cm 29 x 19,2
Sul retro, cartellino con riferimento all’artista.
€ 100 - 150
25b
25a
26
praticata in maniera saltuaria, la stessa destrezza e abilità che nella pittura. La sua profonda conoscenza dei grandi maestri del passato lo portò a confrontarsi in questo campo con Rembrandt e, soprattutto, con Goya, esplicitamente citato in alcune opere. La diffusione delle incisioni di Fortuny si deve in gran parte a Goupil, che nel 1869 metteva in vendita una cartella di otto acqueforti. Nel 1878, quattro anni dopo la morte dell’artista, il numero delle incisioni pubblicate dal mercante, in diversi formati, tecniche e tipo di carta, saliva a ventotto.
Il barone Davillier, biografo di Fortuny, fa risalire Tangeri, la sua prima incisione, al 1861, cui segue Famiglia marocchina. Immediatamente successiva, collocabile nel 1862, dovrebbe essere Un pouilleux, pubblicata dallo stesso autore nel 1875 in Fortuny sa vie con il titolo Homme nu jusq’à la ceinture. Costanti sono nel periodo in cui sono realizzate le prime incisioni, le sedute serali presso l’Accademia di Giggi, uno scantinato in via Margutta in cui con poca spesa si poteva partecipare a sedute di studio con modello nudo e in costume, e le escursioni in compagnia dell’amico fraterno Attilio Simonetti nelle taverne trasteverine alla ricerca della romanità più autentica. Modello ricorrente di questi anni è Arlecchino, che secondo Pedro de Madrazo dovrebbe aver posato anche per quest’acquaforte o forse piuttosto per l’acquarello Homme vêtu d’un pagne (Castres, Musée Goya) che potrebbe aver costituito un prototipo per l’opera in esame. Attraverso il ricco bagaglio visivo di cui è in possesso, Fortuny rilegge il nudo maschile di tradizione accademica e lo contestualizza nell’ambito dei temi del folklore romano. Realizzata con tratto sintetico, l’opera ritrae un modello seminudo in un’attitudine, che rimanda al Jeune pouilleux (Parigi, Musée du Louvre), il cercatore di pulci, di Murillo e a una più ampia tradizione iconografica che attraverso i bambocchianti e i pittori del Seicento fiammingo conduce a Goya.
Alla prova di stampa dell’incisione, erano seguite le prime tirature realizzate nel 1875 immediatamente dopo la morte dell’artista. Il foglio in esame in carta china appartiene alla seconda tiratura antilettera, realizzata in tre versioni (carta china, Whatman con filigrana corona con fiori di lillà 1873 e pergamino), cui seguiranno la quarta tiratura del 1878, la quinta del 1916 e la sesta del 1973. L’incisione è impressa a corredo della biografia di Fortuny redatta dal baron Davillier da Charles Amand-Durand (1831 – 1905), celebre incisore parigino pioniere dell’héliogravure e noto per aver contribuito attraverso le sue ristampe alla diffusione dell’opera di grandi maestri del passato come Dürer e Rembrandt nell’ambito dell’etching revival.
ESPOSIZIONI
Roma, Galleria Prencipe, 2019.
BIBLIOGRAFIA
Baron Davillier, Fortuny sa vie, son oeuvre, sa correspondance, Parigi, 1875, p. 36, tav. f.t.;
P. de Madrazo, Fortuny, “L’Ilustracion Artistica”, VII, 1888, 314, p. 5;
R. Vives i Piqué, Fortuny gravador. Estudi crític i catàleg raonat, Reus 1991, pp. 125-128 n. 13;
Mariano Fortuny Marsal, Mariano Fortuny Madrazo. Grabados y dibujos, catalogo della mostra a cura di R. Vives i Piqué, M.L.
Cuenca García, Madrid, Biblioteca Nacional, 1994, pp. 68-69 (con BIBLIOGRAFIA precedente);
F.M. Quílez i Corella, Fortuny gravador, in Fortuny (1838-1874), catalogo della mostra, Barcellona, Museu Nacional d’Art de Catalunya, 17 ottobre 2003 – 18 gennaio 2004, pp. 324-332, p. 330;
Un coup de coeur. Grafica tra Italia e Francia dalla raccolta di Bruno Mantura, catalogo della mostra a cura di T. Sacchi Lodispoto, S.
Spinazzè, Roma, Galleria Prencipe, 14 febbraio – 16 marzo 2019, pp.
68-69 n. 17.
