 50 impianti di pompaggio e 5 impianti di produzione di energia idroelettrica.

Le opere sopra elencate sono organizzate in 8 sistemi idrici unitari, in quanto comprendenti la totalità delle opere idrauliche che, pur se talora non direttamente interconnesse fra di loro, concorrono al soddisfacimento dei fabbisogni idrici di un medesimo bacino d’utenza.

La gestione unitaria del SIMR consente di fornire l’acqua “all’ingrosso” ai diversi settori/utilizzatori (civile, irriguo e industriale) che, in alcuni casi, utilizzano anche fonti proprie in regime di concessione di derivazione o licenza di attingimento e dietro pagamento di un canone di concessione.

Il sistema di approvvigionamento idrico descritto per il comparto civile, irriguo e industriale utilizza, prevalentemente acque superficiali immagazzinate e regolate da invasi artificiali. Le stesse acque sono utilizzate in alcuni casi anche per la produzione di energia idroelettrica mentre le acque sotterranee soprattutto per fabbisogni locali. Pertanto, le principali utenze approvvigionate dall’ENAS, gestore del SIMR, risultano essere quella civile (Servizio Idrico Integrato, SII), quella irrigua dei Consorzi di Bonifica e quella industriale dei rispettivi Consorzi.

Il sistema idrico della regione mostra diverse criticità da ricondurre sia all'elevato consumo di acqua sia alla qualità delle reti, spesso obsolete, realizzate con materiali ormai inadeguati e carenti sotto il profilo della manutenzione, ma più in generale all’obsolescenza delle opere e delle infrastrutture di accumulo e trasporto.

Tra le criticità già evidenziate, rivestono particolare rilevanza quelle che affliggono il SII, anche in considerazione della destinazione primaria delle risorse idriche per l’uso civile stabilita per legge. Il SII costituisce l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, oltre che di fognatura e depurazione delle acque reflue, ricadenti nell’Ambito Territoriale Ottimale unico della Sardegna.

L’Ente di Governo d’Ambito della Sardegna (EGAS), istituito con la L. R. n. 4 del 4 febbraio 2015 sovrintende al SII: definisce il modello gestionale ed organizzativo del servizio, provvede all’affidamento dello stesso, determina e modula le tariffe per l’utenza, predispone e aggiorna la programmazione degli interventi delle infrastrutture idriche di competenza.

Il gestore del SII dell’ambito regionale è la società Abbanoa Spa, affidatario in house providing dal 2004.

Nell’ambito territoriale ottimale unico della Sardegna operano, in conformità alla normativa nazionale relativa all’affidamento del SII, inoltre i gestori DomusAcqua S.r.l., SI.EL. S.r.l. e Acquavitana S.p.A. affidatari del servizio rispettivamente nei comuni di Domusnovas, Siligo e Sinnai, salvaguardati ai sensi dell’art. 172 comma 2 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152. A tutti gli effetti, inoltre, 30 Comuni attualmente gestiscono in economia il servizio idrico integrato comunale.

Potabilizzazione

La stima dell’utilizzo dell’acqua per uso civile è stata effettuata dall’Istituto Nazionale di Statistica, in ultimo, con censimento relativo all’anno 2018.

47 Intendendo con esso l’insieme delle opere di approvvigionamento idrico e adduzione che, singolarmente o perché parti di un sistema complesso, siano suscettibili di alimentare, direttamente o indirettamente, più aree territoriali o più categorie differenti di utenti, contribuendo ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento.

Il prelievo, in linea con le altre Regioni e in ragione della sopraindicata concentrazione e razionalizzazione della gestione per l’ambito territoriale unico regionale, avviene per il 90% dal gestore specializzato48.

Con riferimento al volume di acqua per uso potabile prelevato in Sardegna (SDG 6.4.2 - Livello di stress idrico:

Utilizzo di acqua dolce come una parte delle risorse di acqua dolce disponibili) si evidenzia che per ogni abitante residente sul territorio regionale risultano prelevati dall’ambiente quotidianamente 489 litri di acqua, mentre a livello nazionale mediamente 419 litri/abitante giorno.

In Sardegna il 78,3% dell’approvvigionamento per uso potabile proviene principalmente da risorse superficiali (principalmente dai bacini artificiali) mentre sul territorio nazionale è prevalente il prelievo da acque sotterranee (84,8%).

