• Non ci sono risultati.

Ricerca, Innovazione

Nel documento CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA (pagine 53-59)

2. IL SISTEMA REGIONALE: ANALISI DI CONTESTO E INDIRIZZI STRATEGICI

2.2. L’Analisi per Obiettivo Strategico

2.2.1.1. Ricerca, Innovazione

Le serie storiche degli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo quantificati nella banca dati ISTAT – DPS, adottati per la sorveglianza dei risultati degli obiettivi tematici dell’Accordo di Partenariato 2014-20, verranno di seguito illustrate per valutare l’andamento della Ricerca e dell’Innovazione in Sardegna nel periodo 2008-2019.

L’esame dei dati riguardanti la capacità di rafforzamento del sistema innovativo regionale consente di valutare la tendenza della spesa, nelle componenti pubblica e privata, mobilitata per la ricerca in Sardegna. Nell’arco temporale 2008-18 la “spesa in R&S” fa registrare un generale miglioramento delle variabili esaminate con la sola eccezione di una lieve flessione nel 2017 rispetto all’anno precedente. A fronte però di una significativa crescita della componente pubblica della spesa in ricerca, la spesa privata aumenta ad un ritmo più lento, collocando la Sardegna in una posizione di ritardo tra le regioni del Sud; nel 2018 la spesa del settore privato nell’Isola pari allo 0,12% del PIL mentre nel Mezzogiorno ammonta allo 0,39%.

Va qui ricordato che “Potenziare la ricerca scientifica, promuovere le capacità tecnologiche dei settori, incoraggiando, entro il 2030, l'innovazione e aumentando in modo sostanziale il numero dei lavoratori dei settori ricerca e sviluppo” è uno dei Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Goal 9.5). Gli indicatori scelti per valutare il grado di avvicinamento ai target dell’Agenda ONU, che sono riportati nella tabella, sono “l’intensità della ricerca (spesa in

% del PIL)” (SDG 9.5.1.) e i “ricercatori per abitante” (SDG 9.5.2).

Tabella 2.5. Analisi andamento dei dati/indicatori significativi per il tema R&S e innovazione – 2008-2019 Indicatore

Sardegna

Mezzo- giorno Italia14 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Ricercatori occupati nelle imprese sul totale degli

addetti (%) - - 0,04 0,05 0,05 0,04 0,06 0,10 0,13 0,18 0,19 - 0,33 0,56

Imprese che hanno svolto attività R&S in collaborazione con soggetti esterni (%)

- - 56,76 57,14 66,67 72,38 65,95 55,10 42,23 50,00 44,19 - 42,2 31,78

Spesa totale per R&S in

% sul PIL (a prezzi

correnti) (%) 0,59 0,67 0,69 0,77 0,74 0,78 0,77 0,82 0,85 0,77 0,82 - 0,93 1,42

Spese in R&S della PA e

dell'Università sul PIL (%) 0,52 0,60 0,63 0,72 0,69 0,74 0,72 0,73 0,72 0,67 0,69 - 0,54 0,50 Spesa per R&S del

settore privato in % sul

PIL (a prezzi correnti) (%) 0,07 0,07 0,05 0,05 0,05 0,04 0,05 0,10 0,13 0,11 0,12 - 0,39 0,92 Addetti alla ricerca e

sviluppo (unità espresse

in ETP x 1000 ab) 1,84 1,89 1,89 2,24 2,34 2,27 2,29 2,61 2,31 1,77 1,72 - 2,18 5,03

14 L’anno di riferimento qui considerato per il Mezzogiorno e l’Italia è l’ultimo disponibile e commentato anche per la Sardegna

Indicatore

SDG 9.5.1 - Spese in ricerca e sviluppo in percentuale rispetto al PIL Intensità di ricerca Spesa

Fonti: ISTAT-DPS: “Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo”; ISTAT: “Indicatori per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

In particolare, l’aumento della spesa totale in Ricerca e Sviluppo rappresenta uno dei traguardi fissati dall’Agenda ONU 2030 per poter concorrere allo sviluppo sostenibile dei territori europei. Il Goal 9.5, infatti, stabilisce quale target al 2030 di raggiungere un’intensità di ricerca pari al 3% del PIL.

