CAP III IL CONTENUTO STRATEGICO:
III.2. ii Salviati porta il mosaico in tutto il mondo
III.2.2 Dal 1911 al 1935: Giovanni Orsoni, il mantenimento della tradizione
“L’opera dell’Orsoni fu lunga, intensa, e quando nel 1911, esattamente dieci anni prima di morire, stanco e colpito da infermità legava al figlio Giovanni tutto il suo patrimonio materiale e spirituali, egli poteva dire di non aver vissuto invano. La sua opera è ora continuata da Giovanni Orsoni che obbedisce ai comandamenti lasciati in nobile retaggio dal padre, con risultati sempre più positivi, reali, che garantiscono al mosaico la possibilità delle più brillanti affermazioni”
La rinascita del mosaico a Venezia, cit. p.30
Come già accennato in precedenza, nel testamento di Angelo Orsoni vengono ricordati tutti: per primo il figlio Giovanni a cui viene lasciato l’onere e l’onore di continuare la tradizione, tutti i familiari e molti dei dipendenti storici che lo aveva aiutato negli anni. La fortuna accumulata durante gli anni di attività viene messa a disposizione della famiglia:
Ora che mi trovo sano di mente faccio il mio testamento col quale intendo annullare qualunque altra mia diposizione antecedente.
[…]
Alle mie sorelle Fortunata e Antonia lascio ventimila lire in usufruttarie però se occorresse loro anche del capitale ne usino a loro beneficio. La somma che rimane alla morte dell’ultima cade a beneficio dei miei nipoti con questa proporzione: al mi nipote Angelo due parti e le altre due parti sieno divise alle due mie nipotine Angelina e Irma, tutti tre figlio di Giovanni.
[…]
Voglio peraltro che questi figli non possano disporre della somma se non usciti di minorità. Alle mie sorelle lascio di abitare dove ora si trovano sempre inteso a gratis. Qualora non andassero d’accordo con la famiglia
obbligo mio figlio che li dia una casa a Santi Giovanni e Paolo di due stanze e cucina sempre però a gratis finchè vivano.
[…]
Mia volontà sia dato a Salvo Massimo L. 300 dico trecento sempre che si trovano sotto la dipendenza di mio figlio Giovanni. A Salvo Luigi L. 200, a Francesco Baciusi L.100, a Carlo dal Secco L. 50, a Vittorio L. 50 sempre però che questi uomini siano alla dipendenza della mia fabbrica.
Testamento di Angelo Orsoni. Venezia, 2 marzo 1906
La prima guerra mondiale e la paura dei bombardamenti su Venezia, fanno chiudere l’azienda che si trasferisce in Emilia, luogo in cui si scopre risiedono le origini della
famiglia94. Durante gli anni di chiusura forzata il figlio di Angelo, Giovanni, fu l’unico a
restare a Venezia, senza lavorare ma con lo scopo di difendere l’azienda dagli sciacalli. Il dopoguerra rivede attiva l’impresa che riceve molte commesse per ripristinare quanto è stato distrutto durante la guerra, soprattutto in Italia.
Angelo Orsoni dopo il 1911 rimane comunque in azienda nonostante i problemi di salute95
fino alla sua morte nel 1921.
Giovanni rimane alla guida della fornace che gode della fama lasciatagli dalla generazione precedente; non compie grandi innovazioni di prodotto o di processo ma continua nella produzione tradizionale.
Mentre all’epoca del padre la concorrenza si sostanziava fondamentalmente nelle figure di Lorenzo Radi e Antonio Salviati a Murano, ora cominciano ad esserci più competitors che iniziano questo tipo di produzione.
94
“[…] Orsoni non è un nome romano che viene da Orsini o un nome veneziano che viene da “orseolo” o “orsenigo”, Orsoni è un nome emiliano”. Intervista a Lucio Orsoni, 2012.
III.2.2.i Il modello famiglia – proprietà – management
Famiglia
Giovanni Orsoni, figlio di Angelo e Giuditta, è colui che obbedisce alle istruzioni del padre e raccoglie il testimone per portare avanti la tradizione che in così poco tempo, aveva così tanto premiato l’operato del padre. Quest’ultimo con molta lungimiranza insiste per far avere al figlio la miglior formazione possibile, al contrario di quella che lui non aveva mai potuto avere.
Proprietà
Nel 1911, stanco e malato, Angelo Orsoni lega l’attività della fornace, che si era trasferita in calle dei Vedei, al figlio Giovanni. Dal 1921 dopo la morte del padre, Giovanni rimane solo alla guida dell’azienda fino al 1935.
Management
Per quasi dieci anni Giovanni è assistito dal padre che nonostante la malattia non smette di frequentare la fornace. Successivamente si continua la tradizione precedente senza grandi modifiche, mantenendo la dimensione originaria di circa quindi dipendenti. Giovanni, con formazione liceale e conoscenze linguistiche, più che un innovatore si dimostra un gran lavoratore. Egli ricopre il ruolo di segretario e amministratore dell’azienda.
III.2.2.ii Il modello di business
Le strategie di produzione
Le risorse
Le risorse tecniche vengono passate di padre in figlio, gelosamente custodite nei quadernetti di Angelo Orsoni in cui venivano annotate le ricette man mano che si
perfezionavano. I dieci anni di sovrapposizione tra le due generazioni danno modo a Giovanni di imparare il mestiere e di innamorarsene.
Nella prima metà del Novecento c’è un ritorno in auge di antiche tecniche di composizione, quale il cosiddetto metodo “bizantino” il quale espande ulteriormente la fama e l’attenzione in tutto il mondo per le creazioni della Orsoni. L’assoluta uguaglianza alla tessere antiche, soprattutto gli ori in tute le sue gradazioni, determina l’unicità del prodotto.