Il prelievo dell’acqua per uso civile da bacini artificiali, rende più complessa e onerosa la gestione della risorsa, rispetto al prelievo da acque sotterranee (pozzi e sorgenti), in particolare dal punto di vista qualitativo, vista la necessità di effettuare dei processi di potabilizzazione. La Sardegna ha infatti la maggior quota di acqua sottoposta a trattamenti di potabilizzazione (79,8%), con valori percentuali paragonabili solo con quelli della Basilicata (79,2%) a fronte di una media nazionale pari al 28,8% rispetto al totale prelevato ad uso potabile49.

Adduzione della risorsa dai potabilizzatori ai serbatoi comunali e alle reti idriche di distribuzione alle utenze finali

Una volta potabilizzata l’acqua è trasportata attraverso i sistemi acquedottistici, così come individuati nel Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, verso i serbatoi comunali, e da questi immessa nelle reti idriche di distribuzione urbane al fine dell’erogazione alle utenze finali.

La vetustà di alcuni sistemi acquedottistici, oramai prossimi al termine del ciclo di vita utile dell'opera, le conseguenti frequenti rotture che interessano le condotte di trasporto, le perdite idriche nel sistema di distribuzione dell’acqua potabile in ambito urbano rappresentano tra le principali criticità nella gestione delle risorse idriche del Distretto idrografico della Sardegna.

Dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione solo una parte viene, infatti, effettivamente erogata alle utenze a causa delle perdite di rete. Con riferimento alle annualità 2012 e 2015, l’ISTAT ha rilevato che in Sardegna è andato disperso circa il 55% dell’acqua potabilizzata immessa nelle reti di distribuzione. Un primato negativo per la Sardegna, che registra il valore più alto fra tutte le regioni italiane, la cui media nel 2012 è stata del 37,4% e del 41,4% nel 2015. Le suddette rilevazioni hanno dato inoltre conto di valori di dispersione puntuali (comunali) del 75% e addirittura in alcuni casi pari all’85% dell’acqua potabilizzata immessa nella rete comunale. Tali livelli di dispersioni idriche nelle reti comunali, se correlati alle ricorrenti situazioni di riduzione della disponibilità idrica dai relativi sistemi idrici di approvvigionamento, hanno determinato, già nel recente passato, la necessità di programmare e adottare delle significative e urgenti azioni correttive.

Le rilevazioni ISTAT più recenti, ossia il censimento relativo alle acque per uso civile per il 2018, pur mostrando una diminuzione significativa, con un tasso di dispersione a livello regionale pari a 51,2%, indicano comunque livelli di perdite ancora elevati e superiori al valore nazionale (pari al 42%).

Sistema fognario depurativo

Negli anni si è assistito ad un lento ma costante miglioramento della qualità e del livello di copertura del servizio di raccolta, collettamento e depurazione dei reflui, attraverso la realizzazione delle infrastrutture, previste dalla Pianificazione di bacino, al servizio dei principali centri urbani e comunque degli agglomerati superiori a 2.000

48 https://www.istat.it/it/files/2020/12/StatReport-CensAcque2018.pdf

49 Ibidem.

a.e. (ambito di applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane). Una parte, comunque rilevante, del programma di intervento, afferente ai precedenti periodi programmatori, è tutt’oggi in corso di esecuzione, e vede un progressivo adeguamento delle infrastrutture depurative alle disposizioni normative in materia di tutela delle acque dall’inquinamento determinato dagli scarichi idrici.

Nel 2019, sono stati censiti 232 agglomerati di dimensione superiore a 2.000 a.e. Il. Attualmente, per 22 di questi agglomerati, la Sardegna è coinvolta nella procedura di infrazione 2014/2059 avviata dalla Commissione Europea nei confronti dell'Italia per la violazione degli obblighi derivati dalla Direttiva 91/271/CEE, e per la quale la stessa CE ha promosso, nel luglio 2019, un ricorso in Corte di Giustizia dell’Unione Europea50. Altri 8 agglomerati sono inoltre coinvolti nella procedura di infrazione 2017/2181, nell’ambito della quale la CE ha emesso, nel luglio 2019, un Parere Motivato nei confronti dell'Italia, sempre per la violazione degli obblighi derivati dalla Direttiva 91/271/CEE. Per la risoluzione di tali criticità ambientali, come detto sopra, sono stati programmati gli interventi di adeguamento e messa a norma con risorse comunitarie, statali e regionali afferenti ai precedenti cicli di programmazione, ancora oggi in corso di attuazione e, in alcuni casi, necessitanti di ulteriori apporti finanziari per il loro completamento.