La Sardegna, pur mostrando una tendenza di crescita della spesa in Ricerca nel periodo considerato, si posiziona ancora lontano dal target fissato al 2030. Se si ipotizza che il tasso di variazione medio annuale pari tra il 2008 e il 2018 al 3,21% rimanga costante anche nell’arco temporale che ci separa dal 2030, il livello che la Sardegna riuscirebbe a conseguire sarebbe dell’1,18%, collocandosi in una posizione ancora inferiore al valore attualmente

15 Dato per il Mezzogiorno relativo all’anno 2018

16 Dato riferito al triennio 2016-2018

17 Ibidem

registrato dall’Italia nel suo complesso pari a 1,3. La crescita della propensione ad investire in ricerca dovrà pertanto rappresentare una priorità strategica fondamentale per la Sardegna.

Nel quinquennio 2013-2018, per il quale sono disponibili dati relativi alla percentuale di “imprese che hanno svolto R&I utilizzando infrastrutture e altri servizi da soggetti pubblici o privati sul totale delle imprese con attività di R&S intra- muros”, si rileva – anche se con riferimento ad un universo poco numeroso – che la quota di imprese che si è servita di strutture e servizi esterni all'azienda ha registrato un aumento nel periodo del 43%, attestandosi nel 2018 al 32,56%, valore pressoché pari a quello del Mezzogiorno e superiore a quello nazionale (30,3%). Il dato denota una tendenza alla crescita della propensione delle imprese sarde a realizzare attività di ricerca anche facendo rete con il mondo della conoscenza, in particolare ricorrendo a servizi e strutture esterne create in larga parte dall’azione regionale, che ha promosso in passato l’attività di centri e Università in grado di offrire i propri servizi alle aziende regionali non dotate di infrastrutture adeguate.

L’efficacia propulsiva dell’azione regionale nella promozione complessiva delle attività di ricerca è stata agevolata, in certa misura, dal ruolo territoriale svolto dalle Università regionali, dai Centri di Ricerca del sistema regionale e dagli Enti pubblici di ricerca operanti sul nostro territorio che negli anni hanno raggiunto elevati livelli di eccellenza oltre che nelle attività didattiche e di divulgazione anche nella sperimentazione di progettualità specifiche e nello stimolo all’innovazione e allo sviluppo socio-economico.

In tema di promozione della ricerca rileva evidenziare inoltre, il ruolo svolto dall’Agenzia Regionale Sardegna Ricerche, vero e proprio volano di iniziative realizzate sia direttamente, attraverso la delega e il coordinamento della Regione, sia indirettamente, attraverso il coordinamento e l’impulso dei Centri di Ricerca facenti parte del sistema delle partecipate regionali (CRS4, Porte Conte Ricerche, International Marine Centre,) coordinati dalla stessa Sardegna Ricerche.

Il ruolo di Coordinamento e Promozione della Regione, combinato a quello dei due Atenei e dei Centri di Ricerca, nel corso del tempo, si è evoluto, anche grazie alle presenza di players nazionali ed internazionali coinvolti in progettualità e sperimentazioni specifiche, in un vero e proprio ecosistema della ricerca in grado di promuovere efficaci ed efficienti collaborazioni tra ricerca pubblica e privata oltre a stimolare la nascita di start- up innovative e fertilizzare nuovi ambiti di innovazione.

Un’altra prospettiva dalla quale esaminare il fenomeno è offerta da un’elaborazione condotta dal servizio statistico regionale sui dati Istat del censimento permanente delle imprese - sezione Innovazione e Piattaforme digitali. A tale riguardo si evidenzia che le imprese con 3 e più addetti ammontano in Sardegna a circa 24.000 unità e che 399 di queste hanno acquisito servizi di innovazione dall’esterno; si registra quindi un’incidenza nel 2018 dell’1,7%, in questo caso inferiore al dato nazionale del 3,7%. Questo indicatore sconta verosimilmente il fattore dimensionale del sistema delle imprese sarde, fortemente sbilanciato dal lato delle micro e piccole imprese, generalmente meno coinvolte in attività di ricerca.

