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L’illustrazione aiuta il lettore a concepire l’idea di un’opera prima ancora di leggerla, dando solo uno sguardo di insieme alle pagine disegnate: attraverso queste il lettore può memorizzare facilmente la trama della storia. L’illustrazione è strettamente legata alla scrittura del testo. «Senza la spiegazione, io vedo soltanto delle figure umane in strane posizioni e degli oggetti».127 Il guardare è strettamente funzionale alla lettura, perché ordina e rievoca. «Prima che il fumetto sviluppasse un linguaggio completo e autonomo, per forza di cose i suoi «pionieri» si affidarono quasi inconsapevolmente ad alcune arti figurative «classiche», […] la matrice più diretta da cui il fumetto è nato graficamente è invece l’illustrazione, in particolare la satira e la caricatura […]».128

Il fumetto, come sappiamo, conquisterà in seguito una sua modalità di resa grafica che deriva da: ambientazioni “fisse” ispirate all’ambito teatrale, senza variazioni nell’inquadratura. Con l’avvento del cinema, il fumetto ha acquisito da questo medium la resa del montaggio, sia pur adottato con modalità diverse. «contemporaneamente alla nascita del cinema, i primi fumettisti […] non sfruttarono tutti gli espedienti già «scoperti» del montaggio, […] i fumettisti del primo Novecento, presi dalla novità del concetto di «sequenza», non si accorsero delle potenzialità insite nella tavola e nella vignetta (forma, dimensione, collocazione, giustapposizione e/o sovrapposizione fra le stesse)».129

127

D. Barbieri, Guardare e leggere, cit., p. 112.

128

M. Pellitteri, Sense of comics, cit., p. 37.

129

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Il percorso di crescita del fumetto è andato oltre il teatro e il cinema, rielaborando un proprio specifico linguaggio, «rivedendo autonomamente la concezione di tridimensionalità spaziale e di spazio scenico».130

Le illustrazioni di testi scritti da altri autori, rimangono ancora oggi una forma di accompagnamento alla scrittura. L’immagine accompagna il testo diventando strumento mnemonico e comunicazione visiva sensata rispetto al testo. «In questo tipo di narrazione grafica scrittore e disegnatore conservano ciascuno la propria sovranità, visto che il testo racconta una storia che viene solo abbellita dai disegni. Il ritmo rilassato lascia al lettore il tempo di indugiare sulle immagini, che in genere sono autonome. L’artista può usare liberamente tempera a olio, acquarelli,

xilografie e fotografie ritoccate».131 Questo tipo di narrazione con immagini è imparentato con il fumetto ma nelle

illustrazioni la narrazione dipende principalmente dal testo come possiamo vedere in: Grand Central Terminal, Rapporto da un pianeta estinto, di Leo Szilard. Le ultime pagine del racconto parlano brevemente della figura di Leo Szilard, fisico e biologo, che lavorò insieme ad Enrico Fermi alla realizzazione della bomba atomica. «Si oppose però con tutte le forze all’uso della bomba atomica contro il Giappone. Inutilmente. Con decisione, abbandonò allora lo studio della fisica per dedicarsi alla biologia».132 La biologia per Szilard divenne un modo “per salvare il mondo” dopo l’uso delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Qualche anno dopo scoprì anche la potenza della scrittura e diede vita a una serie di racconti di fantascienza, raccolti nel libro La voce dei delfini e altre storie

130 Ivi, p. 40. 131

W. Eisner, L’arte del fumetto, cit., p. 205.

132

Leo Szilard, Grand Central Terminal. Rapporto da un pianeta estinto, orecchio acerbo Edizioni, Roma 2009, p. 22.

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(titolo originale: The Voice of Dolphins and Other Stories – Simon & Schuster, 1961), dove possiamo leggere il racconto Rapporto da un pianete estinto, illustrato da Gipi nell’edizione di orecchio acerbo. Le illustrazioni di Gipi seguono di pari passo il racconto di Szilard, quando l’autore evoca con la scrittura un’immagine e il lettore inizia a costruirla dentro di se, nella pagina successiva Gipi ha esattamente riprodotto la visione del lettore, in immagine.

Nella prima illustrazione vediamo il pianeta terra dall’esterno, dal punto di vista dei personaggi della storia, extraterrestri che cercano di capire cosa abbia causato l’estinzione degli abitanti del pianeta terra. Gipi disegna il mondo devastato dalle esplosioni, tutte le illustrazioni hanno stile e colori uguali, le tavole ricordano molto quelle di Esterno Notte, a riprova di ciò, i disegni di entrambe le storie sono stati prodotti nel 2003, (prima edizione). L’utilizzo del colore è il medesimo, le frasi nelle tavole sono scavate, l’uso della velina da sovrapporre sulla pagina la tonalità e il colore sono molto simili a quella di Esterno Notte. Come abbiamo accennato in precedenza le illustrazioni vanno di pari passo con il racconto e rafforzano l’idea della storia, alcune volte la riassumono semplificando la comprensione. Gipi interpreta il racconto attraverso le immagini: egli parte dalla trama, sviluppando un concetto che diventa un’idea visiva nella sua mente, e infine, la trasforma in una tavola pittorica. L’illustrazione diventa uno strumento per rafforzare passaggi descrittivi, limitandosi però a ripetere il testo non aggiungendo nulla di nuovo. «Nei fumetti i disegni sono “oggetti visivi”, nei libri di testo sono illustrazioni. Un oggetto visivo sostituisce il testo, un’illustrazione si limita invece a ripeterlo o amplificarlo, a decorarlo o a creare

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un’atmosfera».133

Così si comportano le illustrazioni di Gipi, amplificano le parole del testo, come quando viene data importanza al nome dell’extraterrestre Xram nella tavola finale, o il rafforzare concetti attraverso frasi scritte nel colore che ricordano ciò che è stato appena letto espandendo e sviluppando il concetto della storia, facendo sì che il lettore, soffermandosi sulle tavole possa ritrovare, nel disegno, quello che si è prefigurato nella propria mente attraverso la lettura.

Gipi lavora come illustratore anche per importanti periodici italiani, come Blue, Black, La Repubblica, Internazionale, ANIMAls, ilPost.it; illustra copertine di libri, ne parla nell’intervista di Alberto Casiraghi in cui descrive le tecniche:

Per «la Repubblica» lavoro a colori e quindi acquarello su carta Moulin di Coq o Arches e pennarellino sopra. Per «Internazionale» invece faccio delle storie verticali dove il tratto è col solito pennarello e poi ci aggiungo la colorazione al computer con Photoshop a tinte piatte, questo per dargli un aspetto pop più legato all’estetica del giornale. Sono storie buffe dove questo tipo di colorazione è ideale.134

Il processo creativo dell’illustrazione si sviluppa per Gipi in modo molto naturale: «Leggo. E rileggo. E rileggo fin quando non si genera una immagine in mente. Non sono un illustratore di concetto, raramente riesco a produrre immagini che siano sintesi e invenzioni. Spesso quello che accade è che io “veda” una scena e a quel punto mi metto al tavolo e disegno».135 Naturalmente l’illustrazione richiede un tipo di lavoro diverso rispetto alla produzione di un fumetto, manca la scansione di tempo e il ritmo, mancano le parole, mancano le vignette.

133

W. Eisner, L’arte del fumetto, cit., p. 171.

134

A. Casiraghi, Gipi, cit., p. 54.

135

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L’illustrazione è un accompagnamento del testo che può descriverlo visivamente o può semplicemente elevarsi a ruolo di decorazione.

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2.7 Conclusioni e considerazioni sulla produzione fumettistica di