Riutilizzo delle acque reflue

Il tema del riuso delle acque reflue51 affinate in Sardegna riveste crescente importanza e rilevanza, avendo come obiettivi di interesse generale sia la riduzione degli impatti qualitativi sui corpi idrici recettori del territorio regionale sia la riduzione dei prelievi di risorse idriche convenzionali, al fine della tutela quantitativa della risorsa, garantendo altresì un migliore utilizzo delle fonti in relazione agli usi. Questa pratica assume ancora maggiore valenza in considerazione delle condizioni di deficit di risorsa idrica che caratterizzano il territorio regionale. La disponibilità di una risorsa idrica alternativa derivante dalla depurazione dei reflui, da utilizzare per l’irrigazione di aree agricole oltre che del verde ricreativo-residenziale, riveste pertanto un significato strategico di interesse pubblico nell’ambito della gestione complessiva e integrata delle diverse fonti di approvvigionamento.

In ambito comunitario tale misura assumerà inoltre, nei prossimi anni, una rilevanza sempre maggiore in considerazione dell’obbligo di applicazione, a decorrere dal 26 giugno 2023, del Regolamento del Parlamento e Consiglio (UE) 2020/741 del 25 maggio 2020 recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua.

Nella Tabella 2.10 sono rappresentati alcuni indicatori significativi per il territorio regionale in tema di gestione dell’acqua.

I dati presenti in tabella evidenziano che nel 2015 le dispersioni di rete – calcolate come differenza percentuale fra volumi immessi ed erogati – ammontano al 55,6%, in aumento rispetto al 2012 (54,8%) e al 2008 (45,9%). Un primato negativo per la Sardegna, che registra il valore più alto fra tutte le regioni italiane.

Tale performance negativa è confermata anche per il 2018 dal censimento ISTAT relativo alle acque per uso civile che, pur evidenziando una diminuzione significativa, indica livelli di perdite ancora elevati e superiori al valore nazionale. In particolare, perdite uguali o superiori al 45% interessano oltre metà dei Comuni52.

50 (Causa C-668/19).

51 In merito al riutilizzo dei reflui, la specifica direttiva regionale del 2008 ha individuato 34 impianti di depurazione prioritari da destinare al recupero dei reflui per un totale di volumi annui potenzialmente disponibili stimato in circa 130 milioni di m3.

52 Dal censimento emergono altri dati significativi: il prelievo d’acqua ad uso potabile è pari 0,3 miliardi di metri cubi (3,2%), collocando la Sardegna, in misura proporzionale al territorio, dopo la Lombardia che ha il maggiore prelievo (pari a 2,8 miliardi di metri cubi), i distretti Appennino meridionale (2,3 miliardi di metri cubi; 25,2%), Appennino centrale (1,5 miliardi di metri cubi, 16,0%), Alpi orientali (1,0 miliardi di metri cubi; 11,0%), Sicilia (0,7 miliardi di metri cubi; 8,0%), Appennino settentrionale (0,6 miliardi di metri cubi; 6,4%).

Tabella 2.10. Analisi andamento di dati/indicatori significativi per il tema “Gestione dell’acqua” – 2008-2019 da depurazione (percentuale sul

numero di abitanti) 62,7 - - - 61,4 - - 58,8 - - - - 56,7 59,6

SDG 6.1.1 - Percentuale di popolazione servita da acqua potabile gestita in modo sicuro Acqua erogata pro capite

(litri/abitante/giorno) 239,0 - - - 221,0 - - 201,0 - - - - 201,0 220,0

Famiglie che non si fidano di bere

l'acqua del rubinetto (%) - - 49,8 53,4 51,2 55,3 53,3 60,3 63,0 54,8 48,5 59,9 39,9 29,0

Famiglie che lamentano irregolarità

nell'erogazione di acqua (%) - - 10,8 9,3 9,6 13,0 15,5 21,1 13,4 12,5 17,6 14,70 16,6 8,6

SDG 6.3.1 - Percentuale di flussi di acque reflue urbane e industriali trattate in modo sicuro

Trattamento delle acque reflue (%) 62,7 - - - 61,4 - - 58,8 - - - - 56,7 59,6

SDG 6.3.2 - Percentuale di corpi idrici con una buona qualità ambientale Coste marine balneabili (Istat,

Elaborazione su dati Ministero della

salute, %) - - - - - 61,4 61,4 61,3 65,0 64,9 64,7 - 67,0 66,5

SDG 6.4.1 - Variazione dell'efficienza dell'uso della risorsa idrica nel tempo Efficienza delle reti di distribuzione

dell'acqua potabile (Istat, %) 54,1 - - - 45,2 - - 44,4 - - - - 52,1 58,6

SDG 6.4.2 - Livello di stress idrico: Utilizzo di acqua dolce come una parte delle risorse di acqua dolce disponibili Prelievi di acqua per uso potabile