Focalizzando l’attenzione sulle ricadute occupazionali delle attività di ricerca, il peso degli Addetti alla R&S mostra una flessione del 6,7% nel periodo in esame; il dato per la Sardegna, che si attesta nel 2018 a 1,72 (per mille abitanti), è ancora fortemente inferiore a quello del Mezzogiorno (2,2) e pari a 1/3 del valore dell’Italia nel suo complesso.

Se si osservano gli indici in grado di fotografare l’incremento dell’attività di innovazione delle imprese, si evidenzia come l’incidenza dei ricercatori occupati nelle imprese in rapporto al totale degli addetti cresca tra il 2010 e il 2018 dallo 0,04 allo 0,19, collocandosi tuttavia su livelli ancora modesti rispetto al resto del Mezzogiorno (0,33 nel 2018); il trend è invece negativo per il valore percentuale delle attività collaborative tra imprese e soggetti esterni, che aumenta tra il 2011 e il 2013 di oltre 15 punti percentuali ma si attesta nel 2018 su un livello inferiore a quello del 2010 (44,2%% contro 56,76%). Le difficoltà del sistema regionale della

ricerca, in tema di assorbimento del capitale altamente qualificato, oltre ad una performance modesta rispetto al trend di assorbimento degli addetti nelle imprese, manifesta una crescente tendenza al brain drain, causato oltre che da limitate opportunità, da sfavorevoli condizioni economico-ambientali. Gli effetti negativi di tale tendenza sono acuiti dalla bassa capacità del sistema della ricerca regionale di attrarre ricercatori esterni anche per l’assenza di programmi specifici sul modello delle borse Marie Curie o degli EIC Grants. Il quadro è completato dalla scarsa capacità delle politiche di promozione dell’innovazione nel valorizzare e creare reali opportunità per le figure intermedie qualificate.

La facoltà del sistema di tradurre in innovazione e applicazioni per le imprese i risultati della ricerca, potenziando l’incidenza di specializzazioni in perimetri innovativi ad alta intensità di conoscenza, mostra una buona performance ma sembrerebbe parallelamente riscontrarsi una bassa capacità di internalizzare e sostenere nel tempo l’innovazione.

Infatti, a fronte di un tasso di natalità delle imprese ad alta intensità tecnologica, che aumenta del 18,8%, e di un tasso di innovazione del sistema produttivo (espresso dalla percentuale delle imprese con più di 10 addetti che hanno introdotto innovazioni di prodotto o processo) anch’esso in crescita (con un aumento del 77% nel biennio 2016-2018 rispetto al 13% del periodo 2014-2016), il tasso di sopravvivenza a tre anni di questa classe di imprese è pari nel 2018 al 52%, evidenziando un trend negativo a partire dal 2008, con una flessione di oltre 13 punti percentuali.

Come corollario della modesta capacità di promuovere nuovi mercati per l’innovazione e orientarsi ad una specializzazione produttiva nei settori ad alta tecnologia, si sottolinea l’andamento della “quota degli addetti nei settori ad alta intensità di conoscenza”, che resta costante nel periodo in esame nonché il dato in flessione degli “occupati nei settori manifatturieri ad alta intensità tecnologica” e dei “laureati in discipline connesse alla scienza e alla tecnologia”. Analogamente, l’indicatore di intensità brevettuale, per il quale sono disponibili dati relativi al quadriennio 2008-2012, mostra valori in decremento di oltre 10 punti percentuali, facendo registrare per il 2012 un dato del 5,7% a fronte di una migliore performance del Mezzogiorno, che si attesta all’8,56%.