Nel 1921 si crea l’archivio interno all’azienda che fino al 2002 terrà traccia dei documenti principali.
Partner strategici
Non si segnalano collaborazione con partner strategici degna di nota per lo sviluppo dell’azienda.
I processi produttivi
In questo periodo non si apportano grandi e nuove innovazioni per quanto riguarda i processi produttivi, i quali rimangono invariati. Anzi Giovanni di sua volontà emula quasi alla lettera quello che prima di lui faceva il padre: fornitori per il trasporto, per il carbone e il legname, il ferro ed i vari ossidi non vengono cambiati.
L’azienda si rifornisce delle materie prime necessarie da numerosi fornitori che vengono spesso cambiati per ragioni economiche, fiscali e strategiche; gli input più importanti sono la sabbia, che giunge dalla Francia e dalla Germania, i coloranti, gli opacizzanti, i fondenti, gli stabilizzanti e naturalmente l’oro, il quale costituisce la componente più importante dei costi totali.
Quest’ultimo infatti viene acquistato soprattutto in fogli ma talvolta anche in panetti da diversi battioro ed il prezzo ovviamente è influenzato spesso da variazioni dovute a ragioni macroeconomiche.
Le strategie di crescita
I clienti
Gli studi professionali di mosaicisti che scelgono la fabbrica Orsoni, per rifornirsi delle materie prime necessarie per la realizzazione delle loro opere, aumentano sempre più. Venivano prodotte grandi quantità di tessere, le quali messe in bariletti in legno venivano spedite via nave, per i clienti oltre oceano, o su rotaia.
Gli anni del dopoguerra, che segnano il ritorno della famiglia a Venezia e la ripresa dell’attività, sono particolarmente floridi perché chiaramente c’è l’esigenza di ricostruire quello che in tre anni è stato distrutto dal conflitto.
Dai primi documenti archiviati, datati tra il secondo e terzo decennio del Novecento, si può prendere atto di alcune commesse importanti sia dirette (al cliente finale) che indirette. Vi sono infatti alcune ricevute che attestano consegne da parte di Giovanni Orsoni alla compagnia Salviati ed altri produttori di materiale vetroso.
Difficile non citare poi la commessa, anche se indiretta, per l’esecuzione dei maestosi lavori della Sagrada Familia di Antoni Gaudi a Barcellona.
“Infatti per interposta persona (Leandre Escobar), Giovanni Orsoni riceve l’ordine di spedire materiale vetroso e consistenti pezzi d’oro per l’architetto Domingo Sugranes di Barcellona, Ronda San Pedro 46, che risulta essere stato collaboratore continuatore di Guadì nella realizzazione della Sagrada Familia […]”.
I colori della luce, Angelo Orsoni e l’arte del mosaico, Marsilio Editori, 1996
Di questo periodo sono anche le commesse che decorano la Sala d’Oro del municipio di Stoccolma, l’interno dell’Altare della Patria a Roma ed il restauro della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Effettivamente è possibile riscontrare che proprio il mercato ecclesiastico è quello che costituisce una presenza costante nella clientela dell’azienda e che permette in periodi di bassa produzione, come i primi anni Trenta, di ottenere commesse controcorrente rispetto all’economia del tempo.
I processi commerciali
Il passaparola indotto tra i diversi studi professionali è praticamente l’unico motivo di successo del marketing della Orsoni. Non viene fatta alcuna attività di particolare rilievo per cerca nuovi clienti.
“Ma per farvi conoscere? Voi avevate solo il passaparola, cioè venivano gli altri a cercavi?”
“Si. Ma pensi che durante il periodo del nonno si fa ancora meno di quanto aveva fato il bisnonno […] erano talmente conosciuti in tutti gli studi di mosaico [..] d’altra parte si faceva un materiale che non è che uno poteva aprire un negozio al pubblico e vendere i pezzettini delle tessere di mosaico. Potevano venderlo soltanto a chi poi lo adoperava. Ormai era conosciuto nel mondo”.
Intervista a Lucio Orsoni, 2012
Per quanto riguarda la concorrenza, si affaccia sul panorama di Venezia Ugo Donà il quale nel 1927 apre a Murano una fornace per la produzione a mano di tessere vitree per mosaici diventando in pochi anni un vero e proprio esperto nel settore musivo.
I prodotti
I prodotti non cambiano, non vi sono innovazioni. Si decide di non fare più ”l’avventurina” probabilmente perché c’era poca richiesta e non conveniva economicamente.
Il colore ha un significato fondamentale per la famiglia; ciò che muove la fabbrica Orsoni è molto diverso da ciò che muove la produzione delle vetrerie di Murano.
“ […] A Murano c’è il colore ma soprattutto un vetro trasparente, […] è la forma, la forma e il colore assieme. Orsoni invece fa il colore. Fare i colori è semplice, più complesso è fare i colori che vuoi
tu. Da Orsoni si può”.
La ditta ha sempre continuato a produrre smalti e ori che nel tempo hanno visto aumentare le gradazioni in maniera esponenziale tanto da aver creato all’interno della sede un’area detta “biblioteca dei colori” dove in grandi scaffali si archiviano lastre di vetro secondo la ricchissima varietà cromatica degli smalti definiti uno ad uno con il proprio nome (ad esempio scorzetta, becco di merlo).
La proposta di valore
Giovanni, gran lavoratore, porta avanti la produzione in modo tradizionale, così come il padre gli ha insegnato. Grandissima attenzione al cliente che viene sempre soddisfatto con prodotti di altissimo pregio frutto di anni di esperienza e di ricette antiche che i nuovi concorrenti non riesco ad emulare.
Fig. – Il modello di business e le relazioni causali del periodo 1911-‐1935
Fonte: elaborazione propria