I. 6.3 ‘Abd Rabbuh Mansur Hadi
II.1 Il panorama mediatico arabo
II.1.1 Il giornalismo arabo: nascita e sviluppo
L’uso della lingua araba caratterizzò lo scambio d’informazioni fin dall’epoca preislamica, quando le notizie erano diffuse e condivise all’interno del suq88
, nel quale il dialogo, connaturato all’interazione tra élites, divenne atto fondante e specifico di una lingua letteraria, di stile alto. La «cultura della lingua»89, in cui la parola scritta è portatrice di una valenza simbolica molto forte, rimase una componente essenziale della notizia di cui il nascente giornalismo arabo si fece portatore90.
Tuttavia, proprio a causa delle sue potenzialità, la lingua della notizia fu sempre strumentalizzata da parte delle grandi potenze colonizzatrici, a partire dall’invasione napoleonica in Egitto nel 1798, quando i caratteri mobili furono introdotti nel mondo arabo e nacque il giornalismo inteso in senso moderno91, poi nel corso dell’occupazione turco- ottomana, infine durante l’occupazione delle grandi potenze coloniali europee.
I turchi-ottomani in Egitto furono i primi ad imporre il proprio dominio sull’informazione, al fine di diffondere comunicati all’interno dell’Impero: nella rete gerarchizzata
88 Augusto Valeriani, Il giornalismo arabo, Roma: Carocci Editore, 2005, 10. 89
Ibid.
90
Ibid., 10-12.
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dell’amministrazione locale, la comunicazione tra le diverse aree geografiche era appannaggio degli agenti governativi92.
In seguito alla disgregazione del grande malato d’Europa, le potenze occidentali stabilirono il proprio controllo sul Medio Oriente, dominando la stampa e utilizzandola soprattutto come strumento di propaganda coloniale. Tuttavia, imponendosi nel paesaggio mediatico, le potenze coloniali diedero impulso alla circolazione dell’informazione e della contro-informazione e permisero così la nascita di un giornalismo politicizzato. Esso fu però comunque sottoposto alla censura, tanto da parte delle potenze europee, che durante il primo Dopoguerra adottarono un atteggiamento ancor più rigido nei confronti della stampa, quanto dai governatori locali; questo controllo, esercitato su due fronti, privò così la stampa araba della sua forza iniziale.
La chiusura della libertà di espressione si rafforzò ulteriormente con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e, dopo la sua conclusione e con la formazione dei moderni stati- nazione, si approfondì sotto un nuovo tipo di dominio, improntato alla propaganda di carattere interno, a sostegno delle personalità politiche che salirono al potere in modo autoritario, spesso tramite colpi di stato, e riuscirono ad ottenere il favore dell’opinione pubblica attraverso la coercizione esercitata nei confronti della stampa.
Il vigore conferito al giornalismo da parte dei governi post-coloniali, dovuto al loro intento di diffondere l’immagine della modernità propria della propaganda nazionalistica, permise lo sviluppo dell’editoria e dei nuovi media, grazie ai quali la notizia viaggiava su scala transnazionale; la popolazione sempre più desiderosa di informazioni poté così aggirare l’ostacolo della censura93
. In questo periodo storico, inoltre, le trasmissioni radio videro ampia diffusione e, se da un lato esse portarono ad una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dall’altro vennero particolarmente strumentalizzate da parte dei governi:
Boyd observed that radio broadcasting was used as a particular mobilization tool by president Nasser, as well as by leaders of republican governments in Lybia, Iraq, Syria and Yemen. As a government institution, radio broadcasting was meant to propagate official government news and news to audiences as part of national development strategies. It was noted that radio broadcasting carried news casts,
92 Si trattava della pubblicazione di periodici dal carattere di bollettini informativi, stampati sia in turco che in
arabo. Tuttavia, la nascita delle prime testate è dovuta soprattutto al finanziamento privato, in particolare in Egitto, il quale,nel corso del XVII e XIX secolo, divenne leader nel campo dei media arabi;tale posizione durerà finoall’embargo che i paesi arabi gli imposero nel 1979, in seguito alla firma del trattato di Camp David. Cfr. Valeriani, Il giornalismo arabo, 13.
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cultural programs, family shows, religious content and entertainment to attract audiences. It was a government monopoly in the Arab world in the post-colonial era, its sphere was dominated by state views.94
Valeriani95, basandosi sulla classificazione del sistema del giornalismo post-coloniale operata da Rugh, lo suddivide in quattro categorie, le quali forniscono un quadro generale delle differenti declinazioni dell’autoritarismo nell’ambiente mediatico arabo96
: (1) la stampa in divisa, propria di Siria, Libia, Sudan e Iraq, dove i regimi militari imposero alla stampa di sostenere la retorica del regime; (2) la stampa di corte, la quale in paesi come Arabia Saudita, Bahrain, Qatar, Oman, Emirati Arabi Uniti e Palestina, non fu mai in contraddizione con il sistema interno agli stati; (3) la stampa illusa e frustrata, caratteristica degli stati come Egitto, Giordania, Tunisia e Algeria, dove una relativa libertà di espressione, pur essendo concessa, era sottoposta a continue repressioni e resa difficoltosa dai governi che, parzialmente, la controllavano; (4) le oasi di libertà, in cui una tradizione democratica si rifletté in una stampa libera e plurale finché questa non venne soffocata dal conflitto, come accade in Libano dopo la guerra civile del 1976 e in Kuwait in seguito all’invasione del 1990, dopo la quale orientò l’attenzione mediatica principalmente al monitoraggio della situazione interna.
La varietà di questi tipi di stampa si configura dunque come la precisa volontà da parte dei nuovi stati-nazione di portare avanti un progetto di modernizzazione e unificazione, in cui il ruolo dei media è paradigmatico delle trasformazioni o transizioni socio-economiche e culturali. La stampa, grazie al suo ampio raggio di comunicazione e alla sua immediatezza, fu utilizzata come strumento di mediazione con la popolazione, monopolizzata dai governi degli stati che attraverso di essa volevano orientare la volontà dei propri cittadini97.
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Ayish, Muhammad I. The New Arab Public Sphere, Berlin: Frank & Timme GmbH, 2008,115.
95 Cfr. Valeriani, Il giornalismo arabo, 16-23.
96I Paesi citati da Valeriani hanno un ruolo esemplificativo; Aysh, per esempio, include il governo comunista
dello Yemen del Sud nella categoria della stampa «illusa e frustrata». Inoltre, occorre precisare che tale categorizzazione è valida solo nell’ambito storico in cui le caratteristiche della stampa sono state individuate, in quanto i regimi di molti Paesi (quali l’Iraq di Saddam Hussein e la Siria di Hafez al Assad) sono andati incontro ad importanti modifiche strutturali in seguito al rovesciamento dei loro leader.
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