Infine, va rilevato che nel report 2019 del “Regional Innovation Scoreboard,18 - (RIS)” la Sardegna figura con il ruolo di “innovatore moderato [-] (meno)”, ovvero al livello più basso della classe dei “moderati”. Il RIS sintetizza la performance delle diverse regioni europee in tema di ricerca e innovazione, attraverso un numero indice dato dalla media ponderata di una serie di indicatori rappresentativi. La Sardegna, nell’ambito dei

“performance group” si colloca, insieme alla Calabria, all’ultimo posto tra le Regioni italiane, registrando un valore dell’indice sintetico di 51,1 (fatta pari a 100 la media UE) a fronte di livelli superiori delle altre Regioni del Mezzogiorno (la Puglia fa rilevare un valore di 61,2, la Sicilia 56,5, la Basilicata 62,7, la Campania 63,3 e, infine, il Molise 57,4).

Principali linee strategiche proposte nei documenti di indirizzo comunitari, nazionali e regionali

Un importante elemento guida per definire le linee di intervento dei Fondi Strutturali, e in particolare le azioni rivolte all’innovazione e al trasferimento tecnologico, è costituito dalla Smart Specialisation Strategy regionale (S3) che assume un ruolo centrale sia per la maggiore ampiezza dell’Obiettivo di Policy “un’Europa più competitiva e intelligente” cui la S3 si riferisce, sia per le risorse dedicate a tale obiettivo.

18 L’indicatore Regional Innovation Scoreboard della CE per tutte le regioni dell’UE è una sintesi di 17 indicatori elementari (tra i quali a titolo indicativo: livello di spesa in R&I per settore, formazione continua, pubblicazioni scientifiche, popolazione con livello di educazione terziaria, collaborazioni di imprese innovative con altri soggetti, occupazione nell’impresa manifatturiera ad alta intensità di conoscenza ecc.) che sintetizza il livello raggiunto in rapporto alla situazione media in Europa e permette di collocare la posizione di ciascuna regione nella graduatoria.

Dall‘analisi condivisa con gli stakeholder dell‘innovazione facenti parte della cosiddetta quadrupla elica (PA, Università e centri di ricerca, imprese e società civile) sono emersi alcuni settori di punta, dette aree di specializzazione, che per la Sardegna sono: ICT, Reti intelligenti per la gestione efficiente dell’energia, Agroindustria, Aerospazio, Biomedicina, Turismo, Cultura e Ambiente. Tutte le aree di specializzazione dovranno caratterizzarsi per essere funzionali al concetto di economia circolare e di sostenibilità ambientale.

L’aggiornamento di questa visione in chiave 2021-27 potrà avvalersi di alcuni criteri chiave:

1. analisi aggiornata degli ostacoli alla diffusione dell'innovazione, compresa la digitalizzazione;

2. esistenza di istituzioni o organismi nazionali/regionali competenti responsabili per la gestione della strategia di specializzazione;

3. strumenti di sorveglianza e valutazione volti a misurare la performance rispetto agli obiettivi della strategia attraverso il Sistema Nazionale di Monitoraggio (SNM) e il sistema di Gestione della conoscenza sulla S3 regionale;

4. efficace funzionamento del processo di scoperta imprenditoriale il processo di interlocuzione continua con rappresentanti del mondo dell’impresa, dell’università e della ricerca, rappresentanti delle istituzioni e della società civile;

5. azioni necessarie a migliorare i sistemi nazionali o regionali di ricerca e innovazione con un efficace raccordo tra il piano regionale per la ricerca e il Piano Nazionale della Ricerca 21/27 che assegna un ruolo ai cluster tecnologici nazionali;

6. azioni per gestire la transizione industriale sui temi di industria 4.0, della digitalizzazione, della qualificazione del capitale umano e della transizione verde;

7. misure per la collaborazione internazionale nell’ambito delle tre Piattaforme promosse dal JRC (Agrifood, Energy e Industrial Modernisation) e della European Cluster Collaboration Platform.

