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Nella traduzione letteraria è ammesso, implicitamente, un buon margine di libertà a livello di resa del prototesto: sebbene io abbia operato seguendo delle scelte atte a non alterare il testo d’origine, è chiaro che a fronte delle differenze sostanziali delle due lingue si debba intervenire in maniera efficace e corretta sulla resa del metatesto. La presenza del residuo è considerabile quasi inevitabile nella traduzione di un testo letterario. Il problema traduttivo non si nasconde solamente nella resa del lessico, ma anche nell’impostazione della lingua a livello sociologico e morfologico: è proprio attraverso il canale linguistico, infatti, che si agisce nell’espressione della realtà del metatesto. Adottando strategie preventive quali la stesura di una prefazione e l’inserimento di note esplicative, ho potuto mettere a punto un testo che può essere letto ed apprezzato da tutti senza rinunciare alla cura filologica del prototesto (Osimo, 2004:125):

高加林解嘲地说:“时间更多了!不是有一个诗叫做《孤独的开拓者》说:‘我们用镢头在大地上 写下了无数的诗行’吗?”

“C’ho ‘n sacco de tempo! Non fu pe’ caso ‘n poeta che scrisse ‘Con la punta della zappa si scrivono sulla

terra versi poetici’?”, replicò Jialin.

In questo caso, è stata omessa la traduzione del titolo della poesiaGudu de kaituozhe 孤独的 开拓者 per rendere la resa il più vicino possibile all’italiano e, soprattutto, al romanesco: non è raro, infatti, l’uso della frase “come dice ‘r poeta” o “nun è ‘n poeta che ha detto” prima di una battuta o di un insulto. Questa scelta, tuttavia, è stata compensata dall’aggiunta della seguente nota a piè di pagina: “Da un verso del poema estetico Gudu de kaituozhe ‘孤独的开拓者’ (‘Il pioniere solitario’).” Non tenendo conto del esempio precedentemente analizzato, devo constatare che i miei interventi di omissione nel testo, a parte per qualche piccolo accorgimento lessicale ininfluente a livello traduttivo e culturale (l’eliminazione di ripetizioni o di sezioni ridondanti ecc.), non hanno mai intaccato i contenuti comunicati originariamente dall’autore. Le uniche modifiche che possono essere prese in considerazione, infatti, sono state attuate a livello morfologico e di riadattamento dei periodi e sono già state analizzate in precedenza.

Conclusioni

La traduzione di un intero romanzo per un traduttore implica un coinvolgimento totale nella storia che si propone al lettore del testo d’arrivo. Il percorso che ho dovuto intraprendere in questo anno di preparazione è stato stimolante e impegnativo, sia nella redazione dell’intero lavoro di tesi che nel processo di lettura del prototesto.

Nel periodo di preparazione del seguente lavoro di tesi ho incentrato tutti i miei sforzi nel tentativo di coinvolgere un possibile lettore nella vera essenza del testo: tutte le sfumature romantiche, realiste, idilliche e tragiche che permeano le gesta dei protagonisti della storia sono frutto di un attento lavoro di trasmissione del messaggio che Lu Yao vuole veicolare attraverso Vita.

È da questa volontà primaria di comunicazione che entra in gioco il dialetto: la lingua nella lingua che, sin dagli albori, ha caratterizzato l’eredità culturale dei popoli in termini di tradizioni, storia e carattere di una determinata area geografica. A partire da questa premessa, dopo aver intravisto la possibilità di utilizzare il mio vernacolo per tradurre un altro linguaggio, mi sono messo al lavoro con l’obiettivo di trasmettere l’espressività di entrambi i mondi senza tabuizzare in alcun modo il linguaggio.

Il rispetto per i dialetti mi ha spinto a dare il meglio di me sia nell’espressione che nella spiegazione delle scelte traduttive, opportunamente segnalate nel capitolo ‘R Romano e ‘a parolaccia. Le analisi del commento traduttologico sono figlie di questa scelta di cui, onestamente, vado molto fiero. In questa tesi di laurea non c’è solamente un lavoro di mera accademia ma una parte di me, di Roma e della Cina stessa: c’è tutta una vita, la Vita che Lu Yao ci ha voluto raccontare attraverso questo racconto.

I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto. (Libero Bovio cit. in De Falco, 2007: 13)

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