€
27
30 FINARTE
Palme
,1842
acquerello su cartoncino cm 29,4 x 23
datato in basso a sinistra: /20 Dec. 1842 / ...
Formatosi tra Parigi e Monaco, Johann Jacob Frey giunge a Roma nel 1836, dove si lega alla comunità degli artisti tedeschi. Seguendo la tradizione vedutista, inizia a percorrere la campagna romana e le località intorno a Roma - Tivoli, Anagni, Nepi, Grottaferrata, Ariccia, Albano, Olevano – ma anche la Tuscia, l’Umbria e la Toscana. Tra il 1839 e il 1840 trascorre diversi mesi a Napoli, visitando la costa e le rovine di Paestum, e successivamente, tra il luglio e il settembre del 1840, si spinge fino in Sicilia. Appartengono proprio a questi anni la maggior parte dei disegni della collezione Mantura. Attratto dall’intensità luministica e cromatica e dalla maestà del paesaggio mediterraneo, con i suoi ampi spazi e la sua vegetazione rigogliosa, Frey realizza rapidi schizzi – studi di paesaggio e di costume - destinati a essere poi rielaborati in studio in dipinti caratterizzati da una tavolozza luminosa e smaltata in cui è evidente la lezione della scuola napoletana, Giacinto Gigante in particolare, ma anche quella di Camille Corot. Si tratta di una visione lirica, atmosferica e maestosa in cui domina un sentimento romantico della natura – sempre preponderante rispetto alla presenza umana – che avrà larga fortuna presso la clientela internazionale di passaggio a Roma, assidua frequentatrice dello studio dell’artista che nella capitale vivrà fino alla fine dei suoi giorni, salvo alcuni viaggi condotti in Egitto (1842-43), Francia e Spagna (1848-49).
All’avventura egiziana appartiene l’acquerello Palme. Nel settembre del 1842, sotto la guida dell’amico archeologo Carl Richard Lepsius, Frey prende parte a una spedizione promossa dal governo prussiano in Egitto e in Etiopia con l’incarico di documentare i luoghi visitati e i ritrovamenti archeologici destinati al museo di Berlino. Come ricorda Lepsius nel suo resoconto1, si trattò di un viaggio carico di imprevisti, tra tempeste di sabbia, piogge torrenziali e attacchi dei predoni che misero ripetutamente in difficoltà il gruppo causando a Frey la perdita di numerosi disegni. Nell’agosto 1843, prima dell’arrivo in Etiopia, a causa di problemi di salute Frey è costretto ad abbandonare la spedizione e a rientrare in Italia. Gli schizzi e gli appunti superstiti che riuscì tuttavia
a portare con sé e la memoria del paesaggio africano ebbero, al rientro a Roma, un ruolo decisivo per la sua arte, fornendolo spunto per una vasta quantità di dipinti di soggetto orientale che riscossero vasto apprezzamento soprattutto tra la clientela tedesca e svizzera.
Il foglio della raccolta Mantura, raffigurante palme e altri arbusti sullo sfondo del deserto, è per l’appunto uno dei molti studi fortunosamente scampati alle disavventure egiziane. Realizzato a Giza, come testimoniano un cospicuo gruppo di acquerelli lì eseguiti e datati lo stesso giorno, 20 dicembre 18422, l’opera attesta bene, con la minuziosa attenzione al dato botanico, la tavolozza luminosa, l’immediatezza della resa fluida e sintetica, quel felice incontro tra cultura tedesca, tradizione vedutista e paesaggio mediterraneo e orientale che sarà uno dei tratti maggiormente distintivi della sua produzione.
Sabrina Spinazzè
1 C.R. Lepsius, Briefe aus Aegypten, Aethiopien und der Halbinsel des Sinai: geschrieben in den Jahren 1842 - 1845 während der auf Befehl Sr. Maj. des Königs Friedrich Wilhelm IV von Preußen ausgeführten wissenschaftlichen Expedition, Berlino 1852
2 cfr. E. Passalalpi Ferrari, Johann Jacob Frey. Un artista svizzero sulle strade del mondo, Roma 2015, p. 58.
ESPOSIZIONI
Roma, Galleria Prencipe, 2019
BIBLIOGRAFIA
Un coup de coeur. Grafica tra Italia e Francia dalla raccolta di Bruno Mantura, catalogo della mostra a cura di T. Sacchi Lodispoto, S.
Spinazzè, Roma, Galleria Prencipe, 14 febbraio – 16 marzo 2019, pp.
66-67, n. 13.
€ 1.500 - 2.500
32 FINARTE