In base all’analisi di contesto sviluppata per l’ambito della ricerca e dell’innovazione, è possibile trarre indicazione di quali siano le fondamentali esigenze di crescita del comparto avvertite dalla Regione Sardegna:

favorire le collaborazioni e i progetti di rete tra mondo imprenditoriale e circuito della conoscenza (Università, delle imprese e del sistema regionale della ricerca in cluster innovativi di livello nazionale e internazionale nelle Aree di Specializzazione regionale (AdSr) e nelle piattaforme europee del JRC) rafforzando, nel contempo, l’ecosistema regionale della ricerca;

accrescere la spesa in ricerca, soprattutto del settore privato, e investire nelle competenze per l’innovazione, anche grazie alla buona disponibilità e varietà di fonti di finanziamento pubblico destinate alla R&S (comunitarie e nazionali);

promuovere lo sviluppo di iniziative progettuali e lo sviluppo di infrastrutture per la ricerca, in grado di migliorare l’attrattività del territorio regionale per ricercatori di livello internazionale stimolando, nel contempo, la permanenza del capitale umano altamente qualificato e quindi scoraggiando fenomeni di brain drain;

valorizzare le peculiarità endemiche geo-ambientali utili alla sperimentazione di nuove tecnologie in campo energetico, biomedicale, delle telecomunicazioni.

Tale indirizzo è anche quello che il Country Report 2019 ha raccomandato per l’Italia nel suo complesso. In particolare, sottolineando il livello ancora insoddisfacente rispetto alla Media UE della spesa per R&S in Italia

e la caratteristica di innovatore moderato del nostro Paese, viene considerata quale priorità strategica il rafforzamento delle capacità di ricerca e innovazione e la diffusione di tecnologie avanzate, in linea con le strategie nazionali e regionali di specializzazione intelligente.

Il Country Report indica quindi alcune scelte di investimento altamente prioritarie: (i) crescita della platea e della dimensione delle imprese innovative nei settori ad alta intensità di conoscenza con il maggiore potenziale di crescita; (ii) promozione di scambi di conoscenze tra organismi di ricerca e imprese, specie le PMI innovative, in particolare attraverso partenariati collaborativi e formazioni; (iii) sostegno ai servizi innovativi per gli organismi di ricerca e le imprese che cooperano al fine di trasformare nuove idee in imprese innovative sostenibili dal punto di vista commerciale.

Il documento preliminare alla stesura dell’AP per l’Italia, sul quale è in atto il dialogo con la Commissione, accoglie le raccomandazioni UE individuando quali prioritarie per la strategia di rafforzamento della R&S e dell’innovazione, sia iniziative in grado di favorire le partnership pubblico-privato e lo scambio di conoscenze, creando luoghi e occasioni di incontro tra attori del processo di innovazione, sia ogni misura in grado di facilitare l’accesso delle micro e piccole imprese alle risorse e ai servizi avanzati con particolare riguardo alla fase di traduzione di nuove idee in prodotti e servizi sostenibili dal punto di vista commerciale.

Un'altra direttrice di sviluppo considerata essenziale dall’AP riguarda la necessità di rendere attrattivi i contesti produttivi e imprenditoriali per i soggetti portatori di innovazione. Agiscono in tal senso le politiche mirate ad accrescere il numero e la dimensione delle imprese altamente tecnologiche con maggiori potenziali di crescita, promuovere l’attrazione di investimenti esteri, favorire la nascita di start up innovative e accrescere il capitale umano attraverso la qualificazione, la formazione e l’attrazione di risorse dall’esterno.

Come accennato, il Goal 9.5 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile suggerisce di potenziare la ricerca scientifica, promuovere le capacità tecnologiche dei settori entro il 2030[..].

Il Documento preliminare SRSvS assume questo Goal definendo tre obiettivi strategici in linea con os 1.i)

“Ricerca e Innovazione”:

 Rafforzare l’efficienza amministrativa e il dialogo tra istituzioni, cittadini e stakeholders (O_I1);

 Facilitare i processi di innovazione organizzativi e di prodotto sostenibili e competitivi nelle imprese (O_I2);

 Favorire la connessione fra imprese, centri di ricerca e istruzione superiore (O_I3).