(Milioni di m3) 297,9 - - - 330,0 - - 312,5 - - - - 3.423,2 9.476,5

Fonti: ISTAT- DPS: “Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo” ISTAT “Indicatori per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”

In tema di qualità di corpi idrici, l’indicatore globale “SDG 6.3.2 - Percentuale di corpi idrici con una buona qualità ambientale”, mostra una percentuale di coste balneabili in linea con i dati dell’Italia e del Mezzogiorno, e una elevata qualità ecologica sul totale dei corpi idrici delle acque superficiali (fiumi e laghi). Tra i 503 corpi idrici fluviali classificati, l’80 % risulta in stato ecologico buono, il 14 % in stato ecologico sufficiente, il 5,5 % in stato ecologico scarso e lo 0,5

% in stato ecologico cattivo mentre nessuno si trova in stato elevato54. Il confronto positivo con il resto d’Italia si conferma in termini di stato qualitativo e chimico delle acque sotterranee, dove però i dati i Tabella si riferiscono solo al 2016.

53 L’anno di riferimento qui considerato per il Mezzogiorno e l’Italia è l’ultimo disponibile e commentato anche per la Sardegna.

54 Fonte Piano di Gestione del Distretto idrografico della Sardegna - Terzo ciclo di pianificazione 2021

Principali linee strategiche proposte nei documenti di indirizzo comunitari, nazionali e regionali

In tutti gli strumenti di indirizzo strategico si sottolinea l’importanza della pianificazione per la tutela e per il risanamento della risorsa idrica nonché la razionalizzazione dell’uso dell’acqua. In particolare, affrontare il problema dell'accesso all'acqua, del suo riutilizzo e trattamento, dell'acqua potabile e delle perdite di acqua è la priorità evidenziata dall’UE per l’Italia nel Country Report. Tali indicazioni sono accolte dal Documento preparatorio all’AP, dove si auspica il miglioramento del Servizio Idrico Integrato (SII) in tutti i segmenti della filiera, in particolare negli agglomerati dove sono in corso procedure di infrazione.

La Regione Sardegna si è dotata nel corso degli anni di numerosi strumenti di pianificazione e gestione del patrimonio idrico a diversi livelli, il PRS si pone in tal senso come obiettivo il “Riordino della governance delle risorse idriche, in termini di pianificazione e competenze”. Sul piano strategico le priorità individuate sono in linea con quelle nazionale e della Unione.

Nel Documento preliminare SRSvS sono definiti i seguenti obiettivi strategici, collegati alla gestione sostenibile dell’acqua:

 Promuovere il benessere e la salute umana correlati al risanamento ambientale di suolo, aria e acqua (O_V4)

 Ridurre l’esposizione e migliorare la gestione del rischio siccità e ondate di calore (O_V10).

A conclusione della disamina qui proposta si inquadrano più nel dettaglio le priorità che la Regione sta delineando, anche attraverso i documenti di programmazione e di indirizzo ad oggi emanati.

Con riferimento agli esiti dell’analisi di contesto relativamente al sistema della potabilizzazione, si registra una sempre più stringente necessità di adeguamento e ammodernamento dei potabilizzatori al fine di garantire la massima sicurezza in termini di approvvigionamento quali-quantitativo della risorsa a uso potabile, anche in relazione alla conformità dell’acqua erogata ai parametri di qualità previsti dalla nuova direttiva europea sulle acque potabili del 2020.

Al fine di ridurre le dispersioni della risorsa idrica, è necessario garantire ulteriori e rilevanti interventi sul sistema di adduzione, trasporto e distribuzione, con l’obiettivo sia della graduale e significativa riduzione delle perdite sia del mantenimento della continuità del servizio, tramite la minimizzazione delle interruzioni nell’erogazione.

Tali interventi, in sostanziale continuità con quanto previsto nei precedenti cicli di programmazione dei fondi destinati alla politica di coesione e con i relativi obiettivi, garantirebbero una più ampia attuazione del piano d’azione per l’efficientamento nella distribuzione dell'acqua per il consumo umano, i cui criteri, obiettivi e

Tali interventi, in sostanziale continuità con quanto previsto nei precedenti cicli di programmazione dei fondi destinati alla politica di coesione e con i relativi obiettivi, garantirebbero una più ampia attuazione del piano d’azione per l’efficientamento nella distribuzione dell'acqua per il consumo umano, i cui criteri, obiettivi e

Nel documento CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA (pagine 89-97)