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Giove fulmina i giganti, strage dei figli di Niobe, Zeusi e le cinque vergini agrigentine, colonne e cavalli su piedistallo

Nel documento Ludovico Fiumicelli (1500 ca.-1582) (pagine 126-132)

Affresco

Palazzo Filodrammatici, Treviso 1550-1560

L'affresco viene menzionato nel manoscritto redatto a fine Cinquecento da Nicolò Mauro. Tra le cinque opere ricordate dall'autore, sono gli affreschi di palazzo Filodrammatici ad assumere maggior rilievo grazie alla precisa descrizione fornita dallo studioso.

La facciata, interamente affrescata, presentava grandi colonne in prospettiva ai lati del portone d'ingresso e, sopra due piedistalli, due cavalli rampanti. Tra le finestre centrali e quelle ai lati estremi del palazzo erano affrescate tre scene. La prima raffigurava Apollo e Diana su cavalli che uccidono con le loro frecce i figli di Niobe, mentre su una targa si leggeva:

discite justitiam

moniti, et non temnere divos

− ovvero: ammoniti, imparate la giustizia e a non disprezzare gli dei. La frase, tratta dal sesto libro dell'Eneide, è correlata alla condotta di Niobe che attirò le ire degli dei dichiarandosi superiore a Latona in quanto madre di una numerosa prole. La pittura si discosta dal racconto delle Metamorfosi di Ovidio dal momento che raggruppa in un'unica scena due episodi: l'uccisione dei sette figli da parte di Apollo e la strage delle sette figlie di Niobe per mano di Diana.

Gli altri due affreschi rappresentavano Giove che fulmina i giganti e il pittore Zeusi mentre studia le cinque fanciulle agrigentine per trarre ispirazione dalle loro parti più belle e poter dipingere il ritratto di Giunone. La descrizione di Mauro, dettagliata e fedele all'opera perché effettuata in anni quasi coevi alla sua realizzazione da parte di Fiumicelli, viene riportata

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da Ridolfi e Federici; quest'ultimo afferma di poter individuare gli affreschi con difficoltà poiché "soltanto quando vi percote il sole in qualche parte vi tralucono" (Federici 1803).

Probabilmente prima del settimo decennio dell'Ottocento gli affreschi vennero coperti, ma sono comunque citati da Sernagiotto (1869) e da Fapanni (1891-1892), i quali forse si basarono sulla testimonianza fornita da fonti precedenti. Coletti (1935) ricorda difatti che tali pitture, attribuite a Fiumicelli, si potevano ammirare fino all'epoca di Federici.

In seguito al restauro del 1987 riapparvero alcune tracce degli affreschi; in particolare le colonne in prospettiva, le cinque fanciulle, due figure − probabilmente Diana e Apollo − e parte delle grottesche con putti che sono ancora oggi leggibili. Sulla base di questi frammenti e sulla scorta della descrizione di Federici, il pittore Renato Nesi compose un disegno che fornisce un'idea dell'originaria decorazione (Netto 2000).

Le pitture sono state assegnate a Ludovico Fiumicelli dalla maggior parte degli studiosi che le analizzarono, ma due ulteriori attribuzioni vennero avanzate da Sernagiotto e da Fossaluzza; il primo citò Jacopo Lauro, il secondo Francesco Beccaruzzi.

Mentre l'attribuzione suggerita da Sernagiotto potrebbe essere contraddetta dal periodo di esecuzione delle pitture − databili al sesto decennio −, l'altra viene motivata da Fossaluzza dal riscontro di uno stile "più sdolcinato in senso tizianesco o alla Bonifacio Veronese, rispetto alle caratterizzazioni più graffianti del Fiumicelli" ed è avvalorata dall'ipotesi di un'attività di Beccaruzzi freschista a Treviso (Fossaluzza 1989). Lo stesso Fossaluzza assegna però a Fiumicelli le figure allegoriche affrescate all'interno del Monte di pietà di Treviso (fig. 6.16), che rivelano affinità con gli affreschi del palazzo Filodrammatici nelle loro forme tonde e aggraziate.