Il PRS, nella sezione dedicata all’“Identità economica” della Sardegna, sottolinea come la leva fondamentale per accrescere i vantaggi competitivi nel nostro territorio e innescare un processo virtuoso di sviluppo duraturo e sostenibile sia rappresentata dall’investimento in ricerca, innovazione e capitale umano. Prioritario sarà pertanto agire sulla filiera che collega la ricerca applicata al mercato, aumentando in generale la capacità e la propensione del sistema ad investire nell’innovazione dei processi e dei prodotti e determinando per i prodotti e servizi sardi la capacità di intercettare la domanda di segmenti di mercato ad elevato valore aggiunto.

Il Documento di posizionamento della Regione Autonoma della Sardegna in materia di Pianificazione dello Spazio Marittimo prevede con riferimento a questo Goal tre obiettivi specifici in linea con os 1.i) – “Ricerca e Innovazione”:

 Promuovere la produzione scientifica su tematiche inerenti all’economia del mare e alla tutela e salvaguardia dell’ambiente marino;

 Favorire la ricerca e le attività operanti nel settore della biotecnologia blu applicata all’industria farmaceutica e non;

 Aumentare, promuovere e valorizzare le produzioni lagunari peculiari della Sardegna.

Sostenere azioni di Procurement dell’innovazione per rafforzare e qualificare in tali pubbliche amministrazioni il ricorso, attraverso gli appalti di ricerca e sviluppo, a tecnologie innovative al servizio della valorizzazione del patrimonio marittimo nelle sue declinazioni ambientale ed economica.

Per il conseguimento degli obiettivi specifici si propone di promuovere la creazione di un Distretto Tecnologico del Mare inteso come sistema integrato capace di implementare le attività di ricerca e uno sviluppo imprenditoriale nel settore, sostenibile in termini ambientali e socioeconomici, diventando punto di incontro tra domanda e offerta scientifica e tecnologica tra imprese e sistema della ricerca. Il Distretto dovrà promuovere attività di ricerca scientifica, sviluppare progetti innovativi a tutela dell’ambiente marino e al contempo avviare processi di trasferimento tecnologico tra Università, Centri di ricerca pubblici e privati e imprese nei diversi settori di interesse, ivi compreso il settore della cantieristica nautica e delle imbarcazioni di lusso.

All’interno del Distretto, in sinergia con le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico, andranno promosse attività di alta formazione e specializzazione, finalizzate alla qualificazione ed al rafforzamento del capitale umano nel settore della nautica e degli altri settori della Blue Growth.

Il Distretto dovrà essere il nodo territoriale del network nazionale e internazionale formato dai distretti tecnologici nel contesto della Piattaforma tecnologica nazionale marittima.

Nel corso della Programmazione 2014-2020, l’importante sperimentazione dei Progetti Complessi ha consentito di raggiungere ambiti di ricerca di eccellenza nei domini della S3 regionale (i.e. ICT, Aerospazio e Biomedicina, Agroindustria) con importanti risultati che confermano l’efficacia di questa specifica modalità di intervento.

Il PRS in proposito, evidenzia come le aree di specializzazione attualmente individuate dalla Strategia di specializzazione Intelligente regionale – S3 (ICT, Reti intelligenti per la gestione efficiente dell’energia, Agroindustria, Aerospazio, Biomedicina, Turismo, Cultura e Ambiente) avranno anche nel prossimo ciclo di programmazione comunitaria il ruolo di mettere in collegamento il patrimonio di conoscenze e infrastrutture tecnologiche presenti nei centri di ricerca e nelle imprese per conseguire obiettivi di sviluppo economico e sociale durevoli.

2.2.1.2. Competitività, Imprenditorialità e competenze per la Specializzazione Intelligente

Nel documento CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA (pagine 53-59)