La committenza fu quasi certamente quella della nobile famiglia Bettignoli che edificò il palazzo nella contrada di san Pancrazio nella seconda metà del Cinquecento inglobando le fabbriche preesistenti, documentate dalle porzioni di arco che affiorano dalla superficie muraria nella metà sinistra

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dell'edificio (Netto 2000). Più precisamente, il committente potrebbe essere stato il cavaliere e dottore in legge Matteo Bettignoli. Fiumicelli conosceva certamente Bettignoli poiché i documenti certificano la presenza del pittore come testimone nel giugno del 1532 "nella casa d'abitazione del magnifico Matteo de' Bettignoli cavaliere, situata nella contrada di San Pancrazio" (Bampo, fine sec XIX, p. 2).

Bibliografia

Mauro, fine XVI sec, (ad vocem Fiumicelli); Ridolfi, 1648 a, pp. 216-217; Federici, 1803, vol. II, p. 46; Sernagiotto, 1869, pp. 44-45; Fapanni, 1891- 1892, vol. IV, p. 97; Coletti, 1935, p. 79; Fossaluzza, 1989, p. 36; Spiazzi, 1989, p. 100; Bellieni, 1992, p. 221; Fossaluzza, 1993, p. 117; Fossaluzza, 1999, p. 646; Netto, 2000, pp. 232-233

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6.13b 13b 13b 13b Colonne e cavallo su piedistallo, palazzo Filodrammatici, Treviso. 6.

6. 6.

6.13a 13a 13a Palazzo Filodrammatici, Treviso. Facciata originaria (ricostruzione di R. Nesi). 13a Fotografia tratta da Netto, 2000, p. 233.

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Ludovico Fiumicelli Affresco

Palazzo Azzoni Avogadro, Treviso 1560 ca

Il palazzo Azzoni Avogadro sorge sull'altura di Sant'Andrea, di fronte all'omonima chiesa; costruito nel Quattrocento, venne ristrutturato nel 1560 dal cavaliere Fioravante Azzoni che lo fece affrescare esteriormente da Ludovico Fiumicelli (Sernagiotto 1871).

L'attribuzione a Fiumicelli si deve a Sernagiotto; non si rinviene invece nessun riferimento al pittore nel testo di Burchiellati che scrive: "il cavaliere vecchio, Fioravante dico, padre di Rambaldo mio compare, (…) rifabricò nanti a 70 anni la sua casa vecchia a S. Andrea et ne fece quel bel palazzotto, che si vede di fuor dipinto, molto ben dipinto (…)" (Burchiellati 1630). Sernagiotto ricorda che la facciata era interamente affrescata, ma a fine Ottocento lo studioso riusciva a decifrare solamente le tracce di tre piccole veneri sotto il poggiolo del primo piano. Coletti (1935) notava invece un vecchio e una donna nuda affrescati sotto le prime finestre del primo piano, mentre al secondo piano rilevava la figura di un giovane guerriero. Questa porzione di affresco è tuttora visibile, come pure due teste su fondo azzurro affrescate appena sotto le ultime due finestre del secondo piano. I brani superstiti non costituiscono però l'affresco originale essendo stati recentemente ridipinti.

Per quanto concerne l'edificio, Andrea Bellieni (1992) suggerisce l'ipotesi di assegnare a Fiumicelli il disegno architettonico per la ristrutturazione del palazzo compiuta alla metà del XVI secolo.

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Bibliografia

Burchiellati, 1630 (Netto, p. 13); Sernagiotto, 1871, p. 109; Coletti, 1935, p. 108; Spiazzi, 1989, p. 98; Bellieni, 1992, p. 221

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Ludovico Fiumicelli

Nel documento Ludovico Fiumicelli (1500 ca.-1582) (pagine 126-132)